Fattori protettivi in una relazione

Salve.

Sono un ragazzo di 22 anni.
Non ho mai avuto relazioni amorose.
Una depressione mi ha devastato e non ho impulsi sessuali da vari anni ecco perchè non vado alla ricerca di partner.
Ora sto curando i miei problemi con psicofarmaci e spero che un giorno ne uscirò.

Visto che ho perso anni di vita, vorrei cercare di godermi al meglio il futuro.
Sono una persona molto riflessiva.
Volevo sapere, quali sono i fattori protettivi (un po' come fattori protettivi per l'infarto, diabete etc...) per una relazione con una partner.
Ad esempio, sono arrivato alla conclusione che bisogna "condividere" tutto e, in base a ciò che ci piace, trovare un punto d'incontro (anche gusti sessuali per esempio).
Poi, anche il ruolo della gentilezza (per fortuna sono un ragazzo gentile e abbastanza dolce).

Vorrei sapere se ci possano essere altre cose al di fuori di quello che ho scritto.

Grazie per l'attenzione e buona domenica
Dr. Roberto Di Rubbo Psichiatra, Psicoterapeuta 1.1k 25
Gentile Utente,
un aspetto da non trascurare e’, più che il futuro, il presente. E’ molto importante poter stare di fronte alla propria sofferenza e consapevolmente imparare a conoscerla e gestirla. Il rischio altrimenti è di caricare la soluzione della propria sofferenza sul partner, illudendosi che possa risolverla l’altra persona. Avere consapevolezza della propria sofferenza come essere umano non significa sapere che c’è perché la si sta subendo. Significa cominciare a considerarla come un segnale, a includerla nella propria vita. Se da millenni la mente ha cercato di farla scomparire senza riuscirci un senso c’è.
Cordialità e buone cose.

Dr. Roberto Di Rubbo

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Utente
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Salve.
Grazie per la risposta.
Io intendevo che, in un momento dove starò meglio, quali sono i fattori protettivi di una relazione calato in un contesto dove vi è una buona sanità mentale da parte di entrambi.
Per quanto riguarda la depressione, quella che ho io e la vecchia depressione endogena che va curata con i farmaci.
Per quanto l'accettazione, in questo caso, si tratta di una malattia. Accetto nel senso che non mi lamento o piango su me stesso, ma più di questo non so che fare.
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