Rapporto di coppia al massacro emotivo

Gentili dottori,
mi chiamo Francesco e vi scrivo perché ho bisogno di essere ascoltato e di avere una parola di conforto per una situazione estremamente difficile che sto vivendo in questo periodo.
Mi frequento da un anno con una donna con la quale ho instaurato un rapporto estremamente massacrante e pericoloso dal punto di vista emotivo. Si è infatti creato un legame di amore e conflitto intenso oltre ogni limite. Ci vogliamo molto bene, ma nel contempo, entriamo perennemente in conflitto. Lei soprattutto si è molto legata a me.
Il punto è questo. Entrambi veniamo da passati difficili. Io ho sofferto per molti anni di ansia, fobie e talvolta attacchi di panico sviluppati a seguito di traumi famigliari (fratello con problemi di manie, depressione e lieve schizofrenia). Lei invece ha subito un passato travagliato tra separazione, un padre epilettico e un trauma infantile di cui lei non è mai riuscita a parlarmi. A causa di esperienze negative del passato e comportamenti sbagliati di persone di cui lei si fidava che lei ha percepito come tradimenti, ha sviluppato, a mio avviso una profonda diffidenza e insicurezza nei confronti delle persone a cui si lega. Una diffidenza e insicurezza, che mi appaiono fortissimamente radicate e difficili da estirpare. A suo dire sono la persona con la quale si è legata di più nel corso della sua vita affettiva ed è qui che arriva il nocciolo della questione. Io percepisco in lei un profondo attaccamento, a tratti morboso, ma nel contempo corroso da un sentimento di insicurezza e mancanza di fiducia nei miei confronti, che nei momenti di lite si trasforma in fortissima rabbia e aggressività verbale ed emotiva. Quasi costantemente vengo attaccato per dei comportamenti a mio avviso del tutto innocenti, che ai suoi occhi sono dimostrazioni di non amore nei suoi confronti, mancanze di rispetto o atti di disinteresse.
A questo si aggiunge un clima che io percepisco di controllo e di pressione per le cose che io svolgo nell'arco della giornata. Morale della favola, mi sento soffocare, ingabbiato, oppresso e spesso e volentieri la vedo come un mostro di cui vorrei liberarmi. La vedo cattiva, negativa, folle, a volte insensibile. Non è in grado spesso di ascoltare ciò che le dico, talmente presa dalle sue emozioni. Ha risvegliato in me ansie e fobie e spessissimo abbiamo delle liti ad altissimo impatto emotivo con urla, grida, pianti e momenti di disperazione. Io le chiedo di avere fiducia in me, ma non lo capisce e continua a opprimermi con le sue insicurezze e le sue recriminazioni, spesso in maniera estremamente rabbiosa.
Percepisco in lei la paura di essere lasciata e al solo pensiero inizia ad andare in ansia e ad agitarsi. Questo mi mette addosso una pressione enorme perché non mi fa sentire libero di lasciarla, ma costretto a stare con lei. Anche il sentimento d'amore che sento di nutrire nei suoi confronti diviene offuscato da ciò e quindi non riesco a vivere serenamente il rapporto. Alla luce di questo spesso e volentieri ho pensato e provato a lasciarla (anche se c'è una parte di me che non vorrebbe questa cosa), ma dalla sua reazione si capisce come lei non lo accetterebbe; Inizia infatti a piangere, disperarsi, gridare e io non riesco mai a staccare, sia perché non voglio farle del male, sia perché nutro comunque un sentimento per lei. Quando la vedo piangere percepisco in lei tutta la fragilità, la disperazione e il senso di solitudine che dentro di se prova. Mi sento responsabile della sua felicità e forse l'unica persona che possa riuscire a farla cambiare, sebbene in altri momenti mi sembra impossibile e cado in un profondo senso di angoscia. A questo si aggiunge la paura da parte mia che possa fare gesti estremi contro di me, contro se stessa o che possa farmi scenate nell'ambito lavorativo o famigliare (della mia famiglia), cosa che è quasi successa in passata. Purtroppo non ascolta ciò che le dico riguardo il lavorare su stessa per imparare ad avere fiducia verso di me ed in generale e questa cosa mi fa sentire di essere in trappola. Le mie fobie del passato spesso ritornano a galla e dentro di me la percepisco come una persona folle e cattiva pronta a farmi soffrire, a farmi del male. Un vero e proprio carnefice. Razionalmente invece, so (anche perché lei stessa me l'ha rivelato più volte) che lei si sente terribilmente sola e abbandonata e mi sento in dovere di doverla aiutare, perché ho paura che se ai suoi occhi la deludessi anch'io, lasciandola, potrebbe davvero essere un colpo troppo alto da dover subire per lei.
Sono in una situazione estremamente brutta. Mi sento morire, soffocare. Non so cosa fare. Vorrei aiutare me e lei, ma ho paura che lei non possa cambiare e sia destinata a soffrire e rimanere una persona negativa, che possa farmi soffrire, farmi del male o farmi sentire in colpa per averla abbandonata. Provo angoscia, ansia, paura e pena per lei contemporaneamente. L'amore è spesso offuscato da tutto ciò. Sono molto confuso e a volte ho paura di impazzire nel vero senso della parola.
Chiedo a voi uno spunto per riuscire a trovare una via d'uscita, il meno dolorosa possibile per tutti.

