Paura della morte ricorrente

Cari dottori

vi scrivo per riportare il mio assillante problema e chiedere un consiglio.
Sono ormai 10 anni che sono in cura, tra alti e bassi con antidepressivi ed ansiolitici.
Ho anche effettuato un percorso di psicoterapia durata un anno e mezzo circa.
Il mio problema sono gli attacchi di panico, una ricorrente depressione e soprattutto delle continue e ricorrenti paura che si intensificano di tanto in tanto.
La mia paura di base è la paura della morte.
Tutto è cominciato dieci anni fa con una diffusa ipocondria. Avevo il terrore di avere terribili malattie. Cosa che talvolta mi capita tuttora. E poi paura degli incidenti, delle autostrade.
Immagino la morte come qualcosa di gelido e terrificante che provoca un immenso dolore prima di sopraggiungere.
Sono stanco. Sono stanco di guardarmi un neo allo specchio e di farmi assalire dal terrore che si tratti di un melanoma. Ho paura di limitare la mia libertà per paura di morire in un incidente.
Eppure ho solo trent'anni, sono laureato, ho un lavoro (oggi è una fortuna), un compagno ed una famiglia che mi vuole bene (anche se lontana).
Ma sono stanco. Stanco di essere triste. Stanco che il meccanismo della paura scatti subito in me ad ogni minimo segnale e non mi faccia godere di nulla.
Voglio solo essere tranquillo. Ho bisogno di tranquillità, di lentezza, di sicurezza. Cerco il contatto umano.
Tra alti e bassi, anno dopo anno, ricorre sempre questa angoscia che sicuramente qualcosa di brutto mi stia per accadere, portandomi alla morte, cosa di cui ho un terrore spietato.
Sono estremamente lucido ma stanco.
Non voglio prendere antidepressivi per sempre e subirne tutti gli effetti collaterali.
Non voglio più svegliarmi nel cuore della notte ed avere paura. E freddo.

Grazie di cuore per i vostri consigli
[#1]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Caro Utente,

più che di "consigli" è probabile che lei abbia bisogno di riprendere la psicoterapia e magari anche la terapia farmacologica (su questo però le serve ovviamente un parere medico).

Il quadro che descrive merita infatti sia attenzione adeguata sia un intervento risolutivo: mi rendo conto che dopo anni di cure (soprattutto farmacologiche) non sia facile mantenere la speranza e la fiducia nell'idea di riuscire a recuperare la serenità, ma è importante che lei non si scoraggi e che non si faccia abbattere dal fatto che in precedenza non è riuscito a venire a capo del problema.

Ci può dire di preciso che terapie ha fatto?
Vorrei chiederle di illustrarci nel dettaglio sia il percorso psicoterapeutico sia le terapie farmacologiche assunte.

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

[#2]
Attivo dal 2012 al 2013
Ex utente
Terapia farmacologica con un neurologo:

- Gennaio 2004 - Agosto 2004: 1/2 cp di Sereupin + EN all'occorrenza
- Metà 2005 - Metà 2006 : 1/2 compressa di Sereupin poi un quarto
- Metà 2007- Metà 2008 : 1/2 compressa di Cipralex + Trittico per 2 mesi + Tavor in caso di attacco e per il sonno
- Metà 2009 - Inizio 2011 : 1/2 compressa di Cipralex
- Da Giugno 2012 ad oggi: 1 compressa intera di Cipralex + 1/2 Tavor prima del sonno in alcuni giorni (la risposta terapeutica sono riuscito ad averla con una compressa intera, ma ho disturbi del sonno e comunque pensieri negativi ricorrenti con permanenza delle paure seppure in maniera meno invalidante)

Terapia psicologica:

Psicoterapia cognitivo comportamentale da Inizio 2009 ad Aprile 2010, una volta alla settimana per 50 minuti, interrotta per trasferimento in altra città. Avevo ricevuto benefici momentanei ma ricordo che la mia terapeuta era molto giovane e di pochissime parole.

