Orrore della morte

Sono angosciato all'idea che un giorno non ci sarò più, così come tutte le persone a me care.
Ci penso anche quando non vorrei.
Non sono credente, quindi ritengo improbabile che dopo la fine ci sia una qualche forma di continuazione.
Ma questo pensiero mi demotiva a vivere.
Se con la morte l'io cessa di esistere, tutto ciò che facciamo diventa inutile.
Prenotare le vacanze, rinnovare l'abbonamento in palestra, scegliere il gestore telefonico più conveniente: a che serve?
Ogni gesto perde significato, non avendo alcun risultato che quello di essere cancellato, ogni iniziativa si scopre priva di senso, visto che non conduce ad altro che al nulla, al pozzo nero della non esistenza; e vivere si rivela grottesco balletto di figurine di cartapesta in bilico su un burrone, se raffrontato al vuoto in cui per certo sprofonderemo noi e ogni pur nobilissimo pensiero che ci solca la mente, ogni preziosa combinazione di parole che ricamiamo a imitazione delle costellazioni... Cosa opporre a questa desolante constatazione, come sopravviverle?
L'istinto di autoconservazione ci salva dalle estreme, logiche conseguenze; oppure è l'abitudine, che eclissa la coscienza che nulla abbia senso, a farci scudo dall'assurdo: una forma di narcosi, indispensabile misericordia che dai tempi di Lascaux ha preservato il genere umano dal darsi volontariamente la fine non appena si è reso conto della propria condizione.
Mi chiedo che tipo di trattamento possa aiutarmi a lenire questa angoscia che mi rode incessante
[#1]
Dr.ssa Monica Buti Psicologo, Psicoterapeuta 3
Buongiorno,
per quanto comprendo dalle sue riflessioni, il trattamento che le propongo è una psicoterapia di tipo Cognitivo Comportamentale, mi pare abbia sintomi depressivi con Rimuginio di tipo ossessivo su tematiche della vita e della morte, che poco hanno senso in tale intensità qualora siano così peggiorativi della qualità e stile di vita del soggetto, pur essendo tematiche filosofiche interessanti.

Saluti.
dott.ssa Monica Buti

Dr.ssa monica Buti