Distimia e disturbo evitante di personalità

Sono in cura da 25 anni (per somma gioia del mio portafoglio!! e della mia qualità di vita) da uno psichiatra (con Tavor al bisogno, Venlafaxina 75 mg + Amilsupride 2, 5 mg) e vari psicologi a seconda del periodo per ansia.
Col tempo più correttamente mi sono stati diagnosticati distimia e disturbo evitante di personalità-
Con la prima psicologa (primi 5-6 anni) che usava la terapia strategica breve i risultati ci sono stati ma appena smessa, immediato ritorno di quasi tutti i sintomi.

Con la seconda psicologa cognitivo comportamentale (consigliatami dallo psichiatra che non aveva molta fiducia nella precedente, causa immediato ripresentarsi dei sintomi) sono andato 12 anni.
I primi anni grandi miglioramenti, senza però arrivare ad una vita equilibrata (il lavoro a contatto con molti colleghi e progetti critici è sempre una tortura continua a causa dell'ansia sociale, paura e mini attacchi di panico ogni volta che devo parlare con un collega), Poi però i risultati sono andati scemando fino ad annullarsi negli ultimi 2 anni, costringendomi a passare ad altro psicologo sia cognitivo comportamentale che al bisogno con terapia breve strategica.

Detto questo, vi chiedo: per distimia e soprattutto disturbo evitante di personalità mi hanno prospettato altrettanto lunghi periodi di terapia solo con l'obiettivo di gestire i disturbi senza arrivare ad una guarigione.
Soprattutto per il disturbo evitante di personalità che mi è stato detto si può limare nel tempo ma non guarire.

-Nel lungo periodo: possibile?
nel 2021 questi disturbi psicologici non sono guaribili in tempi ragionevoli?
Vorrei sentire i vostri commenti/consulti
-avete qualche consiglio sono come possa migliorare la situazione (per esempio altre terapie o altro)
Ovviamente la mia situazione è più articolata, ho cercato di condensare in poche righe la punta dell'iceberg.

grazie
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente,
presumo che lei abbia già provato:
1) a ridurre fino ad escluderle le benzodiazepine (Tavor);
2) ad allenarsi ad accettare e gestire le crisi di panico;
3) a praticare l'opposizione al disturbo evitante con una serie di esercizi quotidiani.
Se tutto questo è stato fatto, e non ha ancora preso in considerazione la possibile genesi traumatica dei disturbi, potrebbe ricorrere all'EMDR, all'ipnosi (eriksoniana o altra), alla psicoanalisi, alla terapia funzionale/corporea.
Non ci dice nulla dei suoi legami affettivi e dei suoi valori, sociali, religiosi, politici, che spesso sono robusti agganci alla guarigione.
Il fatto che si rivolga a noi può far pensare che qualcosa si sia mosso, nella sua vita e nelle sue aspettative. Sfrutti al massimo questo momento di cambiamento.
Ci tenga al corrente; auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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dopo
Utente
Utente
grazie per la risposta.
-TAVOR praticamente lo prendo solo in rarissimi eventi ansiogeni e lo sto eliminando perchè mi causa riduzioni cognitive e amnesia
-per le crisi di panico non riesco molto ad accettarle in quanto mi sembrano delle gran stupidaggini. In ogni caso su consiglio dello psicologo mi è stato consigliato di affrontarle in maniera crescente e bene o male lo sto facendo contattando sempre più i colleghi
-l'opposizione al disturbo evitante che pratico è cercare di non tirarmi indietro anche se provo ansia e cercare di uscire il più possibile con amici, al cinema, fare sport, andare in negozi, ecc. Soprattutto uscire con amici/conoscenti mi fa un enorme effetto positivo per giorni, quasi risolutivo, solo che le occasioni in un piccolo paese come il mio e per la mia età vanno progressivamente riducendosi
La genesi del disturbo a quanto pare si trova nei primi 3 anni di vita in cui l'ambiente familiare era estremamente conflittuale ed ansiogeno e chiuso socialmente, lasciando condizionamenti psicologici ed emotivi che porto finora. Anche la scuola elementare è stata estremamente ansiogena e chiusa con pochi amici e un insegnate veramente burbero.
EMDR, ipnosi, terapia funzionale/corporea non conosco e non saprei come trovare il relativo terapeuta nella zona di Verona.
Psicoanalisi so solo che è sempre più sconsigliata da quanto ne so perché non efficace/efficiente in confronto con le recenti terapie (in America a quanto ne so praticamente non la usano più e usano invece la terapia cognitivo comportamentale dimostratasi più scientifica ed efficace in base ad un gran numero di studi).
Legami affettivi ne ho con amici e colleghi (non moltissimi). Non con una partner che, dopo lunga valutazione pluridecennale, ho deciso non fare per me in generale (anche se, specialmente le prime terapeute, insistevano pesantemente nell'avere esperienze in merito, in quanto a loro avviso risolutore del disturbo evitante...mah!).
Valori sociali e religiosi nel mio particolarissimo caso sono molto elevati.
Quelli religiosi addirittura elevatissimi e assorbono buona parte delle mie energie, dei miei interessi e tempo libero (in libri specifici, ricerche, corsi, video su Youtube,...). Diciamo è la mia passione principale come per un tifoso ultras della Roma lo è il calcio.
Altro fattore recente di cambiamento è l aver dovuto fare i turni di lavoro di notte/ di mattina/ di sera, con completo rimescolamento dei ritmi sonno e veglia e della mente in generale.

