Effetti collaterali zarelis
Buonasera,
sono una ragazza di 30 anni e tre settimane fa ho iniziato una terapia con Zarelis a rilascio prolungato per curare un disturbo depressivo che è presente da molti mesi. Per i primi 6 giorni ho assunto Zarelis 37,5 mg e a partire dal 7° giorno assumo Zarelis 75 mg la sera dopo cena. Ora, secondo le indicazioni dello psichiatra, dovrei aumentare la dose a 150 mg.
Il problema è che da quando assumo il farmaco accuso alcuni disturbi mai avuti in precedenza. Durante i primi tre giorni di assunzione ho provato una fortissima angoscia localizzata a livello del petto e della parte bassa della pancia, crisi di pianto e disperazione, sonno interrotto e irrequietezza alle gambe. Lo psichiatra mi ha dunque suggerito di assumere Xanax prima di andare a dormire e al bisogno. Passata questa fase iniziale queste manifestazioni sono svanite, tranne l'irrequietezza alle gambe. Questa si presenta prevalentemente al risveglio, durante il quale muovo spesso gambe e piedi, seppur senza provare alcun fastidio localizzato. Inoltre, mi capita di avere quelle contrazioni involontarie della muscolatura che caratterizzano la fase dell'addormentamento anche di giorno e mi è stato riferito che sono aumentate sensibilmente quelle notturne.
Circa tre anni fa avevo assunto Entact 10 mg una volta al giorno per 12 mesi a causa di un disturbo da attacchi di panico e ansia generalizzata. Questo farmaco non mi aveva dato alcun effetto collaterale, tranne forse una lieve difficoltà a raggiungere l'orgasmo. La psichiatra che mi aveva seguito, tuttavia, è stata trasferita e io sono stata affidata ad un altro specialista, in possesso della mia cartella clinica, che ha deciso di cambiare il tipo di cura. Effettivamente la situazione è cambiata da allora: ora non soffro di attacchi di panico, bensì di depressione, che si manifesta essenzialmente con una grandissima difficoltà di concentrazione sul lavoro e una scarsa fiducia nei confronti del futuro, di cui ho essenzialmente paura.
Mi è stato spiegato che la venlafaxina è una molecola più "completa" rispetto all'escitalopram, poiché dovrebbe attivare anche le aree della concentrazione e della memoria oltre ad avere l'effetto di alzare il tono dell'umore, quindi da qui credo derivi la scelta di cambiare farmaco. Detto ciò, io ora ho timore ad incrementare la dose, seppur lo psichiatra mi abbia consigliato di farlo.
Vorrei rivolgervi le seguenti domande:
qual è il meccanismo secondo cui questa molecola determina la comparsa degli effetti indesiderati da me riferiti?
si tratta di semplici effetti indesiderati oppure la continua assunzione da parte mia di questa molecola potrebbe indurre danni a carico dell'eventuale organo coinvolto?
Grazie.
sono una ragazza di 30 anni e tre settimane fa ho iniziato una terapia con Zarelis a rilascio prolungato per curare un disturbo depressivo che è presente da molti mesi. Per i primi 6 giorni ho assunto Zarelis 37,5 mg e a partire dal 7° giorno assumo Zarelis 75 mg la sera dopo cena. Ora, secondo le indicazioni dello psichiatra, dovrei aumentare la dose a 150 mg.
Il problema è che da quando assumo il farmaco accuso alcuni disturbi mai avuti in precedenza. Durante i primi tre giorni di assunzione ho provato una fortissima angoscia localizzata a livello del petto e della parte bassa della pancia, crisi di pianto e disperazione, sonno interrotto e irrequietezza alle gambe. Lo psichiatra mi ha dunque suggerito di assumere Xanax prima di andare a dormire e al bisogno. Passata questa fase iniziale queste manifestazioni sono svanite, tranne l'irrequietezza alle gambe. Questa si presenta prevalentemente al risveglio, durante il quale muovo spesso gambe e piedi, seppur senza provare alcun fastidio localizzato. Inoltre, mi capita di avere quelle contrazioni involontarie della muscolatura che caratterizzano la fase dell'addormentamento anche di giorno e mi è stato riferito che sono aumentate sensibilmente quelle notturne.
