Amico bipolare

Gent.mi dottori,
Vi scrivo per sottoporvi un problema che sta fortemente turbando la mia esistenza.
Il figlio di cari amici di famiglia, 33 anni, portatore di handicap ed affetto da disturbo bipolare, si è innamorato di me, pur negando questa cosa persino a se stesso, oltre che alla sua famiglia e al suo psichiatra.
Negli anni scorsi il ragazzo aveva vissuto un'analoga esperienza di innamoramento che, a seguito di una brusca interruzione dei rapporti con l'interssata, su suggerimento dello psichiatra, lo aveva portato ad un tentativo di suicidio, per fortuna non riuscito, buttandosi dal balcone.
Alla luce di tali premesse, e dell'affetto che nutro nei confronti del ragazzo e della sua famiglia, potete comprendere la mia preoccupazione nella gestione di questa vicenda.
Il ragazzo è sostanzialmente ossessionato dalla mia vita (in analisi, con lo psichiatra e la psicologa che lo seguono, parla delle mie vacanze piuttosto che dei miei amici o di mia figlia di 4 anni, come fonte di "fantasie", che insorgono inaspettate e gli procurano sofferenza) , mi chiama quotidianamente e mi invia continui messaggi, se non rispondo ai quali va in uno stato di profonda prostrazione, pur non ammettendo la correlazione di tali eventi.
Come devo comportarmi? Capisco che non esistono formule magiche, ma ho bisogno di un consiglio su come affrontare questa situazione che, da una parte, è fonte di grande preoccupazione per le sue eventuali reazioni, ma dall'altra, non ve lo nascondo, mi porta ad una grande insofferenza nei confronti del ragazzo che, in virtù del profondo rapporto di amicizia che ci lega a livello familiare, non si limita minimamente nelle telefonate (che durano anche ore), nei messaggi o nelle richieste di incontro.
Un grazie anticipato.
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Dr. Manlio Converti Psichiatra, Psicoterapeuta 799 17 20
non mi sono chiari un paio di elementi:
portatore di handicap cosa vuole dire?
come fa a conoscere il contenuto delle conversazioni riservate con gli psicoterapeuti?
perché mantiene telefonate lunghe anche ore con una persona che non l'attrae ma la turba?
cosa vuol dire turbare, che in italiano oscilla tra timore e amore ma anche temere l'amore?

Il mio consiglio è di chiarire questi punti almeno a sè stessa e di ridurre in ogni caso le occasioni equivoche, chiarendo in modo sereno e netto la sua posizione quale che essa sia, riducendo i tempi alla comunicazione essenziale.
Questo aiuterà entrambi, anche se non possiamo prevedere in alcunché del futuro di nessuno dei due.

Dr. Manlio Converti

[#2]
dopo
Utente
Utente
Evidentemente, vista la Sua risposta, sono stata veramente poco felice nell'esposizione del problema.
1) Si tratta di un ragazzo spastico a causa di un trauma da parto, con difficoltà nel movimento e nel linguaggio, oltre che un ritardo nello sviluppo intellettivo ( pur essendo un ragazzo molto intelligente, a volte sembra un bambino);
2) Conosco il contenuto delle conversazioni perché egli stesso me le riferisce;
3) Assecondo il ragazzo, anche passando lungo tempo con lui al telefono ( viviamo in città diverse) perché ho paura possa ripetere il tentativo di suicidio ( cosa che mi è stata confermata da suo psichiatra);
4) Turbare nel senso di preoccupare, inquietare, angosciare. Null'altro.
Sperando di essere stata più chiara, la mia richiesta era solo un tentativo per capire se il mio atteggiamento di grande disponibilità ( sono così caratterialmente, in questo caso a maggior ragione viste le problematiche del ragazzo) potesse essere controproducente per lui ( impedendogli di superare la sofferenza che egli prova come una qualunque persona innamorata) e per me stessa (il suo psichiatra una volta mi disse che, se non avessi posto dei limiti, sarei arrivata ad odiarlo, pur suggerendomi di non troncare i rapporti né di essere troppo brusca, essendo un soggetto ad altissimo rischio suicidio).
Questo è il peso che avverto e che, come comprendera' bene, mi angoscia profondamente.
Cordialmente.
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Dr. Manlio Converti Psichiatra, Psicoterapeuta 799 17 20
Erano necessari questi chiarimenti, che mi portano ad un'ulteriore domanda:
Se vivete in diverse città avete rapporti solo telefonici o telematici o anche rapporti reali?
Come mai lo psichiatra le ha dato informazioi relative al comportamento autolesionista del ragazzo?

Come ho già accennato nella prima risposta, sono ancor più convinto, come ha detto anche il collega psichiatra dal vivo, che la sua funzione di "telefono amico" o di "amica del cuore" rischi di essere ambivalente e confusiva se non gestita in modo chiaro e ponendo dei limiti DI TEMPO e DI CONTENUTO.

A questi vanno aggiunti anche i limiti DI SPAZIO, che posso chiarire solo se mi risponde alle ulteriori domande.

