Disfunzione erettile e suggerimenti su come procedere

Il problema è frequente su queste pagine, ma speravo di cuore in alcuni suggerimenti mirati al mio caso, nel rispetto del tempo degli esperti che rispondono ai consulti.

Ho 28 anni e ormai da più di 8 sono stato spettatore di un graduale degradarsi delle capacità di raggiungere l'erezione ed esprimere la mia sessualità.

Ho sempre sofferto di un rapporto conflittuale con essa: all'inizio il problema era una semplice mancanza di autostima e sicurezza, minata anche da un'educazione cattolica, fonte di sensi di colpa, e una fimosi risolta autonomamente a 20 anni compiuti.

Non riuscendo a stabilire rapporti intimi con l'altro sesso, dagli 11 anni in poi ho consolidato un rapporto sempre più intenso con la pornografia nella quale riversavo le grandi energie e fantasie erotiche tipiche di un individuo sano e attivo.

Fino all'inizio dell'università, il grado di compulsività, tempo e varietà di porno da me ricercata aumentava sempre di più fino a sfociare in un miscuglio di ogni tipo di scena immaginabile, reale o meno, fino ai feticismi, soft o estremi, verso i quali sviluppavo un interesse crescente. Questa realtà viveva separata dai miei forti desideri di una sessualità reale, normale e sentimentalmente intensa, verso la quale però mi sentivo inferiore.

Le durissime batoste ricevute nel corso degli anni universitari dovute a una mia totale ingenuità nel gestire sentimenti e situazioni, mi hanno portato a vivere squallidamente i primi rapporti con le prostitute, con loro un primo fallimento e, dopo un anno, il primo stentato rapporto sessuale. Speravo così di sbloccarmi verso qualcosa di meglio, ma già la mia libido era affievolita e, quando dopo diversi mesi finalmente riuscii a stare insieme alla ragazza a cui tenevo, in quel momento il peso di quanto avevo accumulato fino a quei 25 anni si è palesato del tutto.

In quel mese insieme mi sono potuto confrontare con la realtà e mi sembrava di stare recuperando qualcosa, cilecche permettendo. L'essere stato lasciato subito in malomodo e altri terribili fallimenti hanno contribuito al consolidarsi di un blocco psicologico.

Negli ultimi due anni quando mi sono trovato in intimità, era come guardarsi da lontano in terza persona, non essere presente, senza vere reazioni emotive e fisiche. Senza risultati nell'apatia ho incontrato altre due prostitute e, allo stremo, sono giunto a una seduta con due mistress, anch'essa deludente.
La pornografia, spesso degradata ed estrema, è diventata quasi compulsiva e le erezioni raggiunte in solitaria deludenti, ma le uniche su cui contare.

Tutto questo peso ha minato e mina le possibilità di riuscire a vivere seneramente con qualcuno e vela la mia vita di grigio nonostante le belle cose. Le poche reazioni fisiche-emotive rimaste mi frenano nel farmi avanti e la preoccupazione reale di insistere su comportamenti negativi mi porta a chiedervi pareri sul modo più sano di procedere, oltre che consigli su chi potrei rivolgermi a Roma.

Vi ringrazio per l'attenzione
[#1]
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Salve a lei, ci tengo a dirle quanto ho trovato limpidi la sua scrittura e il contenuto che è andando esprimendo in modo vivido e comunicativo. Come se avesse riflettuto a lungo sulla sua esperienza e fosse capace lei per primo di fornire preziose indicazioni relativamente ai suoi vissuti. Ne sono colpito.

Parla di mancanza di autostima e sicurezza, di sensi di colpa verso il sesso. L'esperienza appassionata ed erotica della sessualità sembra essere mortificata e questo per lei è fonte di sofferenza.
In più, le "durissime batoste" ricevute a livello sentimentale possono avere peggiorato la sua esperienza, in cui spendersi e darsi non è stato ripagato, anzi. Significava rimanere deluso e profondamente scottato.
Attualmente mi sembra di capire che questo stia generando in lei sia la difficoltà sempre maggiore a raggiungere l'erezione sia una distanza che definirei comprensibilmente difensiva, "come guardarsi da lontano in terza persona, non essere presente, senza vere reazioni emotive e fisiche".

