Terapia ormonale sostitutiva si o no.

Terapia ormonale sostitutiva: 5 motivi per farla e per non farla

vpontello
Dr.ssa Valentina Pontello Ginecologo, Perfezionato in medicine non convenzionali

Negli anni scorsi si è diffuso un allarme, in gran parte ingiustificato, nei confronti della terapia ormonale sostitutiva. Questo terrorismo psicologico rischia però di fare più danni che altro, negando i benefici della terapia ormonale, a quelle donne che invece ne avrebbero bisogno.

Vediamo quindi alcuni elementi di confronto.

Terapia ormonale: rischi e benefici

5 motivi per fare la terapia ormonale:

  1. Se siete in menopausa precoce. Se la funzione ormonale si è esaurita a 40 anni, state perdendo 10 anni di ormoni, con rischi importanti a livello di protezione della massa ossea. Una menopausa in età giovanile (prima dei 40 anni) è una indicazione pressante all’esecuzione della terapia.
  2. Se soffrite di caldane (o vampate). La qualità della vita è il criterio più importante per valutare la necessità di sottoporsi a terapia ormonale.
  3. Se siete a rischio osteoporosi. La protezione della massa ossea, da parte della terapia ormonale, è un beneficio accertato.
  4. Al fine di migliorare l’attività sessuale. La carenza ormonale causa secchezza vaginale. Esiste la possibilità di associare alla terapia ormonale farmaci androgenici, per agire sul desiderio sessuale.
  5. Al fine di mantenere il trofismo di cute e capelli. L’effetto estetico sull’elasticità cutanea è scientificamente dimostrato.

5 motivi per NON fare la terapia ormonale:

  1. Se avete avuto un tumore al seno.
  2. Se avete avuto una trombosi venosa profonda o siete portatrici di mutazioni, che favoriscono la coagulazione (ad esempio fattore V Leiden, mutazione del gene della protrombina).
  3. Se siete fumatrici.
  4. Se soffrite di ipertensione.
  5. Se siete a rischio per patologia cardio e cerebrovascolare.

Concludendo, è opportuno valutare il bilancio tra benefici e rischi nel singolo caso. Utile la corretta informazione, che deve essere completa, presentando anche le terapie di medicina naturale, come possibile alternativa.

Data pubblicazione: 05 maggio 2011

37 commenti

#1
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Dr. Salvo Catania

Cara Valentina
da chirurgo oncologo non posso che dissentire da
>>Questo terrorismo psicologico rischia però di fare più danni che altro, negando i benefici della terapia ormonale, a quelle donne che invece ne avrebbero bisogno.>> per diverse ragioni

a)La menopausa è un cambiamento naturale e non una malattia da combattere in tutti i casi con i farmaci

b)Sul rischio del cancro della mammella , l’opinione appoggiata da molta pubblicità di parte, sostiene che il rischio non sarebbe provato, perché a fronte di molti studi che lo provano altri non lo provano o addirittura trovano una protezione. Una visione critica invece degli studi rivela però che quelli migliori sono quelli che evidenziano un certo rischio , soprattutto per trattamenti prolungati.
Tanto da potersi stabilire in linea di massima un rischio del 2-3% per anno dopo 5 anni di uso (!!).
Altro che terrorismo psicologico ingiustificato!

Te lo ribadisce uno dei più grandi epidemiologi del mondo che io ho appositamente intervistato di recente per Medicitalia nel mio blog e nel mio sito

https://www.medicitalia.it/blog/senologia/100-la-menopausa-e-una-malattia.html

E quindi mi astengo dall'esprimere la mia personale opinione e ti allego quella di Franco Berrino

http://www.senosalvo.com/menopausa_nn_malattia.htm

https://www.medicitalia.it/blog/senologia/100-la-menopausa-e-una-malattia.html




#2
Foto profilo Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Ultimo studio recentissimo condotto su 17000 donne

http://jama.ama-assn.org/content/304/15/1684.abstract?maxtoshow=&hits=10&RESULTFORMAT=&fulltext=Rowan+Chlebowski&searchid=1&FIRSTINDEX=0&resourcetype=HWCIT