Grazie mille in anticipo.
Francesco
[#1]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Buongiorno Francesco,

Lei ripete in molti modi queste parole: "Questo mi mette addosso una pressione enorme perché non mi fa sentire libero di lasciarla, ma costretto a stare con lei. "

Sembra che Lei che scrive abbia una missione nei confronti del prossimo e in particolare di questa donna che trovo ragionevolmente difficile da parte Sua lasciare andare perchè Lei ha avuto probabilmente un passato impegnativo con Suo fratello e le problematiche della Sua famiglia di origine.

Tutto quello che ha passato ha un peso in questa storia secondo Lei? Perchè Lei sa e riconosce che questo rapporto è un massacro, per usare le Sue parole, ma non riesce a liberarsene anche se razionalmente riconosce che sarebbe sufficiente chiudere. Secondo Lei da dove vengono le paure di ritorsioni da parte di questa donna? Secondo Lei cosa potrebbe fare? Che cosa, invece, Lei teme che faccia?

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dott.ssa,
grazie innanzitutto per il suo intervento.
Sicuramente i segni dei miei problemi famigliari risultano ancora presenti in me e si manifestano, in determinate circostanze come questa, sotto forma di ansie e paure.
Io sento di doverla e di volerla aiutare sia perché si è creato un legame con lei, sia perché a tratti percepisco le sue fragilità e il suo bisogno di aiuto. Il problema è che questo va a cozzare con l'ansia di sentirmi responsabile e le paure che vengono a galla quando mi trovo di fronte a situazioni emotivamente intense e cariche di rabbia (sicuramente i miei trascorsi famigliari mi hanno traumatizzato in questo senso). Quindi la problematica conflittuale è questa.
Riguardo le sue reazioni, non so cosa potrebbe fare. Finora siamo arrivati a urla e scenate. spesso in luoghi poco consoni. Non so cosa potrebbe succedere se la lasciassi e se ci possano essere ritorsioni di vario genere (certamente soffrirebbe molto). E comunque io stesso non sono affatto sicuro che il mio sentimento per lei non esista più. Anzi, credo di sentirmi legato a lei.
Ritornando al sottoscritto, comunque razionalmente credo che anche in questo caso il mio passato probabilmente ritorni a galla dentro di me, amplificando emozioni, disagi e paure, sebbene negli altri ambiti della mia vita sia riuscito, lavorando su me stesso a trovare un più solido e stabile equilibrio emotivo.
Questo è quello che posso sostenere a mente un pò più lucida.