Voglio innanzitutto dirle che questa sua capacità di dare un senso alla sua sofferenza è di enorme valore e non è per niente scontata.

Entrando poi nel merito dell'uso della pornografia, posso ipotizzare che sembra la conseguenza di un'immagine di sé "inferiore", come lei dice. E questo merita tutta la nostra attenzione. Anche se non ci conosciamo, provo a dirle un mio pensiero a riguardo.

La pornografia alla lunga rischia di sostituirsi alla sessualità reale. Ho trovato suggestive le sue parole, quando dice che "il grado di compulsività, tempo e varietà di porno da me ricercata aumentava sempre di più", come se ci fosse un'assuefazione, come se fosse necessario cambiare le immagini, cercandole diverse ma anche più forti, estreme. Questo è un tema interessante relativo a un meccanismo che attualmente viene indagato anche a livello neurobiologico.
Inoltre, poiché c'è questa varietà che si può trovare subito si finisce col preferire di soddisfarsi così, seppure in modo virtuale.
Detto questo, il punto più cruciale, che ci tenevo a dirle e che sento riguardarla, lo esprime molto bene lei per primo: "Non riuscendo a stabilire rapporti intimi con l'altro sesso, dagli 11 anni in poi ho consolidato un rapporto sempre più intenso con la pornografia nella quale riversavo le grandi energie e fantasie erotiche tipiche di un individuo sano e attivo".
In questo caso la pornografia non è un modo per provare piacere, ma potrei dire che rappresenta un modo per evitarlo. Sembra essere il modo che le consente di restare lontano dai "rapporti intimi con l'altro sesso". È nella pornografia che sembra riversare le "grandi energie e fantasie erotiche", invece di goderle all'interno di un rapporto intimo, rendendo sempre più forte quella sua immagine di sé inferiore. Alla fine la pornografia è un torto per lei.

Ho trovato significativa la sua affermazione, quando dice: "Sono stato spettatore di un graduale degradarsi delle capacità di raggiungere l'erezione ed esprimere la mia sessualità". Anche questo è vero, manca la persona con la quale vivere l'erotismo e il sesso. Fortunatamente lei oggi vuole cambiare, ascoltare il suo corpo, posso dire forse il suo svilimento, e questo è un passo fondamentale.
Da un punto di vista simbolico, mi ha fatto pensare la parola spettatore, che ho contrapposto dentro di me alla parola protagonista. E mi sono chiesto se potrebbe sentirsi tanto lo spettatore del porno quanto lo spettatore della sua vita, come se non potesse mai autorizzarsi a essere lei stesso il protagonista?

Penso che con uno psicoterapeuta lei potrà valutare la possibilità di trasformare questa immagine di sé, il senso di insicurezza e colpa. Capire come mai sente di essere ingenuo nel gestire i sentimenti.
Acquisendo fiducia, potrà andare nel mondo reale non volendo più essere uno spettatore. E questo cambia tutto.
Nel momento in cui lei modifica il suo senso di impotenza e comincia finalmente a sentire il suo valore e quindi la sua "potenza", come lei merita, anche la sessualità potrà cambiare in linea con l'immagine di sé.
Poiché lei ha una capacità riflessiva, dialogica e di espressione emotiva considerevole, contatterei uno psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico, per valutare questo possibile lavoro profondo sull'immagine di sé. Ma potrà anche considerare altri orientamenti e scegliere lo psicoterapeuta che riterrà più vicino a lei.

Originariamente aveva inserito il consulto in Andrologia. Se non mi sbaglio, immagino chiedesse consigli sulla possibilità di una visita andrologica. Posso chiederle come sente invece le mie parole e la possibilità di fare un colloquio con uno psicoterapeuta?

Un caro saluto,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

[#2]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Utente,
Per prima cosa dovrebbe sempre effettuare una visita andrologica.

