Isolamento sociale (blocchi, ansia, vergogna...)

Buongiorno gentili dottori, spero stiate passando delle serene vacanze. Sono abbastanza sicuro di scrivere nella sezione giusta. Vorrei parlarvi dei miei problemi, nella speranza di ricevere un parere da voi esperti. In questi ultimi due anni, mi sono fatto un po di cultura sull'ansia sociale, fobia sociale, disturbo evitante, isolamento sociale ecc. perché da quasi undici anni non esco la sera con un amico, con un cortaneo. Questo perché all'epoca, provavo disagio a stare con i miei coetanei. Sono il classico timido che non spiccica una parola, anche se con i compagni di classe avevo una certa confidenza, e quindi mi lasciavo andare, scherzare, ma mai come avrei voluto, sono sempre stato un autorepresso. Però all'epoca sentivo che quei posti, dove si riuniscono i giovani, non facevano per me. Provavo ansia, soprattutto perché cerano ragazze. Con i ragazzi, anche sconosciuti mi sentivo e mi sento un po a disagio, ma il disagio è maggiore se intorno a me ci sono ragazze. Comunque a causa dell'ansia, non sono voluto più uscire con questo amico. Nella mia vita, sono uscito solo 2 volte, 11 anni fa, da allora mai più. Non ho nessun amico, mai avuto una ragazza, mai neanche fatto una carezza ad una ragazza, perché il solo parlare mi imbarazza un po. Verso la fine del 2018, però dopo anni che non passavo del tempo con dei coetanei, ho partecipato ad un corso organizzato da Garanzia Giovani. Erano presenti anche dei miei coetanei, e ovviamente all'inizio ero a a disagio, sulle mie. Però a differenza di 10-11 anni fa quando andavo a scuola e non partecipato alla lezione, qui invece quando i professori facevano domande alla classe in merito all'argomento che spiegavano, io rispondevo, ero molto più partecipe rispetto a quando andavo ancora a scuola. Cosa che mi ha sorpreso. Certo, la mia voce era sempre bassa, come se non volessi espormi, ma almeno rispondevo. Con i coetanei invece, se maschi, spiccicavo qualche parola, ma con le ragazze, solo se parlavano loro con me, mi chiedevano qualcosa, altrimenti no. A parte l'ansia quando sono fra coetanei, sono proprio bloccato a casa. Non ho mai detto a mia madre :" mamma vado a farmi un giro". Mai! Ho la patente, ma non ho mai chiesto la macchina, ma neanche con la bici. Almeno in questi ultimi 11 anni. Vado a lavorare con mio padre, ma non rendo molto, cosa che ci porta a discutere a volte perché alla mia età (26) dovrei saper lavorare da solo. Forse perché da solo mi sento insicuro.
Ora, so che voi mi consiglierete di andare da uno psicologo o psicoterapeuta, ma non so proprio come dirlo ai miei genitori. Mi vergogno di quello che penserebbero. Mi vergogno anche a pensare di uscire la sera, cosa penserebbero. Mi vergogno solo a pensare di portare una ragazza a casa. O paura del giudizio. Mio padre è una persona molto giudicante verso tutti, e credo abbia in parte contribuito alla mia scarsa autostima. Ci sarebbe qualche dettaglio importante da aggiungere, ma sto finendo i caratteri. Attendo vostre risposte
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
Gentile Utente,

Lei scrive: "Mi vergogno di quello che penserebbero. Mi vergogno anche a pensare di uscire la sera, cosa penserebbero. Mi vergogno solo a pensare di portare una ragazza a casa. O paura del giudizio. "

Ok la paura del giudizio, ma se Lei non prova a fare qualcosa, ad affrontare questa problematica, come crede che potrebbe cambiare qualcosa? Non c'è psicoterapia che possa modificare la situazione, se questo non partirà da Lei.

Se non inizierà ad uscire la sera, ad invitare a casa amici e una ragazza, ecc... come potrà spezzare questo meccanismo che La porta sistematicamente ad evitare?

D'altra parte, Lei è già stato molto bravo a frequentare un corso fuori casa e ad interagire con un'intera classe! Non può pretendere di fare tutto ciò che non ha mai fatto fin qui in un solo minuto, quindi il cambiamento deve essere graduale, per step successivi.

La psicoterapia che lavora su queste problematiche funziona proprio in modo da permettere al pz. di sperimentare ciò che lo sblocca.

Se poi Lei lavora, non è necessario che dica ai Suoi genitori come spende i Suoi soldi, se andando dallo psicologo o in altre maniere. Anche questo significa comportarsi da persone adulte.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile dottoressa, la ringrazio della risposta. Se ho capito bene, lei mi consiglia di andare dallo psicologo senza far sapere ai miei genitori che ci vado, giusto? Il problema, è che io non esco proprio mai. Come ho scritto nel primo post, non ho mai neanche detto a mia madre che andavo a farmi un giro. Sono proprio bloccato. Speravo che poteva consigliarmi un modo per cominciare a lavorare su di me già da casa, per sbloccarmi ad uscire e poi, come step successivo, passare allo psicologo. La ringrazio in anticipo. Buona serata.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
Il primo step è iniziare a comportarsi da persone adulte. Alla Sua età non ha bisogno di chiedere il permesso per uscire, nè di comunicare dove sta andando, tanto meno di riferire se va dallo psicologo o dal medico.

Non trova?

Inizi a fare ciò che fino a questo momento La fa sentire a disagio (cioè provare vergogna, ecc...); nel frattempo prenoti un colloquio psicologico clinico presso un Servizio di Psicologia Clinica di qualunque ospedale della zona.

Cordiali saluti,
[#4]
dopo
Utente
Utente
Sono pieno di vergogna dentro di me. Se mio padre mi chiede se una ragazza che appare in tv la trovo bella, io non rispondo, perché mi vergogno. È assurdo che a questa età io provi così tanta vergogna, a volte mi vergogno anche solo a chiedergli (a mio padre) se può attivare l'hotspot del cellulare per usufruire momentaneamente dei suoi giga. Forse dovrei cominciare da lui, dal parlargli senza vergogna. La ringrazio dottoressa, per la sua disponibilità e il suo tempo. Le auguro una buona serata.
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