Tremori da Litio?

Buongiorno, vorrei chiedere un parere riguardo a un tremore che si manifesta nelle mani e, in determinati movimenti del volto, nelle labbra. Se tengo la mano tesa e ferma il tremore è leggerissimo se non del tutto impercettibile, ma quando giro la mano muovo piano le dita su e giù diventa fortissimo, soprattutto sulla punta delle dita, così come il labbro inferiore che, se socchiudo la bocca, trema forte e in modo impressionante. Credo dipenda dal Litio, che assumo da due anni, ma non ne sono certa perché quando lo avevo sospeso per poco tempo, avevo notato che il tremore persisteva (anche se l'esame della litiemia rilevava che non avevo più tracce del farmaco nel sangue). Un altro dubbio che mi sorge è legato al fatto che il tremore è legato proprio ad alcuni movimenti, per il resto riesco ad afferrare gli oggetti e tenerli fermi senza particolari problemi....potrebbe essere qualcosa di più grave? consigliate una visita neurologica, o c'entra solamente il farmaco? la mia dottoressa non si è mai espressa molto, al riguardo.
Sul foglietto illustrativo del litio c'è scritto che "leggeri tremori alle mani, poliuria e una sete moderata possono presentarsi all'inizio della terapia [...]. Tali effetti indesiderati generalmente scompaiono con la prosecuzione del trattamento o con una temporanea riduzione della dose del farmaco. Se persistono è necessario interrompere il trattamento". I tremori, l'aumento della sete e della diuresi sono sintomi che ho sempre avuto e non passano, ma non s'è mai parlato di interrompere il trattamento... Io non mi fido più.
Vi ringrazio e spero possiate darmi un vostro consiglio.
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Dr. Otello Poli Neurologo, Algologo, Esperto in medicina del sonno 7.1k 199 45
Gent.le utente,
come correttamente lei dice: potrebbe dipendere da prolungata assunzione di Litio (a proposito sarebbe utile conoscere a quale dosaggio giornaliero, da quanto tempo e per quale disturbo psicopatologico ovvero a fronte di quale diagnosi le è stato prescritto); d'altro canto ci sono diverse patologie di natura neurologica che possono causare tremore: pertanto una valutazione clinica neurologica appare assolutamente indicata.
Cordialmente.

Dr. Otello Poli, MD
Neurologo-Algologo-Esperto in Medicina del Sonno
email: otellopoli@gmail.com

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dopo
Attivo dal 2011 al 2019
Ex utente
Gentilissimo dottore, la ringrazio per la risposta. Assumo una dose pari a 750 mg al giorno, ho 22 anni e peso 50 chili. Non ho una diagnosi fissa, sto male da 10 anni, gli ultimi passati a girare fra psichiatri, da cui sono riuscita a staccarmi un po' solo recentemente; l'ultima psichiatra mi ha prescritto il Litio dopo anni di innumerevoli terapie farmacologiche, anche se il mio non pare proprio essere un disturbo bipolare, quanto piuttosto un disturbo di personalità, correlato a disturbo ossessivo-compulsivo (che non so come controllare, ma non ho più fiducia nei farmaci). Inizialmente il litio ha contenuto le crisi, meglio di qualunque altro farmaco, ma adesso sto di nuovo peggio e sono propensa a credere che quel miglioramento sia stato casuale. E' probabile che nel mio caso non servano le medicine, essendo forse un problema più psicologico che psichiatrico.
Ad ogni modo, mi sono spaventata perché sono due sere che mi capita di avvertire le dita intorpidite, l'anulare e il mignolo della mano destra; il mignolo non lo sento più... scrivo molto, a mano e al pc, ma non credo possa essere quello. Credo che sia necessaria una visita neurologica, altrimenti comincio a pensare a cose gravi come il Parkinson.
La ringrazio ancora per l'attenzione,
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Dr. Otello Poli Neurologo, Algologo, Esperto in medicina del sonno 7.1k 199 45
Vero è come in una certa parte della psichiatria vi sia la tendenza ad omettere la diagnosi anche dopo prolungate osservazioni del paziente ed a giustificare la terapia che viene prescritta, ma una cosa è un disturbo bipolare ed un'altra è un disturbo di personalità (quale?) "correlato", come scrive, ad un disturbo ossessivo compulsivo.
