Suoceri schizofrenici

Gentili dottori,
premetto che a mia suocera (50 anni circa) è stata diagnosticata circa 10 anni fa una schizofrenia paranoide con disturbo bipolare. Ricoverata per una crisi delirante in luogo pubblico (era convinta che una persona di sua conoscenza volesse ucciderla e uccidere i suoi cari), dopo 3-4 giorni di trattamento uscì dall'ospedale (mio suocero se ne assunse la responsabilità) ma da allora l'unica cura è un consulto semestrale con la sua psichiatra della durata di pochi minuti per prescrizione farmaci. Farmaci che la signora prende anche in dose dimezzata in quanto in passato ha lamentato una forte perdita delle capacità cognitive come effetto collaterale. Ha superato da 2 anni positivamente un carcinoma mammario. Mio suocero ha un passato da tossicodipendente da cui fortunatamente è uscito (non senza danni, 2 brutte patologie) e negli ultimi anni a causa del fumo eccessivo ha avuto un infarto da cui fortunatamente si è ripreso e di recente un tumore alla tiroide risolto asportando la stessa.

Entrambi hanno un rapporto molto conflittuale con mia moglie, da sempre. E anche tra loro le cose non sono mai andate bene. Anzichè lodare la figlia nei suoi vari progressi dall'infanzia all'età adulta, hanno sempre cercato di sminuirla e cercare percorsi più facili. Mia moglie non ha neanche potuto scegliere la scuola superiore: ("questa sarà la tua scuola, da settimana prossima vieni qui"), scuola cambiata 5 giorni prima dell'inizio dell'a/s. Da sempre le viene detto che non è in grado di fare nulla e spesso e volentieri le dicono che lei "alle cose proprio non ci arriva" che "è limitata", che "mongola" anche per cose banali come le pulizie di casa.

Ci siamo sposati 5 anni fa e abbiamo due splendidi bimbi. Mia suocera non è mai stata d'aiuto, mio suocero neanche a parlarne. Con mia moglie hanno sempre litigato, anche per idiozie, perchè lei ha un rancore di fondo verso di loro, io ho sempre cercato di metterci una pezza.Da circa un anno,da quando abbiamo comprato casa a 6km da loro (prima eravamo nello stesso paese) mia suocera ha preso di mira me.Ha iniziato guardandomi male con occhi da psicopatica, passando per mettere zizzania tra me e mia moglie ("tu sei succube, non litighi mai con tuo marito") arrivando a pensare che sono io la causa dei litigi con la figlia. Ovviamente il marito la pensa come lei e anzi rincara la dose ("quel terrone di mm.." dice di me) e si sono lamentati quando durante il trasloco gli abbiamo lasciato i bambini per più ore nel WE. Mia moglie vorrebbe rompere ma ogni volta che la feriscono dopo un pò torna sempre sui suoi passi e non riesce a staccarsi del tutto. Io sono stanco di vederla piangere, cercano di tenerla legata facendola sentire in colpa e se non va da loro quando vogliono con i bambini partono le minacce ("ti tolgo la garanzia dal mutuo") e lo stalking telefonico. Io ho preso le distanze da quando hanno detto che mia moglie è da ricoverare e che la colpa è mia che ho voluto i figli e altri insulti. Idee?
[#1]
Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
Caro Utente,

che idee si aspetta da noi?

Non conosciamo lei, sua moglie, i suoceri, la situazione....
Personalmente, credo che la persona che dovrebbe chiedere aiuto sia sua moglie.

Se questi genitori sono così pressanti, oltre che psichiatricamente problematici, sarebbe opportuno che sua moglie chiedesse un consulto ad un collega di persona che possa aiutarla, valutata la situazione nel suo complesso, a trovare una via d'uscita che le consenta di vivere la sua vita senza troppe influenze esterne.

Come sono i rapporti tra voi due? Vi sentite complici? Buoni amanti?

Il suo compito di marito può essere solo quello di starle vicino... oltre a questo non vedo molte cose che lei possa fare per risolvere una situazione che la vede "vittima" di dinamiche che riguardano, esclusivamente, la famiglia d'origine di sua moglie.

Un caro saluto

Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com

[#2]
dopo
Utente
Utente
Salve,
i rapporti tra noi sono idilliaci, non abbiamo problemi e siamo ottimi amanti. Mia moglie aveva già chiesto un consulto ad un Suo collega ma questi purtroppo per motivi personali si è trasferito altrove. Le aveva comunque già consigliato di sentire uno psichiatra per valutare di assumere Xanax prima di ogni incontro con la sua famiglia. Mia moglie infatti era arrivata ad avere forti stati ansioni prima di andare da loro. Tuttavia sia a mia moglie che a me era parso un paradosso dover assumere farmaci quando non siamo noi quelli con problemi. Poi è sopraggiunta la seconda gravidanza e i rapporti con sua madre sembravano migliorati, ma sempre tra alti e bassi, fino all'apice di un anno fa.