>>>Conclusions Estrogen plus progestin was associated with greater breast cancer incidence, and the cancers are more commonly node-positive. Breast cancer mortality also appears to be increased with combined use of estrogen plus progestin.>>

Commento
Le donne in menopausa che assumono una terapia ormonale combinata hanno un elevato rischio di avere una diagnosi tumorale a uno stadio pu' avanzato e di morire di cancro.
Lo sostiene un nuovo studio americano finanziato dal governo federale, la Women's Health Initiative (WHI), che era stato fermato nel 2002 dopo che alcuni dati avevano mostrato che donne che prendevano una combinazione di estrogeni e ormoni progestinici avevano un piu' alto rischio di cancro.
Il nuovo studio, pubblicato nell'edizione di questa settimana della rivista Jama dell'American Medical Association, ha scoperto che le donne che avevano fatto nel passato una terapia ormonale e l'avevano interrotta quando il WHI era terminato, avevano fatto registrare un tasso di mortalita' da cancro al seno lievemente piu' alto di quelle che non prendevano ormoni. Per la loro analisi, Rowan Chlebowski del Los Angeles Biomedical Research Institute all'Harbor-UCLA Medical Center e i suoi colleghi hanno tenuto sotto osservazione 16.608 donne in post-menopausa tra i 50 e i 79 anni, senza isterectomia.
Il follow-up di 11 anni dei partecipanti al WHI ha rilevato che 385 donne che avevano assunto ormoni per una media di 5,6 anni (lo 0,42 per cento) avevano sviluppato un cancro mammario invasivo, rispetto alle 293 che avevano ricevuto un placebo (lo 0,34 per cento).
A una frazione significativamente piu' grande delle donne nel gruppo in ormone-terapia -81, pari al 23,7 per cento- e' stato successivamente diagnosticato che il cancro al seno si era diffuso ai linfonodi (nel gruppo con il placebo, invece, solo 43 donne, il 16,2 per cento, erano arrivate a tale stadio). E 25 delle donne che avevano preso una ormone-terapia erano morte di cancro al seno (rispetto alle 12 donne trattate con un placebo).
Il che tradotto vuol dire, da una a due morti in piu' per carcinoma mammario annualmente ogni 10mila donne che avevano utilizzato la terapia ormonale.

Obiezioni allo studio
a) Un paio di morti in più ....in fondo cosa sono ? (^__^)

Poca cosa,si fa per dire, ma c'è da osservare che la somministrazione degli ormoni mediamente era nello studio di soli 5 anni e sappiamo bene che dopo tale periodo altri studi hanno confermato che l'incremento del rischio è di ben 2-3% per ogni anno di somministrazione.

b)Forse occorre però attendere che questi dati siano confermati, dato che esistono anche evidenze contrastanti circa gli effetti dell'associazione estroprogestinica sul carcinoma mammario.

Il problema è ovviamente molto aperto ma forse prima di parlare di terrorismo ingiustificato dovremmo riflettere sul fatto che il carcinoma della mammella rappresenta la prima causa di morte in assoluto fra i 35 e i 54 anni.




#3
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Dr. Salvo Catania

>>Se siete a rischio osteoporosi. La protezione della massa ossea, da parte della terapia ormonale, è un beneficio accertato.>>

Verissimo ma posto così il problem sembra che non ci siano alternative se non farmacologiche nella prevenzione dell'osteoporosi.
Tra l'altro fra i pregiudizi più comuni dei medici, ormai passati nella cultura della gente comune, vi è anche quello che le donne in menopausa debbano mangiare tanto formaggio per prevenire l’osteoporosi. In realtà non vi è alcuna prova che serva e ci sono fondati sospetti che faccia più male che bene, perché una dieta ricca in proteine animali (es. formaggio) favorisce l’osteoporosi e l'incidenza di fratture.