Tutto ciò in una fase culturale e di pensiero nella quale da tempo si cerca di uniformare la lingua parlata e pertanto le diagnosi formulate dai vari specialisti. E' appena uscito l'ultimo DSM il V, prima c'era il IV TR e prima ancora in IV, e così via . Ma tant'è.
Lei parla di "crisi" meglio "contenute" dal Litio; ciò farebbe propendere per la prima ipotesi diagnostica.
In ogni caso continua a star male...perchè, se crede, non prova a raccontare il "suo star male" e le "sue crisi"?
Il disturbo della sensibilità al IV e V dito di una mano può semplicemente e verosimilmente essere riferibile ad una sofferenza del nervo ulnare, transitoria, magari in rapporto ad una postura assunta dal polso o dal gomito.
Circa la visita neurologica la consiglio anche io. Farà luce sui suoi "fantasmi". Circa il Parkinson a 22 anni la vedo una possibilità remotissima.
Cordialmente.
[#4]
dopo
Attivo dal 2011 al 2019
Ex utente
Il discorso sulla Psichiatria sarebbe ampissimo...ultimamente, leggendo alcune informazioni, ho cambiato molto la mia idea al riguardo; non considero la psichiatria una scienza, al pari di tutte le altre branche della medicina... sono molto perplessa circa il discorso del disturbo mentale causato da uno squilibrio chimico o dalla mancanza di determinate sostanze all'interno del cervello (alcuni scienziati dicono che non ci sia alcuna prova a questo!), di conseguenza sono ultra-perplessa riguardo all'utilizzo dei farmaci, soprattutto in casi come il mio, quando tutti i miglioramenti che si possono avere restano ugualmente così vaghi e indefiniti da non rendere possibile stabilire il confine o la causa esatta o perfino l'esistenza, di quell'eventuale miglioramento... voglio dire che, di solito se uno sta meglio, lo avverte e ne sente la differenza; riconosco che ho avuto periodi migliori, ma non sono mai stata realmente bene, forse perché nel caso del mio male subentrano forti componenti emotive e psicologiche di resistenza alla guarigione...la paura di vivere e la rete di pensieri negativi che ho consolidato negli anni, puntualmente distruggeva qualsiasi sforzo messo in atto, o qualsiasi minima stabilità raggiunta con o senza farmaci. In ogni caso, il prendere medicine e quali, tutto questo a me è sempre sembrato "casuale", un tentativo degli psichiatri però necessario, di risposta alle mie crisi che spesso erano forti, di ansia, di aggressività anche, e all'ideazione ossessiva suicidaria (con un tentativo nel 2009) che mi portava a volte a chiedere io stessa aiuto... a volte ho provato a sospendere la terapia, altre volte sono stati i medici stessi a proporlo, e ogni volta sembrava peggio e tornavo a riprenderle o prenderne altre, ma questo "peggio" potrebbe semplicemente essere collegato all'ansia che mi portava di nuovo a chiedere il ricovero. Insomma, alla fine, ciò che non so dire è se questi farmaci (li ho provati tutti, antidepressivi, antipsicotici, neurolettici, ansiolitici) siano realmente mai serviti a qualcosa, visto che inizialmente poteva esserci un miglioramento, ma non appena la mia mente se ne rendeva conto automaticamente contrastava tutto.
Io non credo che un medico neurologo, come è lei, possa essere d'accordo con ciò che dico, anzi probabilmente ha una visione ancora più "organica" del male mentale, ma per quanto possa sembrarle assurdo, le dico che ciò che desidero ora è di riuscire, presto, a stare senza farmaci, visto che tanto sto male comunque e allora le crisi e le ossessioni devo imparare a gestirmele io. Infatti dovrei trovare un buon psicoterapeuta, anche se la psicoterapia l'avevo fatta per alcuni anni e non aveva portato risultati concreti.
