Ansia prima di andare a lavoro, come posso risolvere?
Buongiorno, avrei bisogno di un consulto riguardo alla sensazione di ansia ogni volta che devo andare a lavoro...
Per circa 4 anni ho lavorato presso un negozio come addetta alla vendita di abiti, alimenti e giochi per bambini, nonostante l'ambiente non fosse dei migliori, mettevo passione in quello che facevo, avevo "in mano" il negozio, addirittura le colleghe mi venivano a cercare per i loro dubbi o problemi di sistemazione merci, comportarsi con i clienti, etc... insomma ero quasi a tutti gli effetti la responsabile.
A febbraio mi licenziano, il mondo mi cade addosso, ero molto triste in quel periodo, ma comunque a fine giugno trovo un altro lavoro, sempre come addetta alla vendita, ma in una catena di articoli di ferramenta, i colleghi sono molto disponibili e capiscono che, venendo da una realtà piccola e vendendo altro genere di articoli, sia un po' spaesata; fatto sta che prima di andare a lavoro in macchina o addirittura la sera prima di addormentarmi provo un costante senso di ansia e malessere che mi provoca mal di pancia e di vuoto; eppure dovrei essere contenta di aver trovato quasi subito lavoro e facendo una mansione che mi piace, ma non capisco il perchè di questa sensazione; è vero, mi devo dare del tempo per conoscere gli articoli, come esaudire le richieste del cliente senza che mi guardino come se fossi del tutto scema ed inutile... Forse perchè prima avevo 5 colleghe ed ora sono una 50ina?
Oppure perchè gli articoli che vendo non me ne frega assolutamente niente e invece prima mi piacevano e li trovavo più affini a me?
Mio marito e mio padre pensano che sarebbe un buon lavoro anche per un indeterminato, è vicino casa, e faccio part-time, quindi ho più tempo libero...
Il contratto mi scadrà a ottobre, non so cosa farò, non voglio che si pensi che non abbia voglia di lavorare, l'ambiente mi piace, ma è proprio la sensazione di essere un pesce fuor d'acqua e la paura di non farmi piacere gli articoli che vendo.
Non posso andare avanti a camomille alla melatonina per addormentarmi.
Grazie a chi mi risponderà e buon inizio di settimana.
L
Per circa 4 anni ho lavorato presso un negozio come addetta alla vendita di abiti, alimenti e giochi per bambini, nonostante l'ambiente non fosse dei migliori, mettevo passione in quello che facevo, avevo "in mano" il negozio, addirittura le colleghe mi venivano a cercare per i loro dubbi o problemi di sistemazione merci, comportarsi con i clienti, etc... insomma ero quasi a tutti gli effetti la responsabile.
A febbraio mi licenziano, il mondo mi cade addosso, ero molto triste in quel periodo, ma comunque a fine giugno trovo un altro lavoro, sempre come addetta alla vendita, ma in una catena di articoli di ferramenta, i colleghi sono molto disponibili e capiscono che, venendo da una realtà piccola e vendendo altro genere di articoli, sia un po' spaesata; fatto sta che prima di andare a lavoro in macchina o addirittura la sera prima di addormentarmi provo un costante senso di ansia e malessere che mi provoca mal di pancia e di vuoto; eppure dovrei essere contenta di aver trovato quasi subito lavoro e facendo una mansione che mi piace, ma non capisco il perchè di questa sensazione; è vero, mi devo dare del tempo per conoscere gli articoli, come esaudire le richieste del cliente senza che mi guardino come se fossi del tutto scema ed inutile... Forse perchè prima avevo 5 colleghe ed ora sono una 50ina?
Oppure perchè gli articoli che vendo non me ne frega assolutamente niente e invece prima mi piacevano e li trovavo più affini a me?
Mio marito e mio padre pensano che sarebbe un buon lavoro anche per un indeterminato, è vicino casa, e faccio part-time, quindi ho più tempo libero...
Il contratto mi scadrà a ottobre, non so cosa farò, non voglio che si pensi che non abbia voglia di lavorare, l'ambiente mi piace, ma è proprio la sensazione di essere un pesce fuor d'acqua e la paura di non farmi piacere gli articoli che vendo.
Non posso andare avanti a camomille alla melatonina per addormentarmi.