Ache su questo aspetto riporto l'opinione di Franco Berrino sorprendente per molti colleghi

http://www.senosalvo.com/calcio_menopausa_andropausa.htm


#4
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Dr.ssa Valentina Pontello

caro Salvo,

non sto negando la validità dei dati scientifici, relativi ad un modesto aumento del rischio tumorale, e del rischio di eventi tromboembolici (nel secondo caso, comune al discorso pillola, che viene di gran lunga più usata).

Dico solo che mentre in un primo momento si pensava che la terapia ormonale fosse la panacea di tutti i mali, ed addirittura prevenisse la patologia cardiovascolare (Nurse Health Study), ed in un secondo momento sembrava che fosse invece una cosa terribile per la salute (WHI, Women's health initiative), alla fine si ritiene che la verità stia un pò nel mezzo.

Nel senso che, prima di tutto bisogna selezionare la paziente adatta alla terapia sostitutiva. Il che richiede, ragionevolmente, uno screening mammario preliminare all'inizio della terapia stessa, che peraltro può essere effettuata per 4-5 anni senza rischi importanti per la salute. Oltre allo screening mammario, indispensabile la valutazione del rischio cardiovascolare (chi è la mia paziente? E' obesa? Fuma? E' ipertesa? Ha avuto eventi cardiovascolari in passato?).
Ed infine: che tipo di benefici ci aspettiamo dalla terapia?

Una donna che non dorme la notte per le caldane, ed ha una qualità di vita compromessa in modo importante, dovrebbe seriamente considerare l'opportunità della terapia, ovviamente in assenza dei fattori di rischio citati.

Sul discorso osteoporosi, è chiaro che ci sono altre terapie, e, come concludevo nel mio intervento, è dovere del medico informare a tutto campo, anche sulle alternative, insistendo inoltre sul discorso modificazioni dello stile di vita.

In conclusione, la strada giusta a mio parere è la personalizzazione dell'intervento medico, ritagliato a misura di paziente: chi può beneficiare della terapia deve sapere, che, con controlli medici adeguati, la terapia è sicura.

#5
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Dr. Salvo Catania

Cara Valentina,
con questa precisazione già mi sembra il tuo punto di vista più condivisibile. Di fatto accade ancor oggi

a) che ci sia una sopravalutazione dei vantaggi reali, molti dei quali inesistenti, che la pubblicità farmaceutica interessata lascia intendere


b) una sottovalutazione dei rischi esistenti forse
per il massiccio appoggio della pubblicità interessata dei venditori

c) magari la terapia venisse prescritta dopo una attenta anamnesi da parte dei tuoi colleghi . Ma non è così proprio per la sottovlutazione dei rischi. Per fortuna attualmente, mentre prima non accadeva, viene prescritta almeno una mammografia prima della prescrizione.

Prova della sottovalutazione lo è anche il tuo post e lo scrivo serenamente senza polemiche apprezzando da molto tempo la tua serietà professionale e onestà intellettuale.

>>5 motivi per non fare la terapia ormonale:

• Se avete avuto un tumore al seno.>>

Perchè non almeno 6 ? Aggiungendo (è solo un suggerimento)
* Se hai una storia familiare (1o più familiari) di tumori al seno.
Una lunga storia di sintomi o esami controversi (es.esami istologici precedenti) che riguardano la salute del tuo seno.
In altre parole se presenti un alto rischio di tumore al seno.
https://www.medicitalia.it/minforma/senologia/676-tumore-del-seno-come-si-calcola-il-rischio-reale.html

Ne ho conosciuto tante di pazienti che ci hanno lasciato la pelle dopo avventate prescrizioni fatte senza alcuna indagine anamnestica e che addirittura in diversi casi successivamente dimostravano di essere portatrici di mutazioni genetiche esempio a carico del gene BRCA2 .










#7
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Dr.ssa Valentina Pontello

caro Salvo,

ti ringrazio per le utili precisazioni.


