Terapia psicodinamica per gestire l'ansia

Gentili dottori, a causa di forti attacchi di ansia avvertiti per tutta l'estate ho deciso da circa un mese di rivolgermi ad una psicoterapeuta che mi era stata consigliata da un familiare di fiducia. La mia decisione è stata presa in quanto l'ansia che sentivo(somatizzata mediante sensazione di peso al petto e difficoltà a respirare) iniziava ad essere invalidante nella vita di tutti i giorni siccome mi impediva di studiare serenamente (sono iscritta alla facoltà di Medicina) e di essere serena anche nella vita sociale extrauniversitaria.
L'ansia avvertita poteva essere giustificata da una serie di fattori concomitanti: mio padre ha avuto due brutte pancreatiti nell'arco di poco tempo,inoltre non avevo ancora alcuna informazione sulla tesi di laurea che già da tempo avrei voluto avviare, avevo gli esami da fare ecc..
La mia psicoterapeuta dopo un primo colloquio mi ha proposto una terapia psicodinamica che mi ha spiegato in questo modo: inizialmente ci saremmo concentrate sul sintomo, trovando un modo per riuscire a gestirlo, mentre successivamente ha proprosto di proseguire con una terapia ( della durata imprevedibile) in cui ci avremmo cercato di "scavare a fondo" per capire cosa inconsciamente mi creava questa somatizzazione dell'ansia e questa difficoltà nel gestirla.
Ho accettato di iniziare la terapia ma poco tempo dopo siamo arrivati alla diagnosi della patologia di mio padre e ho ottenuto un titolo per la mia tesi di laurea ( si sono sistemate alcune cose ecco).
Quindi già dopo la seconda seduta dalla psicoterapeuta si può dire che i sintomi mi fossero completamente scomparsi, oggi dopo 1 mese di terapia respiro benissimo.
Nonostante questo non ho interrotto la terapia perchè ho davvero la volontà di lavorare su me stessa per evitare di ritrovarmi nella stessa situazione in futuro.
Però ho un dubbio sul percorso che sto affrontando e volevo un vostro parere: le sedute sono iniziate con la mia psicoterapeuta che mi chiedeva di parlare di qualsiasi cosa mi venisse in mente, quando non sapevo bene cosa dire era lei a farmi le domande sulla mia vita passata, insomma la mia psicoterapeuta mi piace nella complessità però questa tipologia di colloquio per ora è stata che lei mi fa le domande ma poi nella seduta parlo solo io.
Ho la preoccupazione che questo percorso non possa aiutarmi, non nel ritrovare una serenità (che ora mi sembra di star ritrovando) ma nell' imparare delle tecniche per evitare in fururo di farmi mangiare in questo modo dall'ansia. Come si fa a capire quali meccanismi disfunzionali ci portano ad una condizione di sofferenza nella vita quotidiana solo parlando di noi stessi senza un indirizzo da parte della psicoterapeuta?
Se continuerò a parlare da sola per tutta la durata del percorso, continuerò a fare gli stessi pensieri circolari che ho fatto per tutta la vita e non penso che questo possa essermi di aiuto ( siccome a questo punto l'aiuto sarei stata in grado di darmelo anche da sola).
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Cara Utente,

è normale che lei parli più della sua terapeuta, che la sta ancora conoscendo perchè vi state vedendo solo da un mese.
Quando la conoscerà meglio farà ulteriori interventi, che le serviranno a trovare il bandolo della matassa e non saranno "istruzioni" su come comportarsi.

Ne parli direttamente con lei, sono sicura che chiarirà i suoi dubbi.

Un caro saluto,

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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