Disturbi alimentari sport.

Alimentazione, immagine corporea e pratica sportiva: implicazioni psicologiche e psicopatologiche

Negli ultimi decenni l’enfasi sociale sull’aspetto fisico ha alimentato modelli estetici irrealistici, influenzando profondamente il rapporto con il proprio corpo. In questo contesto l’esercizio fisico, pur essendo fondamentale per la salute, può trasformarsi in comportamento estremo, favorendo sovra-allenamento e disturbi alimentari. Comprendere il delicato equilibrio tra sport, benessere e alimentazione è essenziale per prevenire rischi psicofisici e tutelare la salute.

Introduzione: apparenza e corpi perfetti

L’apparenza, almeno dai primi anni Ottanta, ci intrappola in una prigione di stereotipi dove le nostre capacità passano in secondo piano rispetto all'apparire e all'avere. Chi per insicurezza personale, chi per l’incapacità di opporsi alle attuali convenzioni, rimane incastrato nelle maglie dei modelli irraggiungibili che osannano bellezza, giovane e perfetta.

Oggi, avere un corpo perfetto è simbolo di controllo, che a sua volta è simbolo di duro lavoro e ambizione.

Questa aspirazione porta con sé due assunti principali:

  • Avere un corpo perfetto rende la vita più facile (anche se, in realtà, varie ricerche evidenziano che essere fisicamente attraenti porta vantaggi in alcune situazioni e svantaggi in altre)
  • Il corpo è malleabile, dunque con la giusta combinazione di alimentazione ed esercizio, tutti possono diventare fisicamente perfetti.

Seppure sia assodato che variabili biologiche e genetiche possano influenzare la regolazione del peso e delle forme corporee, imponendo limiti naturali, c’è forte fiducia nella possibilità che grazie ad alcuni mezzi si possa arrivare, o avvicinarsi, al modello di bellezza che la società considera ideale.

Lo sforzo verso il miglioramento del corpo coinvolge entrambi i sessi e comporta l’assunzione di vari comportamenti e attività, tra cui l’esercizio fisico.

È indubbio che una regolare attività fisica porti ad effetti benefici, sia psicologici e sia fisiologici come:

Tuttavia, concepire lo sport in modi estremi può essere controproducente e portare a rischi per la salute psicofisica dell’individuo.

La moda della forma fisica

A partire dagli anni Ottanta, si sono moltiplicati in tutti i paesi industrializzati centri e club salutisti, con attrezzi ginnici e una nuova generazione di allenatori professionisti che hanno via via costruito un mercato in costante crescita, frutto più del culto del corpo in una società spinta al consumismo che al vero e proprio desiderio di dimagrire.

Con lo sviluppo di numerose attività fisiche di massa e la nascita di nuove pratiche motorie che promettono il raggiungimento di ideali di forma e muscolosità, alcuni studiosi si sono interessati ad analizzare le motivazioni che portavano le persone ad aderire o meno all’attività fisica.

È così emerso che, in una consistente percentuale di soggetti, l’esercizio fisico rappresenta una modalità per modellare e controllare la propria immagine corporea.

Modalità che Schilder individuava come mezzo per modificare il proprio corpo per come lo stesso veniva percepito e di ricerca di un corpo ideale.

Guarda il video: I social influenzano la percezione del nostro corpo?

Perché facciamo sport?

Il corpo ideale, è proprio questo il leitmotiv, sia nel sesso maschile e sia nel sesso femminile, fra l’esercizio fisico e l’apparenza: la pratica sportiva, viene praticata maggiormente per quest’ultima che non per i suoi benefici legati al benessere.

Ne deriva una crescente tendenza al sovra-esercizio fisico, al fanatismo per lo sport, tanto da coniare termini nuovi quali negative addiction, compulsive exercise o exercise dependance, per descrivere un tipo di attività fisica estrema sia in frequenza e sia in durata, accompagnata da una irrefrenabile pulsione alla prestazione e da possibili crisi di astinenza.

Cosa significa sovra-esercizio?