Rispondendo alle sue domande, la maggior parte degli psichiatri, quelli vicini al posto dove vivo, sostenevano che io non fossi neanche malata, per loro ero in cerca d'attenzione, per questo la diagnosi più condivisa è stata quella di disturbo istrionico; questo soprattutto per le dinamiche che metto in atto in casa, avendo una famiglia bellissima e che mi segue molto, ne ho "approfittato" negli anni. Riconosco di essere isterica ma il disturbo istrionico di personalità mi ha sempre offeso molto come diagnosi. L'unico disturbo che non posso negare di avere è il disturbo ossessivo-compulsivo. Ho sviluppato coi dottori un rapporto di amore-odio-dipendenza, e sono riuscita a liberarmene un po' scegliendo di andare da una dottoressa più lontana. Questa si era formata alla scuola di Pisa di Cassano, e come lei saprà, sono psichiatri che hanno un approccio diverso, dosano i farmaci in modo diverso. Per lei il mio problema era molto complesso e pieno di sfaccettature, oltre alle ossessioni, lo considerava un disturbo di umore e non personalità. Mi ha anche fatto ricoverare in una clinica a Lucca, dove lì i dottori erano concordi nel ritenermi bipolare. Io ho uno zio e un amico bipolare, mi sono informata molto sul disturbo, lo conosco, e posso affermare con certezza che non sono bipolare, o perlomeno il "bipolare classico", non ho episodi di mania-euforia. Gli psichiatri di qui erano completamente contro questa diagnosi.
Ma non mi dilungo oltre...quello che vorrei dire, è che non credo più alle diagnosi e capisco assai bene, in realtà, il tentativo di alcuni psichiatri di tenersi "vaghi",perché nel caso di un male psichico ci sono così tante componenti, legate alla persona, che dare un'etichetta, tanto più a una ragazza giovane, non è semplice ed è anche rischioso. Lei ha parlato di DSM, credo sappia anche bene il modo in cui viene stilato, gli interessi e i legami con le industrie dei farmaci che ci stanno dietro...in alcuni casi le diagnosi servono a etichettare e basta, non garantiscono una buona cura, io ci ho "sguazzato" molto in tutto questo, ecco perché poi gli psichiatri di qui cercavano di non assecondarmi, di convincermi di essere una ragazza del tutto normale, mentre quelli della scuola di Pisa erano gli unici a ritenermi malata, ma a imbottirmi coi farmaci non è comunque cambiato nulla.
Mi sono sempre chiesta cosa possa pensare un neurologo di tutta la mia situazione, ma temo che mi avrebbe solo dato altri farmaci, quindi se andrò alla visita, potrò chiedere un parere, ma sarà più che altro per interesse, perché vorrei capire qual è la verità delle cose, se davvero avendo un Doc l'unico modo è prendere i farmaci, o una forte dose di autoconsapevolezza e sforzo di controllo, associata a terapia psicologica, potrebbe bastare...
L'ultima dottoressa mi aveva dato tanti antiossessivi, era servito solo inizialmente, poi ero di nuovo stata peggio; a questo punto mi chiedo se non fossi semplicemente tanto sedata, di modo da non riuscire più a scrivere il diario o portare a termine i miei rituali e seguire certi pensieri; insomma, non una cura, ma una "copertura". Ovviamente lei non sarebbe d'accordo, tra l'altro è molto in gamba e ha aiutato molte persone; non è affatto una dottoressa che fa le cose "a caso", è molto preparata. Alla fine mi ha dato il Litio, che gli psichiatri vicini a me non mi avrebbero mai dato, e non lo ha tolto semplicemente perché sarebbe stato una follia farlo, per lei, vedendo che qualche risultato lo aveva dato, anche se io mi lamentavo sempre più col passare del tempo. Ma se anche il Litio funzionasse, si è per forza bipolari? non credo basti un farmaco a fare la diagnosi. Anche lei riconosceva che il Litio non bastava, soprattutto non conteneva le ossessioni. Ma poi ho lasciato anche lei, e adesso sto continuando da mesi a prendere il Litio senza più vedere nessun dottore.
Chiedo scusa per essermi dilungata... è che ho una grandissima confusione...
