Paura ansia
Salve dottori.
Dopo un periodo di forte stress dove ho trascurato vita sociale ed ho pensato solo a lavorare, mi sono ritrovato oggi che tutto mi spaventa, certo da qualche settimana va meglio, ma ho ancora paure banali... tipo un uscita con gli amici o con una ragazza.
Ho intrapreso un percorso psicologico.
Sto integrando con Magnesio... Ma non riesco ad uscire con facilità la sera, con gli amici... o allontanarmi per una vacanza.
Prima me lo faceva anche x una semplice uscita al supermercato... Cosa posso fare?
Dopo un periodo di forte stress dove ho trascurato vita sociale ed ho pensato solo a lavorare, mi sono ritrovato oggi che tutto mi spaventa, certo da qualche settimana va meglio, ma ho ancora paure banali... tipo un uscita con gli amici o con una ragazza.
Ho intrapreso un percorso psicologico.
Sto integrando con Magnesio... Ma non riesco ad uscire con facilità la sera, con gli amici... o allontanarmi per una vacanza.
Prima me lo faceva anche x una semplice uscita al supermercato... Cosa posso fare?
Gentile Utente,
quello che descrivi sembra il risultato di un adattamento prolungato a uno stato di allerta costante: quando per molto tempo si vive solo nella testa , orientati alla prestazione e alla gestione delle urgenze, il corpo spesso si spegne sul piano del piacere e si accende sul piano della minaccia.
È interessante notare come oggi l’ansia si attivi proprio nei contesti che un tempo ti erano familiari e gratificanti, come un’uscita con amici o l’idea di una vacanza. Ti sei chiesto cosa rappresentano ora per te queste situazioni? Non sul piano logico, ma emotivo. Cosa senti che metteresti a rischio esponendoti di nuovo al contatto, alla leggerezza, all’apertura?
Quando l’ansia si manifesta non più solo di fronte a pericoli reali , ma anche davanti a esperienze potenzialmente positive, è perché spesso dentro qualcosa sta cercando di riassestarsi.
Cosa è cambiato nel tuo modo di stare nel mondo, da prima a dopo quel periodo di stress?
E cosa, dentro di te, forse non ha ancora avuto modo di essere ascoltato o metabolizzato?
L’evitamento, in questi casi, non è debolezza, ma un tentativo (spesso inconsapevole) di proteggerti da un’angoscia più profonda: di perdere il controllo? Di non riconoscerti più? Di non riuscire a stare all’altezza di un’immagine di te che ti ha accompagnato per anni?
Il fatto che tu stia già affrontando un percorso psicologico è un segnale importante: qualcosa dentro di te vuole comprendersi.
E a volte è proprio nelle fasi in cui va un po’ meglio che emergono i significati più importanti: non tanto la paura in sé, ma il suo senso.
A volte, l’ansia non è solo paura del mondo esterno. È un modo attraverso cui il corpo segnala che qualcosa dentro di noi sta cercando un nuovo equilibrio. Forse hai imparato a funzionare solo nel controllo, nella performance. Ma chi sei quando non devi dimostrare nulla? Quando ti rilassi e ti lasci andare? Mi chiedo: se l’ansia fosse un linguaggio del corpo che sta cercando di farti rientrare in contatto con una parte dimenticata di te, quale parte sarebbe? E se invece di tentare di liberartene, provassi ad ascoltarla con curiosità e rispetto, cosa direbbe?
Ti stai già muovendo nella direzione giusta: il fatto che oggi riesci ad accorgerti di questi segnali, e a nominarli, è parte del processo.
A volte, basta trovare lo spazio giusto per ascoltare queste domande senza giudizio.
Può essere sorprendente cosa emerge, quando smettiamo di combattere e iniziamo ad ascoltare.
Spero che queste riflessioni possano essere utili.