Circa tre anni fa avevo assunto Entact 10 mg una volta al giorno per 12 mesi a causa di un disturbo da attacchi di panico e ansia generalizzata. Questo farmaco non mi aveva dato alcun effetto collaterale, tranne forse una lieve difficoltà a raggiungere l'orgasmo. La psichiatra che mi aveva seguito, tuttavia, è stata trasferita e io sono stata affidata ad un altro specialista, in possesso della mia cartella clinica, che ha deciso di cambiare il tipo di cura. Effettivamente la situazione è cambiata da allora: ora non soffro di attacchi di panico, bensì di depressione, che si manifesta essenzialmente con una grandissima difficoltà di concentrazione sul lavoro e una scarsa fiducia nei confronti del futuro, di cui ho essenzialmente paura.
Mi è stato spiegato che la venlafaxina è una molecola più "completa" rispetto all'escitalopram, poiché dovrebbe attivare anche le aree della concentrazione e della memoria oltre ad avere l'effetto di alzare il tono dell'umore, quindi da qui credo derivi la scelta di cambiare farmaco. Detto ciò, io ora ho timore ad incrementare la dose, seppur lo psichiatra mi abbia consigliato di farlo.
Vorrei rivolgervi le seguenti domande:
qual è il meccanismo secondo cui questa molecola determina la comparsa degli effetti indesiderati da me riferiti?
si tratta di semplici effetti indesiderati oppure la continua assunzione da parte mia di questa molecola potrebbe indurre danni a carico dell'eventuale organo coinvolto?
Grazie.
[#1]
<<<... l'irrequietezza alle gambe ... prevalentemente al risveglio....>> ,.
<< ..contrazioni involontarie della muscolatura che caratterizzano la fase dell'addormentamento anche di giorno ..>> ,
<<... aumentate sensibilmente quelle notturne.>>
Qual è il meccanismo secondo cui questa molecola determina la comparsa degli effetti indesiderati da me riferiti?
- potrebbero essere gli effetti legati al potenziamento del tono noradrenergico (il farmaco agisce come inibitore della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina), oppure potrebbero essere anche i tipici effetti da aumento del tono serotoninergico che sono frequenti anche con SSRI (come l'Entact), ma allora perché non sono comparsi con l'Entact ? - Forse fa la differenza anche il fatto che lo Zarelis è "a rilascio prolungato" e dunque già nei primi giorni e nelle prime settimane si assiste ad assestarsi dei livelli del farmaco nell'organismo ai livelli più costanti e più alti rispetto ad un farmaco che non è a rilascio prolungato.
Si tratta di semplici effetti indesiderati oppure la continua assunzione da parte mia di questa molecola potrebbe indurre danni a carico dell'eventuale organo coinvolto?
- Nella maggioranza dei casi sono effetti collaterali transitori e senza le ulteriori sequele o danni d'organo. Non bisogna spaventarsi. Quanti giorni sono passati dal momento che Lei assume il farmaco alla dose di 75 mg ?
Lo Zarelis (principio attivo: venlafaxina a rilascio prolungato) è vero che spesso dà qualche vantaggio in più, ad esempio potrebbe avere minori effetti collaterali a livello sessuale, e anche dal punto di vista dell'efficacia clinica potrebbe essere talvolta più efficace negli stati depressivi, ma cambiare la terapia poteva avere senso solo se la terapia con l'Entact non era abbastanza efficace su sintomi depressivi oppure se l'Entact non era ottimale dal punto di vista degli effetti collaterali a livello sessuale, però non aveva senso di cambiare se l'Entact funzionava bene e solo perché Zarelis è più completo. In ogni caso, lo psichiatra lo ha prescritto, bisogna avere la fiducia e vedere come andrà, ma secondo me una buona regola sarebbe aspettare che tutti gli effetti collaterali si calmino prima di aumentare la dose: di questo potete parlare con il Suo nuovo psichiatra.