E' chiaro che, per la TOS come per tutte le terapie mediche, è fondamentale valutare indicazioni e controindicazioni prima della prescrizione, informare dettagliatamente la paziente su rischi e benefici (la scelta deve essere consapevole e ragionata), ed adottare uno stretto follow-up (= se si usa la TOS, lo screening mammografico diventa annuale invece che biennale).

#8
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Dr. Salvo Catania

Tra l'altro quando parlo di sottovalutazione spesso si fa riferimento alla superficialità con la quale si affronta un tema molto più complesso di quanto si possa immaginare.

Ad esempio non basta chiedere una mammografia per ragioni di "medicina difensiva" per poter tranquillamente prescrivere una terapia (lo vedo tutti i giorni) anche dinnanzi ad una " densità radiologica elevata" che già di per sè è uno dei fattori di rischio più importanti, oltre a rappresentare un limite alla accuratezza diagnostica.
La densità radiologica della mammella in postmenopausa rappresenta un Rischio Relativo pari a quello di avere ben 2 familiari affetti da tumore al seno!
http://www.senosalvo.com/fattore_rischio_reale.htm

Diversi studi si sono posti l’obiettivo di determinare se l’associazione tra densità mammaria e rischio di carcinoma mammario e gravità della malattia, differisse in relazione allo stato di menopausa e all’utilizzo di terapia ormonale postmenopausa.

Sono stati raccolti i dati relativi a 587.369 donne sottoposte a 1.349.027 esami mammografici di screening e per 14.090 di loro è stata formulata la diagnosi di carcinoma mammario.

In conclusione, donne in post-menopausa con alta densità mammaria hanno mostrato un aumento significativo del rischio di tumore alla mammella, e dovrebbero prestare attenzione ai rischi aggiuntivi legati alla terapia ormonale, in particolare a quella estro-progestinica.

Ultimo studio [Kerlikowske K et al, J Clin Oncol 2010; 28: 3830-3837]

Siamo sicuri che prima di prescrivere la terapia i colleghi tengano conto anche di questi dati ?

Ma è solo uno dei tanti esempi.

#14
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Dr.ssa Vincenza De Falco

Cari colleghi,

non posso fare a meno di apprezzare, tutti gli interessanti spunti di riflessione che sono scaturiti da questo interessantissimo post scritto da Valentina, e dai giustissimi quanto mai opportuni,commenti di Salvo.

E’ assolutamente necessario ribadire e chiarire, come avete entrambi, già magistralmente illustrato, che:

1)La menopausa non è una malattia, ma solo una fase della nostra vita, che va affrontata con serenità, e non è assolutamente da medicalizzare a tutti i costi, se non è necessario.

2)Laddove ci fossero sintomi che rendessero opportuno un intervento farmacologico,come ha già evidenziato la collega Valentina, bisogna valutare sempre con estrema attenzione la paziente e considerare sempre i rischi e i benefici per ciascun tipo di terapia.

3)Prima di prescrivere una terapia ormonale sostitutiva, è necessario valutare attentamente ogni paziente, anche con opportuni esami, tra cui importantissima la mammografia, e fattore molto importante da considerare, ma purtroppo da molti sottovalutato, la densità del tessuto ghiandolare

4)E’ importante sottolineare che la PREVENZIONE, iniziata fin da piccoli, con uno stile di vita corretto, che prevede cioè alimentazione sana ed equilibrata, attività fisica regolare, abolizione del fumo e del consumo di alcool, ecc. rappresenta il modo più efficace per aiutarci ad evitare tutti i possibili disturbi e malattie che insorgono più frequentemente in menopausa come l’osteoporosi, le malattie cardiovascolari, tumori, ecc.


https://www.medicitalia.it/blog/ginecologia-e-ostetricia/419-vampate-menopausa-consigli-e-suggerimenti.html


https://www.medicitalia.it/blog/ginecologia-e-ostetricia/749-prevenzione-dell-osteoporosi-deve-cominciare-nell-infanzia.html


https://www.medicitalia.it/blog/ginecologia-e-ostetricia/686-menopausa-e-alzheimer-la-cultura-puo-aiutare.html


Reputo la puntualizzazione di Salvo, sull’aspetto dell’aumento della densità ghiandolare della mammella evidenziabile dalla mammografia, e che va sempre considerato prima di prescrivere la TOS, importantissima e fondamentale.

