Ansia e timore di non farcela, circolo vizioso da 20 anni: come posso uscirne?

Buonasera, sono una ragazza di 26 anni. Vorrei capire come posso risolvere il mio problema. Fin da piccola ero (sono) timida e riservata, mentre mio padre aveva (ha) un carattere molto impositivo, mi smorzava continuamente con le urla e gli insulti, tanto che dai 10 anni ho smesso di parlargli. Ora gli rispondo a monosillabi, e in sua presenza mi "spengo" per difendermi: smetto di ridere, di parlare, di cantare con chiunque. A 6 anni ho iniziato a masturbarmi per piacere, ma sono stata sgridata e coperta di vergogna ogni volta che miei genitori, molto cattolici, mi scoprivano. Fin da allora ricorro alla masturbazione compulsiva ad ogni minimo stato d'ansia, d'insicurezza e timore di non farcela, anche 15 volte in una sera (prima di un'interrogazione, un esame etc). Inoltre ho sofferto di enuresi notturna fino a 19 anni (età del primo rapporto sessuale): anche in questo caso i miei mi hanno sempre sgridata e fatta sentire una figlia "sporca", sbagliata. Da quando ho avuto ragazzi, mi sono sempre gettata anima e corpo nelle relazioni, idealizzandole a prescindere e cercando forse quell'affetto che da mio padre non ricevevo (?). Infatti ho mollato gli studi universitari per andare a vivere con il mio ex. Questo in seguito si è rivelato un fedifrago, e per tenermi con sé mi ha fatto non poca violenza psicologica. Quando sono tornata a casa, dopo averlo lasciato, per almeno un anno i miei non hanno perso un'occasione per rinfacciarmi l'errore fatto. In seguito mi sono buttata in relazioni anche di solo sesso: non sono mai riuscita a stare da sola. Da 3 anni circa sto con un "bravo ragazzo" del mio paese, a cui voglio molto bene e che piace da impazzire ai miei. Lui mi tranquillizza, perché è un ragazzo serio. D'altro canto però temo di aver perso la passione iniziale per lui, perché da circa un anno mi frequento segretamente con un uomo di 40 anni, che è innamorato di me e che credo (ma non sono sicura, data la situazione peculiare) di ricambiare. Purtroppo non sono in grado di compiere una scelta tra i due adesso, perché sento di aver bisogno di entrambi, per mantenere un mio "equilibrio" interiore e fisico.
In tutto questo, avendo rincorso negli ultimi anni vari ragazzi con cui speravo di stare, sono molto indietro con gli studi (3 anni fuoricorso). Solo quest'anno ho cominciato a dare esami seriamente e prendo sempre 30: tenderei ad essere una perfezionista. Durante lo studio mi masturbo continuamente per placare l'ansia, ed all'esame arrivo col cuore in gola.
A Vs avviso, come potrò ricominciare a dare esami normalmente? Può tutto questo dipendere soltanto dalla relazione con mio padre? La mia situazione dovrà essere risolta con terapia psicologica, o addirittura farmacologica? Non ho mai avuto coraggio di scoprirmi con qualcuno, ma tutti mi chiedono quando mi laureerò e questo accresce terribilmente la mia ansia "da prestazione".
Perdonate la lunghezza, ma credo fosse necessario fare un quadro generale.

Cordiali saluti
[#1]
Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
>>La mia situazione dovrà essere risolta con terapia psicologica, o addirittura farmacologica?<<
sarebbe utile fare una valutazione psicologica ed eventualmente una psicoterapia.

Le sue relazioni famigliari chiaramente influiscono sulla possibilità di costruire una relazione affettiva soddisfacente, che infatti lei gestisce come "sdoppiata". Da una parte ha bisogno della sicurezza di un "bravo ragazzo", dall'altra cerca una relazione più passionale e sessuale (presumo), con una persona più grande.







Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it

[#2]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

secondo me una valutazione da parte di uno psicologo psicoterapeuta è opportuna.
Da quello che scrive, dal dolore che prova per la relazione difficile con il papà e per le difficoltà relazionali che incontra e dalla sintomatologia che descrive mi pare di capire che sarebbe opportuno il parere specialistico.

Da qui infatti non possiamo predire se l'ansia da esame si ridurrà e in che modo, nè se la masturbazione compulsiva cesserà.
Mi pare però, visto il disagio che traspare in questa mail, che ci siano questioni irrisolte da affrontare, nonostante la Sua difficoltà ad aprirsi.

Posso chiederLe che cosa si aspetta da un colloquio con uno psicologo?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#3]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Ragazza,
La situazione è abbastanza complessa e sfaccettata.
Una figura paterna ingombrante, l' autoerotismo come ansiolitico, l' ansia e le censure/punizioni genitoriali.....anche io, come i colleghi, le suggerisco una consulenza psicologica.
Online non è bastevole, ma è sicuramente il primo passo per prendere coscienza di avere una disagio su cui lavorare, al fine di recuperare qualità di vita

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#4]
dopo
Utente
Utente
Gentilissimi, grazie per la celerità delle risposte!

per il Dr. Del Signore: purtroppo è come dice Lei, se mi dovesse mancare uno dei due partner (entrambi mi sostengono molto, in modi diversi) temo che sarebbe molto difficile per me andare avanti. Credo che sarò in grado di compiere una scelta consapevole solo quando mi sarò laureata e avrò raggiunto l'indipendenza. Ora mi sento troppo"fragile".

per la Dr. Pileci: da un colloquio con uno psicologo mi aspetto soprattutto di riuscire a capire cosa devo fare per mandare avanti al meglio gli studi e rinforzare la mia autostima (spesso messa a dura prova). Diventare più forte, per prima cosa. Però ho paura di sentirmi dire che la mia situazione è grave, e non so se sarò abbastanza forte per affrontare un percorso di questo tipo, o quante energie mi assorbirà (dagli studi?)
Inoltre non saprei se dirlo o meno ai miei genitori: ho paura che reagiscano male, ho paura di deluderli ancora. Lo accetteranno? Vorranno ancora pagarmi gli studi dopo aver saputo dei miei problemi? Dipendendo ancora da loro non so come comportarmi...

per la Dr. Randone: grazie. Quello che mi chiedo è se si possa risolvere la mia situazione continuando ad abitare con i miei genitori. Secondo Lei è possibile oppure è necessario che io mi allontani da casa? Ho il timore che uno psicoterapeuta possa anche arrivare a dirmi questo...

Grazie per il vostro prezioso aiuto.
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