Depressione e fobia sociale

Buongiorno,
ho 42 anni e sono in cura con psicofarmaci da venti anni circa. Mi sono sposato ed ho avuto un bimbo che ora ha due anni e continuo ad avere depressione ed ansia sociale. I miei problemi sono comparsi in modo invalidante a 18/19 anni circa e sono iniziati con forte vergogna nelle situazioni sociali inizialmente nei confronti delle donne e poi via via in tutte le situazioni sociali. Questo mi ha portato ad evitare le situazioni ed alla depressione. Mi sono sempre sentito vuoto e non ho avuto interesse per nulla se non per il calcio che praticavo ma che ho lasciato perchè mi provocava rabbia ed autolesionismo incontrollabile. Non sono capace di provare piacere per nulla, ne per il matrimonio ne per mio figlio che non sono stati desiderati da me ma da mia moglie che mi ha sempre aiutato e sostenuto e che io non ho voluto perdere. Dopo decenni di cure e psicofarmaci (zoloft,sereupin,xanax,wellbutrin,cimbalta,ecc) ho avuto momenti bassi e meno bassi. La mia tendenza è sempre quella di stare da solo e cerco di evitare di vedere persone che conosco. Ora però sono stufo delle continue ricadute, del mio umore sempre nero, dei week end passati a casa a piangere anche perché mia moglie e mio figlio non possono vedermi così.
Avete qualche consiglio da darmi per guardare il futuro con speranza?
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Se tutti i farmaci che ha preso non le hanno risolto il problema, non sarà il consiglio ricevuto per email a riuscirci.

No, credo che dobbiamo essere realisti e considerare che, semmai, quello che potrebbe giovarle sarebbero dei colloqui di persona con un terapeuta.

Dico "potrebbe", perché la rispondenza alla psicoterapia va valutata dopo almeno un colloquio conoscitivo, non è possibile essere precisi a distanza.

Se si trattasse "solo" di fobia sociale, potrebbero esserci dei buoni presupposti, con l'uso di forme di terapia basate sulla modificazione del comportamento.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Gentile signore,

20anni di psicofarmacologia sono davvero tanti se oltretutto consideriamo il fatto, da quello che dice, che la sintomatologia fobica e quella depressiva non ha avuto miglioramenti.
Quindi che fare?
Direi di contattare un medico psichiatra per fare il punto della situazione rispetto alle protratte terapie farmacologiche e poi un collega psicologo psicoterapeuta specialista o in psicoterapia cognitivo comportamentale oppure breve strategica (entrambi gli approcci terapeutici sono estremamente validi nella terapia dell’ansia e della depressione) per impostare un protocollo di cura mirato. Generalmente in questi casi (fobie e depressione) gli interventi terapeutici comportamentali sono consigliabili perché tendono, attraverso indicazioni che il terapeuta offre al paziente e tecniche e strategie che quest’ultimo applica al di fuori della terapia, quindi nella quotidianità, a decrementare la sintomatologia avvertita.

Si ricordi che l’APA (american psychological association) ha definito la psicoterapia come l’unica effettiva terapia biologica perchè va a modificare e/o costruire circuiti neuronali deficitari o mancanti.

Cordiali saluti

Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.

[#3]
dopo
Utente
Utente
Mi sono rivolto a decine di terapeuti ma non ho mai raggiunto il benessere. Al massimo ci sono stati dei periodi di tranquillità. Da tre anni uno psichiatra mi sta seguendo con psicofarmaci che io vorrei limitare e stavo valutando una nuova terapia perché non ho avuto nessun risultato soddisfacente dalle precedenti. Ho speso un sacco di soldi e tempo e forse non ho fatto non mi sono rivolto alle persone adeguate al mio problema.
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dopo
Utente
Utente
Ho ancora possibilità di guarigione o ormai la mia situazione si è talmente cronicizzata che è difficile da cambiare?
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Anche se il quadro clinico risultasse cronicizzato alle valutazioni degli specialisti, ciò non vuol dire che non si possa imparare a gestire
-emotivamente
-cognitivamente
- a livello comportamentale
un problema cronico.

Lo si fa in medicina (con tantissime malattie croniche), lo si fa uguale ma con strumenti e tecniche diverse in psicologia.

Molti auguri
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