<< ..contrazioni involontarie della muscolatura che caratterizzano la fase dell'addormentamento anche di giorno ..>> ,
<<... aumentate sensibilmente quelle notturne.>>
Qual è il meccanismo secondo cui questa molecola determina la comparsa degli effetti indesiderati da me riferiti?
- potrebbero essere gli effetti legati al potenziamento del tono noradrenergico (il farmaco agisce come inibitore della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina), oppure potrebbero essere anche i tipici effetti da aumento del tono serotoninergico che sono frequenti anche con SSRI (come l'Entact), ma allora perché non sono comparsi con l'Entact ? - Forse fa la differenza anche il fatto che lo Zarelis è "a rilascio prolungato" e dunque già nei primi giorni e nelle prime settimane si assiste ad assestarsi dei livelli del farmaco nell'organismo ai livelli più costanti e più alti rispetto ad un farmaco che non è a rilascio prolungato.
Si tratta di semplici effetti indesiderati oppure la continua assunzione da parte mia di questa molecola potrebbe indurre danni a carico dell'eventuale organo coinvolto?
- Nella maggioranza dei casi sono effetti collaterali transitori e senza le ulteriori sequele o danni d'organo. Non bisogna spaventarsi. Quanti giorni sono passati dal momento che Lei assume il farmaco alla dose di 75 mg ?
Lo Zarelis (principio attivo: venlafaxina a rilascio prolungato) è vero che spesso dà qualche vantaggio in più, ad esempio potrebbe avere minori effetti collaterali a livello sessuale, e anche dal punto di vista dell'efficacia clinica potrebbe essere talvolta più efficace negli stati depressivi, ma cambiare la terapia poteva avere senso solo se la terapia con l'Entact non era abbastanza efficace su sintomi depressivi oppure se l'Entact non era ottimale dal punto di vista degli effetti collaterali a livello sessuale, però non aveva senso di cambiare se l'Entact funzionava bene e solo perché Zarelis è più completo. In ogni caso, lo psichiatra lo ha prescritto, bisogna avere la fiducia e vedere come andrà, ma secondo me una buona regola sarebbe aspettare che tutti gli effetti collaterali si calmino prima di aumentare la dose: di questo potete parlare con il Suo nuovo psichiatra.
Dr. Alex Aleksey Gukov
[#2]
Ex utente
Grazie per l'esaustiva risposta.
Dunque, per ora ho assunto 18 compresse di Zarelis 75 mg, quindi lo sto assumendo da 18 giorni.
- E' possibile che il farmaco debba ancora stabilizzarsi e questo sia il motivo per cui permangono questi effetti indesiderati?
- Nel caso in cui non dovessero svanire, occorrerebbe cambiare farmaco?
Ho poi un'altra curiosità: il medico di famiglia sostiene che una dose da 75 mg possa bastare considerato il mio peso. Tuttavia, non è al corrente della reale portata del disturbo depressivo, quindi potrebbe sottovalutarlo.
- Esiste, anche nel caso degli psicofarmaci, una relazione tra dosaggio e peso del paziente?
In ogni caso, la prossima settimana vedrò lo psichiatra e mi confronterò su questi temi.
Grazie.
Dunque, per ora ho assunto 18 compresse di Zarelis 75 mg, quindi lo sto assumendo da 18 giorni.
- E' possibile che il farmaco debba ancora stabilizzarsi e questo sia il motivo per cui permangono questi effetti indesiderati?
- Nel caso in cui non dovessero svanire, occorrerebbe cambiare farmaco?
Ho poi un'altra curiosità: il medico di famiglia sostiene che una dose da 75 mg possa bastare considerato il mio peso. Tuttavia, non è al corrente della reale portata del disturbo depressivo, quindi potrebbe sottovalutarlo.
- Esiste, anche nel caso degli psicofarmaci, una relazione tra dosaggio e peso del paziente?
In ogni caso, la prossima settimana vedrò lo psichiatra e mi confronterò su questi temi.
Grazie.