Ritengo poi, che la sua interessante iniziativa sull’opportunità di calcolare il rischio reale dei tumori della mammella, debba essere adottata anche e soprattutto da noi ginecologi, soprattutto quando ci troviamo davanti una paziente eventualmente candidata ad effettuare una terapia ormonale sostitutiva.

Mi complimento con voi,Valentina e Salvo, per aver avviato questa interessante discussione su un tema così importante e ampiamente dibattuto, quale è quello della terapia ormonale sostitutiva in menopausa.

#17
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Dr.ssa Valentina Pontello

cara Vincenza,

grazie per il contributo e per i link proposti, viene fuori un discorso a mio parere molto interessante nelle varie sfaccettature!

#19
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Dr. Salvo Catania

Tornando invece al tema che ha dato inizio alla discussione("terrorismo ingiustificato")è indispensabile avvicinare le varie scuole di pensiero riguardo al tema della prevenzione, tenendo conto che
*un terzo dei tumori è provocato dal fumo
* quasi un terzo dei tumori è provocato dall'effetto cancerogeno degli ormoni
* quasi un terzo dalla alimentazione
* il rimante, quindi un numero molto piccolo, da fattori ambientali,
cause infettive, fattori fisici ed ereditari.

Questa è la ragione principale che giustifica tanta attenzione e cautela quando si parla di ormoni: omoni sì, ma "agitare con cura".

E ovviamente non si fa riferimento solo agli estrogeni e progesterone, per il cancro al seno e all'utero, ma anche al testosterone per il cancro alla prostata.

C'è chi sostiene addirittura che pur riconoscendo il fumo come
fattore certo di rischio per il tumore al seno, in considerazione del suo EFFETTO ANTIESTROGENICO
http://www.senosalvo.com/attualita_intro2011.htm#4

possa addirittura risultare protettivo nei confronti del tumore al seno.
Tant'è che c'è un "dissenso ragionato" tra coloro che discutono se debba essere inserito o no tra i fattori di rischio.

http://www.senosalvo.com/fattore_rischio_reale.htm


#20
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Dr. Salvo Catania

Allego con il copia incolla dal mio sito la sintesi dell'ultimo studio sul fumo e tumore al seno

4) Fumo attivo e modesto incremento di cancro al seno

Il fumo di tabacco rilascia carcinogeni, sostanze che potrebbero aumentare nella donna il rischio di sviluppare tumore al seno.
L'abitudine al fumo sembra però avere anche un effetto antiestrogenico, determinando così una presunta riduzione del rischio di cancro mammario. Lo studio prospettico di coorte condotto dall'équipe di Fei Xue, del dipartimento di Ostetricia e ginecologia del Brigham and women's hospital, a Boston, ha voluto chiarire le reali conseguenze del fumo di sigaretta sull'eventuale comparsa di tumore al seno.
Il verdetto è che il fumo attivo, specialmente se si inizia prima della nascita del primo bambino, può essere associato a un modesto incremento del rischio di cancro mammario. La ricerca ha coinvolto, tra il 1976 e il 2006, 111.140 donne fumatrici appartenenti al Nurses' health study e, tra il 1982 e il 2006, 36.017 donne non fumatrici ma esposte a fumo passivo. Nel corso di un follow up pari a 3.005.863 anni-persona, si sono registrati 8.772 casi incidenti di tumore invasivo al seno. Dopo aggiustamento per i potenziali fattori confondenti, il rapporto di rischio (Hr) tra fumatrici e non fumatrici si è attestato sull'1.06%.
L'incidenza di tumore al seno è risultata associata a una maggiore quantità di abitudine al fumo corrente e trascorsa, a una più giovane età di inizio, a una più lunga durata dello stato di fumatrice e a un maggiore valore del numero di pacchetti fumati al giorno moltiplicato per il numero di anni in cui si è fumato (pacchetto-anni). Il fumo in età premenopausale è risultato associato a un'incidenza leggermente maggiore di tumore al seno (Hr: 1,11 per ogni aumento di 20 pacchetti-anno), in particolare per il fumo prima della nascita del primo figlio (Hr: 1,18 per ogni aumento di 20 pacchetti-anno).
Al contrario, l'associazione tra fumo in postmenopausa e tumore al seno ha dato esito inverso (Hr: 0,93 per ogni aumento di 20 pacchetti-anno).
Il fumo passivo, sia nell'adolescenza sia nell'età adulta, non è risultato associata al cancro mammario.

