Ansia e paure

Buongiorno gentili Dottori,
negli ultimi due anni ho avuto un carico emotivo e fisico particolarmente pesante,
nel 2024 sono stata operata d'urgenza di colecistite emorragica, mentre ero ancora in fase di recupero, ho dovuto accudire mia mamma colpita da emorragia cerebrale e allo stesso tempo seguire mio papà.
Eravamo a 200 km di distanza e non è stato semplice.

A novembre 2024 mio papà mi è morto fra le braccia colpito da infarto fulminante.

Da allora è diventato tutto ancora più complesso, ho un figlio adolescente, un lavoro e ogni fine settimana mi sposto nella casa dei miei ad accudire mia mamma che è gravemente disabile per le conseguenze dell'emorragia cerebrale, la domenica sera riparto e lunedì si ricomincia da capo.

Con il tempo ho trovato modo di avere un week end di riposo al mese, ma probabilmente ancora non basta, un mese fa sono caduta malamente fratturandomi un piede e questo ha fatto nascere ulteriori complicazioni organizzative.

Già nel 2024, sotto controllo medico, ho iniziato ad assumere minias gocce per combattere l'insonnia, ne assumo da 6 ad 8 gocce ogni sera e non dormo comunque benissimo, mi sveglio spesso.

Mi sono accorta di avere alti e bassi, momenti in cui mi sento serena e più positiva e momenti in cui mi sento un calice di cristallo, basta che accada qualcosa di inaspettato e fatico a rimanere tranquilla, ho ansie ingiustificate, bisogno di piangere, etc.
, sensazione di non sentirmi compresa, etc
Ho paura di non riuscire a tenere sotto controllo le emozioni e che tutto questo peggiori...
Grazie per l'ascolto...
Dr.ssa Elisa Scuderi Psicologo 114 2
Gentile Samantha,
la sua storia parla con grande chiarezza di un carico psico-fisico straordinario che si è stratificato nel tempo, lasciandole ben poco spazio per respirare, elaborare e prendersi cura di sé. Le esperienze che ha vissuto (malattia, lutto, responsabilità continue, solitudine nella gestione e, infine, l’ennesimo imprevisto con la frattura) disegnano una traiettoria di stress prolungato che mette a dura prova anche le persone più forti e capaci.

È importante sottolineare che ciò che lei descrive (l’ansia, l’insonnia, le oscillazioni emotive, la fatica nel sentirsi compresa) non sono segnali di debolezza, ma risposte umane a una situazione prolungata di allerta e sovraccarico. Il suo sistema nervoso è stato per lungo tempo in uno stato di emergenza, e questo può alterare la percezione degli eventi, il senso di sicurezza, persino l’idea che si ha di sé stessi.

Si è mai chiesta, in tutto questo tempo, che spazio ha avuto il suo dolore?
Ha potuto davvero elaborare la perdita di suo padre o le è stato chiesto, ancora una volta, di "tenere in piedi tutto"?

E ancora: quali parti di sé sta mettendo da parte per far fronte a tutto questo? E cosa le sta dicendo, oggi, il suo corpo con quella frattura che arriva proprio adesso?

Ci sono momenti in cui il contenitore interno, per quanto resistente, comincia a incrinarsi. E può accadere che ci si senta, come lei descrive con lucidità, come un calice di cristallo: apparentemente interi, ma fragili al minimo urto.

Credo che il suo bisogno di piangere, il senso di ansia e le difficoltà nel sonno siano, in parte, segnali coerenti con lo stress che ha vissuto e sta vivendo. Ma proprio perché questa è una fase così delicata, è importante che non sia affrontata da sola.

Mi permetto quindi di suggerirle di intraprendere un percorso psicologico dedicato. Non per "aggiustare" qualcosa di rotto, ma per riconoscere, legittimare e finalmente dare un posto a tutto quello che ha vissuto e che continua a vivere.

In questo percorso, potrebbe trovare uno spazio sicuro per chiedersi: cosa succederebbe se, per una volta, fossi io ad avere bisogno, e non dovessi solo rispondere al bisogno degli altri?
Chi si prenderebbe cura di me, se smettessi per un attimo di reggere tutto da sola?

Resto a disposizione, e le auguro con sincerità che possa iniziare a rimettere al centro anche sé stessa.

Un caro saluto
E.S. 

Dott.ssa Elisa Scuderi
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Buonasera Dottoressa,
La ringrazio moltissimo per il tempo e per le parole che mi ha dedicato.
Credo che sia davvero così, non ho tempo di fermarmi a respirare e a semplicemente iniziare solo anche ad elaborare il lutto per la perdita del papà, riguardo a cui nutro anche tanti rimorsi perché forse, tutta " centrata" sulla mamma, non mi sono accorta che anche lui aveva bisogno di aiuto.
In effetti per giornate intere non realizzo neanche che non c'è piu' poi bastano un oggetto o un ricordo e il dolore esplode in modo improvviso e cocente.
Grazie, per avermi fatto capire con semplicità parole che non sono troppo fragile io ma è il carico ad essere tanto pesante.
Chiederò sicuramente un sostegno, perché sento di essere estremamente stanca.
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Dr.ssa Elisa Scuderi Psicologo 114 2
Cara Utente,
la sua consapevolezza è già un segnale importante di forza, non di fragilità: riconoscere la stanchezza e concedersi il diritto di essere sostenuta è già un passo prezioso verso il prendersi cura di sé.
Iniziare un percorso psicologico potrà offrirle uno spazio dove dare significato a tutto ciò che ha vissuto, dove rielaborare il dolore, ritrovare respiro e ritrovare energie interiori che ora sembrano lontane.
Si merita questo spazio.

Un caro saluto
E.S. 

Dott.ssa Elisa Scuderi
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