Il concetto di sovra-esercizio è molto complesso da classificare, misurare e individuare, tuttavia la ricerca ha fatto molti passi in avanti per isolare la fenomenologia raccogliendo una sufficiente quantità di dati tali da consentirci di affermare che in date circostanze esso sia legato fortemente a insoddisfazione corporea e allo sviluppo di disturbi di tipo alimentare.

Il confine è sottile:

  • da una parte, vi è un tipo di esercizio fisico sano ed equilibrato, che mira semplicemente ad una cura di sé, al mantenimento di un aspetto desiderabile, ad un miglioramento della propria immagine e al potenziamento della propria vitalità;
  • dall’altra un modo di vivere lo sport patologico, dove le pratiche legate all’allenamento diventano totalizzanti, tanto da interferire con tutti gli altri aspetti della vita, come il lavoro, lo studio, i rapporti sociali e le relazioni sentimentali, dove l’investimento sull’immagine è assoluto e totalitario, annullando ogni consapevolezza di sé che non sia basata sull’esteriorità.

Un allenamento, portato all’eccesso, può dunque rivelarsi controproducente.  

Le conseguenze psicologiche dell'attività fisica estrema

Un tipo di esercizio incessante, praticato senza rispetto delle comuni norme di buon senso, compromette risorse energetiche e mentali.

Lo sport è una risorsa eccezionale quando viene praticato correttamente, ma alla condizione che il suo scopo sia l’ottenimento di una buona forma fisica, non di un corpo perfetto.

Se l’obiettivo diviene la perfezione corporea, lo sport di conseguenza sarà un agente stressante a livello psicologico: l’attività fisica verrà dunque associata solo ad un qualcosa di utile al fine di bruciare calorie in poco tempo, a dimagrire o aumentare la massa muscolare. Tutte attività che portano a pensieri intrusivi e in grado di portare la tensione psichica a livelli molto alti.

Per le persone affette da DAN (disturbi alimentari e della nutrizione), l’attività fisica assume un valore simbolico: viene mitizzata e considerata una veloce scorciatoia per il raggiungimento della perdita di peso o del controllo delle forme corporee. In questi casi viene meno il piacere di allenarsi. Non vi è soddisfazione alcuna nell’osservare gli eventuali miglioramenti che si ottengono grazie al costante allenamento, esiste solo la volontà di annullarsi completamente nell’esercizio fisico fino allo stremo delle forze.

La sindrome iperattiva, in questi soggetti, continua anche dopo continui svenimenti senza che questi riescano a fermarsi e anzi, intensificano gli allenamenti finchè essi distessi diventano un incubo persecutore unitamente al digiuno.

In queste condizioni, tuttavia, il cervello innesca un meccanismo di protezione tale per cui rifiuta di accettare tale metodica e ha una vera e propria “crisi di rigetto”: aumentano nervosismo, sentimenti di collera alternati a brevi momenti di euforia che aprono la strada ad ansia, angoscia e attacchi di panico. La sensibilità emotiva è alterata e compromessa; la dimensione delle reazioni, come ridere o piangere, viene amplificata e difficile da tenere sotto controllo.

L’attività sportiva viene spinta allo stremo fintanto da risultare molto nociva: ogni sessione di allenamento esaurisce sempre più le riserve energetiche fisiche e mentali e contribuisce a peggiorare lo stato di salute psicofisica del soggetto, che continua imperterrito mentendo anche a se stesso sulla gravità della situazione che sta vivendo, e che porta a sperimentare stanchezza cronica, demotivazione, senso di inadeguatezza, crollo dei livelli di autostima e depressione cronica.

dieta sportivo

Il rischio di disturbi alimentari

Sembra quasi un paradosso, ma fare lo sportivo\a di professione significa adottare uno stile di vita che in realtà, al di là del rischio infortuni, li rende vulnerabili e soggetti a rischio per lo sviluppo di Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione, un rischio maggiore rispetto alla media complessiva della popolazione.