[#3]
Gentile utente,
provo a risponderLe:
<< - E' possibile che il farmaco debba ancora stabilizzarsi e questo sia il motivo per cui permangono questi effetti indesiderati? >>
- Sì, è possibile.
<< - Nel caso in cui non dovessero svanire, occorrerebbe cambiare farmaco? >>
- Bisogna consultare a proposito il Suo psichiatra, il quale deve anche visitarLa dal punto di vista neurologico per stimare gli effetti collaterali e sentire quello che Lei riferisce. Dipende dall'entità di questi effetti ed anche dal beneficio che il farmaco darà, ovvero si dovrebbe fare il bilancio fra i "costi" ed i "benefici".
Se tali effetti collaterali rimangono rilevanti ed anche l'effetto terapeutico antidepressivo non arriverà neanche dopo un mese, potrebbe essere il caso di rivalutare la terapia; ma per farsi visitare dal Suo psichiatra non bisogna aspettare, bensì bisogna farlo molto prima, soprattutto se ci sono dei dubbi sul programma dell'aumento della dose così come è stato prescritto.
<<...il medico di famiglia sostiene che una dose da 75 mg possa bastare considerato il mio peso. Tuttavia, non è al corrente della reale portata del disturbo depressivo, quindi potrebbe sottovalutarlo. - Esiste, anche nel caso degli psicofarmaci, una relazione tra dosaggio e peso del paziente? >>
Sì, certamente bisogna considerare anche il peso corporeo della persona nella prescrizione delle dosi degli psicofarmaci, e nel Suo caso il medico di base non ha tutti i torti. Ma non ci si regola solo in base al peso o in base ai dosaggi standard: i criteri più importanti per decidere sul dosaggio sono empirici (in base ai risultati che si osservano nel caso concreto), ovvero gli effetti collaterali osservati nel primo periodo e l'effetto terapeutico osservato nel periodo successivo. Ed entrambi deve valutare lo psichiatra. In questo primo periodo bisogna monitorare gli effetti collaterali (che sono già diminuiti rispetto all'inizio e questo potrebbe essere un segno positivo, disegnando una tendenza con la quale anche il resto degli effetti collaterali potrà attenuarsi progressivamente), mentre la valutazione dei benefici potrebbe essere ancora precoce (Lei assume la dose attuale solo da 11 giorni - meno di due settimane, ed è ancora molto poco per valutare se 75 mg sono sufficienti o no).
Mi sembra ragionevole rimanere con 75 mg finché non fa la visita dal Suo psichiatra, la quale visita deve essere fatta al più presto.
un saluto
provo a risponderLe:
<< - E' possibile che il farmaco debba ancora stabilizzarsi e questo sia il motivo per cui permangono questi effetti indesiderati? >>
- Sì, è possibile.
<< - Nel caso in cui non dovessero svanire, occorrerebbe cambiare farmaco? >>
- Bisogna consultare a proposito il Suo psichiatra, il quale deve anche visitarLa dal punto di vista neurologico per stimare gli effetti collaterali e sentire quello che Lei riferisce. Dipende dall'entità di questi effetti ed anche dal beneficio che il farmaco darà, ovvero si dovrebbe fare il bilancio fra i "costi" ed i "benefici".
Se tali effetti collaterali rimangono rilevanti ed anche l'effetto terapeutico antidepressivo non arriverà neanche dopo un mese, potrebbe essere il caso di rivalutare la terapia; ma per farsi visitare dal Suo psichiatra non bisogna aspettare, bensì bisogna farlo molto prima, soprattutto se ci sono dei dubbi sul programma dell'aumento della dose così come è stato prescritto.