Comunque la ringrazio ancora, e riguardo ai tremori e alla sensibilità delle dita, prenoterò a breve una visita.
Buona giornata,
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Dr. Otello Poli Neurologo, Algologo, Esperto in medicina del sonno 7.1k 199 45
Bene, mettiamola così: sono, intanto, contento di esserle stato utile circa le sue paure circa i tremori e nell'averle fornito un chiave di lettura semprlice circa i distyrbi della sensibilità al IV e V dito.
Per il resto non sono daccordo con lei quando dice che da un neurologo, in particolare da chi le scrive, si aspetta solamente una lettura organicista: quello non sono io.
Io credo, e penso che nessuno che faccia il medico seriamente possa esimersi, nella EBM (evidence based medicine ovvero nella medicina basata sull'evidenza). In questa direzione degli ultimi 5-10 anni si sta muovendo finalmente la psichiatria...dopo che ognuno poteva "tirare la psichiatra" dalla parte che voleva. Ho citato il DSM, non perchè non conosca quali siano gli enormi interessi delle multinazionali farmaceutiche ma semplicemente come esempio di tentativo di parlare la medesima lingua, indipendentemente dalla scuola cui si esca (e non si appartenga). Il DSM stabilisce criteri che debbono essere soddisfatti per formulare una diagnosi, altrimenti niente diagnosi specifica e tutto finisce con l'acronimo NAS (non altrimenti specificato).
Il fatto poi che ancora molti psichiatri si tengano sul descrittivo...beh quasto è il compito, l' "unico" degli psicologi cui non è consentito formulare diagnosi, se mi consente, "neuropsichiatrica" anche se alcuni vanno comunque oltre.
Spero non "germogli" una legge che consente loro di prescrivere farmaci.
Lo psichiatra è prima medico ed una diagnosi o una ipotesi diagnostica deve formularla: altrimenti cosa le dice "...le prescrivo quasto perchè è affetta da...no anzi perchè non si sente bene...ha un disagio psichico...ha disturbi psico-comportamentali...".
Vieniamo a quello che penso io dei disturbi mentali. Dire che hanno una genesi multi-fattoriale è facile e banale. Penso quello che è: esiste una struttura di personalità, una per ciascuno, questa si plasma nell'infanzia e nell'adolescenza sulla base di modelli comportamentali a noi più vicini pertanto solitamente genitori e poi ambiente scolastico (elementari e forse ancora medie inferiori).
I "life events" influiscono sopratutto sempre in questo periodo di vita nel contribuire alla struttura di personalità.
Poi c'è la biochimica cerebrale (neuromodulatori, neurorecettori ed equilibri tra i vari sistemi, le varie aree aree dell'encefalo) e la neuroplasticità neuronale (modificazioni di funzione e struttura) per cui il cervello e la mente sono un "divenire dinamico" e non un blocco statico.
I vari aspetti interagiscono in un "divenire dinamico".
I farmaci, gli psicofarmaci fanno...e come se fanno...agiscono e riequilibrano quello su cui possono intervenire: biochimica cerebrale e neurplasticità.
Ma la struttura di personalità è quella già a 12 anni, può adattativa, rigida, pre-morbosa senza mai manifestare seri disturbi mentali oppure manifestandoli divenendo da pre-morbosa a "disturbo di personalità".
Ecco: su questo ho imparato in tanti anni di professione che gli psicofarmaci hanno un effetto limitato. Bene sulla psicopatologia (asse I del DSM), meno bene su un sottostante "disturbo di personalità" (asse II del DSM).
Pertanto, e poi finirò di annoiarla, se mi dice "...non sono mai stata realmente bene..." io penso (potendo assolutamente sbagliare) che lei forse abbia un disturbo di personalità...poi non so se sopra ci è cresciuto un disturbo psichiatrico o meno e se si non so quale.
Debbo dire che è stato interessante, molto (almento per quel che mi riguarda) parlare con lei.
Spero che abbia maggior fortuna in futuro e che riesca a uscir fuori dal suo "...male di vivere...".
Cordialmente.