Il corpo, per un atleta, è molto più di un corpo: diviene un mezzo, uno strumento di fondamentale importanza, attraverso il quale esprime il proprio sé e le proprie potenzialità. Ed è intorno al corpo che in molte discipline sportive, ad alti livelli soprattutto, si focalizza lo stile di vita dello\a sportivo\a.

Danza, ginnastica, corsa, wrestling, nuoto, body building: sono gli sport ove prettamente magrezza e tonicità sono fattori fondamentali per sviluppare certe abilità tecniche, e determinare un costante miglioramento della performance. Più c’è controllo sul peso, sulla forma del corpo, migliore sarà la prestazione. Si innescano così paura di ingrassare e un’ostinata iperattività giornaliera associata a veri e propri sintomi di astinenza nel caso di impossibilità a svolgere i propri allenamenti.

Da forme d’espressione artistica o discipline finalizzate al benessere fisico, alcuni sport come danza e ginnastica a partire dalla metà del XX secolo sono diventati competizioni dove l’agonismo si spinge nella massima espressione in tutte le sue forme: la magrezza è ricercata al pari di flessibilità e scioltezza dei movimenti, e in altri, come pugilato, judo, body building, gareggiando in specifiche categorie di peso è chiaro che il controllo su di esso assuma una componente rilevante, più che in altri sport dove il peso non è così fondamentale.

A partire dagli anni '80 sono iniziate le ricerche sulle relazioni esistenti tra insoddisfazione corporea ed esercizio fisico (con attenzione anche ai disturbi del comportamento alimentare), innanzitutto con lo studio di alcune caratteristiche di personalità associate sia ai disordini nell’alimentazione sia alla partecipazione ad uno sport: la competitività, l'ansia da prestazione ed il perfezionismo. Molteplici studi hanno confermato una relazione positiva tra questi fattori: la valutazione positiva del proprio corpo è stata collegata ad un'alimentazione sana ed adeguata e ci saranno meno probabilità di mangiare in maniera disordinata o intraprendere una dieta restrittiva o vomito autoindotto, se il soggetto sarà soddisfatto di come appare.

Per un atleta è importante sì il raggiungimento del risultato sportivo o di un certo tipo di prestazione, ma anche di come si appare, di avere, cioè, un peso e una forma ottimali: si può pensare al desiderio di magrezza delle ballerine, ma anche al desiderio opposto, quello di un body builder, che non si percepisce mai abbastanza grosso e tende verso una massa muscolare sempre maggiore.

Seguire una corretta alimentazione risulta essere importante affinché l'organismo funzioni al meglio; se ciò è valido per qualunque persona, che svolge un'attività più o meno sedentaria, lo è ancor di più per coloro che praticano sport e dal proprio corpo devono ottenere molto di più in termini di prestazioni fisiche e consumo energetico. Per chi pratica attività sportiva, l'alimentazione riveste un ruolo determinante ed è importante che lo sportivo sappia quali alimenti possono essergli di aiuto nella propria attività, in che quantità e modalità assumerli.

Tipologie di sport e alimentazione

A seconda dell'attività svolta esistono notevoli differenze nell'alimentazione da seguire:

  • Sport di resistenza: grande quantità di carboidrati che garantisca un notevole apporto di glicogeno sufficiente a fornire energia durante gli sforzi prolungati;
  • Sport di forza: è importante l'apporto proteico che favorisce lo sviluppo della massa muscolare; non trascurare allo stesso tempo i carboidrati, i quali garantiscono il necessario apporto di energia senza il quale l'organismo sarebbe costretto ad intaccare le riserve di proteine;
  • Sport di velocità e scatto: un giusto apporto di carboidrati, l'unico nutrimento che garantisce energia immediata con il minor dispendio di ossigeno.

Non tutti gli atleti provano sentimenti di adeguatezza del proprio corpo rispetto alle caratteristiche specifiche dello sport praticato, sentendosi spesso sotto pressione in vista del raggiungimento del "tipo ideale" di corpo.

Gli atleti sono spesso sotto pressione in quanto il loro corpo deve garantire una performance ottimale in base alle caratteristiche dello sport. Così, coloro che praticano sport come la danza, l'atletica, la ginnastica artistica, il pattinaggio, sono portati a desiderare una corporatura più esile e slanciata che dia un'immagine di leggerezza e armonia mentre, coloro che praticano sport come il body-building, il football, il pugilato, desiderano una corporatura più massiccia e muscolosa.