Si, qualcosa si sta smuovendo. In proposito mi viene in mente un fattore ulteriore: 2 anni fa, stanco di subire attacchi di panico sul lavoro mi sono imposto assolutamente di partecipare a più eventi di socializzazione possibile (cinema, amici, negozi, eventi) con massimo impegno e frequenza, cascasse il mondo. Ed infatti in pochi mesi ho avuto un miglioramento completo anche sul lavoro. Poi, sfortuna, sono arrivate le restrizioni COVID.
Penso che dovrei ripetere ora tale impegno, tra l altro, prendendo la palla al balzo
grazie
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Utente
Utente
Salve, avete qualcosaltro da aggiungere? grazie
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente,
non vedo alcuna sua precisa richiesta.
Non mi è sembrato necessario rispondere alla sua replica, nella speranza che lei stesso, mettendola per scritto, avvertisse in essa quella modalità oppositiva che certamente le è stata più volte segnalata dai curanti, e che potrebbe essere, assieme al Disturbo Post Traumatico Complesso, ciò che ha determinato i risultati scarsi di ben 25 anni di terapia.
Per le centinaia di utenti che ci leggono ritengo utile chiarire alcuni punti:
1) Le Terapie Cognitivo Comportamentali, oggi pervenute alla quarta generazione, sono efficaci, purché se ne svolgano correttamente gli esercizi e si apprenda la filosofia che le anima, nel proficuo rapporto col terapeuta. Questo indirizzo terapeutico, che io stessa pratico da più di quarant'anni, dà i suoi frutti in non più di tre anni, spesso molto meno. Un prolungamento di 24 anni fa pensare che la diagnosi non si limiti a Distimia e Disturbo Evitante, che siano presenti gli esiti di un Trauma Complesso, e che non sia stata creata l'idonea alleanza terapeutica.
2) Per trovare psicologi e psicoterapeuti di vario orientamento si può digitare in rete il nome di tale orientamento: EMDR, ipnosi, terapia funzionale/corporea, psicoanalisi (junghiana, lacaniana, freudiana classica e così via). Questo metodo permette di acquisire informazioni sulle varie scuole psicoterapeutiche. Meglio però, al momento di scegliere il curante, servirsi direttamente dell'Albo degli Psicologi delle singole Regioni, con una ricerca mirata per specialità, bacino d'utenza, città, recapiti. Questo permette di appurare che ci si sta affidando ad un professionista e non a qualche fantasioso "maestro Zen" o councelor.
3) L'affermazione secondo cui la psicoanalisi è sempre più sconsigliata è in ritardo di quarant'anni, essendo stata rilanciata dalla Klein, dalla Horney, da Bion, infine da Bowlby e dall'Infant Research, per limitarmi a pochi cenni, fin dagli anni '70-'80. Tutto il resto, dal fatto che in America non la usino più al fatto che la terapia Cognitivo Comportamentale sia "recente", è pura fantasia. Che quest'ultima sia l'unica ad avere evidenza di efficacia, con i moderni strumenti di Neuroimaging è stato spazzato via.
Tornando alla sua replica, gentile utente, lei ci aveva chiesto: -se poteva guarire; -l'indicazione di altre più idonee terapie. Ha avuto la risposta già nel precedente parere.
Alla domanda sui legami affettivi non ha chiarito se ha una famiglia, genitori, fratelli, altri parenti, cari amici (non esistono solo i legami di coppia).
Alla domanda sul trauma (tecnicamente detto PTSD) non ha risposto: ha citato disagi dell'infanzia, oltretutto in termini vetero-psicoanalitici.
Alla domanda sui suoi valori sociali, politici e religiosi ha citato interessi di studio in quest'ultimo campo, ma non uno specifico impegno (volontariato, catechesi, oratorio, assistenza agli invalidi, insegnamento ai bambini e/o ai disabili, coro, letture collettive, studi sulle religioni storiche e l'integrazione), tutte cose che per svariate confessioni religiose rappresentano, oltre agli altri valori, il modo per conoscere un bel po' di gente ed esercitare la socialità.
Le suggerirei di progettare una settimana di studio e raccoglimento nella Comunità di Taizé, in Francia (trova ampie notizie in rete).
Provi a riflettere su quanto detto, e tra qualche mese le suggerirò, se crede, anche un libro di riflessioni spirituali scritto per sconfiggere la distimia.
Abbia a cuore il suo benessere. Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#5]
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Utente
Utente
Dottoressa, grazie mille per la risposta.
(Chiedevo se qualcuno aveva qualcosa da aggiungere perchè ho visto che in altre discussioni si inserivano anche altri professionisti).