<<...il medico di famiglia sostiene che una dose da 75 mg possa bastare considerato il mio peso. Tuttavia, non è al corrente della reale portata del disturbo depressivo, quindi potrebbe sottovalutarlo. - Esiste, anche nel caso degli psicofarmaci, una relazione tra dosaggio e peso del paziente? >>
Sì, certamente bisogna considerare anche il peso corporeo della persona nella prescrizione delle dosi degli psicofarmaci, e nel Suo caso il medico di base non ha tutti i torti. Ma non ci si regola solo in base al peso o in base ai dosaggi standard: i criteri più importanti per decidere sul dosaggio sono empirici (in base ai risultati che si osservano nel caso concreto), ovvero gli effetti collaterali osservati nel primo periodo e l'effetto terapeutico osservato nel periodo successivo. Ed entrambi deve valutare lo psichiatra. In questo primo periodo bisogna monitorare gli effetti collaterali (che sono già diminuiti rispetto all'inizio e questo potrebbe essere un segno positivo, disegnando una tendenza con la quale anche il resto degli effetti collaterali potrà attenuarsi progressivamente), mentre la valutazione dei benefici potrebbe essere ancora precoce (Lei assume la dose attuale solo da 11 giorni - meno di due settimane, ed è ancora molto poco per valutare se 75 mg sono sufficienti o no).
Mi sembra ragionevole rimanere con 75 mg finché non fa la visita dal Suo psichiatra, la quale visita deve essere fatta al più presto.
un saluto
[#4]
Ex utente
Caro dottore,
ho prenotato l'appuntamento con lo psichiatra per il prossimo giovedì, quindi avrò modo di confrontarmi apertamente sulle questioni esposte.
Ne approfitto per chiederle un ulteriore parere. Quando avevo effettuato la precedente cura, la psichiatra che mi aveva seguita mi aveva detto che la prassi prevede che il paziente debba effettuare una serie di esami (sangue, elettrocardiogramma) prima di iniziare ad assumere gli psicofarmaci. Io ero reduce da una visita in pronto soccorso in seguito ad un attacco di panico, quindi nel mio caso non era stato necessario ripetere gli esami.
Questa volta, invece, non mi è stato detto di fare alcun controllo. Dovrei sottoporre anche questa questione al nuovo specialista?
Grazie.
Cordiali saluti
ho prenotato l'appuntamento con lo psichiatra per il prossimo giovedì, quindi avrò modo di confrontarmi apertamente sulle questioni esposte.
Ne approfitto per chiederle un ulteriore parere. Quando avevo effettuato la precedente cura, la psichiatra che mi aveva seguita mi aveva detto che la prassi prevede che il paziente debba effettuare una serie di esami (sangue, elettrocardiogramma) prima di iniziare ad assumere gli psicofarmaci. Io ero reduce da una visita in pronto soccorso in seguito ad un attacco di panico, quindi nel mio caso non era stato necessario ripetere gli esami.
Questa volta, invece, non mi è stato detto di fare alcun controllo. Dovrei sottoporre anche questa questione al nuovo specialista?
Grazie.
Cordiali saluti
[#5]
Certo, conviene parlare con lui anche di questo.
Do comunque qualche cenno, e così magari Lei avrà più materiale anche per il Suo caso.
Gli esami iniziali servono non solo per la prescrizione dei farmaci: prima di tutto servono per escludere che i sintomi psichici possano essere la manifestazione di una malattia "fisica". Tuttavia, se lo psichiatra non ha un tale sospetto, allora non ha un motivo per chiedere gli accertamenti.
Per quanto riguarda la prescrizione degli psicofarmaci, non c'è nemmeno qui la regola che prima di prescrivere qualsiasi psicofarmaco ci vogliono gli accertamenti. Dipende che farmaco è, che malattie note o sospette ha il paziente, dipende dal grado di urgenza di iniziare la cura, e dalle disposizioni ministeriali, i quali vincolano a determinati protocolli di accertamenti preliminari solo alcuni farmaci, ma per il resto lasciano la libertà di decisione al medico, il quale comunque ne porta la responsabilità e deve saper spiegare le proprie decisioni.
Comunque, in molti casi, si presume che gli esami ematici di controllo vengono fatti in seguito, nel corso di monitoraggio della terapia. E chi sa..., forse lo psichiatra pensa che il paziente fa ogni tanto tali esami di controllo, prescritti dal medico di base... Dunque, forse ha senso parlare anche col medico di base.
