La psicoterapia non funziona. cosa posso fare?

Buongiorno dottori

Allora, ho 33 anni e soffro di disturbo borderline diagnosticato da più di un anno e mezzo.


Faccio terapia dbt e cognitivo comportamentale con il mio psicoterapeuta e sono anche seguita da psichiatra e nutrizionista, perché soffro anche di binge eating.
(Tutti privati, che collaborano tra di loro)

Il problema è che con la psicoterapia che svolgo da due anni, non sono migliorata affatto.

I miei curanti (psicoterapeuta, psichiatra e nutrizionista) mi hanno sconsigliato il ricovero in una clinica per disturbi alimentari, dicendo che serve a ben poco e che hanno numerosi pazienti con disturbi alimentari che con il ricovero non hanno risolto nulla.


Perché quando sei dentro, ovviamente, essendo controllati, si mangia quello che prescrivono i medici, ma una volta usciti, dopo 3/4 mesi, molti riprendono le cattive abitudini.


Quindi mi hanno consigliato di continuare così.


Il problema è che la psicoterapia (credo il punto più importante per i disturbi che ho io) non funziona.




Il disturbo alimentare e la depressione sono sempre presenti.


Parlando dell'attuale psicoterapeuta, la nostra psicoterapia si svolge in questo modo:

O facciamo skill training con la dbt

Oppure ci occupiamo del disturbo alimentare.
Ma il lavoro del mio professionista consiste nel darmi delle "tecniche" per non abbuffarmi.


Tipo:

- attività ricreative quando ho lo stimolo di abbuffarmi
- comprare solo cibo prescritto dalla nutrizionista e dal piano alimentare
- non fare spesa quando sono affamata
- non passare davanti a pasticcerie o pizzerie perché potrebbe essere trigger

Poi il successivo lavoro consiste nell'inviargli le foto di tutti i miei pasti su WhatsApp e di contattarlo quando ho lo stimolo, così mi dice cosa fare (ossia altre attività).


A me sinceramente non sembra che questo sia il modo giusto per curare un disturbo alimentare.
Perché non si lavora sui pensieri disfunzionali che li scatenano e sulle emozioni.


Gliene ho parlato più volte, l'ultima volta anche all'ultima seduta (ne facciamo una a settimana), e la sua risposta è sempre la stessa:

"Prima si lavora sui comportamenti, altrimenti lavorare sui pensieri diventa inutile"

Ma tengo a precisare, che all' inizio, dopo qualche mese di psicoterapia, le abbuffate erano diminuite piano piano fino a scomparire per circa 5 mesi, poi sono tornate.
E neanche allora, dopo 5 mesi, si iniziò a lavorare sui pensieri disfunzionali.


Anche riguardo alla depressione che mi affligge, mi da dei compiti, che sono:

- pulire la stanza una volta a settimana
- farmi doccia ogni giorno
- shampoo almeno una volta a settimana

Il problema è che non riesco a fare quello che mi chiede, perché mi sento troppo depressa e non mi va.


Altrimenti lui mi farebbe soltanto parlare di come sto, del lavoro, se mi abbuffo o meno, se faccio gli esercizi e basta.


Cosa posso fare secondo voi?
Il modo di lavorare del mio psicoterapeuta è giusto?
Devo cambiare di nuovo?
Ormai la faccio da due anni!
[#1]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.8k 579 67
Gentile utente,

il suo Psicoterapeuta sta seguendo un preciso orientamento teorico e una precisa metodologia.

Alla Sua domanda: "La psicoterapia non funziona. cosa posso fare? (titolo),
la risposta potrebbe essere questa:
> faccia la propria parte.

In molti casi, a fronte della mancata efficacia della psicoterapia, si verifica che il/la paziente non mette in atto *attraverso concreti comportamenti* i suggerimenti o le prescrizioni che il curante assegna.
Le autogiustificazioni sono parecchie:
non è la terapia giusta,
non ce la faccio,
non ne ho voglia,
non serve.
Ma se il paziente non fa la propria parte, non mette in atto i suggerimenti o le prescrizioni che il curante assegna, cioè se evita di mettersi in gioco per quel 50% che gli compete, la psicoterapia non sarà efficace.

