Ansia incoercibile, insonnia ostinata (non necessariamente associate) e diagnosi PANS
Buongiorno dottori,
ho una lunga storia di consulti, visite mediche e prescrizioni di farmaci alle spalle.
La mia condizione è iniziata con un'estenuante insonnia dall'inizio di gennaio 2025 (causata da una febbre molto strana), da cui poi è derivata un'ansia mostruosa e ho passato quasi tutto gennaio senza chiudere occhio.
Di lì in avanti ho iniziato a dormire qualche ora ogni notte (tre - quattro ore), con qualche notte passata completamente in bianco ogni tanto.
A febbraio sono andato al CSM dove la psichiatra mi ha inizialmente prescritto delorazepam 1mg, nessun effetto sull'ansia né sull'insonnia.
Dal secondo incontro la terapia è stata cambiata e mi sono stati prescritti sertralina 50mg la mattina, perfenazina 2mg la sera e in caso di insonnia ostinata 2.5 mg di lorazepam.
Nessun effetto sedativo da parte del lorazepam né da parte della perfenazina.
Dopo un mese di assunzione della sertralina migliora l'umore, ma non ci sono miglioramenti sull'ansia.
Alla terza visita aumenta la sertralina a 75mg, toglie la perfenazina e lascia il lorazepam.
Continua l'insonnia, nel frattempo l'ansia inizia a calare spontaneamente (non a causa dell'assunzione della sertralina, che a quel momento perde gli effetti anche sull'umore, ma per una mia rassegnazione).
Continua l'insonnia, ormai non è più causata dall'ansia e l'umore è un po' basso, per la mia frustrazione.
Alla quarta visita prescrive il trazodone da prendere la sera per dormire 50 mg, aumenta la sertralina a 100mg.
Alle prime assunzioni del trittico mi sento così stanco ed esausto da stare male, tuttavia non riesco a dormire.
L'umore migliora leggermente, passa un mese e ancora non riesco a dormire con il trittico, né quando mi capita di essere ansioso sopprime l'ansia.
In tutto questo non è mai stata formulata una diagnosi.
Cambio psichiatra, sospendo tutti i farmaci all'improvviso (di mia iniziativa).
Sto molto male per un po' di giorni, mi faccio visitare il 1 luglio da uno psichiatra che diagnostica sindrome PANS.
Terapia: 3cp di ibuprofene 600mg al giorno i primi 6 giorni del mese, 2 cp di Normast da 600mg al giorno il primo mese per poi passare a una il secondo mese.
Ad oggi non vedo miglioramenti.
Le mie domande sono: vista la resistenza dell'ansia ai farmaci, c'è qualcosa che possa ancora funzionare (soprattutto al bisogno, durante un episodio di ansia)?
Ha senso una diagnosi del genere, vista soprattutto la mia età non pediatrica?
E ha senso una terapia simile?
ho una lunga storia di consulti, visite mediche e prescrizioni di farmaci alle spalle.
La mia condizione è iniziata con un'estenuante insonnia dall'inizio di gennaio 2025 (causata da una febbre molto strana), da cui poi è derivata un'ansia mostruosa e ho passato quasi tutto gennaio senza chiudere occhio.
Di lì in avanti ho iniziato a dormire qualche ora ogni notte (tre - quattro ore), con qualche notte passata completamente in bianco ogni tanto.
A febbraio sono andato al CSM dove la psichiatra mi ha inizialmente prescritto delorazepam 1mg, nessun effetto sull'ansia né sull'insonnia.
Dal secondo incontro la terapia è stata cambiata e mi sono stati prescritti sertralina 50mg la mattina, perfenazina 2mg la sera e in caso di insonnia ostinata 2.5 mg di lorazepam.
Nessun effetto sedativo da parte del lorazepam né da parte della perfenazina.
Dopo un mese di assunzione della sertralina migliora l'umore, ma non ci sono miglioramenti sull'ansia.
Alla terza visita aumenta la sertralina a 75mg, toglie la perfenazina e lascia il lorazepam.
Continua l'insonnia, nel frattempo l'ansia inizia a calare spontaneamente (non a causa dell'assunzione della sertralina, che a quel momento perde gli effetti anche sull'umore, ma per una mia rassegnazione).
