Psicologia

Buongiorno a tutti.

Da quando ho cambiato lavoro, cioè a novembre 2022, ho iniziato a avere dolore costante alla cervicale, e delle scosse che si irradiano nella testa.
Poi una sensazione di testa vuota, ma solo nella zona frontale/occipitale.
Addirittura se schiaccio sul cuoio capelluto, a volte mi fa malissimo, come se fosse ipersensibile.
Non ho dei veri e propri mal di testa, ma queste fitte/dolori, nevralgie alla testa.
In più ho iniziato ad avere sbandamenti.
Quindi comincio i controlli: sono stata da 3 neurologi, tac encefalo, rx cervicale, endocrinologo per la tiroide, cardiologo, holter cardiaco, otorino, reumatologo.
Tutti concordano con stato d'ansia + fibromialgia.
Mi hanno riempita di antidepressivi, che non voglio prendere.
Io voglio solo qualcosa che mi faccia passare questi sbandamenti, perchè secondo me arriva tutto dalla cervicale.
Tutti invece dicono che sia ansia.
Vi prego, io non capisco.
[#1]
Dr. Davide Giusino Psicologo 37 4
Gentile utente,

la sua confusione è comprensibile e perfettamente legittima.

Ciò che mi chiedo è il motivo che la trattiene dall'accettare i molteplici pareri medici ricevuti. Forse lei non avverte questo presunto stato di ansia in cui le diagnosi l'hanno collocata? Forse lei non si riconosce nella diagnosi di fibromialgia che le hanno espresso, come dice, in maniera concorde? Se è così, perché?

Afferma di avere iniziato a soffrire in concomitanza con il cambio di lavoro. Come ha vissuto questo cambio? Le sembra che possa esserci una relazione tra la sua esperienza di tale cambio e l'inizio della sofferenza che riferisce?

Su questo e altri eventuali punti di approfondimento ed esplorazione, la inviterei a confrontarsi non solo con un* psicoterapeuta professionista, ma anche con i medici con cui si è interfacciata finora.

Le faccio presesente che, se non vuole prendere gli antidepressivi, smetterne l'assunzione rientra pienamente nei suoi diritti di cittadina. Tuttavia, prima di prendere questa decisione, la incoraggio a dare una risposta ai suddetti interrogativi, così da informare un comportamento farmacologico convinto e consapevole.

Rimaniamo a sua disposizione.

Cordialmente,

Dott. Davide Giusino, Psicologo | davide.giusino@libero.it
https://psicologipuglia.it/albo-psicologi/r/giusino-davide/

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gent.mo dottore,
Grazie per la celere risposta.
Per rispondere alle sue domande, sicuramente mi ritrovo in uno stato ansioso. Sono particolarmente ipocondriaca sia per quanto riguarda la mia salute, sia per quella dei miei cari. Quando ho cambiato lavoro ho risentito molto della pressione di questo cambio. Soprattutto per quanto riguarda gli orari. Prima lavoravo vicino a casa, ed ero serena. Poi la mia azienda ha subito un tracollo e sono stata costretta a cercare altro. Il problema è che questo nuovo lavoro è molto lontano da casa, quindi mi alzo molto presto al mattino e faccio circa 50 minuti di auto. Ho tre figli, e la più piccola ha tre anni. Purtroppo ha sempre fatto fatica a dormire, e io ovviamente seguivo i suoi ritmi. Non mi trovo male qui, anzi, ma il mio stress è molto elevato.
Torno a casa quando ormai è ora di cena e non riesco quasi a fare nulla dalla stanchezza. Ho quasi sempre questi dolori alla testa, vista appannata e testa "vuota". E gli sbandamenti.
Per la diagnosi di fibromialgia non saprei...si sono sempre stanca, ho questo dolore cronico alla cervicale e alla testa, però non ho altri dolori diffusi diciamo.
Quello che non capisco è come sia possibile che gli sbandamenti siano dovuti all'ansia. Il mio cervello si rifiuta di credere che sia "solo"questo, per questo cerco di trovare una causa organica, che a mio parere, è la cervicale perennemente contratta.
Inoltre i medici mi hanno dato terapie diverse.
Il neurologo xanax + sertralina, il reumatologo flexiban + ezequa. Quando ho chiesto al neurologo quale cura a questo punto avrei dovuto seguire, lui mi ha detto entrambe. Io non voglio passare la vita a sentirmi "drogata" . Tutte queste pastiglie sono troppe...per questo non ho ancora iniziato a prendere nulla.
L'otorino invece ha consigliato antinfiammatori e eventuale bite.
Io brancolo nel buio davvero.
[#3]
Dr. Davide Giusino Psicologo 37 4
Gentile utente,

grazie per le risposte che, più che per fornire maggiori informazioni a me, spero possano essere spunti di riflessione utili per lei.

Dice di brancolare nel buio ma, in realtà, come vede, iniziando a porsi delle domande e ad accennare alcune risposte, lei stessa sta già progressivamente cominciando a fare una piccola luce, suggerendo altre possibili cause della sua sofferenza all'interno di un quadro più ampio e complesso. Forse, ad esempio, il problema non è tanto il nuovo lavoro di per sé - in cui afferma di non trovarsi male -, bensì lo stile di vita faticoso che questo implica? E se è così, quali strategie potrebbe pensare di mettere in atto per mitigarne gli effetti negativi?

Che lei sia consapevole della propria ansia, ipocondria e stress è comunque un buon segnale: riconoscere o ammettere i problemi è sempre il primo importante passo da compiere per risolverli. E le risorse personali per affrontarli non sembrano mancarle, date la forza e la determinazione che si suppone siano necessarie in una gestione dell'equilibrio tra vita lavorativa e familiare come quella che descrive. Forse può valutare di fare leva su ulteriori risorse, magari il supporto di altre persone nella sua famiglia stessa o nella sua rete di persone care?

La invito a non sottovalutare la possibilità che uno stato di "semplice" ansia e stress possa trasformarsi in una sofferenza organica. Benché i meccanismi siano ancora parzialmente sconosciuti persino a noi psicologi (come l'astrazione della psiche possa risultare nella materialità del corpo è tuttora oggetto di indagine scientifica), il fenomeno è però decisamente noto. Può accadere più comunemente di quanto si possa credere e se ne può anche uscire attraverso i percorsi indicati dalla psicologia e dalla psicoterapia.

Tuttavia, nel contesto di un consulto online come il presente, si possono soltanto formulare ipotesi e siamo lungi dal fornire certezze definitive. Ogni fenomeno di conversione somatica della sofferenza psichica, ad esempio, può avere un significato diverso in base alla soggettività unica e irripetibile di ciascun individuo. E non sto neanche necessariamente dicendo che questo sia il suo caso, perché ci sono troppi pochi elementi per affermarlo. Pertanto, torno a incoraggiarla a confrontarsi con professionisti "in carne ed ossa", che possano seguirla più sistematicamente e direttamente; senza escludere i medici che tanto l'hanno accompagnata finora, ma soprattutto psicologi e psicoterapeuti che mi pare di capire abbia consultato meno.

Rimaniamo a sua disposizione.

Cordialmente,

Dott. Davide Giusino, Psicologo | davide.giusino@libero.it
https://psicologipuglia.it/albo-psicologi/r/giusino-davide/

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