I disturbi di cui Lei soffre sono a vari livelli.
Alcuni riguardano i comportamenti. Agire sui comportamenti disfunzionali significa mettere in atto un circolo virtuoso che il solo "parlare, pensare, approfondire, scavare" non può certo dare.
Purtroppo evitando di impegnarsi sulla modifica dei propri comportamenti il/la paziente accresce la propria disistima e sfiducia nel poter guarire: infatti non dà nè a se stess* né al terapeuta la prova concreta di impegnarsi (per quel che può, che ce la fa) per risolvere.
Alcune patologie psichiche, poi, portano a ricercare capri espiatori del proprio fallimento; oppure rendono difficile l' *attaccamento sicuro* verso i curanti, mettendo così perennemente in dubbio il loro operato professionale.
Tutto ciò rende assai pesante la situazione per tutti gli attori.

Che dirLe?
- Può chiedere un secondo parere (anche riguardo alla opportunità di Struttura residenziale) presso uno dei Centri per i Disturbi del Comportamento Alimentare (gratis o solo ticket essendo del servizio Sanitario nazionale), con pazienza a causa delle liste d'attesa.
- Può leggere le "Linee Guida" del Ministero della Salute.

Di entrambi troverà i link in:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/6999-anoressia-bulimia-binge-eating-come-sconfiggere-i-dca.html .

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno dottoressa.
Avevo scritto all' inizio del consulto un ringraziamento a voi dottori che offrite la vostra competenza a chi ne ha bisogno gratuitamente. Ma avendo superato il limite di parole, ho dovuto cancellarlo.

Quindi l'ho scritto ora e ringrazio ovviamente lei per avermi risposto

Allora, aggiungo delle cose che prima per motivi di spazio non ho potuto scrivere.

Ho fatto altre due psicoterapie senza risultati, entrambe durate più di un anno. Mi davano più o meno gli stessi compiti, ma lavoravamo anche sui pensieri.

Mi davano esercizi in casa per cambiare i pensieri disfunzionali. E li ho sempre fatti quelli, ma senza risultati.

Ho continuato con la depressione e ad abbuffarmi. Non riesco a mettere in pratica le strategie insegnatemi quando ho lo stimolo. Non riesco a controllarmi. E anche gli altri due psicoterapeuti (un uomo e una donna) mi avevano sconsigliato il ricovero. Dicendomi più o meno le stesse cose degli attuali professionisti che mi seguono.

In effetti conosco una persona, che soffre di bulimia, si è fatta ricoverare due volte in due strutture diverse, ma non ha risolto assolutamente nulla e dopo tanti anni ancora ne soffre.

Comunque il problema è che il mio binge eating non migliora, la depressione neanche e il disturbo borderline nemmeno.

L' ultima psicoterapia, l'attuale, lui ha ottime recensioni, insegna anche a scuola lo skill training per il disturbo borderline e mi sembra preparato.

Abbiamo concordato gli obiettivi all'inizio terapia, mi ha fatto fare numerosi test oltre ai colloqui, per fare la diagnosi etc..

All'inizio mi sembrava che stesse lavorando bene. Ma adesso non mi sembra più così.

Trovo assurdo che voglia curarmi il binge eating dandomi soltanto delle tecniche che sapevo già da sola e che basta trovarle su internet. Non capisco allora il perché io debba spendere 70 euro ogni settimana.

Se io quando ho lo stimolo non riesco a controllarlo, non puoi dirmi di trovare attività alternative. E grazie, se ci riuscivo lo facevo, mica sono pazza ad abbuffarmi apposta.

Non so, mi sembra che mi dica cose ovvie e non si lavora sui pensieri e le emozioni che le causano.

Secondo lei cosa dovrei fare dottoressa? Sono molto amareggiata.. per favore mi aiuti
[#3]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.8k 579 67
Gentile Utente,

già i miei Colleghi Psicolog* e Psichiatr* le hanno risposto nei consulti precedenti qui, ma evidentemente non è servito: un breve consulto online non è certo più "potente" dell'azione dei vari psicoterapeuti che si sono succeduti via via.

Provi a rileggere con calma la mia risposta, troverà dei suggerimenti che sembra non aver letto, o non aver preso sufficientemente in considerazione. Tuttora Lei appare centrata sugli altri anziché su di sè, quando la domanda che fa a se stessa potrebbe essere: "Cosa posso fare IO per me?"
Tenga conto che fin quando non crea una forte alleanza terapeutica con il curante, la terapia è destinata la fallimento. Ma certi tratti del disturbo border rendono difficile proprio questo.

Ci dispiace non poterla aiutare oltre.

Saluti cari.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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