Frattura calcagno

Buongiorno, riepilogo sinteticamente quello che mi è accaduto:
In data 08 Ottobre 2011 cadevo e mi provocavo un trauma al tallone destro.
Vado immediatamente al pronto soccorso dell'ospedale di Lucca “Campo di Marte” dove mi visitavano ed eseguivano due radiografie al tallone destro giungendo alla diagnosi scritta sul referto del pronto soccorso che “non si apprezzano fratture ma soltanto un trauma”.
Trascorsi 12 giorni il dolore continuava e non vedevo miglioramenti, contattato il medico, mi invita ad eseguire una Risonanza Magnetica che mi viene fatta in data 26 Ottobre 2011 dove viene riscontrata una Frattura al Calcagno, riporto testualmente:
“Apprezzabile frattura del calcagno localizzata nella tuberosità
La frattura interessa la porzione mediale di quest'ultima, con orientamento trasversale obliquo contiguo alla corticale plantare e alla faccia mediale.
La linea misura 4 centimetri circa e si accompagna a edema midollare che si estende alla metà infero-mediale della tuberosità.
Si associa stravaso ematico che si interpone tra la corticale ossea inferiore e le inserzioni tendinee dell'abduttore dell'alluce e del flessore breve delle dita.
Edema sull'inserzione prossimale dell'aponevrosi e del cuscinetto adiposo plantare.
Microcisti intraspongiose contigue all'inserzione distale del legamento a siepe.
Indenni i complessi legamentosi esterno e interno.”
Nel reparto di Ortopedia e Traumatologia il Dottore prende visione della Risonanza Magnetica e mi dice che vista la frattura ed i 17 giorni trascorsi dal trauma (avvenuto l'8 Ottobre) non è il caso di fare il gesso ma dovrò tenere il piede a riposo completo senza caricarlo ed utilizzare le stampelle per i brevi spostamenti, fino al 25 Novembre 2011, dopodichè potrò iniziare ad appoggiare il piede ed a caricarlo gradualmente evitando di fletterlo durante i primi giorni.
Il 25 Novembre 2011 mi sono state eseguite le Radiografie di controllo, dicendomi che la frattura è in via di riparazione, si vede una microcalcificazioni sul bordo, inspessimento dei tessuti molli.
Capirete la mia preoccupazioni per il fatto che si siano accorti così in ritardo che c'era una frattura e quindi il piede non è mai stato immobilizzato.
Ad oggi sono trascorsi oltre 60 giorni, uso le stampelle appoggiando il piede e caricandolo gradualmente, non ho difficoltà ne dolore nell'articolare il piede, non mi è stato detto di assumere farmaci, se carico il piede in modo un po' deciso avverto il dolore nella zona del tallone e quindi non riesco a camminare senza l'uso di almeno una stampella.
Vorrei sapere cosa ne pensate.
Dovrei assumere dei farmaci, antiinfiammatori o altro?
Dovrei eseguire Fisioterapia o Ultrasuoni o Magnetoterapia o Idrogalvanoterapia e per quanti giorni?
Che cosa vi sentite di consigliarmi?
Grazie e Cordiali Saluti.
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Dr. Umberto Donati Ortopedico, Chirurgo della mano, Medico legale, Perfezionato in medicine non convenzionali 7.8k 276 9
In genere quando si è costretti a non caricare un arto è indicata la profilassi della trombosi venosa profonda attraverso una serie di iniezioni sottucute (in genere nella pancia) di eparina a basso peso molecolare, che va protratta fino alla ripresa completa del carico.
E' difficile per noi esprimere un parere sulla situazione attuale senza aver visto la RMN e le Rx, ma ci è del tutto impossibile suggerire terapie di qualsiasi tipo. E' indispensabile che Lei ne parli con i Suoi ortopedici o con un medico fisiatra che possa, oltre che visitarLa, anche prendere visione delle immagini Rx e RMN.ù
Cordiali saluti

Umberto Donati, MD

www.ortopedicoabologna.it