Continua l'insonnia, ormai non è più causata dall'ansia e l'umore è un po' basso, per la mia frustrazione.
Alla quarta visita prescrive il trazodone da prendere la sera per dormire 50 mg, aumenta la sertralina a 100mg.
Alle prime assunzioni del trittico mi sento così stanco ed esausto da stare male, tuttavia non riesco a dormire.
L'umore migliora leggermente, passa un mese e ancora non riesco a dormire con il trittico, né quando mi capita di essere ansioso sopprime l'ansia.
In tutto questo non è mai stata formulata una diagnosi.
Cambio psichiatra, sospendo tutti i farmaci all'improvviso (di mia iniziativa).
Sto molto male per un po' di giorni, mi faccio visitare il 1 luglio da uno psichiatra che diagnostica sindrome PANS.
Terapia: 3cp di ibuprofene 600mg al giorno i primi 6 giorni del mese, 2 cp di Normast da 600mg al giorno il primo mese per poi passare a una il secondo mese.
Ad oggi non vedo miglioramenti.
Le mie domande sono: vista la resistenza dell'ansia ai farmaci, c'è qualcosa che possa ancora funzionare (soprattutto al bisogno, durante un episodio di ansia)?
Ha senso una diagnosi del genere, vista soprattutto la mia età non pediatrica?
E ha senso una terapia simile?
Fino ad ora ha provato pochi farmaci per cui non si può parlare di resistenza.
Le terapie non sono state portate a dosaggi massimi ma mantenute ad un dosaggio minimamente efficace.
La persistenza di un disturbo del sonno può essere valutata da un centro del sonno che possiede specifiche competenze per il sintomo che lamenta maggiormente.
Le terapie non sono state portate a dosaggi massimi ma mantenute ad un dosaggio minimamente efficace.
La persistenza di un disturbo del sonno può essere valutata da un centro del sonno che possiede specifiche competenze per il sintomo che lamenta maggiormente.
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Utente
Dottore mille grazie a lei per avere risposto.
Anche se ho provato pochi farmaci, chiedevo se ci fosse qualcosa di altro tipo efficace contro l'ansia.
Inoltre cosa pensa della diagnosi? È plausibile?
Anche se ho provato pochi farmaci, chiedevo se ci fosse qualcosa di altro tipo efficace contro l'ansia.
Inoltre cosa pensa della diagnosi? È plausibile?
Utente
Non capisco però perché nessun medico che ho visto si interessa al motivo per cui nulla funziona. Piuttosto che provare a caso, non sarebbe meglio capire perché una cosa non funziona e muoversi di conseguenza? Credo che vedere che le terapie non funzionano sia causa della mia più grande angoscia, anche perché già prima di intraprendere la terapia con qualsiasi farmaco temevo che nulla avesse funzionato e ora vedo tutte le mie paure confermate.
Concordo col collega sul fatto che i farmaci sono stati utilizzati a dosaggi bassi. Per una diagnosi psichiatrica è necessaria un'anamnesi personale e familiare accurata, perché difficilmente un sintomo esordisce dal nulla, c'è una storia e una personalità che creano i presupposti per il disturbo. Lei riferisce che ancora prima di assumere i farmaci aveva il timore che niente avrebbe funzionato. Questo può aver innescato un effetto nocebo, che non è solo un pensiero, ma un meccanismo psicofisiologico con produzione di sostanze endogene che contrastano l'effetto dei farmaci, il contrario dell'effetto placebo.
Se il problema principale è il sonno, come dice il collega Ruggiero può consultare un centro specializzato.
Se il problema principale è il sonno, come dice il collega Ruggiero può consultare un centro specializzato.
Franca Scapellato
Utente
Grazie a lei dottoressa per la risposta. L'anamnesi personale e familiare è stata fornita allo psichiatra che mi sta seguendo ora ed è arrivato a questa diagnosi di PANS. Volevo chiedere con questo consulto anche un parere sulla diagnosi.
