Spasmi vescicali dopo rimozione catetere post prostatectomia: a cosa sono dovuti?

Buongiorno,
vi scrivo per chiedere un parere su quanto accaduto a mio padre dopo un intervento di prostatectomia radicale eseguito il 3 luglio.


Dopo circa 6 giorni dall'intervento e previa uretrocistografia, il catetere è stato rimosso nella mattinata del 9 luglio.
Durante la giornata mio padre ha urinato spontaneamente per quattro volte, ma in serata, appena dopo l'ultima minzione, ha iniziato ad avvertire fortissimi spasmi vescicali e dolori addominali, tanto intensi da costringerci a recarci in pronto soccorso.


Qui è stato nuovamente cateterizzato, ma non è uscita urina immediatamente, nonostante il catetere fosse stato posizionato correttamente.
Solo dopo la somministrazione di due o tre flebo idratanti è ricomparsa gradualmente la diuresi.


Un urologo dell’ospedale ci aveva già accennato che questo episodio non sembrava una classica ritenzione urinaria, proprio per via dell’assenza iniziale di urina al momento della cateterizzazione.
Tuttavia, il giorno successivo ci è stato riferito che si sarebbe trattato di ritenzione acuta, e ci è stato detto di mantenere il catetere per un'altra settimana.


Ora ci troviamo in una situazione di grande incertezza e vorremmo capire:

È possibile che non si sia trattato di una vera ritenzione acuta?


A cosa possono essere attribuiti i forti spasmi vescicali e il dolore addominale, comparsi solo dopo più minzioni spontanee?


Al momento del secondo tentativo di rimozione del catetere, è possibile che si ripresenti la stessa situazione?
E come gestirla?


Ci sono altre cause, oltre alla ritenzione, che potrebbero giustificare questo quadro?



Vi sarei molto grata per un vostro parere, anche orientativo, per aiutarci a capire cosa sia successo e quali siano i passi più corretti da seguire.


Grazie in anticipo per la disponibilità
Dr. Paolo Piana Urologo 49.7k 2k
Pare ovvio che la ritenzione acuta presupponga la presenza di una abbondante presenza di urina in vescica. Se le cose sono andate come ci riferisce ed all'inserimento del catetere non è fuoriuscita urina, non si può trattare di ritenzione acuta. Il collo della vescica, dove è stata collegata l'uretra dopo l'asportazione della prostata (anastòmosi) è una zona estremamente sensibile. Dopo una settimana dall'intervento la situazione non è ancora stabilizzata e può causare dei fastidi quando sollecitata dal passaggio di urina. In questi casi è corretto riposizionare il catetere e lasciare il tutto a riposo ancora per qualche tempo. Prima o poi le cose si sistemeranno.

Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
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Utente
Buongiorno dottore e grazie per la celere risposta.

D'accordo, quindi è corretto un riposizionamento del catetere per lasciare la zona a riposo un'altra settimana. Lei quindi esclude che ci siano danni strutturali o errori chirurgici che possano aver portato a questo?

Sono stati degli spasmi fortissimi, mio padre si dimenava nel letto e urlava dal dolore. Prima del suo intervento mi sono informata molto dei possibili effetti collaterali e proprio questo non lo avevo mai sentito. Se mi dice che in effetti può succedere allora stiamo più tranquilli.
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Dr. Paolo Piana Urologo 49.7k 2k
Ci mancherebbe che noi a distanza si possa valutare eventuali errori chirurgici! Suvvia! Parimenti, non siamo in grado di giudicare le reazioni del paziente che talora possono essere caricate anche di una cospicua componente emotiva. D'ogni modo, si tratta di cose che capitano non così di rado, ancora qualche giorno di catetere e molto probabilmente tutto si risolverà.

Paolo Piana
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Si figuri, è chiaro che non mi aspetto che a distanza si possano valutare errori chirurgici, la mia domanda era per capire se effettivamente si tratti di eventi che possano capitare... e non così "gravi" da far supporre altre cause.

Grazie dottore.
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Buongiorno,

mi ricollego a questo consulto per aggiungere che dopo un giorno e mezzo dal riposizionamento del nuovo catetere mio padre ha iniziato ad avere una febbre superiore a 39 che ci ha portati in ospedale e poi ad un nuovo ricovero per sepsi, curata con 7 giorni antibiotico ad uso ospedaliero ad ampio spettro endovena.

Successivamente ad una seconda uretrocistografia per verificare se possibile la rimozione del secondo catetere hanno riscontrato uno spandimento del mezzo di contrasto, per cui si è ritenuto necessario mantenerlo ancora in sede per almeno altri 7 giorni.

Secondo lei cosa può essersi verificato e in che modo questa situazione può risolversi? Nella mia ignoranza credo che la deiscenza dell'anastomosi abbia provocato poi infezione. Non so se aspettarmi che tra una settimana rimuoveranno davvero il catetere.
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Dr. Paolo Piana Urologo 49.7k 2k
Non è la deiscenza dell’anastomosi che causa infezione e febbre, ma la stessa presenza del catetere, instaurandosi un circolo vizioso purtroppo inevitabile. Non abbiamo modo di giudicare l’entità di questa deiscenza, che immaginiamo sia stata valutata con una cistografia, comunque è questione di tempo, in genere queste situazioni si stabilizzano.

Paolo Piana
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D'accordo,

quindi si suppone che una volta curata questa infezione si possa tenere in sede un'ulteriore settimana il catetere senza complicazioni oppure bisogna aspettarsi una possibile ricaduta?
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Dr. Paolo Piana Urologo 49.7k 2k
D'altronde non vi sono altri ragionevoli provvedimenti da prendere.

Paolo Piana
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Buongiorno dottore,

purtroppo questo thread continua con una brutta notizia, a seguito della cistografia effettuata oggi è stato riscontrato un ulteriore spandimento del mezzo di contrasto, stavolta in un punto diverso dal precedente. Non ho a mia disposizione il referto preciso in quanto l'esame è stato effettuato in ospedale, ma ci è stato riferito che l'apertura si trova sempre sul lato destro, solo in un altro punto.

La settimana scorsa a seguito di cistografia, in serata mio padre ha avuto forti spasmi vescicali proprio come la prima volta che gli hanno tolto il catetere, seppure lo stesso fosse ancora in sede. Con Tachidol si sono placati dopo poco. Abbiamo pensato che potesse essere una sorta di reazione al mezzo di contrasto, eppure... Può darsi che siano stati quelli a provocare una seconda apertura?!

In pratica questo catetere è in sede già da un mese e ancora non vediamo una via d'uscita.

Secondo la sua esperienza è possibile una casistica del genere? Come si può favorire la cicatrizzazione dell'anastomosi e per quale motivo non riesce a chiudersi del tutto???

Mi scuso se approfitto della sua disponibilità ma ho davvero bisogno di confrontarmi con qualcuno, i colleghi non si sono espressi se non accennando che sono casistiche rare e che si dovrà continuare ad effettuare cistografia presumibilmente ogni settimana per verificare la chiusura dell'anastomosi.
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Dr. Paolo Piana Urologo 49.7k 2k
Queste situazioni purtroppo accadono, anche se raramente. Le cause possono essere numerose e dipendenti da fattori diversi, sia soggettivi del paziente che tecnici legati all'intervento stesso. Ovviamente noi a distanza non possiamo esprimere alcun giudizio in merito. La situazione certamente si risolverà prima o poi, ma nel frattempo non vi è altra alternativa se non mantenere la vescica vuota tramite il catetere. Le indicazioni ad una revisione chirurgica sono rarissime.

Paolo Piana
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