Per quanto attiene al limite DI RUOLO, è evidente che lei ha assunto un ruolo confuso rispetto al ragazzo, anche se involontariamene, ma questo porta ad una domanda cui deve rispondere lei, anche se non necessariamente per iscritto, ed eventualmente ad uno psicologo dal vivo, ripeto, dal vivo, che la consiglierà meglio nel merito della questione che è a doppio taglio:

Quale RUOLO ha PER LEI questo ragazzo? Quale RUOLO ha LEI secondo lei PER questo ragazzo?
[#4]
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Utente
Utente
Gent.mo dott. Converti,
La ringrazio per la Sua preziosa risposta.
Provo a rispondere sinteticamente alle Sue domande, per darLe un quadro ancora più completo.
1) Pur vivendo in città diverse, ci incontriamo periodicamente per un comune impegno associativo e comunque, essendo amici di famiglia (sua padre è il padrino di battesimo di mia figlia) capita che ci si veda a pranzo tutti insieme. Inoltre, a partire da quattro anni fa quando nacque mia figlia, avendo il ragazzo manifestato la voglia di vederla e di stare con lei, ho assecondato il fatto che trascorresse alcune giornate a casa mia con me e la bambina. In particolare due anni fa è venuto a trascorrere alcuni giorni di villeggiatura nella mia casa di campagna insieme a me, mio marito e mia figlia.
Ex post il suo psichiatra (che pure era informato) mi ha detto che quello fu un errore, e mi ha suggerito di non ripetere più tale esperienza adducendo scuse per evitargli una frustrazione troppo pesante. E' quello che ho fatto e che continuo a fare, nonostantele sue reiterate richieste.
2) Perchè lo psichiatra mi abbia parlato del "rischio suicidio" (così egli lo ha definito) non so dirglielo. So solo che questa cosa è una delle cause principali della mia preoccupazione e delle mie ansie.
Mi rendo conto perfettamente di quello che Lei dice in merito al ruolo confuso che ho assunto, mio malgrado, nella vita del ragazzo, ma il punto è proprio che non so come uscirne, senza fargli del male.
Se mi trovo a questo punto è solo per la voglia di aiutare lui e soprattutto la sua famiglia, che più volte mi ha ribadito di sentirsi rassicurata dal fatto che egli riversi su di me tali attenzioni piuttosto che su altri(e), con il rischio (come è già avvenuto) che venga trattato bruscamente, con tutte le conseguenze del caso.
Tenga conto che, anche per profondi freni di ordine morale (è un ragazzo molto religioso) egli nega categoricamente (nei colloqui con lo psichiatra ma anche con i suoi genitori) che si tratti di una forma di innamoramento nei mie confronti, ma solo di un sentimento di profonda amicizia e di un legame affettivo nei confronti di mia figlia, pur non capacitandosi egli stesso del perchè si svegli "pensando a me", o senta il "bisogno di trascorrere dei giorni a casa mia". Affermazioni che io, quando me le riferisce, tendo sempre a minimizzare.
Ringraziandola ulteriormente per l'attenzione e per i suggerimenti che vorrà darmi, la saluto cordialmente.
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Dr. Manlio Converti Psichiatra, Psicoterapeuta 799 17 20
A volte anche noi psichiatri siamo troppo protettivi, distruggendo le possibilità di emancipazione dei nostri pazienti.

Nella sua storia però non esistono margini reali per una relazione, che sarebbe sana se fosse verso terzi liberi e compiacenti.
La mancanza di questi due elementi al ragazzo evidentemente ancora non è chiara.
Il ruolo di madre incestuosa è sempre possibile in questi casi, con tutte le conseguenze, la cui colpa risiede nella complessità della mente umana di chi fa queste fantasie e non necessariamente nel suo comportamento o di altre persone che però scelgono di tagliare (opportunamente) ogni rapporto, non avendo altri doppi legami come lei, proprio per evitare questa confusione.

Fornire al ragazzo alternative in ambienti protetti per costruire relazioni amicali e quindi volendo anche sessuali sane è la cosa migliore da fare, ma spetta ai familiari e non a lei provvedere.

Per alternative si intende anche qualsiasi modello di orientamento sessuale ed anche il sesso a pagamento, che oggi viene edulcorato con quello di "assistente sessuale per disabili".

Per quanto riguarda lei, sicuramente chiarire tutti i limiti e le differenze tra amicizia e collusione o confusione secondo i vari parametri è necessario, ed è anche necessariamente frustrante per il ragazzo.

Se per la famiglia può andare bene una condizione confusiva che non porterà all'emancipazione sessuale del ragazzo, questo non va bene nè a lei nè al ragazzo. BIsogna quindi creare per lui condizioni possibili di emancipazioni reali e limitare ogni fantasia nelle condizioni suddette nei suoi confronti, anche accettando l'eliminazione di ogni rapporto (che in genere è il sistema migliore), a patto di creare però condizioni alternative e non di lasciare nel vuoto relazionale e sessuale il soggetto.

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Utente
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La ringrazio infinitamente.
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