La prescrizione di Zarelis (Venlafaxina a rilascio prolungato), quanto ne sappia io, non è regolata dalle disposizioni ministeriali tassative. Se non ci sono le patologie fisiche note, non avrei aspettato gli esami per iniziare la cura, ma, siccome il farmaco può comportare talvolta l'innalzamento pressorio, e talvolta (raramente) può dare sintomi collaterali a livello cardiaco, allora avrei chiesto al paziente se soffre, ha sofferto o qualcuno in famiglia ha sofferto delle malattie cardiovascolari, controllerei la pressione arteriosa, e, a parte gli eventuali esami ematici, avrei chiesto anche l'ECG e determinati esami ematici (sia generali, sia predittivi di patologie cardiovascolari). E se la persona, per caso, ha una malattia cardiaca accertata, allora i risultati degli ultima visita cardiologica. Infine, se la persona soffre di ipertensione, avrei riflettuto bene prima di prescriverlo.
Ma se dall'anamnesi, e dal mio esame medico la persona risulta sana o senza problemi troppo rilevanti, allora non avrei aspettato gli esami per iniziare la cura, se questa cura occorre alla persona già adesso. Avrei chiesto gli accertamenti appena possibile, ma in seguito.
E anche se ci sono dei sospetti, allora non meno se non più importante è fare tali accertamenti nel corso della terapia, perché gli eventuali effetti collaterali compaiono non prima della terapia, ma nel corso della terapia.
Do comunque qualche cenno, e così magari Lei avrà più materiale anche per il Suo caso.
Gli esami iniziali servono non solo per la prescrizione dei farmaci: prima di tutto servono per escludere che i sintomi psichici possano essere la manifestazione di una malattia "fisica". Tuttavia, se lo psichiatra non ha un tale sospetto, allora non ha un motivo per chiedere gli accertamenti.
Per quanto riguarda la prescrizione degli psicofarmaci, non c'è nemmeno qui la regola che prima di prescrivere qualsiasi psicofarmaco ci vogliono gli accertamenti. Dipende che farmaco è, che malattie note o sospette ha il paziente, dipende dal grado di urgenza di iniziare la cura, e dalle disposizioni ministeriali, i quali vincolano a determinati protocolli di accertamenti preliminari solo alcuni farmaci, ma per il resto lasciano la libertà di decisione al medico, il quale comunque ne porta la responsabilità e deve saper spiegare le proprie decisioni.
Comunque, in molti casi, si presume che gli esami ematici di controllo vengono fatti in seguito, nel corso di monitoraggio della terapia. E chi sa..., forse lo psichiatra pensa che il paziente fa ogni tanto tali esami di controllo, prescritti dal medico di base... Dunque, forse ha senso parlare anche col medico di base.
La prescrizione di Zarelis (Venlafaxina a rilascio prolungato), quanto ne sappia io, non è regolata dalle disposizioni ministeriali tassative. Se non ci sono le patologie fisiche note, non avrei aspettato gli esami per iniziare la cura, ma, siccome il farmaco può comportare talvolta l'innalzamento pressorio, e talvolta (raramente) può dare sintomi collaterali a livello cardiaco, allora avrei chiesto al paziente se soffre, ha sofferto o qualcuno in famiglia ha sofferto delle malattie cardiovascolari, controllerei la pressione arteriosa, e, a parte gli eventuali esami ematici, avrei chiesto anche l'ECG e determinati esami ematici (sia generali, sia predittivi di patologie cardiovascolari). E se la persona, per caso, ha una malattia cardiaca accertata, allora i risultati degli ultima visita cardiologica. Infine, se la persona soffre di ipertensione, avrei riflettuto bene prima di prescriverlo.
Ma se dall'anamnesi, e dal mio esame medico la persona risulta sana o senza problemi troppo rilevanti, allora non avrei aspettato gli esami per iniziare la cura, se questa cura occorre alla persona già adesso. Avrei chiesto gli accertamenti appena possibile, ma in seguito.
E anche se ci sono dei sospetti, allora non meno se non più importante è fare tali accertamenti nel corso della terapia, perché gli eventuali effetti collaterali compaiono non prima della terapia, ma nel corso della terapia.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 46.8k visite dal 17/10/2014.
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