Ossessione della perfezione: come uscirne

Buonasera,
scrivo questo teso premettendo che sto per iniziare un percorso psicologico.

Da che io ricordi, sono da sempre ossessionata dalla perfezione: la perfezione negli oggetti, la perfezione verso me stessa, la perfezione nell'ambiente.
Se qualcosa risulta essere fuori dal canone di perfezione da me ideato non lo voglio più.
Non solo, me ne faccio una colpa e mi punisco privandomi della tranquillità in diversi modi.

Vengo da un periodo di forte stress per una relazione che sto avendo difficoltà a lasciare andare, con conseguenti attacchi di panico; durante questi giorni mi sono capitate diverse situazioni: la pelle aveva subito una iperpigmentazione molto leggera e ne sono stata ossessionata per giorni fino alla sua scomparsa; ho colpito accidentalmente un dente con una forchetta dal quale ne è seguita una ossessione molto forte: controllo giornalmente il dente, anche dopo la visita dentistica da cui non è stato evidenziato nulla: ne valuto il colore, la forma, la vitalità; e riproduco il gesto della forchettata per capirne l'intensità.
Qualche giorno dopo, partecipando ad un concerto, è caduta della birra su una mia borsa di cuoio, macchiandola.
Nel tentativo di smacchiarla ho messo dell'acqua, aumentandone le dimensioni: da allora non mi dò pace; ho nascosto la borsa per non vederla dopo che mi è stato riferito che non ci si poteva fare niente: non la voglio più se è rovinata.
E mi punisco pensandoci sempre, privandomi di partecipare ad ulteriori eventi.
Prima di iniziare questo percorso passeranno altri giorni ma ora come posso fare per pensarci di meno?
ho sempre avuto difficoltà ad accettare la morte, ad esempio, come fine di tutto, non so se può essere collegato.

Vi ringrazio per la cortese attenzione, buona serata.
Dr.ssa Elisabetta Carbone Psicologo, Sessuologo 251 10
Buongiorno,

la descrizione della sua esperienza mostra un quadro complesso in cui il bisogno di controllo e la ricerca della perfezione sembrano intrecciarsi con stati ansiosi e momenti di sofferenza intensa, come gli attacchi di panico e le ossessioni legate a dettagli quotidiani. Questi elementi possono riflettere una modalità di funzionamento psicologico che tende a rigore e autocritica, accompagnata da difficoltà ad accettare l’imperfezione e l’incertezza, elementi naturali della vita.

La difficoltà nel lasciar andare una relazione importante e la sensibilità verso la perdita e la fine (come nel tema della morte) possono contribuire a incrementare l’ansia e i pensieri ricorrenti, generando un circolo vizioso che alimenta le ossessioni e il disagio emotivo.
In questa fase di attesa prima dell’inizio del percorso psicologico, può essere utile riconoscere con gentilezza la presenza di questi vissuti, senza giudicarsi per le difficoltà incontrate. Anche solo mettere a fuoco ciò che accade dentro di sé è già un passo importante verso un maggiore equilibrio.

Il lavoro con uno specialista potrà aiutarla a esplorare più a fondo questi meccanismi e a sviluppare strategie personalizzate per vivere con più serenità la complessità emotiva che descrive.

Resto a disposizione per eventuali ulteriori riflessioni,

Dott.ssa Elisabetta Carbone
Psicologa sistemico relazionale | Sessuologa clinica |
psicologa@elisabettacarbone.it | 351.777.9483

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Dr.ssa Anna Ambiveri Psicoterapeuta, Psicologo 13
Buongiorno,
ti ringrazio per la condivisione. Riconoscere ciò che accade dentro di te e decidere di iniziare un percorso psicologico è un passo importante, che richiede coraggio e consapevolezza. Dalla tua descrizione emerge un forte bisogno di controllo e perfezione, che, quando viene minacciato, ti genera ansia, senso di colpa e un atteggiamento punitivo verso te stessa. È qualcosa che può manifestarsi in diverse forme, come l’ossessione per piccoli difetti o incidenti, il controllo ripetuto, l’evitamento e l’autoprivazione. Queste dinamiche sono spesso presenti in forme di perfezionismo rigido o, in certi casi, nel disturbo ossessivo-compulsivo. Non significa necessariamente che tu abbia una diagnosi, ma sono segnali importanti che stai già iniziando a esplorare con attenzione. Nell’attesa di iniziare il percorso con uno psicologo, può esserti utile osservare con un po’ di distacco i pensieri ossessivi che si presentano, senza cercare di combatterli. Riconoscerli come parte di uno schema (sto entrando in un ciclo di controllo) può ridurre il loro potere. Quando emergono, prova a lasciarli fluire come semplici pensieri, senza giudicarli o reprimerli. Questo approccio può aiutarti a non cadere nella trappola del controllo continuo. È importante anche fare attenzione a come reagisci con te stessa. Quando ti punisci, rinunciando a cose che ti fanno stare bene, rafforzi l’idea che l’imperfezione meriti una pena. Al contrario, anche un piccolo gesto gentile verso te stessa può interrompere questo schema: una passeggiata, una canzone che ami, una pausa consapevole. Scrivere, come hai già fatto, è un ottimo strumento. Se ti va, potresti continuare ogni giorno per pochi minuti, ma spostando leggermente l’attenzione: non solo su cosa ti ha turbato, ma su ciò che sei riuscita a tollerare, anche solo in minima parte. È un modo per allenare la tua mente a riconoscere i piccoli passi verso la flessibilità. Infine, il tuo pensiero sulla morte è significativo. La difficoltà ad accettare l’idea della fine può essere collegata al bisogno di controllo e alla fatica di accogliere ciò che non possiamo gestire. Anche questa riflessione sarà preziosa da portare in terapia, dove potrai esplorarla con più profondità e senza fretta. Stai già facendo molto per prenderti cura di te. Intanto, prova ad accoglierti un po’ di più, anche nei momenti in cui senti di non riuscire.

Dr. Anna Ambiveri

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