Ansia forte la sera: perchè?
Buongiorno,
sono un ragazzo di 25 anni che soffre di DAG e sono in cura da due anni con lyrica 300 mg dopo cena, in seguito a un periodo in cui, oltre ad avere un forte stato d'ansia per alcune insicurezze della mia vita per il futuro, avevo anche degli attacchi di panico nel momento in cui dovevo addormentarmi.
Da allora, se durante il giorno posso gestire gli impegni quotidiani con normalità, subito dopo cena aumenta di molto il mio stato d'ansia, tanto che ormai è diventato un processo quasi automatico.
A volte l'ansia è leggera, ma il più delle volte è forte e avverto proprio l'umore precipitare a picco.
Questo problema è diventato debilitante, perché ogni mio progetto di vita che immagino di costruire per il futuro (sono da poco laureato) viene automaticamente smontato la sera durante tale stato ansioso.
Tutto ciò ha reso "impotente" nel lungo periodo di fronte alla vita.
Lo stato ansioso scompare dopo qualche ora grazie all'effetto del lyrica, nel momento in cui riprendo controllo della situazione.
Il mio psichiatra non sapeva cosa pensare, in quanto a suo dire lo stato ansioso dovrebbe allentarsi la sera, essendo la mente "stanca".
Per questo motivo chiedo a voi psicologi del perché avverto sempre questo effetto "ad altalena" o perlomeno se è il risultato di un qualche processo psichico interno, in quanto mi sta rovinando pian piano e non mi concede di avere una stabilità nel tempo.
Stavo anche pensando di rivolgermi ad uno psicoterapeuta, perché non che soluzione trovare.
Vi ringrazio tanto per il vostro prezioso aiuto.
sono un ragazzo di 25 anni che soffre di DAG e sono in cura da due anni con lyrica 300 mg dopo cena, in seguito a un periodo in cui, oltre ad avere un forte stato d'ansia per alcune insicurezze della mia vita per il futuro, avevo anche degli attacchi di panico nel momento in cui dovevo addormentarmi.
Da allora, se durante il giorno posso gestire gli impegni quotidiani con normalità, subito dopo cena aumenta di molto il mio stato d'ansia, tanto che ormai è diventato un processo quasi automatico.
A volte l'ansia è leggera, ma il più delle volte è forte e avverto proprio l'umore precipitare a picco.
Questo problema è diventato debilitante, perché ogni mio progetto di vita che immagino di costruire per il futuro (sono da poco laureato) viene automaticamente smontato la sera durante tale stato ansioso.
Tutto ciò ha reso "impotente" nel lungo periodo di fronte alla vita.
Lo stato ansioso scompare dopo qualche ora grazie all'effetto del lyrica, nel momento in cui riprendo controllo della situazione.
Il mio psichiatra non sapeva cosa pensare, in quanto a suo dire lo stato ansioso dovrebbe allentarsi la sera, essendo la mente "stanca".
Per questo motivo chiedo a voi psicologi del perché avverto sempre questo effetto "ad altalena" o perlomeno se è il risultato di un qualche processo psichico interno, in quanto mi sta rovinando pian piano e non mi concede di avere una stabilità nel tempo.
Stavo anche pensando di rivolgermi ad uno psicoterapeuta, perché non che soluzione trovare.
Vi ringrazio tanto per il vostro prezioso aiuto.
[#1]
Gentile utente,
non sono psicoterapeuta però francamente che l'ansia le venga di sera non mi sembra così strano. Di giorno si è impegnati e distratti dalle contingenze più varie, la sera è invece spesso l'unico vero momento in cui ci si ferma per davvero, anche a pensare, e questo meccanismo alimenta, purtroppo, anche le ansie.
Quindi ecco, non mi stupirei di questo fenomeno. Minimamente. E, se devo dire, mi meraviglia un po' che lo psichiatra ne sia stupito. A mio parere, peraltro, nei momenti di stanchezza l'ansia aumenta perché vengono meno anche quei meccanismi che ci "difendono" dai pensieri ansiosi, proprio perché siamo stanchi. Forse il medico vede e considera cose di cui non sono a conoscenza.
