Il cymbalta non è proprio un farmaco pensato

buongiorno dottori,

faccio seguito al mio precedente post pr richiede un ulteriore consulto sulla terapia.

come avevo scritto il curante aveva deciso di integrare la terapia in corso con da circa un mese con Cymbalta 30mg e lyrica 300 mg con tegretol 200 mg rm ( in due dosi da 100mg 2 x die ).

dopo qualche giorno di terapia in cui sono stato sufficientemente male ( capogiri, sonnolenza, difficoltà di concentrazione, e non nascondo una sete estrema associata al bisogno di usrinare molto spesso ) mi ha detto di sospenderlo e mi ha riprstinato la precedente situazione.

di fatto...ieri ero a lavoro e ho avuto ( credo ) un attacco di panico....tachicardia, dispnea, sudorazione fredda, difficoltà a pensare....insomma sono andato via per la paura di stare ancora peggio.
sono andato al cinema ieri pomeriggio così per svagarmi e nel mentre della visione ( specifico: film decisamente "leggero" - i muppet - scelto apposta ) peggio del mattino: mi è sembrato di esere sul punto di morire ad un certo punto non riuscivo neppure a tornare a casa ). stamattina sono a casa sono in malattia l'ansia anticipatoria si è manifestata sin dal risveglio e per paura non sono andato a lavoro.

ho letto che il cymbalta non è proprio un farmaco pensato per curate le crisi di panico per quanto sia molto utile per l'ansia generalizzata.

al momento è l'ansia che mi sta completamente bloccando in tutto e mi sento un vegetale.

il medico dice: " stringa i denti e vada ananti i sintomi possono peggiorare nelle prime fasi della terapia". non ha voluto aumentare il dosaggio del cymlata, già in passato utilizzato, per gli effetti collaterali che gli AD hanno su di me.

mi chiedo solo questo: considerando il meccanismo di azione della duloxetina....è corretto pensare che venga ulizzato anche per l'ansia associata alle crisi di panico che mi bloccano completamente..e a che dosaggio, cercando cmq di ponderare il rapporto beneficio/effetti avversi?

grazie
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.3k 984 248
Gentile utente,

Il medico ha ragione sul fatto che i sintomi possono anche peggiorare (più che altro continuano) nelle prime 2-3 settimane. In effetti cymbalta non è una prima scelta per il disturbo di panico, però dalla composizione della sua cura si direbbe che poi la diagnosi di fondo riguardi l'ambito dell'umore (disturbo bipolare attenuato - tegretol).

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
e dunque che fare? ieri sono stato davvero molto male....quando ho visto il curante mi chiese...lei ha mai preso il cipralex...risposi che si in passato lo avevo fatto e che non aveva sortito molto effetto ma forse perchè di fondo sono farmacofobico....l'uso del tegretol è motivo prevalentemente dalla necessità di controllare i miei momenti di agitazione psicomotoria....ma l'ansia che in questi giorni mi sta mettendo direi "ko"...che fare? lei dice che il cymbalta non è la prima scelta...perchè mi è stato nuovamente dato? mi è stato detto che è un nuovo farmaco che ha meno effetti collaterali e che da più rapidi risultati...a me sembra però di star molto peggio....ho paura insomma....datemi un suggerimento.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.3k 984 248
Gentile utente,

"l'uso del tegretol è motivo prevalentemente dalla necessità di controllare i miei momenti di agitazione psicomotoria...."

Appunto, è un farmaco che si usa per questo, non necessariamente solo nei disturbo di tipo bipolare, ma insomma l'accoppiata antidepressivo-tegretol di solito è associata a questa condizione.

Mi sembra che quel che deve fare lo stia già facendo, si sta curando e facendo seguire da un medico ? Che fare per evitare un altro attacco nei prossimi giorni ? Sostanzialmente niente, perché la cura se funziona lo fa con un ritardo di 2-4 settimane. Ansiolitici vari possono tamponare l'ansia in generale, ma non controllano il ricorrere del panico.

