Difficile rapporto madre e figlia

Gentili Dottori,
Vi scrivo per avere da Voi un consiglio su come rapportarmi con mia madre.
Premetto che ho 28 anni, ho alle spalle una brillante carriera scolastica ed universitaria, il superamento dell'esame di abilitazione forense a pieni voti ed al primo risultato ed attualmente ho una carriera lavorativa avviata e sostanzialmente piena di soddisfazioni, con già qualche piccolo risultato raggiunto.
Il mio problema è mia madre: donna rigida, inflessibile, di per sè acculturata e di ampie vedute, che si trasforma in una vera e propria retrograda nei rapporti con i figli.
In altre parole, non accetta che abbiamo una nostra esistenza esterna al nucleo familiare, e che preferiamo passare del tempo anche con gli amici e i fidanzati piuttosto che con lei, con la quale, francamente, non si può parlare proprio per nulla dei propri sentimenti.
Da sempre ci ha sottoposto ad una vera dittatura: rientri serali ridicoli (sul serio), uscite controllate, borbottii incessanti se usciamo con amici e fidanzati, e questo specialmente con me.
Il mio fidanzato, con cui sto da 6 anni, è un bravo ragazzo, in gamba ed intraprendente, ma timido. Lei non fa altro che sminuirlo, e non perde occasione per lanciare frecciatine offensive nei suoi confronti.
Mio padre osserva e se ne tiene fuori, intervenendo solo se il "dittatore" esagera, e solo su supplica dei figli.
La domanda è questa: perché mia madre pretende che io viva due vite separate? perché se da un lato si bea del fatto che io sia una professionista, e sia felice del fatto che godo di un certo ruolo all'esterno, in famiglia mi tratta come un oggetto da comandare?
Perché non accetta nemmeno che io vada qualche fine settimana in vacanza con il mio ragazzo, evenienze nelle quali mi parla a stento o mi guarda male per giorni?
Perché mia madre pretende che io non spicchi il volo?
A volte fa dei commenti davvero offensivi, soprattutto alla luce del mio vissuto: non ho mai fatto nulla id quello che facevano i miei coetanei (uscite brave, amorini ed amorazzi), solo studio, impegno, casa scuola e chiesa, ho sempre messo giù la testa e portato a casa risultati, senza mai creare un problema.
Se tuttavia le annuncio che in quel determinato w.e. in cui lei (senza dire nulla) aveva progettato un'uscita familiare, la avviso che io non ci sono perchè ho già impegni con il miei amici, mi guarda con disprezzo dicendo che non faccio che creare problemi.
Io dico, se questi sono i problemi che lei si crea, forse sarebbe stato meglio se io fossi stata più scapestrata.
Cosa dovrei fare, in attesa di riuscire finalmente ad andare a vivere da sola? Reagire, spiegare, o fare quel che devo/voglio senza ascoltarla?

Grazie e scusate la prolissità
[#1]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Cara signorina,
Il discorso e' molto complesso.
Da un lato c'e l'illusione da parte di sua madre di agire per il suo bene, dall'altro c'e' il possesso, il non riconoscere la sua "separatezz" da lei madre .
Su tali temi giocano la maggior parte dei problemi psicologici perche' l'atteggiamento di sua madre ha senz'altro condizionato il suo modo (di lei che ci scrive) di essere e di agire.
Certo lei deve fare la sua vita ma se questo compoerta dei traumi in casa non e' facile.
L'ideale sarebbe tentare una terapia familiare! Sarebbero diponibili sua madre. Suo padre?

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

[#2]
Dr. Michele Spalletti Psicologo, Psicoterapeuta 209 6 1
G.le utente, la situazione da lei descritta appare foriera di una grande sofferenza e limitazione nei suoi confronti.
Il tipo di genitore di cui parla è difficile da gestire nella relazione e spesso può accadere che pur di sentirsi accettati, amati o per il quieto vivere, si aderisce in totto al suo desiderio anziché incamminarci nel nostro, con l'effetto di sentirsi come "spaesati" o defraudati della nostra "autenticità".
Io personalmente mi porrei il problema al contrario, ovvero, quanto della mia vita ho sacrificato all'altro anziché dedicarlo a me medesimo...e perchè?
Che sua madre possa cambiare, credo, sia alquanto improbabile mentre lei, che oramai ha raggiunto un suo equilibrio ed una certa realizzazione anche all'aesterno, può fare molto per staccarsi da questa figura che per lei ha, probabilmente, un grande potere nel deciderla

Dr. Michele Spalletti, psicologo - psicoterapeuta

[#3]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dottoressa Esposito,
L'idea della terapia è risultata impraticabile, mia madre a cui ho formulato qualche anno fa la proposta non ha accettato.

Egregio Dottor Spalletti,
Lei descrive puntualmente la mia situazione.
riflettevo sulle sue parole: da un annetto a questa parte, più o meno consciamente, ho cominciato ad affrontare i momenti critici pensando: scegli tra il suo muso e la tua felicità. Preferisci stare a casa e non sentirla brontolare o andare? Il più delle volte scelgo per me, ma non riesco a liberarmi di un vago senso di colpa, tanto che a volte mi dico: facciamola contenta, rinunciamo a questo, rinunciamo a quest'altro.
è innegabile, mi condiziona!
se però secondo lei questo sistema del domandarmi a contrario cosa voglio fare può essere unsistema per staccarmi gradualmente, credo di poterlo mettere in pratica.
anche se il senso di colpa alle volte diventa un vero tormento...
[#4]
Dr. Michele Spalletti Psicologo, Psicoterapeuta 209 6 1
G.le utente, le propongo questa versione del senso di colpa: "L'unica colpa possibile è cedere al proprio desiderio".
Capisco che sentire di aver deluso l'altro può farla star male, ma credo che tradire il proprio desiderio e quindi non realizzarlo potrebbe nuocerle molto ma molto di più, barattandolo con quello di sua madre.
Credo che ormai sia abbastanza grande per pensare adeguatamente a sé.
In motli casi come il suo, le figlie per "separarsi" da una madre "coccodrillo" sviluppano un sintomo importante (anoressia, psicosi, tossicomania...) con l'effetto di porre il genitore stesso in una scelta inevitabile "o tu o me", "o mi lasci in pace o io muio", con l'effetto, spesso, di rompere il precedente equilibrio in cui il soggetto era alla mercé dell'altro.
Fortunatamente non è il suo caso, lei è riuscita a trovare altre modalità identficatorie per sfuggire al desiderio dell'altro pur accontentandolo.
A mio modesto parere, credo che se il suo sintomo per separarsi da un altro materno divorante è solo (si fa per dire) il senso di colpa, ben venga...
[#5]
dopo
Utente
Utente
Allora possiamo proprio dire che nel mio caso mi è andata bene!
In effetti ho sempre avuto il dono (o il difetto) di avere un carattere forte, anche se ultimamente la situazione comincia a logorarmi.
Mi rincuorano molto le sue parole, spero di imparare a convivere con il senso di colpa e riuscire a farlo sparire piano piano, ricordandomi che una mamma coccodrillo, anche se non se ne rende conto, non sta facendo il mio bene.
La ringrazio di cuore
[#6]
Dr. Michele Spalletti Psicologo, Psicoterapeuta 209 6 1
Grazie a lei, tenga duro e continui a seguire la "sua" strada...in bocca al lupo
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