Anche se, dal suo racconto la componente psicogena sembra marcata, la tappa diagnostica è di fondamentale importanza.
Serve per due motivi:
Un " tagliando salute" che, in ogni caso, va fatto a tutte le età, e per escludere un'etiologia mista.
Sentirsi sicuro e rasserenato sull'assenza di eventuali patologie.

La diagnosi è il primo step da cui partire.

Segue la "diagnosi differenziale", per comprendere se l'utilizzo massiccio della pornogtafia è causa o effetto del suo d.e

Se, cioè, lei ha spostato sull'auto erotismo, quindi sul piacere solitario - meno ansiogeno di quello penetrativo e relazionale - la sua dimensione del piacere oppure è esattamente il contrario: l'utilizzo della pornografia ha poi causato la sua problematica erettiva ( problematica oggi in clinica molto presente).

Fatto questo si procederà con quello che è più utile per lei.

Consideri che il vissuto sgradevole e doloroso relativo al deficit erettivo, alla vulnerabilità erettiva, la paura anticipatoria di rivivere un fallimento sessuale..... contribuiscono a creare quelli che noi clinici chiamiamo “fattori di mantenimento della disfunzione”, ben differenti - talvolta - dai fattori che hanno contribuito all’insorgenza della problematica sessuale.

Le allego delle letture ed un canale salute redatto a quattro mani con un andrologo, unitamente ad una video intervista, così potrà orientarsi al meglio e le faccio i miei più cari auguri di poter risolvere al meglio.

Roma non manca di eccellenze, sia nel pubblico che nel privato.


https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1225-deficit-erettile-un-problema-di-coppia-il-ruolo-della-partner.html
https://www.medicitalia.it/salute/andrologia/111-disfunzione-erettile.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1593-mancanza-d-erezione-10-cose-da-sapere.html-
https://www.medicitalia.it/blog/andrologia/106-dipendenza-psicologica-dalla-terapia-orale-per-il-deficit-erettivo.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1225-deficit-erettile-un-problema-di-coppia-il-ruolo-della-partner.html-

Se desidera nel mio sito personale e nel mio blog troverà molto altro anche sulla pornogtafia.

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#3]
Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
Gentile Utente,
ai condivisibili e preziosi suggerimenti dei Colleghi aggiungo un contributo sulla sensazione di essere "spettatore" di quanto le accade, nella speranza che le possa offrire qualche ulteriore spunto di riflessione:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1852-ansia-da-prestazione-e-spectatoring.html

Inoltre, una domanda: quali caratteristiche dovrebbe possedere una ragazza per essere una sua potenziale compagna?

Cordialità.
[#4]
dopo
Utente
Utente
Vi ringrazio molto per l'attenzione dimostrata nelle vostre risposte, la cordialità e la velocità di intervento. Mi scuso anzi per la mia lentezza nel replicare successivamente, avevo bisogno di rielaborare.

Sicuramente, come dice il Dr. De Santis, "L'esperienza appassionata ed erotica della sessualità sembra essere mortificata e questo per lei è fonte di sofferenza".

In retrospettiva trovo piuttosto naturale il mio stato psico-fisico, frutto di una mortificazione senza sosta, auto-denigrazione, colpevolizzazione e consolidamento di un'immagine di sé incapace di affrontare relazioni alla pari con le potenziali partner. L'essermi sistematicamente trovato poi a vivere fallimenti colossali, sia come sentimenti messi in gioco che come continue e durature ripercussioni negli anni provenienti da quegli stessi fallimenti, non può che essermi sembrata una conferma della mia posizione di subordinazione nei confronti degli eventi, delle relazioni e dei sentimenti in generale.

L'assenza di erezione e lo "spectatoring" citato nei link proposti sembrerebbero così dovuti a una commistione di paure che vedono l'esporsi all'atto sessuale e all’altro come un pericolo profondo per la mia persona. La mente, sottoposta a un cieco istinto di conservazione, è come privata della percezione del piacere, della capacità di lasciarsi andare, poiché sempre all'erta e sotto giudizio, quando non altrui, proprio. Sento molto vera questa affermazione, ricordando com'era differente il problema ai suoi albori: l'ingenuità e la paura mi impedivano di accogliere pienamente in me il mondo circostante e di lasciarmi andare, ma il corpo e la mente ancora rispondevano prepotentemente agli stimoli esterni, creavano immagini nei pensieri e mi davano la possibilità di esternare le mie emozioni e un'eccitazione sincera. Al momento non so cosa darei per riavere quell'immediatezza di emozioni e di desiderio di piacere, capace di far tacere la mente razionale e di lasciare esprimere il proprio essere.