[#6]
dopo
Attivo dal 2011 al 2019
Ex utente
Gentilissimo dottore, mi stupisco piacevolmente che lei non abbia trovato noioso o pesante il mio scritto, ma mi lasci dirle che sono io che trovo molto interessanti e complete le sue risposte...non si senta però in obbligo di leggere cosa scriverò adesso e rispondere a tutto, non vorrei uscire dal tema del consulto, però vede, il discorso della psichiatria mi sta molto a cuore... avrei voluto incontrare qualche medico o anche solo persona che se ne intenda, a cui chiedere determinate cose per puro scopo conoscitivo... dagli psichiatri non è mai stato troppo ben accetto il mio essere interessata a sapere e capire la natura di alcune cose prima ancora che "guarire", come se io volessi "sguazzare" nel male mentale, ma la realtà è che vorrei soltanto capire qualcosa di più e questo mi porta a fare anche domande che non riguardano strettamente il mio problema -per dire, ho postato una domanda qui su medicitalia, poco tempo fa, chiedendo tra le altre cose come funzionava esattamente il Litio...anche se poi non ho conoscenze né attitudini scientifiche per comprendere realmente una spiegazione in termini biochimici. Io non ho avuto brutte esperienze o effetti collaterali gravi, da parte dei farmaci, e non ho gravi colpe da additare alla psichiatria per esperienza diretta; tuttavia mi è bastato sentire la testimonianza di altre persone, che sono state seriamente danneggiate dai farmaci (es. SSRI) e assicuravano che la psichiatria è tutta una menzogna e non guarisce ma "contiene" solo i malati. Consigliavano terapie alternative che su di loro erano funzionate, facendoli migliorare o guarire. Io diffido molto delle generalizzazioni, e ho cercato di informarmi con cautela, ripetendomi che quelle persone dovevano avere una visione imparziale a causa della loro brutta esperienza; tuttavia sono rimasta impressionata dalla quantità di articoli e video che girano in rete, contro la psichiatria (non parlo di cose scritte da pazienti o ciarlatani, ma informazioni serie e attendibili, perlomeno al mio giudizio). Insomma, tuttora io non ho capito se la teoria dello squilibrio chimico è fondata o meno; e se no, l'intera psichiatria crollerebbe, perché in base a cosa si introdurrebbe nell'organismo una determinata sostanza, se non è neanche provato chimicamente che manchi? prendiamo come esempio una depressione endogena, q
organica, non legata a particolari vissuti negativi... come si fa a definire e curare farmacologicamente questa malattia, se neanche una TAC al cervello può rivelarla? (mi corregga se sbaglio!), Ne deduco che tutta la psichiatria vada "a tentativi", che un farmaco viene prescritto e mantenuto se c'è un miglioramento, ma alla fine non è noto del tutto perfino il suo meccanismo d'azione...o sbaglio?
e il concetto stesso di "miglioramento" è qualcosa di complesso e indefinito, perché un paziente potrebbe "star meglio" semplicemente perché è più sedato; nel caso del DOC, vorrei capire se c'è una spiegazione scientifica, inconfutabile, che dimostri che determinati farmaci possono ridurre le ossessioni e compulsioni...quando, mi scusi se ripeto, il mio dubbio è che offuschino soltanto l'attenzione, sedando, e così il paziente trova più difficile "star dietro" agli impulsi coatti. Del resto mi pare di aver letto che la terapia cognitivo-comportamentale, con una tecnica detta "dell'esposizione", dà più risultati dei farmaci, e più a lungo.
Eppure mi sembra che il DOC sia definito come patologia psichiatrica...cos'è psichiatrico, cos'è psicologico, cos'è neurologico? forse voglio risposte che non si possono avere con certezza, ma capire queste cose sarebbe più importante ancora della diagnosi, per sapere quale genere di terapia intraprendere. Io capisco il suo discorso sull'importanza di una diagnosi, ma se ci pensa bene, forse la diagnosi è necessaria per motivi pratici, clinici, ma si potrebbe ugualmente prescrivere un farmaco pure senza avere la diagnosi, che spesso traumatizza il paziente o lo spinge a peggiorarsi ancor più (per una sorta di emulazione del disturbo che gli viene attribuito...le dinamiche psicologiche influenzano molto), visto che un farmaco viene prescritto basandosi sulla sintomatologia. Forse un paziente dovrebbe sapere quanto può fare, e quanto sfugge al suo controllo. Invece c'è tutta questa confusione...