Ad ogni tipo di sport corrisponde, dunque, un'ideale corporeo: di conseguenza a seconda dello sport praticato, gli atleti desidereranno un certo tipo di corporatura e cercheranno di raggiungerla essenzialmente attraverso un particolare allenamento e specifiche abitudini alimentari. Tutto questo, può, in alcuni casi, portare l'atleta a mettere in atto comportamenti dannosi, in particolare rispetto all'allenamento e alle condotte alimentari (sovra-esercizio).

Le conseguenze di diete particolari, adottate per tenere sotto controllo il peso corporeo, possono essere gravi, come:

  • un calo improvviso e drastico di peso corporeo influenza negativamente la performance, le funzioni cognitive e la salute fisica in generale;
  • la perdita di peso, anche in assenza di un disturbo vero e proprio della condotta alimentare, ha complicanze mediche che includono il sistema cardiovascolare, endocrino, riproduttivo, gastrointestinale, renale ed il sistema nervoso centrale.

Disturbi alimentari e distorsione dell'immagine corporea nello sport

Disturbi della Nutrizione e della Alimentazione (secondo il DSM-V) interessano primariamente il genere femminile e sono considerati un problema sanitario importante.

Essi sono caratterizzati da un grave disordine alimentare e una preoccupazione eccessiva riguardante il peso e la forma del proprio corpo.

Si manifesta frequentemente una bassa autostima, un'immagine corporea distorta che fa percepire il proprio corpo con un eccesso di peso, inefficienza, perfezionismo e un senso di perdita di controllo seguiti da meccanismi compensatori quali manipolazione alimentare e utilizzo di metodi inadeguati al controllo del peso. A ciò si associa spesso irregolarità mestruale e osteoporosi.

Quali sono i DAN e come riconoscerli?

I DAN sono caratterizzati da "un persistente disturbo dell'alimentazione oppure da comportamenti inerenti l'alimentazione che hanno come risultato un alterato consumo o assorbimento di cibo e che compromettono significativamente la salute fisica o il funzionamento psicosociale".

Secondo la nuova classificazione del DSM V, i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono:

I disturbi alimentari nell'atleta

L'atleta con disturbi alimentari fa parte di una popolazione speciale con un problema particolare cui possono aver contribuito diversi fattori quali la natura della disciplina sportiva, le regole, la frequenza con cui ci si allena, il carico di allenamento, la sub- cultura legata alla disciplina, il sovra-allenamento o il comportamento dell'allenatore.

L'ambiente sportivo può, quindi, enfatizzare e complicare alcune problematiche presenti nell'atleta, richiedendo ad esempio un corpo con peso e forma ideali. Questo ideale spesso implica la perdita di peso o grasso corporeo che può far precipitare l'atleta in un disturbo alimentare o esacerbarne uno già esistente.

Anoressia nervosa e anoressia atletica

Nei primi anni '90 fu introdotto il concetto di Anoressia Atletica dal momento che si notò che gli atleti sembravano costituire una popolazione a parte. Quella della AA è una condizione in cui apporto calorico e massa corporea sono ridotti malgrado le elevate prestazioni fisiche. Per diversi aspetti essa ricalca l'Anoressia Nervosa visto che le pazienti spesso praticano incessante attività ed esercizio fisico simile a quello notato in molti atleti. Ad ogni modo l'AA risponde a qualche, ma non a tutti i criteri dei Disturbi Alimentari e può perciò essere considerata simile al Disturbo Alimentare non Altrimenti Specificato (EDNOS).

Vediamo, per punti, alcuni elementi caratterizzanti e distintivi delle due diverse forme di anoressia:

  • Anoressia Nervosa: perdita di peso dovuta ad un'alimentazione eccessivamente restrittiva, ufficialmente riconosciuta come Disturbo del Comportamento Alimentare dall'APA;
  • Anoressia Atletica: basso peso corporeo dovuto ad un eccessivo esercizio fisico e ad un apporto limitato di calorie; non soddisfa pienamente tutti i criteri di un DCA; non compresa nel DSM ma utilizzata frequentemente dai professionisti della salute.