Su un piano reale ho rivissuto in parte quel sentimento nell'intimità, durante l'unico breve rapporto intercorso ai miei 25 anni. Nello stare vicini, sentire mentalmente e fisicamente la realtà della persona che era lì con me, in alcuni brevi momenti il mio vissuto spariva e tutto tornava alla normalità. Aperti all'esplicità dell'atto sessuale lo stato di vaga serenità svaniva e il problema riappariva nella sua interezza, ma comunque in progressivo miglioramento. Non essendo più riuscito a creare un'intimità minima simile, provo rammarico per non aver avuto più tempo e fiducia in quell'occasione in modo da consolidare un recupero che adesso percepisco ancora più lontano, seppellito dalle delusioni successive.

In quest'ottica suppongo che entrambe le possibilità esposte dalla Dott.ssa Randone possano essere vere: in un primo momento la pornografia e l'autoerotismo hanno rappresentato la facile valvola di sfogo per quella necessità di esternare sentimenti vividi e forti evitando il confronto immediato con la realtà, forse con l'intenzione cosciente di spostare solo momentaneamente la mia dimensione del piacere per poi riportarla su un piano reale appena mi sarei sentito pronto e con una buona occasione. Non avendo invece avuto fino a tardi un metro di paragone reale, durante l'adolescenza quella scoperta falsata della sessualità mi sarà sembrata molto emozionante e volontariamente avrò indugiato troppo sull'assuefazione derivata, inconsapevole dei finti modelli e della parzialità di cui mi stavo convincendo e del graduale degrado del materiale visionato, specchio della natura da spettatore di cui alla fine facevo e faccio parte e dell’insoddisfazione della routine.

Quando il confronto con la realtà si è palesato così duramente e la vulnerabilità erettiva ed emozionale così marcata, suppongo la pornografia, come la ricerca della prostituzione, sia diventata del tutto parte delle cause del deficit, un "torto" che mi aiutava a tenere lontana la realtà e consolidava un'immagine di inferiorità: non più una spiccata fonte di piacere e scoperta, ma un modo per tenermi lontano dalla vita, una trappola mascherata da rassicurante protezione e materializzazione del fallimento.

Rispondendo singolarmente:

Al Dr. De Santis, provo interesse nella possibilità di un colloquio con uno psicoterapeuta; non tanto per rimarcare e crogiolarmi ulteriormente nel mio vissuto, ma per cercare di acquietare quell'istinto di conservazione che mi priva della percezione del piacere. Ho trovato interessante inoltre la sua idea della necessità di trasformazione dell'immagine di sè e percezione del proprio valore (che difatti non riconosco come tale quasi in niente); del rimuovere i motivi di ingenuità e insicurezza che mi avranno portato a vivere come uno spettatore anche quando sapevo di poter contare sulla mia sessualità.

Alla Dr.ssa Randone, la ringrazio per i numerosi e interessanti articoli proposti. Oltre a quanto detto sulla pornografia, capisco la necessità della visita andrologica che mi consiglia come solida base su cui stabilire il recupero. A riguardo, volevo chiederle gentilmente se è sufficiente rivolgersi agli esperti presenti nel pubblico o nel privato per avere una visita adatta al problema e se fossero necessari più incontri in questa prima fase. Una delle mie paure più grandi riguardano i "fattori di mantenimento della disfunzione" che cita; provo dubbio se sia possibile riuscire a dare di nuovo sfogo alle proprie emozioni senza che siano filtrate o bloccate dalla reazione contraria del proprio vissuto sgradevole e dall'effetto inibitorio dell'assuefazione pornografia..