Cosa dire... Sinceramente, poiché assume il pregabalin, domanderei al suo psichiatra o a un suo collega di valutare un'alternativa farmacologica, se si ritiene di dover continuare questo genere di terapia. Non so se anche solo anticipare l'assunzione del farmaco possa essere una soluzione, ad esempio. Ci sono meccanismi farmacocinetici che solo un medico può valutare.
Non mi soffermo inoltre sulla scelta del medicinale, anche se mi chiedo se siano state prima valutate altre alternative diciamo più "classiche", sempre che la diagnosi sia (solo) quella che riporta.
Il mio consiglio? Apra un consulto nella sez. Psichiatria per avere una risposta in merito agli aspetti più strettamente farmacologici. Non le daranno una prescrizione, ma sicuramente la orienteranno e le daranno anche magari qualche elemento in più su come interagire con un loro collega di persona.
Come psicologo mi fermo un po' a riflettere leggendo la sua frase:
"... perché ogni mio progetto di vita che immagino di costruire per il futuro (sono da poco laureato) viene automaticamente smontato la sera durante tale stato ansioso"
Premesso che - come detto - non mi sembra strano che l'ansia le venga di sera, mi chiedo tuttavia se proprio questo fermarsi a progettare il futuro non sia esso stesso un "alimentatore" dell'ansia.
Anche di questo sinceramente non mi stupirei.
Se vuole, ci racconti un po' di cosa la preoccupa, alcuni elementi della sua storia (che laurea ha preso, che lavoro vuole fare, cosa sta facendo in questo momento, cosa la preoccupa in merito al suo futuro, etc.) che le sembrano più difficili da dirimere.
Ritengo inoltre che il suo proposito di rivolgersi ad uno/a psicoterapeuta sia francamente apprezzabile e consigliato (e di certo più efficace di un consulto su questo sito, che può essere solo orientativo), tanto più se il suo psichiatra si limita a somministrarle farmaci e non le prospetta un futuro in cui se li lascerà alle spalle. La clinica ci insegna che l'azione combinata di farmaci e psicoterapia "parlata" è di fatto generalmente il "gold standard". D'altro canto, a volte anche l'abbandono di farmaci a seguito dell'inizio di un percorso di psicoterapia è una tappa ampiamente correlata a una completa remissione del disturbo ansioso (preferibilmente su accordo/suggerimento dello psichiatra e dello psicoterapeuta).
Spero di essere stato esauriente e la invito a non preoccuparsi eccessivamente.
Un caro saluto
non sono psicoterapeuta però francamente che l'ansia le venga di sera non mi sembra così strano. Di giorno si è impegnati e distratti dalle contingenze più varie, la sera è invece spesso l'unico vero momento in cui ci si ferma per davvero, anche a pensare, e questo meccanismo alimenta, purtroppo, anche le ansie.
Quindi ecco, non mi stupirei di questo fenomeno. Minimamente. E, se devo dire, mi meraviglia un po' che lo psichiatra ne sia stupito. A mio parere, peraltro, nei momenti di stanchezza l'ansia aumenta perché vengono meno anche quei meccanismi che ci "difendono" dai pensieri ansiosi, proprio perché siamo stanchi. Forse il medico vede e considera cose di cui non sono a conoscenza.
Cosa dire... Sinceramente, poiché assume il pregabalin, domanderei al suo psichiatra o a un suo collega di valutare un'alternativa farmacologica, se si ritiene di dover continuare questo genere di terapia. Non so se anche solo anticipare l'assunzione del farmaco possa essere una soluzione, ad esempio. Ci sono meccanismi farmacocinetici che solo un medico può valutare.
Non mi soffermo inoltre sulla scelta del medicinale, anche se mi chiedo se siano state prima valutate altre alternative diciamo più "classiche", sempre che la diagnosi sia (solo) quella che riporta.