Ad ogni modo, più che di una diagnosi ora ho bisogno di un rimedio anche temporaneo, ma efficace contro l'ansia. Ho una grande urgenza di sopprimere l'ansia che provo al più presto (anche solo per un'ora), perché non riesco più a resistere.
La dose di Lorazepam (2.5 mg) di certo non è una dose bassa ed è stato come non prendere nulla.
Ad ogni modo, più che di una diagnosi ora ho bisogno di un rimedio anche temporaneo, ma efficace contro l'ansia. Ho una grande urgenza di sopprimere l'ansia che provo al più presto (anche solo per un'ora), perché non riesco più a resistere.
La dose di Lorazepam (2.5 mg) di certo non è una dose bassa ed è stato come non prendere nulla.
Sulla diagnosi di PANS non ho elementi per giudicare, il collega che ha raccolto la storia clinica avrà tratto le sue conclusioni.
La sua risposta sul fatto che l' ansia è per lei intollerabile e va eliminata è importante. L' ansia è una brutta emozione, nessuno la vorrebbe provare, ma è una naturale produzione della mente a un pensiero, per esempio il timore di non riuscire più a dormire, il timore che nessun farmaco la potrà aiutare e così via. Questi pensieri producono ansia, l' ansia è sgradita, non dovrebbe esserci, bisogna sopprimerla, e la reazione è altra ansia con produzione di neurotrasmettitori, sostanze chimiche che incrementano la vigilanza, come un segnale d'allarme sempre acceso, la classica reazione di attacco o fuga che in questo caso mantiene il problema. Non credo ci sia una risposta semplice, una o più sostanze efficaci, ma che la risposta debba essere più articolata: ai farmaci per l' ansia andrebbe associato un percorso psicologico di supporto per ottenere un cambiamento delle modalità di reazione.
La sua risposta sul fatto che l' ansia è per lei intollerabile e va eliminata è importante. L' ansia è una brutta emozione, nessuno la vorrebbe provare, ma è una naturale produzione della mente a un pensiero, per esempio il timore di non riuscire più a dormire, il timore che nessun farmaco la potrà aiutare e così via. Questi pensieri producono ansia, l' ansia è sgradita, non dovrebbe esserci, bisogna sopprimerla, e la reazione è altra ansia con produzione di neurotrasmettitori, sostanze chimiche che incrementano la vigilanza, come un segnale d'allarme sempre acceso, la classica reazione di attacco o fuga che in questo caso mantiene il problema. Non credo ci sia una risposta semplice, una o più sostanze efficaci, ma che la risposta debba essere più articolata: ai farmaci per l' ansia andrebbe associato un percorso psicologico di supporto per ottenere un cambiamento delle modalità di reazione.
Franca Scapellato
Utente
Buonasera dottoressa, la ringrazio davvero molto per la risposta.
Io purtroppo ho già visto moltissimi psicologi che ho visto brancolare nel buio riguardo al mio problema, altri erano invece davvero incommentabili. Gli psicologi non sono medici, non sono iscritti all'ordine dei medici, non sono subordinati a delle linee guida generali da seguire (ognuno opera diversamente, secondo la sua personale quanto fallace opinione, ognuno ha un'idea diversa di cos'è la psicologia, di come si riconosce un problema, di come operare), non attuano praticamente nulla di scientifico nella loro attività ma si affidano all'aneddotica, alla loro opinione, alcuni usano teorie vecchie oltre cent'anni (ancora i primissimi scritti di Freud, oggi ridotti dalla scienza attuale a superstizione) nemmeno minimamente rivisitate. Le posso fare l'esempio di una psicologa che ha usato un costrutto per associazione di natura linguistica (neanche logica) per interpretare un sogno: nel sogno c'era una musica armoniosa, quindi questo a suo parere significava che nella mia vita c'era armonia. Io piuttosto di questo preferisco affidarmi a un indovino o a un chiromante, che per altro non chiede 75 per un'ora di seduta. Ha anche fatto riferimento all'inconscio collettivo di Jung per spiegare che il mio cervello conosceva già i principi dell'armonia musicale senza averla mai studiata, assurdo. Per continuare, spesso gli psicologi (non medici) si esprimono anche su argomenti su cui non sono tenuti a parlare: un'altra psicologa mi ha detto che stavo seguendo una cura farmacologica sbagliata, che avrei dovuto prendere il Tavor regolarmente tutte le sere anziché solo al bisogno, che non avrei dovuto preoccuparmi della dipendenza dai farmaci perché "ci vuole tanto tempo per svilupparla", perché "anche il peggior eroinomane riesce a superare la sua dipendenza". Ho notato che alcuni psicologi inventano problemi che non ci sono per aumentare il numero di sedute (dire che c'è un problema dal punto di vista di uno psicologo non è lo stesso che dire che esiste dal punto di vista di un medico, perché nel secondo caso il problema si può verificare con degli esami) e comunque dopo un'ora di discorso non è cambiato niente rispetto a prima, le parole non curano i problemi della mente.
