imminente perdita di un genitore e disturbo bipolare del marito

Buongiorno,
sto attraversando un periodo di grandissima difficoltà. ho 32 anni da quasi 4 sposata con un uomo meraviglioso, comprensivo, dolce disponibile, empatico, con cui ho un rapporto meraviglioso su tutti i fronti. partiamo dall'inizio, ben consapevole dei suoi problemi di depressione, gli viene diagnosticata presenza di idee irrazionali nel 2008 viene curato dal suo psichiatra con ottimi risultati (già nel 2000 soffre di un altro episodio di grande depressione da cui ne esce). fine 2009 ci sposiamo: gli anni più belli della mia vita! quella problematica ero io, cambio 2 lavori, mi iscrivo di nuovo all'università, tutto ciò totalmente supportata da mio marito. novembre 2012 le condizioni di salute di mio Papà si aggravano moltissimo, è malato in fase terminale di tumore, cure palliative, entro in crisi, ma vado avanti con il sostegno totale del mio compagno, che subisce i miei sblazi di umore a volte anche violenti. gennaio 2013 mio marito lamenta stanchezza insofferenza e incapacità sul lavoro, sente i sintomi che gli ricordano i suoi momenti bui, cerchiamo un nuovo psichiatra nella città in cui abitiamo ora, inziano gli incontri, al 3 il medico ipotizza disturbo bipolare. mi informo,leggo, rivedo in lui molto di ciò che leggo, esculdendo assolutamente episodio vilolenti o di autolesionismo. dovremo aspettanre fino al 25 febbraio, data del prossimo incontro con lo psichiatra, per avere la diagnosi definitiva e quindi un eventuale cambio di cure. sono totalmente sconcertata. stavamo pensando a un figlio ma ho letto che è una malattia genetica sono terrorizzata. il mondo mi è crollato addosso, vedo mio marito distaccato, per niente affettuoso ( prima ci riempivamo di baci e carezze sempre) mi sembra un altra persona, ho paura. cosa devo fare? come comportarmi? mi sembra di vivere un incubo. torneremo alla nostra vita felice? fatico ad aiutarlo perchè molte delle mie energie sono spese nell'aiuto dei miei genitori in questo momento buio nella nostra esistenza.
ringrazio con anticipo per l'attenzione.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Signora,
il disturbo bipolare non correla con aggressività e condotte autolesive, ma con fluttuazioni importanti del tono dell'umore e con cambiamenti conseguenti delle condottee del comportamento.
La diagnosi deve essere fatta al più presto e, solo dopo, si potrà iniziare il percorso di cura più consono, che solitamente è combinato: farmacoterapia e psicoterapia

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Utente
Utente
gentile Dott.ssa,
grazie per la celere risposta. E io cosa dovrei fare? aspettare ? suggerisce un consulto da uno ppsicologo anche per me?
cordiali saluti,
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
"ho paura. cosa devo fare? come comportarmi? mi sembra di vivere un incubo. torneremo alla nostra vita felice? fatico ad aiutarlo perchè molte delle mie energie sono spese nell'aiuto dei miei genitori in questo momento buio nella nostra esistenza. "

Gentile signora,

in queste circostanze è fondamentale per Lei circondarsi di persone che possono concretamente aiutarLa nella gestione dei compiti quotidiani, in modo tale che Lei possa dare priorità ad altro e occuparsi anche di se stessa, vista la situazione.

Ha fratelli? Ha amici che possono supportarLa?

"diagnosi definitiva e quindi un eventuale cambio di cure..."
Suo marito è in cura farmacologica attualmente: lo è sempre stato in questi anni o la prescrizione è recente da parte del medico che lo ha visto il 3?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Aspettare è difficile e doloroso, inoltre svolgere un ruolo di "care giver", cioè di chi si prende cura, comporta un'usura emozionale non indifferente.
Non sarebbe male uno psicologo anche per lei, anche qualche colloquio supportivo, in questa fase di assestamento di diagnosi e cura
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Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37 6
Gentile Utente,
più che aspettare forse è il caso di prepararsi, non tanto alla questione legata al marito, quanto piuttosto all'imminente perdita del genitore.

Se Lei ha, giustamente e comprensibilmente, sbalzi di umore in questo momento difficile, s'immagini come può viverlo il suo compagno...

M'immagino, e mi corregga se sbaglio, che Lei si appoggi a Suo padre, Suo marito si appoggi a Lei, ed ecco che se trabballa il primo sostegno, di conseguenza anche l'ultimo ha difficoltà.

Poichè parla di cure palliative potrebbe chiedere all'unità incaricata se è attivo anche un servizio di sostegno psicologico ai famigliari.

Un sostegno psicologico per Lei in questo momento rappresenta non solo un sostegno per Lei stessa, ma anche una conferma indiretta a Suo marito che il sostegno psicologico in momenti di necessità aiuta, e probabilmente restituisce a lui quella sicurezza di essere appoggiato alla persona giusta.

Sul discorso della genetica, non è certo. Sappia comunque che tante persone convivono con problemi genetici: semplicemente sono consapevoli di avere un occhio di riguardo e di adottare le adeguate contromisure. E' un pò come l'inverno: arriva, ma ci prepariamo con fonti di calore alternative a quelle corporee.

Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492

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dopo
Utente
Utente
Buongiorno Dott.ssa,
grazie per questa Sua risposta.
Sì ho due sorelle molto più grandi, ma in questo momento tutta la nostra attenzione è rivolta ai nostri genitori, per supportarli e accompagnarli in questo momento doloroso.
Nessuno è a conoscenza di questa attuale situazione di difficoltà mia e di mio marito.
Nella precedente depressione del 2008 tutti gli amici ne erano a conoscenza ma nell'arco di pochi mesi tutto si è risolto.
Ora sono sincera mi vergogno mi tengo tutto dentro, tutta la mia famiglia ama e stima mio marito e non voglio distruggere la loro idea su di lui e dare ulteriori motivi di preoccupazione a tutti. E' 1 mese che non frequentiamo più amici, tranne una coppia di carissimi amici con cui mi sono confidata, ma che abitano in altra città e che vediamo 2 volte al mese circa. sono totalmente spiazzata, mi sento sola. vado avanti ma è dura. ovviamente non riesco più a concentrarmi sullo studio che era uno dei miei motivi di soddisfazione personale. cosa posso fare?
sì mio marito segue una cura farmacologica da quasi 1 mese ma con scarso successo ( elopram 15 gocce da circa 6 gg, 1 stilnox per dormire e xanax prima di andare a letto...dorme comunque pochissimo) ho anche molta paura che tutto ciò comprometta la sua posizione lavorativa molto buona.
grazie ancora
cordialmente
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
Gentile signora,

isolarsi e vergognarsi in questo momento di emergenza per Lei non Le serve di certo!
Tenga presente che chiedere aiuto è un abilità molto importante che può permetterLe di occuparsi meglio di sè e diconseguenza degli altri.

E' già una cosa molto buona che le Sue sorelle si stiano occupando del papà, ma non esiti a chiedere aiuto (anche concreto, in modo tale che Lei possa avere più energie da dedicare ad altro) a persone di Sua fiducia.

Un cordiale saluto,
[#8]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dott.re,
è verissimo io mio sono sempre appoggiata a mio Papà che mi ha sempre sempre amata e sostenuta e mio marito a me e ora sì, tutto viene a mancare.
mi sento male perchè ho paura di causato anch'io questa situazione terrificante.
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dopo
Utente
Utente
Ringrazio moltissimo per l'attenzione e i consigli.
E' necessario farmi aiutare. mi sono isolata da tutto tranne il lavoro e la mia famiglia ma so che non mi fa bene. fingere e rinchiudermi. ho molta paura per il futuro, vorrei tanto che mio marito tornasse quello di sempre dolce e affettuoso premuroso in tutto e era come è adesso mi spezza il cuore.
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Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37 6
...e credo che sia anche lecito prendersi cura di se stessi, senza che questo sia un atto di egoismo, ma pur sempre di altruismo, specialmente quando si è di sostegno per gli altri.
E in cure palliative questo è un concetto molto chiaro: sia aiuta la persona in sofferenza, ma si aiuta e si sostiene anche il caregiver, cioè la persona "incaricata" di prendersi cura.
Attraverso di Lei poi passa il sostegno agli altri, specialmente quando il momento è difficile, eccezionale, e richiede risorse eccezionali.
[#11]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno,
vi scrivo perchè la situazione di mio marito è ulteriormente peggiorata e chiedo un consulto a riguardo. al quarto incontro con lo Psichiatra la diagnosi è disturbo bipolare scompenso depressivo ( non definitiva) cambio di terapia: 15 gocce citalopram, depakin chrono 1cp, quietapina 1/2 cp, detto ciò visto l'attaccamento del paziente il medico non esclude l'opportunità di un ricovero in clinica specializzata.
E' possibile solo dopo 4 incontri una diagnosi del genere? sì mio marito si sta curando da (20 gg circa prende ogni giorno 15 gocce di elopram 1 xanax e 1 stilnox per dormire) ma senza successo e senza convinzione, anche adesso non vorrebbe iniziare la nuova terapia, si incolpa di tutto dice che non è in grado di fare più niente al lavoro e che prima o poi andrà a finire male. sono terrorizzata che lui perda il lavoro e comprometta tanti anni di duro lavoro. vedo che è bloccato in casa e con le persone, ma davvero è necessario un ricovero per uscire da questo tunnell?
grazie infinite
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
Gentile signora,

è davvero difficile valutare a distanza e per una terza persona di cui non sappiamo nulla, se non ciò che Lei sta riferendo.

Se Le serve fare chiarezza sulla diagnosi e sulla proposta di ricovero, potrebbe semmai chiedere un ulteriore parere a uno psichiatra di persona.

Un cordiale saluto,
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Signora,
da quì e per di più senza conoscere il paziente, è difficile dire qualcosa di sensato.

Il ricovero, a volte, anche se spaventa e destabilizza, diventa un "luogo simbolico" sicuro e protetto, dove suo marito verrà accudito, curato ed allontanato da quanto lo disturba e distrae dal percorso di cura.

Spesso il ricovero, rappresenta l'inizio del processo di guarigione, non si spaventi
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