Sempre la stessa storia

Gentili dottori,
di recente ho chiuso una storia tormentata e impossibile, che non mi faceva sentire serena o realizzata sentimentalmente. In un periodo di particolare tensione e stress ho avuto degli attacchi di panico. Ho affrontato la questione con uno psicoterapeuta e sono stata meglio solo dopo aver chiuso con lui. Ora vorrei affrontare il problema a 360 gradi, non solo gli attacchi di panico.
Ogni mia storia è stata burrascosa, ho conosciuto ragazzi del tutto differenti fra di loro che alla fine sembravano diventare esattamente uguali; non porto un buon ricordo di nessuna storia soprattutto per i sentimenti che mi evocavano ogni volta, un sacco di brutte sensazioni: il fallimento, l’essermi sentita inadeguata per mesi accanto a queste persone che vedevo totalmente diverse da me, realizzare che non ho mai avuto io la capacità di chiudere ma hanno preso loro la decisione, in modo più o meno civile, anche quando ero io la più convinta e pertanto ho sempre provato il senso di abbandono e solitudine per tutti i mesi successivi. Ogni volta mi butto in una storia perché sento l’esigenza di novità, della compagnia o dell’affetto dell’altro sesso; spesso non mi sento accettata e io invece di loro accetterei tutto anche se consapevole che in realtà niente di loro va bene per me. Non riesco a trovare nulla che mi gratifichi o mi dia entusiasmo al di fuori di una storia, avverto sempre una sensazione di solitudine, nonostante abbia la mia famiglia, molti amici, interessi, i miei studi universitari. Gli unici momenti della mia vita in cui mi sento davvero felice, piena di grinta e motivazione è quando ho una qualche relazione sentimentale. Perché vivo in questo circolo vizioso in cui si alternano tristezza, solitudine e poi euforia e felicità per una nuova relazione che alla fine non fa che concludersi nel modo peggiore e lasciarmi dolore, ferite, insicurezza e ricominciare con la solitudine? Perché questo ripetersi di stessi eventi e sentimenti ogni volta? Mi sembra di vivere bloccata in una prigione.

Vi ringrazio
[#1]
Dr. Daniela Benedetto Psicologo, Psicoterapeuta 204 5 12
Gentile ragazza,
mi sembra di capire, tra le sue parole, quanto sia poco orientata a valutare se stessa. Lei dice ad es. : "spesso non mi sento accettata e io invece di loro accetterei tutto anche se consapevole che in realtà niente di loro va bene per me". La relazione con l'altro parte da una accettazione di noi stessi per poi svilupparsi in una condivisione di piaceri, progetti, stima, affetto. L'attesa che spesso si sovrappone ad illusione di qualcosa che l'altro deve trasmettere per farci star bene ma nello stesso tempo la convinzione che lo 'star bene' sia dato dalla presenza dell'altro ci conferma un falso pensiero e ci allontana sempre di più dalla conoscenza e consapevolezza di noi stessi.
Io partirei dal mettere se stessa al centro delle sue attenzioni, dedicando uno spazio speciale al di là del tempo, delle attese altrui ma anche personali e dei doveri.
Rifletterei anche sulla possibilità di una eventuale consultazione da uno psicologo psicoterapeuta che possa facilitare questo percorso.
Un caro saluto
Dr.ssa Daniela Benedetto, Roma

Dr.ssa Daniela Benedetto
Psicologa e Psicoterapeuta EMDR Roma
tel. 3396306112 www.danielabenedetto.it
Visite in presenza e da remoto (on line)

[#2]
Dr. Francesco Mori Psicologo, Psicoterapeuta 1.2k 33 31
Gentile utente,
concordo con quanto scritto dalla dott.ssa Benedetto.
Nel momento in cui una persona attribuisce all'altro il "potere" di farla stare bene ("gli unici momenti in cui mi sento felice, piena di grinta,..., è quando ho una relazione sentimentale") il rapporto si carica di aspettative minandolo alle fondamenta. Il centro di ogni vita è necessario che sia il proprio. Solo dopo si può vivere con l'altro. L'altro non può essere "funzione" del nostro star bene solo perché c'è. Si domandi perché si lega a persone che non le piacciono davvero.
Ha bisogno di sentirsi amata?
Ha bisogno di attenzioni?
Concordo inoltre anche sulla necessità di un consulto vis a vis. Spesso i sintomi psicologici (attacchi di panico ad es.) sono solo la punta dell'iceberg. Spia di problemi più "profondi" che hanno a che fare con noi stessi, con il nostro modo di costruire la realtà, il mondo, e che difficilmente possono essere risolti da consulti on line.

Restiamo in ascolto.

Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/

[#3]
Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Ragazza,
Il suo bisogno di essere amata, accettata, la porterebbe a scelte affettive inidonee e a porsi in un certo modo nelle relazioni.

Sembra disposta ad accettare tutto, pur di non perdere l'altro, dandogli in questo modo sempre più potere e sottraendolo ancora di più a se stessa.

Potrebbe essere per questo che si ripete costantemente il solito copione nelle sue storie affettive.

Verosimilmente queste dinamiche avrebbero a che fare con radici antiche, con la sua storia personale e familiare e un' autostima traballante.
Solo ipotesi da qui però, anche fallibili.

Solo un nostro collega di persona potrà valutare correttamente la situazione e riflettere con lei sulla strada migliore da percorrere. Condivido dunque il parere dei Colleghi di rivolgersi a uno psicologo/psicoterapeuta che trova rispondenza nel suo proposito di voler affrontare il problema a 360 gradi.

Le segnalo questi articoli per orientarsi nella scelta dello specialista
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1333-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico-parte-ii.html

Cari saluti



Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#4]
dopo
Utente
Utente

Vi ringrazio delle risposte.
Credo anche io di non dare il giusto valore a me stessa nonostante non mi reputi una persona con poca autostima e non mi metta in queste situazioni coscientemente. Gli stessi sentimenti che provo alla fine di ogni storia, senza riuscire a valutare razionalmente che alcune è stato solo un bene averle chiuse, mi fanno pensare che io scelga le mie relazioni per vincere un qualche conflitto interiore, come da voi suggerito, che alla fine rimane irrisolto e ritorno al punto di partenza con una ferita in più e senza crescita personale. Sicuramente cerco attenzioni e affetto trascurando la condivisione di ideali, progetti. Qualcosa delle persone che scelgo mi piacerà ma di certo non sono mai quello che fa per me; lo so ma resto sempre bloccata in queste storie che vivo come torture e si, sicuramente senza il giusto potere che mi spetta nella coppia. Restano così l'amaro in bocca e la paura di lanciarsi di nuovo nella storia sbagliata

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