Cercare uno psichiatra

Gentili Dott.
Sono una ragazza di 24 anni, studentessa di una professione sanitaria.
Quando avevo 18 anni, alla fine del Liceo, ho iniziato a soffrire di attacchi di panico, forti e frequenti, associati ad una forma di “apatia” che io a quei tempi attribuii allo stress per l’ingresso nel mondo universitario ed ad una storia d’amore finita.
Non potevo prendere mezzi pubblici, andare in luoghi affollati ecc.
Io assecondavo il mio stato di malessere, quando avevo il panico tornavo indietro, o evitavo di uscire.
Questo mi ha provocato rallentamenti nella vita sociale ed in quella di studente (all’epoca studiavo lettere).
Dopo circa due anni ho avuto una graduale remissione spontanea di questa sintomatologia.
Uscita da questo stato, mi ritrovavo con due anni improduttivi, sotto ogni punto di vista ma mi sentivo tornata alla normalità, mi sono buttata in storie sentimentali, mi sono messa a dieta, sono andata in vacanza con delle amiche ed infine mi sono rimessa sui libri, sono entrata nella facoltà che desideravo fare e mi sono trasferita da Napoli a Roma.
Arrivata lì ho vissuto sia con delle coinquiline che da sola e non ho mai avuto problemi d’ansia o di qualunque altro genere nonostante dovessi fare esami, tirocinio e fossi costretta a spostarmi moltissimo in una città nuova per me.
Lo stato di benessere è durato in totale 24 mesi, dopodiché, all’inizio del mio secondo anno a Roma ho ricominciato ad avere gli attacchi di panico.
Stavolta ho cercato di non “assecondarli” e di prendere comunque mezzi pubblici, andare a lezione e fare esami.
Tuttavia più il tempo passava più la mia “soglia di tolleranza” si è abbassata, e dopo circa 7-8 mesi di forzature avevo difficoltà a fare tutto.
Inoltre cominciavo a notare di avere una “tristezza dentro” che non era congrua agli eventi esterni (ero triste anche se prendevo 30 ad un esame, o mi dispiaceva fare una cosa che abitualmente mi piaceva, inoltre non avevo più voglia di vestirmi, di uscire, ecc.).
Infine quest’estate ho avuto dei veri e propri “episodi depressivi” con idee di rovina.

Il mio quesito adesso è questo:
Ho parlato con diversi psichiatri, che o per legami di parentela o per regolamento didattico non mi hanno potuto prendere in carico ed erano tutti orientati verso una sindrome depressiva/bipolare in cui gli attacchi di panico fossero solo “la punta dell’iceberg” i quali mi hanno consigliato di trovare uno psichiatra e farmi curare con farmaci e psicoterapia.
Tutti mi hanno chiesto “perché non ti sei mai curata?”
Perché mio padre, un medico plurispecializzato, ha insistito che sforzandomi di fare tutto, il dolore mi avrebbe guarita.
Da quest ‘estate pare essersi convinto a darmi dei farmaci e mi ha prescritto un antidepressivo (l’entact).
Io non l’ho voluto assumere poiché vorrei andare da uno specialista ed essere seguita ma ogni volta che ne parlo con mio padre finiamo per litigare perché lui non é d'accordo.
Sono molto confusa e non so cosa fare.
vi prego datemi un consiglio.
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Dr. Piergiorgio Biondani Psichiatra, Medico di base, Perfezionato in medicine non convenzionali, Psicoterapeuta 1.7k 52
Gentile utente,
se la situazione sta nei termini da lei descritti,penso che una consulenza Psichiatrica potrebbe esserle di aiuto.Sono sicuro che nella città in cui vive ci siano validi professionisti in grado di accertare in maniera definitiva le ipotesi diagnostiche che le sono state proposte e successivamente consigliarle la terapia più appropriata.Talvolta,specialmente nelle fasi iniziali le paologie psichiche possono assumere un andamento altalenante con fasi di remissione spontanea,ma il giusto approccio penso vada valutato con l'aiuto di uno specialista.
Cordiali saluti
Piergiorgio Biondani

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