Anoressia nervosa

Le persone con Anoressia sono ossessionate dall'idea di apparire magre e sviluppano un'intensa, irrazionale paura di acquisire peso. Di conseguenza, riducono drasticamente l'assunzione di qualsiasi cibo che possa potenzialmente farli ingrassare. In alcuni casi il comportamento restrittivo è l'unico metodo utilizzato per controllare il peso corporeo; in altri casi le persone anoressiche mostrano comportamenti riscontrati nella Bulimia Nervosa, associando al comportamento restrittivo episodi di abbuffate seguite poi da condotte eliminatorie come vomito, abuso di diuretici.

Anoressia atletica

L'anoressia atletica fa riferimento a condotte alimentari presenti nelle donne che praticano attività sportiva. Caratteristiche comuni sono:

  • la bassa autostima,
  • immagine corporea distorta,
  • senso di colpa,
  • inefficienza,
  • perfezionismo,
  • senso di perdita di controllo con meccanismi compensatori agiti mediante un'alterazione dei pasti e l'utilizzo di metodi volti a controllare il peso (vomito, digiuno, utilizzo di lassativi e/o diuretici).

Le atlete maggiormente colpite sono quelle che praticano sport in cui si dà importanza alla magrezza, al corpo asciutto e longilineo. Quella della Anoressia Atletica è una condizione in cui apporto calorico e massa corporea sono ridotti malgrado le elevate prestazioni fisiche.

Un problema non solo femminile

Negli ultimi decenni si è verificato un cambiamento culturale nell'ambito dell'immagine maschile e della sua cura, ragion per cui è andato progressivamente aumentando l'interesse verso il suo studio; abbiamo assistito ad un graduale spostamento del modo in cui gli uomini percepiscono il proprio corpo e una crescente tendenza verso una condizione chiamata dismorfia muscolare o vigoressia. Questa condizione è entrata a far parte della letteratura nel 1993 quando Pope, Katz e Hudson descrissero una condizione che chiamarono reverse anorexia in una popolazione maschile di bodybuilders.

Questi uomini, sebbene fossero molto muscolosi, credevano di essere piccoli e fisicamente deboli; declinavano inviti, vestivano indumenti pesanti anche in estate e rifiutavano di farsi vedere al mare. Questo faceva sì che le loro relazioni sociali ed intime fossero fortemente compromesse.

Anche la sfera lavorativa, oltre a quella sociale ed affettiva, era spesso compromessa: i soggetti si impegnano spesso nella ricerca di un'occupazione in tutte quelle aree in cui essi possono sollevare pesi regolarmente, come le palestre. Inoltre tali individui seguono una dieta meticolosa e scrupolosa, la quale spesso include l'uso inappropriato di integratori, quali anabolizzanti e steroidi androgeni. In seguito ad ulteriori ricerche Pope e collaboratori hanno rinominato questa condizione dismorfia muscolare, classificandola come un sottotipo di disturbo da dismorfismo corporeo.

Benché la Dismorfia Muscolare sia stata originariamente considerata come una sotto-categoria dei disturbi da Dismorfia Corporea, studi più recenti suggeriscono che sia meglio classificabile come un disturbo alimentare. A questo proposito Grieve e collaboratori hanno evidenziato diverse somiglianze con i disturbi dell'alimentazione, soprattutto con l'Anoressia e la Bulimia Nervosa. In primo luogo i soggetti con diagnosi di Dismorfia Muscolare spesso hanno una storia di disturbi alimentari o sintomi di disturbi dell'alimentazione insieme a sintomi di Dismorfia Muscolare. Inoltre, sia la Dismorfia Muscolare che l'Anoressia Nervosa prevedono distorsione corporea, il desiderio di raggiungere e mantenere una precisa forma fisica e comportamenti alimentari abnormi sorretti da un disfunzionale sistema di credenze. La Dismorfia Muscolare è una condizione che interessa primariamente i bodybuilders di sesso maschile.

