Crisi di coppia

Buonasera, sono una ragazza di 22 anni fidanzata da quasi 5.
3 anni fa io e il mio ragazzo abbiamo deciso di partire per frequentare l'università lontano da casa e vivere così insieme.
Abbiamo convissuto per circa 2 anni, poi a causa del covid e vicissitudini varie siamo dovuti tornare dalle nostre rispettive famiglie e tutt'ora attendiamo di poter tornare nella città in cui studiamo.
In quei 2 anni le difficoltà sono state molte, in quanto io ho sofferto tantissimo la lontananza da casa.
Ho cominciato a soffrire di ansia e attacchi di panico, paure continue, pianti a dirotto e problemi anche di natura fisica.
Solo di recente mi è stata diagnosticata la fibromialgia che in gran parte spiega una serie di sintomi di cui soffro.
Questa premessa per spiegare che stare accanto ad una persona con le mie problematiche è difficile e ne sono consapevole.
Il mio compagno è una persona che io definisco "solida", equilibrata, in grado di gestire le proprie emozioni e affrontare le difficoltà senza isterismi e paranoie.
Esattamente il mio opposto.
Negli anni questa differenza è stata causa di numerosi litigi, di cui in gran parte mi incolpo ma negli ultimi mesi la lontananza (ci vediamo per poche ore qualche volta a settimana) ha peggiorato drasticamente la situazione.
Lui è esasperato dai miei malesseri che si traducono quasi sempre in malumori e mi incolpa di essere una persona troppo fragile, debole, bisognosa di continue rassicurazioni e mi dice che sono troppo dipendente da lui.
Devo essere onesta nell'ammettere che probabilmente ha ragione, ma il fatto che esprima questi pensieri nei miei confronti mi devasta e mi fa arrabbiare.
So che il suo intento è quello di spronarmi, ma in realtà sapere che lui sta con me nonostante abbia una così brutta opinione del mio carattere, mi distrugge.
Vorrebbe avere al suo fianco una persona energica, felice e positiva, una persona che in questo momento non posso essere per i problemi dati dalla mia sindrome e altre vicende familiari.
Credo non riesca ad immedesimarsi in me, semplicemente perché reagiamo alla vita in maniera troppo diversa.
Non riesco a lasciarlo perché l'amore che sento è sconfinato, forse è vero che il mio è un attaccamento quasi morboso nei suoi confronti (dipendo totalmente da lui, è il mio punto di riferimento).
Ma non riesco a lasciarlo anche perché vedo quanto mi ama e so che nonostante ciò che dice, negli ultimi anni mi è stato instancabilmente accanto senza farmi mai mancare nulla.
Apprezzo immensamente quello che fa per me.
Vuole il mio bene e lo so, ma non riusciamo ad uscire da questo circolo vizioso proprio perché tutto parte dai miei problemi che non posso semplicemente cancellare o dimenticare.
Mi chiedo, come si comprende quando una relazione è giunta al termine?
Qual è la soluzione?
Sono alla disperata ricerca di un consiglio, nonostante mi renda conto che probabilmente non esiste una vera risposta alle mie domande.
Grazie
[#1]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile utente,

ogni coppia per poter resistere nel tempo e per crescere insieme ha bisogno di un lavoro di sintonizzazione tra due modi di essere, di pensare, di agire.

Se uno dei due (o peggio, entrambi) si trincera dietro il fatto che "questo è il mio carattere", "io sono fatto/a così",
tutta la fatica dell'adattamento pesa unicamente su di uno, e la coppia non può durare.

Altrettanto quando una patologia cronica colpisce uno dei due.
Se diventa una giustificazione per ogni bizza, o per sentirsi perennemente malato/a,
il/la partner si trasforma in infermiere oppure lascia.

Le sembrerà dura tale realtà, ma è proprio lavorando per tanto tempo con le coppie in queste situazioni che ho maturato tali convinzioni (peraltro descritte in letteratura), che troverà meglio esposte in un articolo, in rete:
"Brunialti - La malattia cronica nella vita della persona"
e in questo consulto: https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/762673-come-accettare-una-malattia-cronica.html .

Se desidera che la Vostra coppia duri, occorre faccia un lavoro psicologico serio su di sè.
Non solo a causa della fibromialgia (anche, ovviamente: la componente psicologica è fondamentale), ma anche sui Suoi meccanismi di attaccamento,
per cui prima non riusciva a rassegnarsi alla distanza dai Suoi pur convivendo con il Suo ragazzo,
ora manifesta dipendenza da lui,
a quanto Lei stessa ci racconta.

(Sta tuttora assumendo il farmaco di cui già ci accennava, Lxxxxxl?)

Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno, intanto La ringrazio per la risposta. No, non assumo più quel farmaco da diverso tempo.
Sono consapevole, come dice Lei, di dover lavorare su me stessa e ho intenzione di iniziare la psicoterapia appena possibile. Se ho ben capito la Sua risposta, ritiene che frequentemente la presenza di una malattia cronica e di altre problematiche legate all'ansia, siano un ostacolo al buon funzionamento della coppia? Confermo il fatto di comportarmi da "perenne malata" (al momento è così che mi sento) e credo che il mio ragazzo invece non accetti la malattia e ciò che comporta per me sul piano psicologico. Spesso mi dice "so che è un brutto periodo per te". Non credo capisca che è più di un semplice "brutto periodo" e io purtroppo non riesco a spiegarglielo efficacemente senza innervosirmi.
Spero che lavorare su me stessa sia la soluzione ai problemi di coppia. Vorrei smettere di sentirmi in colpa per la fibromialgia e i miei malesseri e vorrei allo stesso tempo poter rendere più sereno lui che di certo non ha colpe della mia malattia. Grazie ancora.
[#3]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Legga l’articolo citato e capirà che LEI NON è la Sua patologia, ma la patologia occupa solo una parte di Lei.
Altrimenti solo un infermiere può stare con una malata.
Comprendo anche che faccia fatica a capire, evidentemente non è ancora pronta.

Dott. Brunialti
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La fibromialgia è una malattia reumatica con sintomi vari come il dolore cronico diffuso, rigidità muscolare, alterazioni dell'umore. Cause, diagnosi e cure.

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