Io per questi motivi dagli psicologi non ho intenzione di andarci, perché so con la più assoluta certezza che non è qualcosa di risolutivo. Il mio bisogno più grande è qualcosa che spenga la mia ansia per darmi almeno un'ora di sollievo, non chiedo altro, e nulla è riuscito ad aiutarmi per questo fin'ora. E la mia ansia non riguarda il sonno, perché io non ho più paura di non dormire, ormai da mesi.
Io purtroppo ho già visto moltissimi psicologi che ho visto brancolare nel buio riguardo al mio problema, altri erano invece davvero incommentabili. Gli psicologi non sono medici, non sono iscritti all'ordine dei medici, non sono subordinati a delle linee guida generali da seguire (ognuno opera diversamente, secondo la sua personale quanto fallace opinione, ognuno ha un'idea diversa di cos'è la psicologia, di come si riconosce un problema, di come operare), non attuano praticamente nulla di scientifico nella loro attività ma si affidano all'aneddotica, alla loro opinione, alcuni usano teorie vecchie oltre cent'anni (ancora i primissimi scritti di Freud, oggi ridotti dalla scienza attuale a superstizione) nemmeno minimamente rivisitate. Le posso fare l'esempio di una psicologa che ha usato un costrutto per associazione di natura linguistica (neanche logica) per interpretare un sogno: nel sogno c'era una musica armoniosa, quindi questo a suo parere significava che nella mia vita c'era armonia. Io piuttosto di questo preferisco affidarmi a un indovino o a un chiromante, che per altro non chiede 75 per un'ora di seduta. Ha anche fatto riferimento all'inconscio collettivo di Jung per spiegare che il mio cervello conosceva già i principi dell'armonia musicale senza averla mai studiata, assurdo. Per continuare, spesso gli psicologi (non medici) si esprimono anche su argomenti su cui non sono tenuti a parlare: un'altra psicologa mi ha detto che stavo seguendo una cura farmacologica sbagliata, che avrei dovuto prendere il Tavor regolarmente tutte le sere anziché solo al bisogno, che non avrei dovuto preoccuparmi della dipendenza dai farmaci perché "ci vuole tanto tempo per svilupparla", perché "anche il peggior eroinomane riesce a superare la sua dipendenza". Ho notato che alcuni psicologi inventano problemi che non ci sono per aumentare il numero di sedute (dire che c'è un problema dal punto di vista di uno psicologo non è lo stesso che dire che esiste dal punto di vista di un medico, perché nel secondo caso il problema si può verificare con degli esami) e comunque dopo un'ora di discorso non è cambiato niente rispetto a prima, le parole non curano i problemi della mente.
Io per questi motivi dagli psicologi non ho intenzione di andarci, perché so con la più assoluta certezza che non è qualcosa di risolutivo. Il mio bisogno più grande è qualcosa che spenga la mia ansia per darmi almeno un'ora di sollievo, non chiedo altro, e nulla è riuscito ad aiutarmi per questo fin'ora. E la mia ansia non riguarda il sonno, perché io non ho più paura di non dormire, ormai da mesi.
Collaboro volentieri con psicologi esperti e preparati, che aiutano davvero i pazienti a uscire da situazioni difficili.