Resto a disposizione, un caro saluto
E.S.
quello che descrivi sembra il risultato di un adattamento prolungato a uno stato di allerta costante: quando per molto tempo si vive solo nella testa , orientati alla prestazione e alla gestione delle urgenze, il corpo spesso si spegne sul piano del piacere e si accende sul piano della minaccia.
È interessante notare come oggi l’ansia si attivi proprio nei contesti che un tempo ti erano familiari e gratificanti, come un’uscita con amici o l’idea di una vacanza. Ti sei chiesto cosa rappresentano ora per te queste situazioni? Non sul piano logico, ma emotivo. Cosa senti che metteresti a rischio esponendoti di nuovo al contatto, alla leggerezza, all’apertura?
Quando l’ansia si manifesta non più solo di fronte a pericoli reali , ma anche davanti a esperienze potenzialmente positive, è perché spesso dentro qualcosa sta cercando di riassestarsi.
Cosa è cambiato nel tuo modo di stare nel mondo, da prima a dopo quel periodo di stress?
E cosa, dentro di te, forse non ha ancora avuto modo di essere ascoltato o metabolizzato?
L’evitamento, in questi casi, non è debolezza, ma un tentativo (spesso inconsapevole) di proteggerti da un’angoscia più profonda: di perdere il controllo? Di non riconoscerti più? Di non riuscire a stare all’altezza di un’immagine di te che ti ha accompagnato per anni?
Il fatto che tu stia già affrontando un percorso psicologico è un segnale importante: qualcosa dentro di te vuole comprendersi.
E a volte è proprio nelle fasi in cui va un po’ meglio che emergono i significati più importanti: non tanto la paura in sé, ma il suo senso.
A volte, l’ansia non è solo paura del mondo esterno. È un modo attraverso cui il corpo segnala che qualcosa dentro di noi sta cercando un nuovo equilibrio. Forse hai imparato a funzionare solo nel controllo, nella performance. Ma chi sei quando non devi dimostrare nulla? Quando ti rilassi e ti lasci andare? Mi chiedo: se l’ansia fosse un linguaggio del corpo che sta cercando di farti rientrare in contatto con una parte dimenticata di te, quale parte sarebbe? E se invece di tentare di liberartene, provassi ad ascoltarla con curiosità e rispetto, cosa direbbe?
Ti stai già muovendo nella direzione giusta: il fatto che oggi riesci ad accorgerti di questi segnali, e a nominarli, è parte del processo.
A volte, basta trovare lo spazio giusto per ascoltare queste domande senza giudizio.
Può essere sorprendente cosa emerge, quando smettiamo di combattere e iniziamo ad ascoltare.
Spero che queste riflessioni possano essere utili.
Resto a disposizione, un caro saluto
E.S.
Dott.ssa Elisa Scuderi
Psicologa | A Genova e online
📧 elisascuderi.ge@gmail.com
3774810243
www.psicologoagenova.wordpress.com
Utente
Si è ciò che non riesco a spiegarmi è proprio questo, perché dopo un periodo così si diventa di nuovo bambino?.... dove anche la cosa più banale deve imparare da capo?. Esco normalmente tutti i giorni e certe cose banali per me sono state difficili inizialmente ora vanno molto meglio. Però se penso ad un uscita con amici o vacanza mi spaventa molto l'idea e viene ansia e nervosismo. Io definisco una foglia prematura ora è cresciuta ma deve rafforzarsi. Come posso fare per combattere tutto ciò?. Diventare forte caratterialmente cosa che ero prima?. La paura più forte è che possa venirmi un attacco d'ansia lontano da casa e nn sapere cosa fare.
Gentile Utente,
le parole che usi (combattere, diventare forte, non sapere cosa fare) raccontano molto del rapporto che hai oggi con ciò che provi. Ma ti sei mai chiesto se questo "nervosismo" sia davvero qualcosa da combattere o piuttosto un segnale da comprendere?
Hai usato una metafora molto potente: una foglia prematura che ora è cresciuta ma deve rafforzarsi.