Arch Intern Med, 2011; 171(2):125-33

#22
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Dr. Antonio Valassina

Il dr. Salvo Catania mi ha segnalato questa discussione interessante in questo spazio opportunamente aperto dalla dr.ssa Pontello e pertanto mi sento di inserire alcune note.

1) L'Osteoporosi (perdita di massa ossea = quantità) non è una malattia, ma una delle espressioni dell'invecchiamento naturale dello scheletro. L'altro versante è l'Osteomalacia (perdita di proteine ossee = qualità), di cui non si parla mai, ma è altrettanto importante nel suo contribuire ai quadri morbosi. In effetti e pertanto noi preferiamo parlare di Osteoporomalacia come naturale divenire delle caratteristiche morfologiche e strutturali dell'osso nel tempo.

2) Solo un eccesso di perdita di massa ossea o di perdita di qualità ossea conduce a quella condizione di depauperazione grave delle caratteristiche biomeccaniche dell'osso senile nota come Malattia Osteoporotica/Osteomalacica.

3) In relazione al quadro di Malattia, durante i primi anni da specialista presso il ns. Istituto di Ortopedia, abbiamo fatto una ricerca su Osteoporosi/Artrosi per individuare fattori di rischio e fattori predittivi.
Abbiamo studiato quasi 200 + 200 donne operate per fratture del collo del femore o per artrosi.
In quell' occasione, rivista tutta la letteratura, ho voluto inserire nel protocollo la raccolta dei dati riguardanti la dieta.

Ebbene dopo quasi 3 anni di lavoro, splendidi preparati anatomo-patologici delle teste del femore e analisi ematochimiche sofisticate (per quei tempi/1985-90) dell'osteoporosi rilevai che in realtà avevamo trovato esattamente quanto già descritto da altri (e già dimostrato).
L'unico punto interessante e originale riguardava la dieta: TUTTE le donne osteoporotiche avevano una dieta prevalentemente vegetariana a differenza di quella artrosiche. Approfondii il problema rilevando che:

1) le fibre di cellulosa legavano il calcio (fino ad allora in letteratura era ipotizzato, ma NON dimostrato..);
2) negli anni 2000 questa visione è stata confermata da diversi lavori e in particolare dalla FAO soprattutto per quanto attiene l'intestino tenue. A parte, sempre dalla FAO e diversi lavori viene considerata la possibilità che, comunque, in queste pazienti, l'acidificazione possa facilitare un certo assorbimento successivo nel colon e nel retto. Ma qui si apre un altro discorso: il trasporto del calcio attraverso la parete intestinale.

v. FAO:
Vitamin and mineral absorption

"Recent studies with calcium suggest that purified fibres reduce calcium availability in the small intestine, but that at least some of the calcium carried into the colon, bound to or entrapped by fibre, is released when the fibre is fermented (172) with the short chain fatty acid products of digestion facilitating calcium absorption from the distal colon and rectum (173).
http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:GgQyezLsIHIJ:www.fao.org/docrep/W8079E/w8079e0l.htm+cellulose+fiber+reduce+calcium+availability+in+bowel&cd=2&hl=it&ct=clnk&gl=it&source=www.google.it

3) Il problema della parete.
Molti dimenticano che la parete intestinale invecchia con gli anni. La storia naturale (si cade sempre lì) della sua senescenza può essere molto diversa da donna e donna anche a parità di età, estrazione sociale, abitudini di vita, vizi, patologie associate, proprio per una condizionamento genetico che riduce a volte di molto l'assorbimento, indipendentemente da patologie della parete.