Siccome è difficile sintetizzare in poche righe a distanza, visto che altre persone leggono questi discussioni, volevo anche aggiungere che non avevo detto che comunque la terapia è stata moltissimo efficace negli anni se penso per esempio al punto di partenza in cui mi trovavo all'inizio ed ai vari progressi nel tempo. Quindi ovviamente personalmente consiglio a chiunque abbia un disagio rilevante di cercare una risposta psicologica.
Magari in effetti nel mio caso non si è mai sviluppata una relazione ideale di alleanza con le due dottoresse...sarebbe interessante capire perchè visto che comunque devo continuare con un altro professionista. Mi verrebbe da pensare che magari del mio sono alquanto sospettoso sulla terapia psicologica in generale...il che potrebbe essere.

Per quanto riguarda la psicanalisi devo dire che io ne so pochissimo in merito, so solo quel poco che mi è stato detto da altri. Se addirittura è provata efficace con il neuroimaging si vede che chi me l'ha sconsigliata ha proprio preso una cantonata.

Se posso chiedere ulteriormente, non ho capito cosa voleva dire con '..quella modalità oppositiva che certamente le è stata più volte segnalata dai curanti..'

grazie
[#6]
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Utente
Utente
Volevo aggiungere che mi sono sempre chiesto da dove venissero i miei disturbi di distimia e disturbo evitante di personalità e/o altro. Lei nomina il disturbo post traumatico complesso: nessuno me ne ha mai parlato prima se non vagamente, ma in effetti mi sono informato e mi riconosco molto nei sintomi che lo caratterizzano.
grazie
[#7]
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Utente
Utente
Scusi se richiedo ancora il suo tempo, ma potrebbe dirmi cosa intende con 'modalità oppositiva che sicuramente le é stata segnalata'?
Non mi viene in mente cosa possa voler dire... Gli esercizi che mi sono stati via via indicati li ho sempre portati a termine con costanza e impegno.. Tranne il dover uscire con continuità con amici che 'mi fa venire l' orticaria mentale'
Grazie in anticipo
[#8]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente,
anni fa uscì un film il cui titolo non ricordo bene, ma suonava all'incirca: "Il signor No".
Il protagonista diceva no a tutti, in qualunque circostanza e prima di qualunque valutazione; anche a sé stesso. Ad un certo punto, non ricordo se per scelta o per scommessa, decide di capovolgere questo comportamento, e i suoi continui "sì" determinano una valanga di benessere per tutti quelli che ha intorno, il che si riverbera come una doccia rilassante e benefica anche su lui.
La forma assunta dal disturbo oppositivo, o attitudine oppositiva, o legame di attaccamento insicuro-oppositivo, non è sempre risolvibile come nella finzione filmica, ma certamente il suo perdurare determina infelicità, perché chi ne è portatore rifiuta sostanzialmente sé stesso, le proprie caratteristiche, i propri disturbi, le persone che ha intorno e così via.
Per questo lei continua a cambiare terapeuta e resiste alle procedure del processo terapeutico, che passano dalla benevola accettazione di sé stesso, degli altri e della vita, malattie e disagi inclusi.
