Stato ansioso

Buongiorno. Mi chiamo A. 38 anni, sposata. A giugno sono rimasta incinta. Facciamo la villocentesi. Ad un controllo successivo scopriamo che non c’è battito e il giorno dopo faccio il raschiamento. La settimana successiva è stata la più terribile delle nostre vite, ma poi piano piano ci siamo ripresi. In seguito a questo triste avvenimento ho scoperto di avere accanto una persona meravigliosa e immensa e, nonostante fossi già molto legata a lui, mi sono innamorata ancora di più. Per lui è stato lo stesso e, nella sfortuna, la perdita della bambina ci ha unito ulteriormente. Adesso il desiderio di trascorrere ogni minuto insieme è ancora più vivido di prima. Molte volte mi sono chiesta che peso dare alle nostra decisione di fare un esame invasivo. Ma non riesco a provare sensi di colpa a riguardo, abbiamo pensato di fare bene così e siamo stati sfortunati. Da 4 mesi stiamo riprovando ad avere figli, ma per ora non senza successo, forse perché siamo troppo focalizzati sull’obiettivo e poco sull’aspetto piacevole. Gli ho detto che dovremmo smettere di vivere una vita sospesa in attesa dell’evento, gli ho chiesto di riprendere i nostri ritmi, i nostri viaggi e di non focalizzarci troppo su un obiettivo che, come è stato raggiunto una volta, non c’è alcun motivo che non si ripresenti. Vi racconto questo per dare un quadro quanto più completo possibile della situazione negli ultimi 9 mesi, di certo non può essere esaustivo di una vita. Da circa un mese provo una sorta di ansia e di pessimismo riguardo al futuro. Temo che possa succedere qualcosa che ci separi (una malattia, una disgrazia...). Vivo ogni suo piccolo malanno come un presagio di future disgrazie. Ho perso il sorriso e l’allegria che mi distinguevano, e ogni in ogni momento di tenerezza provo un senso di terrore, una vertigine, l’angoscia di stringere tra le mani quel dolce istante perché so che sta per sfuggirmi. Qualche giorno fa è andato in trasferta per 2 giorni (solo 2!). Dopo averlo accompagnato sono rientrata in casa e ho inziato a piangere sovrastata da un profondo senso di solitudine. Ho monitorato su internet il suo volo e atteso con ansia la sua telefonata una volta atterrato. Ho spesso voglia di piangere e la notte dormo malissimo, mi sveglio frequentemente. Non ho più voglia di fare tutte quelle attività che mi portano fuori di casa più del tempo necessario al lavoro. E anche al lavoro sono poco concentrata e motivata.Credo di essere sempre stata forte, ho superato varie difficoltà, sono sopravvisuta ad una famiglia non facile. sono fiera della donna che sono diventata. Ma ora mi sento perduta. Grazie per la vostra attenzione.
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Dr. Francesco Mori Psicologo, Psicoterapeuta 1.2k 33 31
Gentile utente,
il fatto che lei dopo l'evento luttuoso il legame tra lei ed il suo compagno è diventato ancora più stretto. È come se avesse trovato in suo marito un punto di forza "assoluto", fondamentale per mantenere l'equilibrio psicologico.
Sembra (questa è soltanto un'ipotesi...) che l'assenza di questo uomo rinsecchì in un certo senso la paura di non farcela da sola.
Sentire il bisogno di appoggiarsi agli altri significativi è importante nei momenti difficili; non può essere l'unico modo per superarli però.
Se il problema continua, sarebbe opportuno rivolgersi ad uno psicologo di persona.
I meccanismi "fai da te" per affrontare l'ansia talvolta non fanno alto che ricrearla....

Restiamo in ascolto

Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile signora,

è possibile che la Sua sia una risposta post-traumatica conseguente alla perdita della bimba e quindi i timori che possa capitare qualcosa di brutto a Suo marito o che qualcosa possa separarvi è in questo senso giustificata.

Dopo la perdita della bimba non Le hanno suggerito un sostegno psicologico?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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dopo
Utente
Utente
Gentili Dottori,
Vi ringrazio per la risposta velocissima.
Non mi hanno suggerito un sostegno psicologico ma in cuor mio mi ero data una scadenza. Dopo un pò di tempo però mi sentivo meglio e non ho avvertito la necessità di ricorrere ad un supporto. Lo stato ansioso che ho nei confronti di mio marito (e che è in parte reciproco) si è manifestato anche negli anni precedenti alla gravidanza e nel tempo si è rirpoposto ad "ondate".
Dando un giudizio superficiale e incompetente (e me ne scuso, non voglio assolutamente sostituirmi alla vostra professionalità) le cause sono forse da ricercare in una famiglia di origine non serena che si contrappone invece alla famiglia serena che sto costruendo con mio marito. Da qui forse la paura di perdere tutto che poi è stata accentuata, come da lei indicato, dal trauma vissuto. In ogni caso mi sembra di capire che entrambi suggeriate un supporto psicologico. Anche in questo caso mi sono data una scadenza. Qualora lo stato ansioso persista e diventi invalidante ricorrerò di sicuro ad un aiuto. Vi ringrazio di nuovo per la vostra disponibilità e professionalità.
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