Per costruire una "cornice" si può partire, riassumanedo, da alcuni postulati.

- Essendo che l'assorbimento attivo del calcio è prevalente a livello del tenue, mentre quello passivo è tipico del colon e del retto;
- essendo che i fenomeni di invecchiamento della parete per il trasporto del calcio sono più evidenti sull'intestino tenue (perchè processo attivo) che non sul colon (perché processo passivo);
- essendo che l'intestino tenue è di gran lunga più esteso del colon;
- essendo che la competizione tra calcio e fibre si evidenzia anche negli studi su dieta e cancro colon (utili entrambi a ridurre il rischio di cancro perchè legano fino al 75% degli acidi biliari)
- essendo che l'epidemiologia dimostra che le fratture del collo del femore NON coincidono con quelle vertebrali;
-essendo che il decremento osseo post-menopausale è statisticamente più alto nelle donne che giungono con minor massa ossea alle soglie della menopausa..

si può ragionevolmente ritenere quanto segue.

1) L'Osteporomalacia quando è una malattia ha carattere sistemico, ma si manifesta con espressione clinica NON sistemica. Le pazienti con fratture del collo del femore non hanno quasi mai fratture delle vertebre e viceversa.
2) L'Osteoprosi è predeterminata geneticamente, ma è fortemente condizionata dagli stili di vita. Ad esempio, le infermiere USA che consumano Coca Cola da bambine hanno un rischio di osteoporosi del 30% + alto rispetto alle NON consumatrici. Meccanismo probabilmente innescato dall'acido fosforico (vale anche par altre bevande gassate!), ma ad azione geneticamente condizionato: sui maschi la variazione di perdita di massa ossea indotta dalle Cole non è statisticamente significativa.
3) La Massa Ossea totale posseduta dalla donna all'inizio della menopausa è il fattore predittivo più importante per l'Osteoporosi post-menopausale.
4) Il grasso protegge dall'Osteoporosi avendo funzione di regolatore paraormonale (le donne grasse vanno verso l'Artosi, le magre verso l'Osteporosi).
5) Il Calcio aiuta. O meglio: il supporto calcico aiuta nella riduzione del rischio di Osteoporosi, ma il risultato dipende da altri fattori tra cui la dieta associata e le condizioni della parete intestinale.
6) Le fibre vegetali linkano il calcio.
7) Calcio e fibre proteggono dal K colon linkando entrambi gli acidi biliari.
8) Il trasporto attivo del Ca cellulo mediato (attivo) è nel tratto del tenue, ma proprio per questo motivo tale meccanismo risente molto più di quello da gradiente chimico (passivo) della senescenza della parete intestinale.
9) Il trasporto passivo del Ca è prevalente nel colon retto, ma dipende molto dalle condizioni della parete e dal bilancio Ca increto/escreto di questo tratto.
10) I farmaci attuali usati dagli ortopedici...:

- osteo anticatabolici o anticlastici: (alendronato e risedronato) sostanze che si legano al tessuto osseo e ne riducono il riassorbimento, andando a inibire l’attività degli osteoclasti, le cellule che riassorbono l’osso e lo rendono più fragile;
- osteo anabolici o osteoinduttori: accanto ai bisfosfonati, utilizzati già da tempo, si sono recentemente sviluppate nuove molecole, ad esempio il teriparatide (analogo del frammento 1-34 del paratormone umano) e il paratormone intatto, che agiscono in modo del tutto innovativo sullo squilibrio tra riassorbimento e neoformazione ossea: questi farmaci, infatti, non riducono in prima battuta il riassorbimento, ma al contrario stimolano la neoformazione ossea.
- osteo anticlastici/ostoinduttori: ranelato di stronzio, un nuovo farmaco che ha una doppia azione: da un lato inibisce gli osteoclasti, cioè le cellule che riassorbono l’osso (come i bisfosfonati) e dall’altro stimolano gli osteoblasti, le cellule che contribuiscono alla neoformazione ossea (questo farmaco può essere somministrato per trattare solo l’osteoporosi post-menopausale) mirano solo al metabolismo osseo.