Qualche esempio in ciò che scrive: "le crisi di panico non riesco molto ad accettarle in quanto mi sembrano delle gran stupidaggini". Secondo lei questo è un modo di volersi bene?
E ancora: "Magari in effetti nel mio caso non si è mai sviluppata una relazione ideale di alleanza con le due dottoresse...sarebbe interessante capire perchè visto che comunque devo continuare con un altro professionista. Mi verrebbe da pensare che magari del mio sono alquanto sospettoso sulla terapia psicologica in generale...il che potrebbe essere".
Non faccio un'analisi capillare delle email che ci ha inviato, dove lo spirito oppositivo ricorre spesso, per non unire anche i miei sforzi a quelli di chi l'ha seguita per così tanti anni.
Guardi in rete per una terapia che potrebbe aiutarla il sito della Compassionate Mind Italia.
Così troverà una terza generazione cognitivo-comportamentale, una pratica di auto-accettazione che può restituirle l'amore di sé stesso, dei terapeuti di straordinarie capacità empatiche... e tuttavia, se vuole, potrà entrare in conflitto anche con tutto questo.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Grazie della risposta, ora controllerò.
Dell'accettazione compassionevole avevo già sentito vagamente parlare prima anni fa, ma di tutto il resto mai sentito prima e nessuno delle due terapeute me l'aveva mai minimamente detto in tanti anni di essere oppositivo. Mi informerò e chiederò.
Anzi, se ricordo, mi era stato detto al contrario più volte di essere meno un 'Yes man' ed imparare a dire di più no in modo assertivo.
Una cosa se posso permettermi due feedback: lei dice per esempio che non tollero gli attacchi di panico e che non è un modo di volersi bene. Verissimo e nessun dubbio in merito. Bisognerebbe mettersi un po nei panni miei e di chi ha questo disturbo: è un altro conto avere il cuore che va a mille come in un attacco cardiaco, pressione del sangue alta, sudorazione, totale confusione mentale, ecc, ecc specie se più volte al giorno e peggio di fronte ad altri: non è così semplice accettarlo con compassione.
Poi inoltre, da quanto mi è stato detto, la terapia cognitivo comportamentale funziona nella maggior parte dei casi (davano addirittura una percentuale di efficacia), ma non sempre.

grazie
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Utente
Utente
Inoltre scusi, dimenticavo, di cambiare la prima terapeuta era stato lo psichiatra a dirmelo (meglio se non riporto le parole che aveva detto in merito), senno io avrei continuato.

grazie
[#11]
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Utente
Utente
Inserisco un ultimo feedback e dopo mi taccio per sempre perchè secondo me può essere importante in generale.
In 20 anni di terapia (saltuaria non continuativa), non mi è stato mai detto frasi incoraggianti del tipo 'Bravo', 'Complimenti', 'bell'impegno', ecc...Sempre e solo continue aggiunte di reali o presunti difetti e disturbi su cui intervenire, tanto che ormai ne ho una lista lunga un metro registrata e se dovessi darci a bado (cosa che non faccio) dovrei dirmi 'sei un fallito'.

