E' la terapia giusta per me o conviene attendere-modificarla?

Gentilissimi buongiorno.
Da Luglio 2020 ho iniziato la psicoterapia cognitivo-comportamentale in quanto soffrivo di ansia generalizzata, a volte lieve, a volte più forte.
Quest'ansia mi portava al continuo controllo del mio corpo, come del battito cardiaco, del respiro, oltre a senso di malessere ed angoscia, ma raramente (2-3 volte nel giro di un anno, quindi da Luglio 2020 ad Agosto 2021) mi venivano attacchi di panico.
Quest'ansia semplicemente mi faceva vivere male tutti i momenti spensierati, a cui non ho mai rinunciato.
Fortunatamente da Marzo 2021 la terapia ha iniziato a dare i suoi frutti, ed i miei mesi migliori, in cui ho aggiunto anche lo sport, sono stati da Aprile 2021 ad Agosto 2021.
Mesi senza ansia generalizzata o comunque così lieve da non creare alcun disagio.
Ad Agosto 2021 un brutto attacco di panico ha riaperto la voragine, l'ansia generalizzata col controllo del corpo non si è ripresentata, ma sono iniziate le crisi d'ansia e gli attacchi di panico.
Prima saltuariamente, poi più frequenti.
Fatto sta che sono episodi così forti che quando si presentano mi creano forte disagio, magari in pubblico, o in situazioni sociali.
Quando invece non si presentano vivo bene, come se non conoscessi l'ansia.
Da premettere che ho cambiato lavoro a Giugno 2021 perdendo molte sicurezze economiche, e ho cambiato anche casa, o meglio, sono in fase di trasloco.
Quindi due cambiamenti abbastanza rilevanti.

Mi sono rivolto due settimane fa ad uno psichiatra, che dopo una sola visita, in cui ho raccontato a lunghi tratti tutto quello che potevo, mi ha prescritto 10mg di Cipralex (5mg la prima settimana) e Xanax da 0, 5 a rilascio prolungato.

Poiché la vita ad oggi è così ristretta a ufficio-casa, molte volte le situazioni ansiose, come quelle sociali o in cui c'è molta gente, non si presentano, e quindi la mia sintomatologia è ridotta e controllata.
Non azzerata perché a volte anche camminare per strada se c'è gente mi manda in "confusione", facendomi venire tachicardia ecc.


Vale la pena secondo voi di iniziare tale cura?
O può essere un'idea tamponare solo con benzodiazepina all'occorrenza, cioè quando magari si avvertono quei sintomi di ansia e leggera irrequietezza/angoscia, e magari iniziare la cura quando è possibile esporsi di più alle situazioni "ansiogene"?


Credo che iniziare una cura con un farmaco così, e poi starsene dove le cose vanno sempre bene, cioè a casa o in ufficio, non abbia tantissimo senso.
In ogni caso io ero ipocondriaco, e lo sono ancora oggi, ma credo di aver sviluppato un'importante ansia sociale-agorafobia, che non sempre si palesa, ma che quando lo fa è difficile da tenere a bada (nonostante tutte le belle cose che ho imparato a fare con la terapia cognitivo-comportamentale).


Grazie anticipatamente per il tempo che vorrete dedicarmi.

Cari saluti e buon lavoro.
[#1]
Dr. Giovanni Portuesi Psichiatra, Psicoterapeuta 634 37 1
Mi sembra che abbia senso iniziare la cura con il serotononinergico escitalopram. L' obiettivo è quello di raggiungere perlomeno una maggiore libertà dall' ansia e poter allargare il proprio raggio di azione.

Dr Giovanni Portuesi

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile dott. Portuesi, si certo, una maggiore libertà dall'ansia è l'obiettivo.

La domanda che ponevo piuttosto è, considerando che l'ansia non mi condiziona le giornate che attualmente sto vivendo, tra ufficio, casa e situazioni comunque notevolmente ridotte in ambito sociale (si intende causa Covid), ha senso iniziare una cura di questa portata?
Il dubbio, oltre alla situazione temporale che è espressione di questo periodo, è il rapporto costi-benefici. Considerando che ci sono giorni in cui l'ansia, ma soprattutto il panico, non mi vengono a bussare, ma si presentano in maniera sporadica o comunque lieve, un antidepressivo con potenziali effetti collaterali, supponiamo anche minimi, vale la candela?

Il dubbio nasce dal fatto che avendo raggiunto, mediante psicoterapia e studio di alcuni manuali che trattano di questo, ad esempio del dr. Nardone, credo di non riuscire a gestire l'ansia ed il panico solo quando questi esplodono in maniera incontrollabile.
Per questo chiedevo se un palliativo all'occorrenza, al pari di un antidolorifico per il mal di testa, inteso in senso metaforico, possa già bastare per iniziare a fare determinate valutazioni.
Per intenderci, un approccio alla cura che vada per gradi, in modo più soft.

Magari scrivo sciocchezze e non è previsto un approccio del genere per osservare l'andamento della patologia, ma pensavo che potesse essere una "soluzione".

Questo pure considerando il fatto che prima dell'esplosione dei sintomi, c'è nel 99% dei casi, un pre-allarme di sintomi leggeri, che in qualche modo preannunciano l'esplosione di sintomi più severi ed invalidanti, o il pensiero che, esponendosi a determinate situazioni (tipo dover andare in un luogo, o fare una determinata cosa) possano sorgere dei sintomi legati all'ansia, o panico nel peggiore dei casi (una sorta di ansia anticipatoria).
La mia idea era quindi quella di, al sorgere delle situazioni sopracitate, assumere dei "tranquillanti" per esporsi più facilmente alla situazione, tenendo quantomeno a bada la sintomatologia classica (tachicardia, fiato corto, disagio, sensazione di fuga ecc.)
[#3]
Dr. Giovanni Portuesi Psichiatra, Psicoterapeuta 634 37 1
In linea di massima il suo mi sembra un approccio sensato. Può affrontare il problema con psicoterapia e ansiolitici al bisogno, ma assieme almeno ad uno psicoterapeuta con esperienza di queste situazioni. Nel fai da te tutti noi rischiamo infingimenti e il rapporto costo benefici va valutato con onestà. Gli ssri possono essere molto tollerati e di converso la nostra vita può essere limitata più di quanto non ammettiamo con noi stessi. Con queste limitazioni trovo il suo progetto realizzabile

Dr Giovanni Portuesi

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