Non occorre guardare tanto lontano per capire come il bodybuilding abbia influenzato la cultura contemporanea per quanto riguarda un certo ideale fisico maschile.

Che cos'è il Bodybuilding?

Il perseguimento di un fisico muscoloso attraverso un programma di allenamento pesi e un regime nutrizionale su misura. Sebbene esistano bodybuilders di sesso femminile, è un'attività che coinvolge primariamente gli uomini. Nell'ambito del bodybuilding competitivo, gli atleti mostrano il proprio fisico ad una giuria che assegna un punteggio in base alla taglia, la simmetria e la muscolatura.

Le qualità estetiche del bodybuilding fanno sì che esso si differenzi dal sollevamento pesi dove lo scopo è quello di sollevare il maggior peso possibile; i sollevatori di pesi cercano di accumulare una maggiore percentuale di grasso rispetto ai culturisti per aumentare la propria forza.

Se è vero che oltre alla prestazione è importante come l'atleta appare, lo è più che mai nel caso del body building, dove, il confronto con certi modelli ideali è continuo e motivante per l'allenamento; i modelli cui riferirsi si trovano nelle riviste specializzate e ancor più vicino all'interno della palestra in cui ci si allena. Per tanto tempo il focus dell'attenzione concernente i disturbi dell'immagina corporea negli sportivi si è concentrato unicamente sulle atlete femminili, in realtà la loro incidenza fra il sesso maschile ha avuto un forte incremento negli ultimi anni.

Diversi studi hanno dimostrato che con l'aumento della popolarità del Bodybuilding, è andato crescendo il numero di uomini insoddisfatti del proprio fisico. Alla base di questa insoddisfazione non c'è il desiderio di possedere corpi più snelli come avviene per le donne ma corpi più muscolosi. In questo caso siamo oltre il semplice malcontento e apprensione verso il proprio corpo (o muscolatura): l'insoddisfazione corporea si traduce in distorsione dell'immagine corporea e, nello sforzo di cambiare e migliorare la propria forma corporea, si costituiscono le basi per gravi disturbi e patologie.

Dismorfismo corporeo e dismorfia muscolare

La caratteristica principale del disturbo da Dimorfismo Corporeo è una preoccupazione molto pronunciata per un difetto dell'aspetto fisico che, diversamente dalle normali preoccupazioni per il proprio corpo, comporta un eccessivo dispendio di tempo e risulta associata ad un'intensa e tormentosa sensazione di disagio. Tale preoccupazione non riguarda il proprio stato di salute, bensì è di carattere puramente estetico: il difetto o la deformità non sono realmente presenti o, quando lo sono, c'è comunque una netta sproporzione fra il dato oggettivo e il vissuto soggettivo. Ogni parte del corpo può diventarne causa e la preoccupazione può riguardare simultaneamente diverse parti, che possono rimanere le stesse o cambiare.

Cos'è la dismorfia muscolare?

Si tratta di un'eccessiva preoccupazione e insoddisfazione per la propria grandezza corporea e la propria massa muscolare: il soggetto vede se stesso come piccolo e fragile, anche quando la realtà è ben altra; e presente la tendenza ossessiva ad accrescere sempre di più la massa muscolare. Per indicare tale disturbo viene anche usato il termine Vigoressia, ovvero il desiderio di possedere un corpo più muscoloso e più 'asciutto'.

Il focus dell'ossessione non è più la paura di ingrassare, ma il timore di non essere abbastanza grossi, quello che infatti affligge non è tanto un eventuale sovrappeso, quanto la percentuale di grasso corporeo, che va sempre tenuta sotto controllo.

Soggetti con dismorfia muscolare sono fortemente convinti di non possedere un'adeguata muscolatura, nonostante essi si presentino spesso più muscolosi rispetto alla media della popolazione. La preoccupazione per il proprio corpo è persistente e causa disturbi nel funzionamento globale dell'individuo associati ad angoscia. Diversi studi hanno associato il fisico maschile muscoloso al potere, alla dominanza, alla forza, alla virilità, all'autostima. In altre parole, la fragilità fisica, spesso associata alla femminilità, viene contrastata mantenendo un fisico muscoloso.