Grazie a chi mi risponderà e buon inizio di settimana.
L
Gentile Utente,
dalle sue parole emerge una forte dedizione al lavoro, un senso di responsabilità profondo e la capacità di dare valore a ciò che fa. Non è raro, proprio per chi vive il lavoro con questo livello di coinvolgimento, che un cambiamento (anche se positivo sulla carta) possa essere accompagnato da vissuti di ansia e smarrimento.
Forse l’ansia che sente non è tanto legata al lavoro in sé, ma a qualcosa che dentro di lei sta cercando di farsi ascoltare.
Le pongo alcune domande che spero possano esserle utili per aprire ad una riflessione:
- Cosa rappresentava per lei il vecchio lavoro, oltre alla mansione?
- Quanto si sentiva riconosciuta in quell'ambiente?
- Quanto invece si sente vista ora, in questa nuova realtà?
- Sta cercando di adattarsi a qualcosa che sente distante? O sta cercando di ritrovare una parte di sé che al momento sembra silenziata?
- Se non ci fosse il giudizio esterno (del marito, del padre, dei colleghi) cosa desidererebbe davvero per sé, oggi?
Non è detto che l’ansia voglia bloccarla: a volte arriva proprio quando stiamo cercando di forzarci ad adattarci in qualcosa che sulla carta va bene , ma che dentro di noi stona.
Si sta facendo tante domande importanti, come quella sul senso di vendere qualcosa che non le appartiene. Le sue riflessioni aprono spazi preziosi: cosa vuol dire per lei sentirsi a proprio agio? Che spazio ha, oggi, per essere se stessa, anche sul lavoro?
L’ansia non è un segnale da zittire, ma una voce da ascoltare con attenzione.
Quando qualcosa inizia a farci sentire stretti, non necessariamente indica che stiamo sbagliando a volte è proprio da lì che si comincia a comprendere cosa ci serve davvero.
Un percorso di ascolto di quell'ansia, in certi momenti, può fare chiarezza più di mille risposte razionali.
Un caro saluto,
E.S.
dalle sue parole emerge una forte dedizione al lavoro, un senso di responsabilità profondo e la capacità di dare valore a ciò che fa. Non è raro, proprio per chi vive il lavoro con questo livello di coinvolgimento, che un cambiamento (anche se positivo sulla carta) possa essere accompagnato da vissuti di ansia e smarrimento.
Forse l’ansia che sente non è tanto legata al lavoro in sé, ma a qualcosa che dentro di lei sta cercando di farsi ascoltare.
Le pongo alcune domande che spero possano esserle utili per aprire ad una riflessione:
- Cosa rappresentava per lei il vecchio lavoro, oltre alla mansione?
- Quanto si sentiva riconosciuta in quell'ambiente?
- Quanto invece si sente vista ora, in questa nuova realtà?
- Sta cercando di adattarsi a qualcosa che sente distante? O sta cercando di ritrovare una parte di sé che al momento sembra silenziata?
- Se non ci fosse il giudizio esterno (del marito, del padre, dei colleghi) cosa desidererebbe davvero per sé, oggi?
Non è detto che l’ansia voglia bloccarla: a volte arriva proprio quando stiamo cercando di forzarci ad adattarci in qualcosa che sulla carta va bene , ma che dentro di noi stona.
Si sta facendo tante domande importanti, come quella sul senso di vendere qualcosa che non le appartiene. Le sue riflessioni aprono spazi preziosi: cosa vuol dire per lei sentirsi a proprio agio? Che spazio ha, oggi, per essere se stessa, anche sul lavoro?
L’ansia non è un segnale da zittire, ma una voce da ascoltare con attenzione.
Quando qualcosa inizia a farci sentire stretti, non necessariamente indica che stiamo sbagliando a volte è proprio da lì che si comincia a comprendere cosa ci serve davvero.
Un percorso di ascolto di quell'ansia, in certi momenti, può fare chiarezza più di mille risposte razionali.
Un caro saluto,
E.S.
Dott.ssa Elisa Scuderi
Psicologa | A Genova e online
📧 elisascuderi.ge@gmail.com
3774810243
www.psicologoagenova.wordpress.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 293 visite dal 07/07/2025.
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