Il mio consiglio? Apra un consulto nella sez. Psichiatria per avere una risposta in merito agli aspetti più strettamente farmacologici. Non le daranno una prescrizione, ma sicuramente la orienteranno e le daranno anche magari qualche elemento in più su come interagire con un loro collega di persona.
Come psicologo mi fermo un po' a riflettere leggendo la sua frase:
"... perché ogni mio progetto di vita che immagino di costruire per il futuro (sono da poco laureato) viene automaticamente smontato la sera durante tale stato ansioso"
Premesso che - come detto - non mi sembra strano che l'ansia le venga di sera, mi chiedo tuttavia se proprio questo fermarsi a progettare il futuro non sia esso stesso un "alimentatore" dell'ansia.
Anche di questo sinceramente non mi stupirei.
Se vuole, ci racconti un po' di cosa la preoccupa, alcuni elementi della sua storia (che laurea ha preso, che lavoro vuole fare, cosa sta facendo in questo momento, cosa la preoccupa in merito al suo futuro, etc.) che le sembrano più difficili da dirimere.
Ritengo inoltre che il suo proposito di rivolgersi ad uno/a psicoterapeuta sia francamente apprezzabile e consigliato (e di certo più efficace di un consulto su questo sito, che può essere solo orientativo), tanto più se il suo psichiatra si limita a somministrarle farmaci e non le prospetta un futuro in cui se li lascerà alle spalle. La clinica ci insegna che l'azione combinata di farmaci e psicoterapia "parlata" è di fatto generalmente il "gold standard". D'altro canto, a volte anche l'abbandono di farmaci a seguito dell'inizio di un percorso di psicoterapia è una tappa ampiamente correlata a una completa remissione del disturbo ansioso (preferibilmente su accordo/suggerimento dello psichiatra e dello psicoterapeuta).
Spero di essere stato esauriente e la invito a non preoccuparsi eccessivamente.
Un caro saluto
Dott. Ferdinando Toscano
Psicologo
[#2]
Utente
Buonasera dottore,
intanto la ringrazio per la sua esauriente risposta. Proprio oggi ho fatto una prima seduta con uno psicoterapeuta ed è emerso che ho una componente ossessivo-compulsiva verso il controllo di me stesso e delle situazioni che mi possono accadere. Ritengo pertanto che debba lavorare molto su questo aspetto, che è probabilmente il principale responsabile del mio malessere generale. Per quanto riguardo lo psichiatra, lo risentirò nei prossimi giorni per concordare una eventuale modifica alla terapia farmacologica, da abbinare appunto al mio nuovo percorso di psicoterapia. Colgo l'occasione per ringraziarla nuovamente.
Una buona serata
intanto la ringrazio per la sua esauriente risposta. Proprio oggi ho fatto una prima seduta con uno psicoterapeuta ed è emerso che ho una componente ossessivo-compulsiva verso il controllo di me stesso e delle situazioni che mi possono accadere. Ritengo pertanto che debba lavorare molto su questo aspetto, che è probabilmente il principale responsabile del mio malessere generale. Per quanto riguardo lo psichiatra, lo risentirò nei prossimi giorni per concordare una eventuale modifica alla terapia farmacologica, da abbinare appunto al mio nuovo percorso di psicoterapia. Colgo l'occasione per ringraziarla nuovamente.
Una buona serata
[#3]
Gentile utente,
mi fa piacere che si sia affidato a uno psicoterapeuta e abbia iniziato questo percorso che, vedrà, la aiuterà.
Le suggerisco di mettere in contatto ove possibile, anche in forma asincrona, psichiatra e psicoterapeuta, affinché la strategia terapeutica adottata sia coerente.
Le auguro tante cose belle.
mi fa piacere che si sia affidato a uno psicoterapeuta e abbia iniziato questo percorso che, vedrà, la aiuterà.
Le suggerisco di mettere in contatto ove possibile, anche in forma asincrona, psichiatra e psicoterapeuta, affinché la strategia terapeutica adottata sia coerente.
Le auguro tante cose belle.
Dott. Ferdinando Toscano
Psicologo
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 3.9k visite dal 18/01/2022.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.