Tre sono i possibili determinanti del disturbo, non operanti in modo indipendente l'uno dall'altro, per cui è opportuno propendere per un'eziologia di tipo multifattoriale.

  • una componente biologica predisponente (che rende alcuni soggetti più inclini di altri a sviluppare sintomi del tipo ossessivo-compulsivo),
  • un fattore di ordine psicologico (legato ad una bassa autostima e al modo in cui essi si giudicano, prevalentemente basato sull' apparenza, come un investimento esagerato sulla propria estetica tipico dei narcisisti),
  • uno di ordine sociale e culturale.

Di recente, Grieve ha avanzato l'ipotesi secondo cui le variabili più importanti che conducono alla dismorfia muscolare sono la distorsione percettiva del proprio corpo, l'insoddisfazione relativa ad esso e una immagine corporea interna idealizzata. Queste tre variabili, insieme al perfezionismo, alle emozioni negative, alla bassa autostima e alla pressione dei mass media, sono ritenute essere alla base dello sviluppo dalla dismorfia muscolare.

Veramente efficace, da parte degli allenatori, dei nutrizionisti e da chi lavora nello sport, diventa promuovere nell'atleta un miglioramento dell'immagine corporea ad esempio lavorando sull'autostima come un fattore protettivo rispetto all'insorgenza di disturbi del comportamento alimentare e dell'immagine corporea. Si tratta di interventi di promozione della salute, che mirano a identificare e potenziare aspetti positivi del Se allo scopo di produrre dei cambiamenti a livello di auto percezione e valori (come norme culturali che regolano l'immagine corporea) per giungere alla modifica di comportamenti alimentari e ad una maggiore soddisfazione verso il proprio corpo.

Dismorfia muscolare e DCA

Le differenze tra Anoressia Nervosa e la Dismorfia Muscolare sembrano essere dovute essenzialmente alle diverse "pulsioni" provate: nella prima c'è una ricerca estenuante della magrezza, nell'altra della muscolosità. Inoltre anche le condotte alimentari degli individui con Dismorfia Muscolare sono influenzate da distorsioni cognitive sottostanti, così come avviene nell'anoressia e nella bulimia nervosa.

Mentre le persone anoressiche e bulimiche raggiungono la magrezza desiderata attraverso digiuni, condotte di eliminazione ed allenamenti strazianti, i soggetti con Dismorfia Muscolare assumono una grande quantità di calorie con l'obiettivo di incrementare la massa muscolare (c'è quindi una massiccia assunzione di cibo come avviene nel binge eating). Le similarità sintomatologiche riscontrate tra uomini con Dismorfia Muscolare e donne con DCA indicano un'eziologia simile nei due sessi.

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Data pubblicazione: 11 dicembre 2025

Autore

eleonorariva
Dr.ssa Eleonora Riva Psicologo

Laureata in Psicologia nel 2007 presso Università degli Studi di Padova.
Iscritta all'Ordine degli Psicologi della Regione Veneto tesserino n° 14798.

Esperta in benessere psicologico e organizzativo, con oltre 15 anni di esperienza in grandi aziende e consulenze individuali. Specializzata nella gestione dello stress, disturbi alimentari e supporto alle fasi di cambiamento personale. Operatore di Training Autogeno e Facilitatore Mindfulness, unisce competenze cliniche a 25 anni di esperienza giornalistica nella divulgazione scientifica. Laureata in Psicologia con master in Risorse Umane e Disturbi dell’Alimentazione.

Processo di validazione e Peer Review da parte dei Referenti Scientifici

Questo articolo è stato meticolosamente validato per la sua accuratezza scientifica e la sua conformità ai più elevati standard editoriali, in seguito a una rigorosa revisione paritaria (peer review) condotta dai referenti specialisti in ambito psicologico della Redazione Scientifica di Medicitalia.

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