Le avevo fatto la domanda sull'anamnesi perché immaginavo che dietro le resistenze a farmaci con meccanismi d'azione così diversi ci fosse un quadro psicologico un po' più complicato di una semplice insonnia. Ora questa risposta me ne dà la conferma. Se non si è inventato tutto quello che scrive ha un grosso problema: non riesce a fidarsi di nessuno se non di se stesso, e non può curarsi da solo.
Le avevo fatto la domanda sull'anamnesi perché immaginavo che dietro le resistenze a farmaci con meccanismi d'azione così diversi ci fosse un quadro psicologico un po' più complicato di una semplice insonnia. Ora questa risposta me ne dà la conferma. Se non si è inventato tutto quello che scrive ha un grosso problema: non riesce a fidarsi di nessuno se non di se stesso, e non può curarsi da solo.
Franca Scapellato
Utente
Per quale motivo dovrei essermi inventato tutto quello che ho scritto? Non si permetta. Mi renda motivo adesso di questa sua pubblica accusa!
Io prima di rivolgermi a quelle figure mi fidavo ciecamente di loro, è stato il modo in cui si è sviluppata la situazione che mi ha portato a una mancanza di fiducia, ho semplicemente tratto le conclusioni vedendo come sono stato trattato.
La mia domanda è come posso conciliare il supporto psichiatrico con i consulti forniti dagli psicologi? In che modo dovrebbero cooperare? Io prima stavo bene, sono tutti questi professionisti che ho consultato che hanno peggiorato la situazione, tutti gli psicologi che palesemente non sapevano di cosa parlavano e brancolavano nel buio mi hanno costretto a cambiare idea. Gente che credevo fosse competente e sapesse davvero di cosa si occupava (quantomeno nel mio caso) l'ho vista brancolare nel buio, rispondere senza cognizione di causa, non sapere cosa fare. Lei non ha idea di quante possibilità ho dato a queste persone e non ha idea di quanta pazienza ho avuto fin'ora. Sono stati loro a gettarmi ancora più nello sconforto. E soprattutto vedere che i farmaci non funzionavano mi ha fatto diventare ancora più ansioso.
Ora come crede che io mi debba sentire dopo che lei ha sospettato che io mi sia inventato tutto? Perché proprio io? Perché visto che ho delle difficoltà lei suppone che io non sia capace di intendere di volere, che sia una persona inaffidabile o un bugiardo patologico?
Io prima di rivolgermi a quelle figure mi fidavo ciecamente di loro, è stato il modo in cui si è sviluppata la situazione che mi ha portato a una mancanza di fiducia, ho semplicemente tratto le conclusioni vedendo come sono stato trattato.
La mia domanda è come posso conciliare il supporto psichiatrico con i consulti forniti dagli psicologi? In che modo dovrebbero cooperare? Io prima stavo bene, sono tutti questi professionisti che ho consultato che hanno peggiorato la situazione, tutti gli psicologi che palesemente non sapevano di cosa parlavano e brancolavano nel buio mi hanno costretto a cambiare idea. Gente che credevo fosse competente e sapesse davvero di cosa si occupava (quantomeno nel mio caso) l'ho vista brancolare nel buio, rispondere senza cognizione di causa, non sapere cosa fare. Lei non ha idea di quante possibilità ho dato a queste persone e non ha idea di quanta pazienza ho avuto fin'ora. Sono stati loro a gettarmi ancora più nello sconforto. E soprattutto vedere che i farmaci non funzionavano mi ha fatto diventare ancora più ansioso.
Ora come crede che io mi debba sentire dopo che lei ha sospettato che io mi sia inventato tutto? Perché proprio io? Perché visto che ho delle difficoltà lei suppone che io non sia capace di intendere di volere, che sia una persona inaffidabile o un bugiardo patologico?
Pubblica accusa? Mi permetto di fare un'ipotesi perché negli anni è successo che alcune persone, sfruttando l'anonimato, abbiano proposto casi (in una situazione si trattava addirittura di un collega che fingeva di essere un paziente) al solo scopo di parlare male di una certa categoria di sanitari. Gli utenti, come è giusto, sono protetti dall'anonimato, caso mai è stato lei a insultare tutta una categoria di professionisti.
