Manca poco alla laurea ma sono bloccata

Buongiorno, sono una studentessa di Medicina all'ultimo anno, laurea prevista ad ottobre (probabilmente dovrà essere rimandata), tesi già chiesta e in procinto di iniziare con l'arruolamento dei pazienti in un progetto di studio sperimentale, eppure l'ultimo esame fatto è stato a metà gennaio.
Negli ultimi mesi ho continuato a preparare esami (me ne mancano 7) che continuo a non dare, sono sopraffatta, stanca, ansiosa, a metà febbraio molti miei colleghi hanno terminato gli esami e questo per me è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: continuo a pensare a me come ad un fallimento, ad una persona inconcludente.
Nelle settimane scorse ho iniziato a preparare un esame con un'amica e lo studio per 2 settimane è stato molto produttivo, ma quest'ultima settimana in cui avremmo dovuto ripetere l'esame ognuna per conto proprio per me è stata tragica, ho alternato momenti produttivi a momenti di pianto e blackout totale: sento di sperimentare una sorta di regressione, come se fossi una bambina delle elementari che ha bisogno di essere costantemente supportata nello studio.
Io sono arrivata a un punto di non ritorno, stamattina mi sono svegliata e invece di iniziare a ripetere ho iniziato a piangere, ho paura di non uscirne, di non laurearmi mai e soprattutto non è così che a 25 anni voglio vivere la mia vita.
Vi ringrazio per l'ascolto.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 182
Gentile utente,
se cerca tra i nostri consulti, di situazioni come la sua ne troverà tante. Le consiglio di cercare perché le possono essere utili sia le parole di chi ci ha scritto, sia i nostri suggerimenti per andare avanti.
In genere chi si trova nel suo stato d'animo ha la tendenza a vedere attorno a sé solo i "vincenti" e ad ignorare che anche altri presentano momenti di difficoltà. Non ha notato che alcuni suoi colleghi negli ultimi due anni di corso sono spariti dall'università?
Soprattutto gli studenti responsabili e quelli con la media più alta subiscono questo blackout.
Le cause sono tante. Alcune le cita lei stessa: "sono sopraffatta, stanca, ansiosa".
Proprio così. Lo studio universitario esaurisce il cervello, perché dà troppe nozioni che non abbiamo selezionato, in gran fretta, imponendoci di trangugiarle con la mente per poi esporle di colpo, in una sorta di bulimia intellettuale.
Oltretutto la memoria ha dei limiti, richiede agganci che nella preparazione affannosa non sono previsti; deve prendere respiro, conciliare nozioni distanti, ma gli attuali programmi universitari non lo consentono.
Aggiungiamo l'ansia da prestazione. Si ha o si desidera una certa media e non si è disposti ad abbassarla. Si continua a sferzare sé stessi, come un cavallo stanco; ad insultarsi quando si avrebbe bisogno di apprezzamento, riposo e svago.
La sue parole "continuo a pensare a me come ad un fallimento, ad una persona inconcludente" pensa siano uno stimolo positivo? Tutto quello che ha fatto fin qui, e quello che darà a sé stessa e ai pazienti in futuro, valgono zero?
Infine, la conclusione di un percorso apre sempre la porta alla nostalgie degli inizi, alla paura della fine.
Che fare, dunque?
Trattare sé stessi con gentilezza. Guardare solo quello che si è fatto di buono, ricordando che le nostre doti di impegno e le nostre competenze ci accompagneranno davvero nella vita. Notare che i vincenti, quelli che macinano esami su esami, spesso si accontentano di voti bassi, e quasi sempre affiancano all'apprendimento delle strategie espositive che puntano sull'apparire più che sull'essere. Usano, in pratica, tecniche di seduzione. A volte non importa quello che dicono, ma come lo dicono.
Cerchi di stressarsi di meno, si dica solo cose gentili e si offra svaghi.
Ci tenga al corrente!

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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