Solo il mio medico di base o lo psichiatra spesso mi fanno spesso i complimenti.
Nella mia esperienza questo è un fatto importante su cui la psicologia potrebbe lavorarci.
grazie
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente,
la psicologia e anche la pedagogia lavorano da sempre sulla funzione delle lodi, escludendole, in linea di massima, perché manipolatorie e giudicanti. Se dico "bravo" a un paziente che sceglie di essere fedele alla moglie, a quello che invece la tradisce dovrei dare il giudizio opposto, non le pare? E dove finirebbe, in entrambi i casi, la loro libertà?
Non dubito che i suoi terapeuti abbiano cercato di lavorare sulla sua assertività, ma appunto l'assertività non è un passivo dire di sì, come non è un aggressivo dire di no; è una terza via che sta su un altro piano, nulla di intermedio tra le due posizioni.
Con analogo equivoco, lei crede che le dolorose, fastidiose, insopportabili crisi di panico non meritino la sua compassione, ma le giudica, come scrive: "delle gran stupidaggini". Valuta con questo metro l'imbarazzo, il rossore, la confusione delle persone timide? Gli errori che tutti facciamo? Le varie debolezze che connotano l'essere umano?
Infine un'osservazione sullo psichiatra che le ha detto di cambiare la prima terapeuta con parole tali che lei non le riporta. 1: quanta libertà ha lasciato a lei, paziente, con questa aggressione verbale ad un altro professionista? 2: la maggior parte degli psichiatri non è psicoterapeuta, e molti sembrano non essere edotti nemmeno di psicologia, una disciplina in rapida evoluzione che richiede l'umiltà di aggiornarsi di continuo; 3: parlar male di un professionista senza prima prendere il telefono e sentire le sue ragioni non è un merito, anzi, davanti ad un paziente, è una viltà.
Ciò detto, nella convinzione che solo "la verità rende liberi" (Giovanni, 8, 32) ribadisco che lei può curarsi e ottenere buoni risultati.
Ci tenga al corrente. Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#13]
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Utente
Utente
Grazie mille, mi impegno per integrare nello stile di vita tutto quello che mi ha detto e per approfondire anche con il terapeuta la questione Emdr e/o terapia corporea/funzionale e disturbo oppositivo. Grazie
[#14]
dopo
Utente
Utente
grazie per la risposta.
-TAVOR praticamente lo prendo solo in rarissimi eventi ansiogeni e lo sto eliminando perchè mi causa riduzioni cognitive e amnesia
-per le crisi di panico non riesco molto ad accettarle in quanto mi sembrano delle gran stupidaggini. In ogni caso su consiglio dello psicologo mi è stato consigliato di affrontarle in maniera crescente e bene o male lo sto facendo contattando sempre più i colleghi
-l'opposizione al disturbo evitante che pratico è cercare di non tirarmi indietro anche se provo ansia e cercare di uscire il più possibile con amici, al cinema, fare sport, andare in negozi, ecc. Soprattutto uscire con amici/conoscenti mi fa un enorme effetto positivo per giorni, quasi risolutivo, solo che le occasioni in un piccolo paese come il mio e per la mia età vanno progressivamente riducendosi
La genesi del disturbo a quanto pare si trova nei primi 3 anni di vita in cui l'ambiente familiare era estremamente conflittuale ed ansiogeno e chiuso socialmente, lasciando condizionamenti psicologici ed emotivi che porto finora. Anche la scuola elementare è stata estremamente ansiogena e chiusa con pochi amici e un insegnate veramente burbero.
EMDR, ipnosi, terapia funzionale/corporea non conosco e non saprei come trovare il relativo terapeuta nella zona di Verona.
Psicoanalisi so solo che è sempre più sconsigliata da quanto ne so perché non efficace/efficiente in confronto con le recenti terapie (in America a quanto ne so praticamente non la usano più e usano invece la terapia cognitivo comportamentale dimostratasi più scientifica ed efficace in base ad un gran numero di studi).
Legami affettivi ne ho con amici e colleghi (non moltissimi). Non con una partner che, dopo lunga valutazione pluridecennale, ho deciso non fare per me in generale (anche se, specialmente le prime terapeute, insistevano pesantemente nell'avere esperienze in merito, in quanto a loro avviso risolutore del disturbo evitante...mah!).
Valori sociali e religiosi nel mio particolarissimo caso sono molto elevati.
Quelli religiosi addirittura elevatissimi e assorbono buona parte delle mie energie, dei miei interessi e tempo libero (in libri specifici, ricerche, corsi, video su Youtube,...). Diciamo è la mia passione principale come per un tifoso ultras della Roma lo è il calcio.
Altro fattore recente di cambiamento è l aver dovuto fare i turni di lavoro di notte/ di mattina/ di sera, con completo rimescolamento dei ritmi sonno e veglia e della mente in generale.

Si, qualcosa si sta smuovendo. In proposito mi viene in mente un fattore ulteriore: 2 anni fa, stanco di subire attacchi di panico sul lavoro mi sono imposto assolutamente di partecipare a più eventi di socializzazione possibile (cinema, amici, negozi, eventi) con massimo impegno e frequenza, cascasse il mondo. Ed infatti in pochi mesi ho avuto un miglioramento completo anche sul lavoro. Poi, sfortuna, sono arrivate le restrizioni COVID.
Penso che dovrei ripetere ora tale impegno, tra l altro, prendendo la palla al balzo
grazie
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