Impazzire all’università

Salve a tutti, sono uno studente al quinto anno di medicina e,ormai da più di un anno, come da titolo, sento di stare impazzendo per l’università; mi spiego meglio:
Quello che mi succede è che praticamente non riesco più a vivere senza ansia, sto ogni momento della giornata (da quando mi alzo fino a quando vado a dormire, sempre se ci riesco) a pensare agli esami e mi sono fissato con il fatto che non riesco più a ricordare le cose, il che mi genera ulteriore ansia; voglio precisare che ho una media davvero alta e ho indietro solo due esami del quarto anno, questo non avendo nemmeno ancora compiuto nemmeno 23 anni, quindi in teoria le basi per una preoccupazione eccessiva nemmeno dovrebbero esserci teoricamente, ed infatti quello che mi preoccupa di più è che ho come la sensazione di aver perso la mia intelligenza, sono sempre stato un ragazzo che amava quello che studiava, sempre ligio al dovere e con una intelligenza ed una capacità di capire e ricordare le cose davvero in poco tempo, e pur non avendo mai ripetuto in vita mia e non aver letto gli argomenti da fare più di due volte agli esami riuscivo lo stesso brillantemente a fare discorsi lineari e collegamenti con le discipline studiate anche molto tempo prima, come se tutto quello che avevo studiato e che mi sarebbe servito nella mia futura professione fossero lì, nella mia testa e “pronte all’uso”. Poi non so cosa sia successo, ma sta di fatto che tutto questo è come se fosse scomparso, sto li ore ed ore a rileggere le pagine, capendole anche, ma la capacità di ricordare e fare collegamenti automatici non ci sono più, ed ho perso anche la capacità di provare emozioni positive, perché ormai le mie giornate sono condite solamente da ansia e pensieri negativi verso il futuro e la vita: non ho più voglia di uscire e quando lo faccio non provp piacere nel farlo, non sono più capace di rilassarmi e non ho più interessi al di fuori dello studio.
Ho letto diversi articoli sul Burnout tra gli studenti ed ho appreso che soprattutto nella mia facoltà è molto frequente, per cui quello che vi chiedo è se avete avuto altri casi come il mio e quale sia la strada migliore da percorrere (oltre ad informazioni che possano essermi utili nella comprensione di questo “circuito psicologico”).
Nell’attesa di risposte, vi porgo i miei saluti
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Dr.ssa Serena Sassi Psicologo 67 1
Gentile ragazzo,

verso la fase finale del percorso di studi possono emergere ansie e preoccupazioni relative al "dopo", al momento in cui smetterà di rivestire il ruolo di studente (che lo ha definito per l'intera vita) per rivestire quello di professionista. Non sempre ci si sente pronti per questo "salto", che si avvicina e che, se pur desiderato, porta con sé una certa quota di ignoto e senza dubbio di cambiamento.
Sente di avere dei timori al riguardo? Dice di avere "pensieri negativi verso il futuro e la vita", che cosa teme?

In alternativa

È successo qualcosa di particolare nella sua vita un anno fa, quando quest'ansia ha iniziato a manifestarsi?

Le capacità non le mancano, altrimenti non sarebbe riuscito a superare un test di ammissione che per molti costituisce un ostacolo insormontabile, né a superare brillantemente gli esami di quattro anni. L'intelligenza, glielo garantisco, a 23 anni non può averla "persa". Piuttosto, è possibile che l'ansia che sperimenta sia tale da interferire con le sue capacità cognitive (di ragionamento, memoria e attenzione). Ma è proprio così? Mi sembra di capire che nonostante ciò, ottiene comunque buoni risultati seppure con uno sforzo maggiore. Forse sta catastrofizzando la situazione?

Ama ancora quello che studia? Le motivazioni che l'hanno portata a scegliere di studiare medicina quali sono? (Sono personali o è stato spinto da qualcun altro ad intraprendere questo percorso?)

Dice che è sempre stato "ligio al dovere", studiare è solo un dovere o anche un piacere? Fino ad ora, era riuscito a conciliare lo studio con la vista sociale ed altri interessi?

Dr.ssa Serena Sassi

Psicologa

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dopo
Utente
Utente
Gentilissima Dottoressa, voglio innanzitutto ringraziarLa per la risposta.
Rispondo dicendoLe subito che per me lo studio è sempre stato un momento di piacere, non l’ho mai visto come un qualcosa di obbligato (infatti nessuno mi ha obbligato ad iscrivermi all’università, l’ho fatto perché la medicina mi ha sempre affascinato) e sono sempre stato un amante della conoscenza in generale, persino gli esami del primo biennio, da molti riconosciuti come noiosi perché riguardanti parti generali non strettamente di competenza medica, mi sono piaciuti, l’idea di conoscere ed apprendere sempre di più nel campo di mio interesse mi ha sempre “eccitato” e non perdevo un attimo disponibile per studiare e soddisfare la mia sete di conoscenza; per di più, non ho mai avuto problemi nel conciliare la vita universitaria con quella sociale.
Ricordo che tutto cominciò quando un giorno, ripensando agli argomenti di un esame, mi resi conto di non ricordarli bene, era un esame lungo, e quindi probabilmente era una cosa normalissima, però, non so perché, da lì poi è cominciata una riflessione sulla mia memoria: “come farò a ricordare tutto all’esame?, farò sicuramente una brutta figura questa volta” e altre domande del genere che mi facevo tra me e me. È diventata poi, piano piano, una vera e propria ossessione, ero sempre lì a mettere alla prova la mia memoria e con l’ansia che cresceva, ne hanno risentito sicuramente anche la mia capacità di ragionamento e la mia autostima. Da lì poi, ho comciato a perdere interesse anche per tutto il resto, cadendo in uno stato di totale apatia con il tempo, come se mi avessero tolto un elemento fondamentale per la mia vita. Una cosa che ho dimenticato di dire nel messaggio precedente, e che forse può essere molto importante, è che, forse in modo paradossale e non testimoniato dai miei risultati, sono sempre stato un ragazzo con una bassa autostima, persa poi completamente, come detto sopra, in questo periodo.
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Dr.ssa Serena Sassi Psicologo 67 1
Gentile ragazzo,

Lei scrive:

"Ricordo che tutto cominciò quando un giorno, ripensando agli argomenti di un esame, mi resi conto di non ricordarli bene, era un esame lungo, e quindi probabilmente era una cosa normalissima, però, non so perché, da lì poi è cominciata una riflessione sulla mia memoria: “come farò a ricordare tutto all’esame?, farò sicuramente una brutta figura questa volta” e altre domande del genere che mi facevo tra me e me"

È possibile che questo sia stato effettivamente l'evento attivante, a seguito del quale vi è stato un susseguirsi di pensieri negativi che hanno alimentato i vissuti ansiosi. Se la sua autostima è sempre stata vacillante, tali pensieri hanno probabilmente trovato in questo un terreno fertile in cui proliferare.

Questi pensieri e i conseguenti vissuti emotivi disfunzionali possono essere "disinnescati" con una terapia cognitivo-comportamentale. Visto che la situazione va avanti da un anno e mi sembra di capire che le stia causando un disagio significativo (che va al di là del rendimento in sé), le consiglio di rivolgersi di persona ad un collega psicologo psicoterapeuta con questo orientamento.

Un grande in bocca al lupo per il suo futuro professionale!