Purtroppo a distanza di due anni capisco bene quello stato ansioso che accusava mia moglie in quanto ora lo percepisco anch'io ogni volta che metto piede nel loro paese, da quando ho scoperto come sono davvero e come si comportano durante le liti/dibattiti: li vedo in modo diverso. Mia moglie fondamentalmente si sente in colpa a non portare da loro i ns figli "sono sempre i nipoti" e anche a me dispiace quando mia figlia mi chiede di sua nonna ma d'altra parte sentiamo che per difendere la nostra famiglia l'unico modo è mettere dei paletti e un limite alle frequentazioni. Purtroppo loro vanno in escandescenza se non vedono la figlia e i nipoti almeno tre volte a settimana, ovviamente negli orari che dicono loro e se la figlia salta anche il sabato che è diventato abituale (perchè siamo fuori per il w/e o altro) iniziano subito le chiamate minatorie volte a ristabilire la loro gerarchia. Mia moglie non si sente realizzata perchè non ha fatto il percorso di studi che voleva e ha una forte carenza di autostima, conseguenza di anni di critiche ingiustificate. E' cosciente della sua sorta di Sindrome di Stoccolma e a poco a poco sta provando a staccarsi ma prova pietà per i suoi genitori. Ci domandiamo se sia giusto pensare, magari anche in modo egoistico solo a noi oppure è consigliabile venire incontro ai suoi genitori considerando i loro problemi psicologici anche se ci stiamo rendendo conto che non è possibile impostare un dialogo o spiegare il ns punto di vista.

Grazie per il supporto

[#3]
Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37 6
Gentile Utente,

se da una parte il legame affettivo genera quel senso di accudimento e di dovere nei confronti dei genitori\suoceri, dall'altra è necessario comunque rispettare la proprio incolumità, pur mantenendo il desiderio\dovere di assistenza e cura.

E' possibile provare pietà, restare figli, ma nella modalità necessaria ed adeguata alle esigenze di tutti, consapevoli che determinati comportamenti sono deformati dalla patologia e dalla situazione.

Non so se può aiutarLa questa immagine (condizionata dal fatto di aver visto World War Z): se un proprio caro è contaminato da un virus, devo proteggere gli altri dal contagio e devo adoperarmi per aiutare il mio caro. Ecco che posso interagire con lui, attraverso una parete di vetro, che consente di essere vicino al proprio caro, ma evita il contagio.

Ora, rapportato alla situazione che descrive, è necessario trovare la metaforica *parete di vetro* che permetta di venire incontro alle esigenze dei genitori e della figlia rapportate alla situazione attuale.

Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492

[#4]
Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
Caro Utente,

<<Ci domandiamo se sia giusto pensare, magari anche in modo egoistico solo a noi oppure è consigliabile venire incontro ai suoi genitori considerando i loro problemi psicologici >>

credo che la ricerca di una via di mezzo tra i due estremi possa rappresentare la giusta soluzione.

Comprendo che possa essere difficile gestire la relazione problematica con i suoceri e trovare la metaforica parete di vetro cui si riferisce il collega che mi ha preceduto, dr. Bellizzi.

Tuttavia, l'affetto che lega sua moglie ai suoi genitori, così come quello che lega i suoi figli ai nonni, implica, per il bene di tutti, che questa "via di mezzo" vada ricercata.

E' evidente che la patologia dei suoi suoceri non aiuta; è bene, però, che teniate a mente questo aspetto che non può essere ignorato.

Questo non significa che tutto debba essere concesso; è bene che cerchiate di stabilire una *giusta distanza* che vi consenta di preservare il vostro benessere familiare, tutelare la vostra unione e i vostri figli, evitando che siano i suoi suoceri a dettare le regole.

In ultimo, rispetto a questa sua affermazione:
<<Mia moglie non si sente realizzata perchè non ha fatto il percorso di studi che voleva e ha una forte carenza di autostima, conseguenza di anni di critiche ingiustificate>>

forse l'aiuto di un professionista potrebbe aiutarla a ridefinire i giusti confini e a sciogliere i conflitti emotivi e i sensi di colpa, così da facilitare anche la relazione attuale con i propri genitori.

Un caro saluto
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