Ansia che non si risolve completamente
Salve da quando avevo 5 anni ho vari problemi: mi da fastidio la sensazione dei vestiti, avverto come un solletico.
Per questo motivo non ho mai indossato una canotta intima e anche i boxer.
Altro problema sono le cuffie anche se le indosso senza suoni mi prudono le orecchie.
Ho difficoltà a socializzare e penso anche ad approcciare con le donne o forse semplicemente non ho mai trovato quella che mi piace.
Fino ai 18 anni questi problemi sono peggiorati e man mano pur di non avvertire i fastidi compravo vestiti e intimo larghi e alzavo i pantaloni in vita.
Poi un giorno (a 18 anni) mi sono svegliato con le gambe piegate e non riuscivo a stenderle, ero teso anche a livello fisico, avvertivo di avere i muscoli contratti.
Questa incapacità di rilassarmi man mano riguardò tutto il corpo, per questo motivo camminavo più piano.
A questo punto andai da uno psicoterapeuta (anche psichiatra) che mi confermò che dovevo rilassarmi e mi prescrisse dei farmaci, con il tempo ciò che mi portò da lui si è ridotto ma i vari problemi ci sono comunque e influiscono negativamente sulla mia vita.
Anche se adesso non rimugino più come prima.
E non fatico più a camminare e a scrivere con la penna.
Ora però ho 33 anni e vorrei capire nonostante la terapia cognitivo comportamentale può succedere di impiegare tutti questi anni senza risolvere completamente.
Per esempio quest anno ancora è capitato di pensare ad una rapina e di agitarmi fino a sudare.
Chiedo se è necessario cambiare strategia?
Forse non è la terapia giusta?
O forse un altro psicoterapeuta avrebbe un approccio differente anche usando la stessa terapia cognitivo comportamentale?
Secondo mia mamma siccome il dottore mi sta seguendo da 14 anni non posso cambiare perché mi conosce.
Secondo il dottore la terapia cognitivo comportamentale è quella più adatta al mio caso, ma io ultimamente non vedo miglioramenti.
Aggiungo che sono stato vittima di bullismo dalle elementari fino alle superiori e mi è stato diagnosticato in ritardo l'ipertiroidismo quando frequentavo il quarto anno delle superiori.
Ringrazio della risposta.
Per questo motivo non ho mai indossato una canotta intima e anche i boxer.
Altro problema sono le cuffie anche se le indosso senza suoni mi prudono le orecchie.
Ho difficoltà a socializzare e penso anche ad approcciare con le donne o forse semplicemente non ho mai trovato quella che mi piace.
Fino ai 18 anni questi problemi sono peggiorati e man mano pur di non avvertire i fastidi compravo vestiti e intimo larghi e alzavo i pantaloni in vita.
Poi un giorno (a 18 anni) mi sono svegliato con le gambe piegate e non riuscivo a stenderle, ero teso anche a livello fisico, avvertivo di avere i muscoli contratti.
Questa incapacità di rilassarmi man mano riguardò tutto il corpo, per questo motivo camminavo più piano.
A questo punto andai da uno psicoterapeuta (anche psichiatra) che mi confermò che dovevo rilassarmi e mi prescrisse dei farmaci, con il tempo ciò che mi portò da lui si è ridotto ma i vari problemi ci sono comunque e influiscono negativamente sulla mia vita.
Anche se adesso non rimugino più come prima.
E non fatico più a camminare e a scrivere con la penna.
Ora però ho 33 anni e vorrei capire nonostante la terapia cognitivo comportamentale può succedere di impiegare tutti questi anni senza risolvere completamente.
Per esempio quest anno ancora è capitato di pensare ad una rapina e di agitarmi fino a sudare.
Chiedo se è necessario cambiare strategia?
Forse non è la terapia giusta?
O forse un altro psicoterapeuta avrebbe un approccio differente anche usando la stessa terapia cognitivo comportamentale?
Secondo mia mamma siccome il dottore mi sta seguendo da 14 anni non posso cambiare perché mi conosce.
Secondo il dottore la terapia cognitivo comportamentale è quella più adatta al mio caso, ma io ultimamente non vedo miglioramenti.
Aggiungo che sono stato vittima di bullismo dalle elementari fino alle superiori e mi è stato diagnosticato in ritardo l'ipertiroidismo quando frequentavo il quarto anno delle superiori.
Ringrazio della risposta.
Buongiorno,
grazie per aver condiviso la sua esperienza con tanta chiarezza. Quello che descrive è complesso e mi sembra abbia radici profonde, tra fattori biologici, esperienze passate di bullismo e problemi medici come l’ipertiroidismo. È comprensibile che, nonostante anni di terapia cognitivo-comportamentale , alcune difficoltà permangano.
La CBT resta una delle terapie più efficaci per i disturbi d’ansia e sensoriali, ma non sempre tutti gli aspetti si risolvono completamente, soprattutto quando i sintomi sono presenti da molti anni. A volte è utile rivalutare l’approccio, ad esempio integrando tecniche più specifiche o modulando la terapia in base all’esperienza.
Cambiare approccio è un modo per ottenere un nuovo punto di vista o un metodo diverso. Parlare apertamente di questi dubbi con il suo terapeuta attuale può essere un buon primo passo: insieme potete valutare se modificare strategie, integrare tecniche aggiuntive o considerare un secondo parere specialistico.
Ricordi che il percorso di crescita psicologica è spesso lungo e non lineare: i progressi possono essere lenti ma reali, e cercare alternative o aggiustamenti non significa fallire, ma prendersi cura di sé nel modo migliore.
Resto a disposizione,
grazie per aver condiviso la sua esperienza con tanta chiarezza. Quello che descrive è complesso e mi sembra abbia radici profonde, tra fattori biologici, esperienze passate di bullismo e problemi medici come l’ipertiroidismo. È comprensibile che, nonostante anni di terapia cognitivo-comportamentale , alcune difficoltà permangano.
La CBT resta una delle terapie più efficaci per i disturbi d’ansia e sensoriali, ma non sempre tutti gli aspetti si risolvono completamente, soprattutto quando i sintomi sono presenti da molti anni. A volte è utile rivalutare l’approccio, ad esempio integrando tecniche più specifiche o modulando la terapia in base all’esperienza.
Cambiare approccio è un modo per ottenere un nuovo punto di vista o un metodo diverso. Parlare apertamente di questi dubbi con il suo terapeuta attuale può essere un buon primo passo: insieme potete valutare se modificare strategie, integrare tecniche aggiuntive o considerare un secondo parere specialistico.
Ricordi che il percorso di crescita psicologica è spesso lungo e non lineare: i progressi possono essere lenti ma reali, e cercare alternative o aggiustamenti non significa fallire, ma prendersi cura di sé nel modo migliore.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Elisabetta Carbone
Psicologa sistemico relazionale | Sessuologa clinica |
psicologa@elisabettacarbone.it | 351.777.9483
Utente
Grazie, parlerò con il terapeuta attuale.
Utente
Mi piace credere che tutto si possa risolvere.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 191 visite dal 19/09/2025.
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Approfondimento su Ansia
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