Alla Dr.ssa Scalco, ho trovato interessante il suo articolo, che lascia intendere esistano metodi per riportare l'esperienza del piacere a una dimensione emozionale e sensoriale autentica.. Rispondendole, sono stato attirato da ragazze molto diverse nel tempo, tanto da confondermi su quali caratteristiche principali ricerchi in loro. Direi comunque che quella fondamentale sia di possedere un carattere spiccato e coinvolgente, contemporaneamente sia nel bene che nel male, fonte di una novità che riesca ad attrarmi e incuriosirmi. Tuttavia, in genere, in verso opposto la novità che io rappresento per la ragazza a cui mi interesso può attrarla, ma mai con la stessa intensità. Notai già da tempo con dispiacere come questa situazione di dubbio presente nell'altra persona sia come una caratteristica secondaria che vado a ricercare, forse sentendo che l'abbattimento di quello stesso dubbio a mio favore rappresenti una dimostrazione più concreta dei sentimenti della partner scelta e del mio stesso “valore”, una necessità aggiuntiva sciocca su cui appoggiarsi per aiutarmi a fidarmi di più di lei e di me, in sostituzione di un’autostima solida. Provo più diffidenza verso chi mi si avvicina con meno dubbi; la presenza stessa di un forte dubbio credo a volte possa rispecchiare il dubbio che provo io stesso nei miei confronti, trovando più realistico che la ragazza a cui mi interesso nutra qualche remora nello stare con me, remore che nell’atto pratico non sono mai riuscito ad abbattere veramente con nessuna, ma che invece ho rafforzato mostrando un comportamento insicuro.

Arrivato comunque a un punto in cui mi rendo conto di voler fare il possibile per non reiterare il ciclo di mortificazioni, ma potrei rischiare facilmente di farlo, sto cercando di affacciarmi verso l’esterno, sperando di non ricadere nell’errore e ricominciare ad andare avanti.

Vi ringrazio ancora per l’attenzione.
[#5]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
"In quest'ottica suppongo che entrambe le possibilità esposte dalla Dott.ssa Randone possano essere vere: in un primo momento la pornografia e l'autoerotismo hanno rappresentato la facile valvola di sfogo per quella necessità di esternare sentimenti vividi e forti evitando il confronto immediato con la realtà, forse con l'intenzione cosciente di spostare solo momentaneamente la mia dimensione del piacere per poi riportarla su un piano reale appena mi sarei sentito pronto e con una buona occasione"

Stia sereno, se si è ritrovato nelle letture, è tutto risolvibile, seguendo le tappe diagnostiche e curative adeguate.

Va benissimo il pubblico, troverà eccellenze nella sua città.

Lieta di averla ascoltata è lieta che il materiale le sia servito.
[#6]
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Non deve scusarsi, anzi grazie a lei per la sua disponibilità. Le dico questo perché ho trovato questo scambio delicato e importante per diversi motivi, che provo a spiegarle.

Come le dicevo, mi immaginavo potesse essersi stupito di ricevere una risposta dall'area psicologica. L'andrologo di Medicitalia, che ha letto il suo consulto, ha valutato fosse di pertinenza nostra, ma mi sono chiesto se bussare alla porta dell'andrologo e trovarsi lo psicologo, potesse essere per lei un punto di domanda, una situazione inattesa che magari non aveva ancora considerato.
Sono però contento della scelta fatta dall'andrologo, perché le ha dato l'occasione di avere un orizzonte in più per valutare come potersi prendere cura del suo malessere.
E, in questo senso, sono anche contento della sua disponibilità ad averci sentito come interlocutori possibili.

Ho sentito le sue parole emotivamente cariche, quando ha parlato della paura di lasciarsi andare e di esprimersi. Per un periodo sembra essere riuscito a "esternare le sue emozioni e un'eccitazione sincera... L'immediatezza di emozioni" che ora non sente più può senz'altro tornare e diventare parte integrante della sua vita. È così.
La sincerità e l'immediatezza sono parole emblematiche, e mi sento di condividere con lei che sono fondamentali.

