Difficoltà emotive di fronte all'orientamento sessuale di mia figlia

Buonasera,
avevo già scritto questa richiesta usando l'account con la mail di mio marito.
Come richiesto, la riposto dalla mia mail personale.

Sono una donna di 38 anni, sposata, e la richiesta riguarda una della mie figlie, di 14 anni.

Da circa due anni, è gradualmente emerso il suo interesse verso le ragazze.
Inizialmente ha avuto una cotta verso una coetanea, che lei dodicenne non ha interpretato subito come tale.
Poi a tredici anni ci ha spontaneamente rivelato che le piacevano le ragazze.
Al momento afferma di essere in una relazione con una ragazza più grande di un anno (le ragazze si scrivono messaggi d'amore e sono uscite insieme in paese con altri amici per prendere un gelato o mangiare una pizza, non so quanto effettivamente sia andata "oltre" la relazione).
Prima di lei, so che aveva già contattato almeno altre due ragazze coetanee con l'idea che "si mettessero insieme".
Con il gruppo di amici parla tranquillamente di questo, loro "la shippano" con altre ragazze e, in generale, mi è apparsa da subito molto molto sicura sulla sua sessualità.

Qualche mese fa mi aveva detto che aveva un "fidanzato": in realtà, mettendo insieme conversazioni che ho sentito con gli amici e altre cose che mi ha detto, credo che questo fidanzato in realtà fosse una lei.
Non so bene perché abbia sentito il bisogno di mentirmi, visto che apparentemente è sempre stata molto tranquilla sul tema.
Con lei, sia io che il padre ci siamo mostrati sereni, le abbiamo detto "Che problema c'è?
Basta che sei felice".

Tuttavia le ho presentato una "facciata" che non corrisponde al mio reale sentire (mio marito invece è veramente tranquillo sul tema).
In realtà è qui il nodo del messaggio: perché io non riesca a sentirmi serena, tranquilla davanti all'omosessualità di mia figlia.
Per far capire gli antecedenti, c'è da dire che sul lema LGBTQ+ siamo sempre stati (ci siamo sempre professati?) molto aperti.
Abbiamo una coppia di amici omosessuali che frequentiamo abbastanza regolarmente, con loro da ragazza avevo partecipato a diversi Pride, non abbiamo mai censurato serie, film o libri con persone omosessuali.
Da sempre abbiamo detto a nostra figlia "Quando avrai un ragazzo o una ragazza".
Insomma: lei sapeva che fare coming out con noi tutto sommato non poteva essere una tragedia.
Quando ne parlavamo, io ero onesta nel dire che per me non sarebbe stato un problema.
Invece, sorpresa: lo è.
Mi sono chiesta se possiamo averla in qualche modo "condizionata" e ho sperato, con tutto il cuore, che fosse una fase.
Fatico a parlarne in famiglia: mio marito non immagina che per me sia un dramma e zii e nonni ancora non sanno (gli zii hanno più volte fatto considerazioni e battute sugli omosessuali che mi avevano fatta arrabbiare.
Cose tipo "meglio un figlio in galera che gay", per intenderci, ed è il motivo per cui ho detto a mia figlia di essere ancora riservata con loro).
Per il resto mia figlia è una brava studentessa, non ha ancora accesso ai social, ha diversi amici.
Grazie.
Dr.ssa Elisabetta Carbone Psicologo, Sessuologo 251 10
Gentile signora,

dal suo racconto emerge una figlia adolescente che, con naturalezza e sicurezza, sta esplorando e condividendo il proprio orientamento affettivo e sessuale, e una madre che da un lato si mostra accogliente, dall’altro sente dentro di sé una fatica a trovare la stessa serenità che vorrebbe trasmettere.

Ciò che descrive è molto più comune di quanto immagina: nonostante convinzioni dichiarate di apertura, quando il tema diventa concreto e riguarda una persona amata, spesso emergono emozioni contrastanti, paure, dubbi o perfino delusioni inconsapevoli. Non è necessariamente incoerenza: è il segno che la realtà, quando ci tocca da vicino, può attivare dinamiche emotive profonde, legate anche alla propria storia personale, ai modelli culturali e familiari interiorizzati e al desiderio di "proteggere" i figli da eventuali difficoltà sociali.

Il fatto che lei riesca a riconoscere questo vissuto, senza negarlo, è già un passo molto importante. La paura che possa essere "una fase" o il timore di averla condizionata rientrano in tentativi comprensibili di trovare una spiegazione, ma non vanno letti come segnali di un "problema". In adolescenza è normale esplorare, sperimentare e interrogarsi; ciò che conta è che sua figlia si senta accolta, sostenuta e rispettata nei suoi tempi e nelle sue scelte.
Quello che oggi può aiutarla, più che trovare subito risposte definitive, è concedersi lo spazio per elaborare questi sentimenti senza colpevolizzarsi. In questo senso può essere utile un percorso di confronto personale o di supporto psicologico, che le permetta di chiarire i motivi del suo disagio e di trasformare la facciata in un atteggiamento autentico, così da offrire a sua figlia la tranquillità che merita.

Il ruolo di una madre non è quello di indirizzare l’orientamento sessuale, ma di essere un punto fermo, capace di accogliere l’identità dei figli in evoluzione. Continuare a mostrarsi disponibile, a dialogare e a proteggere sua figlia da eventuali contesti familiari o sociali meno accoglienti significa già fare molto.

Resto a disposizione,

Dott.ssa Elisabetta Carbone
Psicologa sistemico relazionale | Sessuologa clinica |
psicologa@elisabettacarbone.it | 351.777.9483

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