... TUTTI questi farmaci agiscono SOLO a valle di un processo metabolico del Calcio (e delle proteine) molto lungo e complicato.

Lo stesso dicasi per quelli usati dai ginecologi(farmaci ormonali) sui quali la posizione delle Società di Ortopedia è piuttosto critica e si può riassumere come segue.

"Un discorso a parte va fatto per la Terapia Ormonale Sostitutiva, che consiste nella somministrazione di estrogeni (con o senza associazione progestinica) per ridurre il rischio di fratture. Tale terapia non è indicata nella maggior parte dei casi, in quanto i rischi (carcinoma della mammella, ictus, cardiopatia ischemica ed eventi trombo-embombolici) sono maggiori dei benefici. La TOS può essere utile per le donne in menopausa non oltre i 55 anni di età che soffrono di sindrome climaterica (transizione dalla vita riproduttiva alla menopausa)."

Il punto: Personalmente NON ho mai usato terapie ormonali estrogeniche nell'Osteoporosi. Ho cercato di usare solo quando indispensabile farmaci puntando molto a individuare i cofattori che danneggiano tutto il ciclo del rimodellamento osseo e pertanto a fare una diagnosi la più precoce possibile delle possibili cause di osteoporomalacia e curando molto la prevenzione.

Il fatto:
a)l'impianto culturale/tecnico/industriale/economico/politico dell'approccio all' Osteoporosi è mirato MOLTO al Trattamento, poco e nulla alla Prevenzione;

b) il Trattamento è spostato tutto sull'osso, luogo degli eventi finali di un processo che inizia molto prima sia nel tempo che nel divenire metabolico.

L'opinione: il mercato ricchissimo dell'Osteoporosi condiziona pesantemente la ricerca, i comportamenti dei medici e dei politici indirizzandoli vero la Terapia "preventiva" o "post-frattura".
Mai vengono addottate campagne e provvedimenti da una parte verso i Medici Generalisti e Specialisti stimolandolo a ridurre i farmaci, dall'altra verso la popolazione stimolandola a correggere stili di vita e abitudini pericolose versus il rischio di Malattia osteoporomalacica.

Qui un mio consulto dove sfioro alcuni di questi punti https://www.medicitalia.it/consulti/ortopedia/173303-osteoporosi-cure-naturali.html

#24
Foto profilo Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Se una parte chiaramente non bisognerebbe demonizzare l'utilizzo degli ormoni, dall'altra parte siamo tartassati dalle richieste più stravaganti retaggio di una sottostima di questo tema che meriterebbe maggiore attenzione da parte della classe medica.

In questo periodo diverse sono le richieste di prescrizione di ormoni PER AUMENTARE di una taglia il volume del seno.
Se lo richiedono è perchè evidentemente c'è qualche collega che tende ad assecondarle.
https://www.medicitalia.it/consulti/senologia/226152-un-po-il-mio-seno.html



#37
Foto profilo Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Mi sembrava doveroso per tutte le costruttive discussioni fatte su questo blog aggiungere questo link sulle controversie legate al consumo di fitoestrogeni....e MENOPAUSA, per sottolineare come molte donne che rifiutano le terapie ormonali, a ragion veduta per alcuni aspetti, poi finiscono per autosomministrarsi integratori di fitoestrogeni, pensando di assumere prodotti innocui e invece non lo sono perchè mediamente contengono 100 mg di isoflavoni le cui conseguenze non sono affatto prevedibili.

http://www.senosalvo.com/la_soia_tumore_seno_prostata_menopausa.htm

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