Sono parole che mi fanno pensare alla voglia di esserci, alla sua soggettività, alla libertà.
Quando dice che "sta cercando di affacciarsi verso l'esterno", mi sembra sia sulla strada giusta. Per un'associazione di idee mi è venuto in mente che l'affacciarsi evoca "il metterci la faccia", potremmo anche dire "l'andare, l'avanzare verso" l'esterno. Con un sentimento di fiducia in sé, senza più soccombere al giudizio degli altri che può invece riformulare, in modo tale che la sua "mente non sia più all'erta e sotto giudizio". Non sia più piena di "voci" che non sono sue.
Questo giudizio, che non so se mi sbaglio a definire indiscusso, dev'essersi formato in qualche modo dentro di lei, forse anche in un passato antico, ed è questa una domanda che voglio lasciarle in questa sede.

Senz'altro non è semplice, non si scoraggi se il "ciclo di mortificazioni" da anni radicato potrebbe a volte avere la meglio. Non è detto, ma se accadesse sarebbe naturale. Non dimentichi che i semi che sta germogliando cresceranno piano piano, trasformando nel tempo le vecchie e stabili radici. E se avesse bisogno di un punto di vista in più può sempre chiederlo!

Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
[#7]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile utente,

alle risposte dei colleghi aggiungo qualche riflessione sul collegamento "sesso-desiderio-pornografia su internet" che forse Le potranno fornire qualche nuovo stimolo:
https://www.medicitalia.it/news/psicologia/4923-porno-online-il-re-del-porno-la-condanna.html

Incoraggio vivamente una consulenza presso uno psicologo psicoterapeuta, meglio se perfezionato in sessuologia.

Saluti cordiali.

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#8]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
"Notai già da tempo con dispiacere come questa situazione di dubbio presente nell'altra persona sia come una caratteristica secondaria che vado a ricercare"

Gent.le Utente,
non so fino a che punto ne sia consapevole ma credo che abbia illustrato chiaramente come la scarsa considerazione di sé orienti in modo selettivo la scelta delle persone con le quali entrare in relazione: ovvero le donne che le confermano la visione negativa di sé.
In questo modo si crea un circolo vizioso che si autoalimenta e funziona così:
io mi sento inadeguato,
l'altra lo percepisce e a sua volta dubita della mia adeguatezza,
a mia volta io percepisco il dubbio da parte dell'altra e questo paradossalmente mi fa avvertire una sorta di "familiarità" che mi induce ad entrare in relazione con lei con uno stile relazionale che le conferma la rappresentazione negativa che ho di me,
la conclusione del circolo vizioso la descrive lei stesso:

"remore che nell’atto pratico non sono mai riuscito ad abbattere veramente con nessuna, ma che invece ho rafforzato mostrando un comportamento insicuro."


L'indicazione resta sempre quella di incontrare uno psicoterapeuta di persona, preferibilmente appartenente all'orientamento denominato Approccio Centrato sulla Persona:

"lo specialista infatti, deve essere in grado di sospendere il giudizio nei confronti del cliente che, a sua volta, dovrebbe avvertire tale atteggiamento non giudicante e sentirsi dunque libero di esprimere il suo vissuto senza farsi condizionare dal timore di essere giudicato dal suo terapeuta. (...)

L’accettazione positiva incondizionata del cliente da parte del terapeuta determina l’abbassamento delle difese che permette al cliente di rimettere in discussione alcuni aspetti di sé, promuovendo un processo di crescita personale."
(Per una lettura completa dell'articolo può consultare la pagina: https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html)

L'esperienza di sentirsi accettati viene interiorizzata dal cliente, che apprende a rivolgere a sé la stessa modalità, ciò rende accessibile la possibilità di sperimentare stili relazionali alternativi e funzionali alla gratificazione dei propri bisogni affettivi e sessuali.
La sessualità vene collocata in una dimensione relazionale, nella quale l'apertura all'esperienza consente di fare un'esperienza che arricchisce entrambi i partner coinvolti.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

Disfunzione erettile

La disfunzione erettile è la difficoltà a mantenere l'erezione. Definita anche impotenza, è dovuta a varie cause. Come fare la diagnosi? Quali sono le cure possibili?

Leggi tutto