Franca Scapellato
Utente
Dottoressa, guardi tutti i miei consulti passati e mi dica se le sembro uno che finge. Io non ho insultato una categoria di professionisti, ho semplicemente esposto tutti i limiti e le mancanze, ovvero l'inadeguatezza, che derivano da chi cerca di intervenire non essendo medico e non adottando un approccio scientifico, parlando per aneddotica o sbilanciandosi in argomenti che non sono di sua competenza. Se poi dico che uno psicologo o un qualsiasi professionista ha fatto una determinata cosa non sto insultando, sto solo riportando dei fatti per descrivere la mia esperienza. E ognuno può trarre le conclusioni che sembrano più congeniali, ma alcuni pensieri mi sembrano più che condivisibili comunque per quanto condivisibili o meno siano, ognuno si fa le sue.
Ad ogni modo, stare qui solo per accusare di una cosa o di un'altra senza una ragione e solo per quello che si suppone qualcuno abbia fatto in passato non ha senso né per me né per lei.
Ad ogni modo, stare qui solo per accusare di una cosa o di un'altra senza una ragione e solo per quello che si suppone qualcuno abbia fatto in passato non ha senso né per me né per lei.
Non ha risposto sulla proposta del collega di una visita al centro del sonno, ed è stanco di terapie che su di lei non hanno efficacia.
Le suggerisco un approccio diverso al problema, a costo zero anche se difficile da attuare. Provi a cambiare totalmente il punto di vista. Le sta succedendo una serie di eventi sgradevoli, l'insonnia ostinata, l'ansia ecc ecc. Gli specialisti consultati hanno fatto tentativi, l'impressione sua è che non capiscano quello che succede, e questo l'angoscia sempre di più e la fa arrabbiare. Alle volte succede, punto. Perché succede non si sa. L'organismo vivente è complicato, la medicina ha dei limiti.
Però l'organismo ha una grossa risorsa che è l'omeostasi, la capacità di autocurarsi. Uno dei consigli degli esperti del sonno si basa proprio su questo: se non si riesce a dormire ci si alza e si fa qualcosa di interessante: un libro, un film, una seduta di stretching, anche se è piena notte, col pensiero che si tratta di un periodo di tempo, che il disturbo ora c'è, ma prima o poi se ne andrà, e che il suo organismo sa quello che fa, basta lasciarlo lavorare. L'accettazione (che non è sopportare, è fare spazio, lasciare che una cosa sia e basta) è controintuitiva, difficile, ma se ci si arriva la qualità della vita migliora molto. Non le sto dicendo di portare pazienza che poi passa, ma di utilizzare questo brutto periodo come un'occasione per imparare a reagire in modo differente agli eventi della vita.
Le suggerisco un approccio diverso al problema, a costo zero anche se difficile da attuare. Provi a cambiare totalmente il punto di vista. Le sta succedendo una serie di eventi sgradevoli, l'insonnia ostinata, l'ansia ecc ecc. Gli specialisti consultati hanno fatto tentativi, l'impressione sua è che non capiscano quello che succede, e questo l'angoscia sempre di più e la fa arrabbiare. Alle volte succede, punto. Perché succede non si sa. L'organismo vivente è complicato, la medicina ha dei limiti.
Però l'organismo ha una grossa risorsa che è l'omeostasi, la capacità di autocurarsi. Uno dei consigli degli esperti del sonno si basa proprio su questo: se non si riesce a dormire ci si alza e si fa qualcosa di interessante: un libro, un film, una seduta di stretching, anche se è piena notte, col pensiero che si tratta di un periodo di tempo, che il disturbo ora c'è, ma prima o poi se ne andrà, e che il suo organismo sa quello che fa, basta lasciarlo lavorare. L'accettazione (che non è sopportare, è fare spazio, lasciare che una cosa sia e basta) è controintuitiva, difficile, ma se ci si arriva la qualità della vita migliora molto. Non le sto dicendo di portare pazienza che poi passa, ma di utilizzare questo brutto periodo come un'occasione per imparare a reagire in modo differente agli eventi della vita.
Franca Scapellato
Questo consulto ha ricevuto 12 risposte e 682 visite dal 17/08/2025.
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