Credo anche io di avere un disturbo della personalità, ma quindi questo non sarebbe considerato "psichiatrico"? So che, nel caso dei disturbi di personalità, è molto più difficile che i farmaci funzionino, e forse per questo gli psichiatri non me ne davano molti né dosaggi alti, ma nel caso delle crisi forti erano palliativi pur sempre indispensabili, anche se pure in quei momenti facevano poco o nulla. Il vero problema è che forse esistono alternative alla farmacoterapia, ma non sono altrettanto conosciute o consigliate; inoltre prendere una pastiglia è pur sempre più semplice e più comodo, e a volte l'unica cosa che si può fare, se il paziente non collabora.
Io non so come funziona il nostro cervello, e non so se è vero, come dicono alcuni, che ripetersi determinati pensieri o lavorare sulla nostra mente può influire direttamente sulla chimica cerebrale ...ma credo di aver capito che la forza di volontà abbia un potere molto più forte di quanto possiamo aspettarci, e che proprio quello è il problema nei casi dei mali mentali, che la persona si arrende o si oppone alla guarigione, per questo anche i farmaci non bastano, perché sono cure passive,ma se la volontà è annullata non si può reagire attivamente. Visto che ormai ho parlato fin troppo ampiamente, non mi esimo dal chiederle un parere, forse sembrerà poco medico...lei crede che si possa riuscire con la meditazione o pratiche zen a guarire da mali mentali? ho letto la testimonianza di un ragazzo sul web che aveva assunto farmaci per anni (depressione, disturbo di personalità) stando sempre peggio, avevano finito pure col diagnosticargli dei tratti schizofrenici...a un certo punto ha deciso di dover cambiare, ha cominciato a leggere tanti libri e autoguarirsi da solo, con la consapevolezza. Non ho fiducia di potercela fare, sono piuttosto disperata, però vedo come nel mio caso, sono soprattutto i pensieri negativi a consolidare e alimentare il disturbo, in ogni sua parte. Se io riuscissi a non pensare, starei bene -ma forse è il problema di tutti?...Come avrà capito penso all'ennesima potenza, questo mi rende incapace di agire. Mi autoanalizzo e sono consapevole dell'assurdità del mio problema, ma non basta la mia estrema razionalità, capisco tutto ma non cambio niente, perché vince la paura; sono terrorizzata da ogni minimo aspetto della vita, le cose brutte come quelle belle (ho avuto un'infanzia felice, non ho avuto traumi se non l'inferno che mi sono creata io, insomma non avrei nessun motivo di star così, ma non riesco a voler vivere...).
Spero di non averla tediata...e le chiedo scusa per aver generalizzato sui neurologi, io so benissimo che dipende molto da persona a persona, mi sembrava solo più probabile trovare un neurologo del tutto meccanicista...Invece ora so che non è così già solo per il termine che ha usato, molto giusto, il mio è un "male di vivere"...c'è anche una radice esistenziale, per una pensatrice come me,qui non vado oltre che entrerei nei discorsi filosofici. :)
Cordiali saluti, e grazie ancora....
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Dr. Otello Poli Neurologo, Algologo, Esperto in medicina del sonno 7.1k 199 45
Brevemente, non mi intendo in maniera particolare di nè di meditazione nè di pratiche Zen...ma la domanda è interessante poichè illuminante.
Amleto si consumava nei propri pensieri, nei propri dubbi pur di non agire. Ciò è quello che lei stessa dice di fare "...penso, penso..." ed questo è ancora più importante di guarire ovvero di vivere la propria vita.
E' quella che si chiama una "coazione a ripetere" ovvero il reiterare sempre il medesimo comportamento pienamente consapevole del fatto che questo si sia sempre rivelato essere la via perdente all'approccio del problema.
Con simpatia.
[#8]
dopo
Attivo dal 2011 al 2019
Ex utente
è esattamente così...un cordiale saluto.
Parkinson

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