Ti chiedo: che tipo di ambiente servirebbe a quella foglia per fortificarsi, senza strapparla dal ramo?
Forse non serve diventare "forte come prima", ma scoprire che tipo di forza ti serve adesso.
Quando dici di "non sapere cosa fare se venisse l’ansia lontano da casa", stai toccando un punto centrale: quanto ti fidi oggi delle tue risorse, non di quelle di ieri? E cosa significa per te "essere al sicuro", al di là del luogo fisico in cui ti trovi?
Forse non si tratta di tornare indietro ma di permetterti di diventare qualcosa che prima non eri: una persona che non combatte ciò che sente, ma che lo integra. E questo richiede un tipo diverso di forza.
Resto a disposizione, un caro saluto
E.S.
le parole che usi (combattere, diventare forte, non sapere cosa fare) raccontano molto del rapporto che hai oggi con ciò che provi. Ma ti sei mai chiesto se questo "nervosismo" sia davvero qualcosa da combattere o piuttosto un segnale da comprendere?
Hai usato una metafora molto potente: una foglia prematura che ora è cresciuta ma deve rafforzarsi.
Ti chiedo: che tipo di ambiente servirebbe a quella foglia per fortificarsi, senza strapparla dal ramo?
Forse non serve diventare "forte come prima", ma scoprire che tipo di forza ti serve adesso.
Quando dici di "non sapere cosa fare se venisse l’ansia lontano da casa", stai toccando un punto centrale: quanto ti fidi oggi delle tue risorse, non di quelle di ieri? E cosa significa per te "essere al sicuro", al di là del luogo fisico in cui ti trovi?
Forse non si tratta di tornare indietro ma di permetterti di diventare qualcosa che prima non eri: una persona che non combatte ciò che sente, ma che lo integra. E questo richiede un tipo diverso di forza.
Resto a disposizione, un caro saluto
E.S.
Dott.ssa Elisa Scuderi
Psicologa | A Genova e online
📧 elisascuderi.ge@gmail.com
3774810243
www.psicologoagenova.wordpress.com
Utente
Un tipo diverso di forza... Ossia?
Può essere la forza di restare in ascolto di ciò che accade dentro di te, anche quando è scomodo.
La capacità di non scappare dal disagio, ma di attraversarlo un po’ alla volta, senza giudicarlo.
Smettere di reagire con rigidità e iniziare a rispondere con flessibilità.
Si tratta di valutazioni soggettive.
Ti chiedo: sei sicuro che la forza che usavi prima (quella del "tenere tutto insieme") ti abbia davvero protetto? O ti ha solo aiutato a resistere, fino al punto di rottura?
Che forma avrebbe, oggi, una forza che non ti isola ma ti sostiene, anche nella fragilità?
A volte, la vera forza non è "non sentire nulla", ma riuscire a restare lì, con ciò che si sente, senza che sia l’ansia a decidere per te.
Sono tutti aspetti da portare nel percorso che stai facendo, perché il cambiamento è possibile e spesso inizia con un cambio di prospettiva.
Un caro saluto
E.S.
La capacità di non scappare dal disagio, ma di attraversarlo un po’ alla volta, senza giudicarlo.
Smettere di reagire con rigidità e iniziare a rispondere con flessibilità.
Si tratta di valutazioni soggettive.
Ti chiedo: sei sicuro che la forza che usavi prima (quella del "tenere tutto insieme") ti abbia davvero protetto? O ti ha solo aiutato a resistere, fino al punto di rottura?
Che forma avrebbe, oggi, una forza che non ti isola ma ti sostiene, anche nella fragilità?
A volte, la vera forza non è "non sentire nulla", ma riuscire a restare lì, con ciò che si sente, senza che sia l’ansia a decidere per te.
Sono tutti aspetti da portare nel percorso che stai facendo, perché il cambiamento è possibile e spesso inizia con un cambio di prospettiva.
Un caro saluto
E.S.
Dott.ssa Elisa Scuderi
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.
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