Il cipralex è un farmaco indicato per il disturbo di panico, è meno nuovo del cymbalta, e il fatto di essere più o meno nuovi non conta niente.
[#4]
dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
ringrazio per la risposta...da quello che mi ha detto potrei usare degli ansiolitici per tamponare l'ansia....la domanda di fondo è: meglio il cymbalta ( che al momento a 30 mg sembra non funzionare ) oppure un serotoninergico puro? ( concettualmente parlando intendo )...tenedo conto che lo prendo già da una ventina di giorni senza effetto...il curante dice di stringere i denti e io lo faccio non c'è problema però....ecco appunto volevo solo un consulto sulla correttezza della scelta dell' AD proposto come opzione per il panico tutto qui
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.3k 984 248
Gentile utente,

E' meglio che Lei non ragioni su cose che comunque per Lei non possono aver senso pratico. C'è il medico a decidere sugli strumenti. Più che rimettere a lui la decisione non può, avere da vari medici pareri diversi non ha molto costrutto.
I farmaci per il panico esistevano già negli anni '70. Non c'è il migliore, e il suo non è solo disturbo di panico comunque. Io ragionerei insieme al medico piuttosto su questo.
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Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 928 16
E' mai stata considerata la possibilità di un approccio anche psicologico alle sue difficoltà? Una valutazione più ampia anche dei possibili aspetti psicologici e ambientali potrebbe essere utile.

Dr. Gianmaria Benedetti

http://neuropsic.altervista.org/drupal/

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dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
si mi è stato proposto e ci ho anche provato ma....non riesco ad essere costante e questi sono quei tratti di personalità bipolare di fondo di cui il mio medico ha parlato...ad ogni modo l'indirizzo consigliatomi è di tipo congnitivo comportamentale breve per quanto tutte le volte che sono andato dal psicoterapeuta abbiamo parlato di mamma papà a analisi in generale....e sinceramente non è stato motlo produttivo....adesso nelle more di risolvere il riacuttizzarsi dei sintomi il curante dice di fare terapia farmacologica in seguito di intraprendere l'approccio psicoterapeutico. voi che ne pensate?
per il dott. pacini: il chiarimento con psichiatra c'è stato. e l'ho riportato " stringa i denti e vada anvanti"...intanto gli attacchi continuano...
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.3k 984 248
Gentile utente,

L'approccio cognitivo-comportamentale le è stato consigliato (perché breve ?) ma per quale aspetto ? Il panico, e che cosa del panico, gli attacchi o altri aspetti ?
Da quel che dice comunque non sembra corrispondere a quello che era una terapia breve di quel tipo.

Manca il punto di partenza di stabilire quale dovrebbe essere la sequenza dei cambiamenti da ottenere, nel senso che la cura indica un disturbo dell'umore, o comunque un problema che non si esaurisce nell'ambito dei disturbi d'ansia. A questo punto la scelta delle cure non può prescindere dalla diagnosi e dal tipo di obiettivi: prevenire nuovi attacchi, gestire l'ansia in generale, prevenire l'agitazione psicomotoria, agire nel complesso su tutti i sintomi insieme ma con un miglioramento che prevede prima alcuni e poi altri....questi sono ragionamenti che allineano diagnosi e terapia, se manca il primo pezzo spesso si decide male lo strumento.
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Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 928 16
L'approccio psicologico che io spesso consiglio (che non è obbligatoriamente alternativo a un approccio farmacologico) è volto ad avere un quadro più allargato e più approfondito della situazione del paziente in modo da guardare se da qualche parte ci sono ostacoli magari rimuovibili o riducibili (i classici 'bastoni fra le ruote') che da solo uno non vede. L'esplorazione spesso permette di mettere a fuoco degli intoppi nel modo di 'funzionare' della persona, come degli' ingorghi di traffico' che bloccano per così dire la circolazione e ostacolano la vita. Niente di miracoloso ma può essere una 'spinta' a superare un passo difficile...
Qualcosa del genere non dipende tanto dal tipo di formazione del terapeuta, sia esso psicoanalista o comportamentista o terapeuta relazionale, ma dall'approccio che poi ha sviluppato nella sua esperienza. L'importante è appunto la sua esperienza e la collaborazione che si sviluppa fra terapeuta e paziente. Come per un chirurgo, più che la scuola che ha fatto, uno guarda l'esperienza e la reputazione che ha e poi l'impressione che se ne ha a conoscerlo di persona. La scelta è importante e non è detto che sia facile.
Cordialmente

Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.

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