Grazie
[#3]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le utente,
per quanto riguarda la terapia farmacologica e il suo monitoraggio periodico, l'ha invito a fare riferimento allo specialista che l'ha prescritta e che la conosce di persona, specialmente se ha dubbi sugli effetti collaterali dei farmaci è importante che si senta libero di parlarne, molte persone sono convinte che andranno incontro ad una dipendenza e questo alimenta la sfiducia ed eventuali convinzioni fuorvianti.
Per quanto riguarda la Psicoterapia, consideri che non si tratta di alleviare il sintomo ma di avviare un processo di cambiamento che vive sulla "sua pelle" e che richiede un coinvolgimento attivo da parte sua.
A tal proposito, le consiglio la lettura di questo articolo, sperando possa esserle utile nella scelta dello Psicologo-Psicoterapeuta, con il quale potrà iniziare un percorso a partire dalla sua esperienza "qui ed ora", valorizzando la consapevolezza acquisita con l'esperienza precedente:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

[#4]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Quindi lei ha inizato la psicoterapia dopo 5 anni dall'inizio della terapia farmacologica e ha cambiato molti farmaci, immagino perchè non davano gli effetti attesi - per quanto nei 5 anni di soli farmaci è comprensibile che lei non abbia risolto tutto.

Non vorrei che avesse scambiato l'assenza della risoluzione completa dei sintomi per l'inefficacia di uno o più farmaci in particolare, finendo a cambiarne diversi invece di iniziare prima una psicoterapia: molte volte infatti gli effetti terapeutici desiderati si ottengono solo combinando farmaco e psicoterapia, perciò se in quei 5 anni i farmaci non le hanno consentito di risolvere tutto non è tanto perchè non funzionavano, ma perchè non erano sufficienti.

Ad ogni modo, vista la situazione e il fatto che lei è in ballo da oltre 8 anni, immagino che il suo stato d'animo non sia dei migliori e che la prospettiva di riprendere una psicoterapia non l'alletti.
E' però necessario che non si fermi al solo antidepressivo che attualmente assume, che poco o nulla può sull'architettura psicologica del suo disturbo.

Come si era trovato in sede di psicoterapia cognitivo-comportamentale?
[#5]
Attivo dal 2012 al 2013
Ex utente
Ha inquadrato perfettamente il problema ...
La stanchezza è ormai anche sul fronte della psico-terapia

Non ho avuto un'esperienza molto positiva in sede di psicoterapia cognitivo -comportamentale.
L'approccio della terapeuta era basato molto sul mio libero sfogo. Lasciava parlare me e basta. Non c'è stato un approccio metodologico per incanalare certi pensieri in energie positive. Avrei preferito dei metodi, degli insegnamenti che instaurassero un meccanismo virtuoso che interrompesse il circolo di quei pensieri negativi. Non c'è stato questo.

E' poi non mi va tanto di cominciare una terapia senza un orizzonte di durata, per giunta parecchio costosa come la precedente...

Come dicevo la stanchezza in questo momento gioca davvero un ruolo determinante e tutt'altro che positivo.
Lo so bene che non esistono le bacchette magiche, ma non riesco ad avere una percezione positiva e soprattutto risolutiva immediata della terapia cognitivo-comportamentale, anche a causa della sintomatologia spesso molto invasiva che gli attacchi di panico mi hanno provocato

Probabilmente è stata la terapia e l'approccio inziale ad avere un'impostazione sbagliata...

Sempre grazie
[#6]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Purtroppo l'orizzonte di durata di una psicoterapia non è definibile a priori, ma dipende sempre dalla complessità, gravità e persistenza del quadro clinico.

Magari avrebbe potuto interrompere un po' prima quel percorso, visto che non ne coglieva l'utilità e che mi sembra di capire che non riponesse particolare fiducia nei metodi della dottoressa.

E' sempre possibile rivolgersi ad un psicologo psicoterapeuta di differente formazione, e le consiglio anche di ridiscutere la terapia farmacologica con il suo psichiatra perchè lo stato di ansia generalizzata e i pensieri depressivi che descrive possono indicare che il farmaco che sta assumendo non le dà alcun beneficio.
[#7]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
"non riesco ad avere una percezione positiva e soprattutto risolutiva immediata della terapia"

Gent.le utente,
la sua esasperazione è comprensibile e legittima, ma non si tratta di avere fiducia "ad occhi chiusi" ma solo di non precludersi l'opportunità di avviare un processo di cambiamento, facilitato dalla relazione terapeutica fondata su una fiducia consapevole.
La durata del percorso non è prevedibile in anticipo perché influenzata da moltissimi fattori, ma ciò non significa che non si possano concordare obiettivi periodicamente verificabili, la psicoterapia se è efficace non ha bisogno di tempi "biblici".
A tal proposito le consiglio la lettura di questo articolo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html
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