Demenza senile in anziano

Buongiorno.

Mia madre, 91 anni e con diverse patologie, è rimasta vedova mentre si trovava in ospedale.
Da novembre a marzo (a parte una pausa di 10 giorni nel periodo natalizio) è rimasta allettata all'ospedale e lontana da noi, a causa delle restrizioni Covid (papà è morto a metà febbraio).

A dicembre era tornata a casa dopo un primo ricovero dovuto a un intervento all'intestino, ma subì un arresto cardiaco a causa di squilibrio degli elettroliti.

A casa non riuscivamo ad idrararla e farla mangiare correttamente anche per il suo poco entusiasmo e dispiacere, causato dal vedere il marito (che ricordava forte e sano), gravemente debilitato e ormai in stato di demenza all'ultimo stadio. Mamma aveva già demenza.

Ora, dopo che è sopravvissuta all'arresto e si è ripresa, inizialmente pareva anche abbastanza lucida ma sempre di più e nelle ultime settimane in maniera rapida, non ricorda chi sia, né dove si trovi e continua a chiedere di papà che è diventata la sua ossessione.

È stata portata al cimitero, glielo si ricorda anche 20 volte al giorno che è morto, ma continua a pensarlo vivo, in un'altra stanza e arriva ad arrabbiarsi perché non lo seguiamo adeguatamente.

In certi momenti rifiuta il cibo e soprattutto fatica a bere.

In questa situazione siamo francamente in difficoltà.

Ha pure recentemente cambiato medico di base in quanto il suo, che non l'ha mai troppo seguita, è andato in pensione. Un medico geriatra di riferimenti non c'è; è stata vista 2 volte in 4 anni, ma il problema è che c'è proprio poco sul territorio.

Nemmeno sappiamo se si possa o abbia senso farla vedere da qualcuno.

Purtroppo è pure spesso sola; le amiche che frequentava un tempo, sono tutte morte e anche questo non aiuta.

È in cura con Pantorc, Eliquis, Lasix, Sequacor, Paquenil, Luvion. La sera prende anche 15 gocce di Lexotan e melatonina ma ha diversi risvegli; e di giorno si stanca e fatica a stare alzata.

Cammina solo se accompagnata e con deambulatore, purtroppo non più di qualche metro a causa di un gravissimo problema di artrosi che le rende impossibile molto movimenti.

In questi giorni, in cui la vedo più confusa, non capisco se possa aver fatto anche piccoli ictus.

A seguito dell'arresto cardiaco, inizialmente pareva fosse paralizzata nel lato destro, in realtà non è così ma è rimasta più debole e a volte trascina di più la gamba destra e quasi non la sente, così come, lei non mancina, dice che ha più forza a sinistra.

E appunto quando la vedi più confusa, noto anche questa debolezza. Non so cosa aspettarmi e come aiutarla, né cosa suggerire di farle fare a una signora che viene ad aiutarci nella sua gestione.

Come si può renderle meno drammatica l'esistenza per il tempo che le rimane?
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Dr. Antonino Corrado Geriatra, Specializzando 63 5
Buonasera, è estremamente complicato darle dei consigli senza una diretta valutazione clinica.
Da quello che descrive, sua madre soffriva già di decadimento cognitivo ed è verosimile che molteplici condizioni avvenute nell'ultimo periodo (ospedalizzazione prolungata, lutto familiare, arresto cardiaco) abbiano provocato una progressione della patologia.
Per i pazienti fragili, non più autosufficienti, esiste la possibilità dell' "Assistenza Domiciliare Integrata". Ne parli con il suo medico curante.
Cordiali saluti

https://dottcorrado.altervista.org/

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dopo
Utente
Utente
La ringrazio. Credo abbia inquadrato bene il problema e abbia anche dato una risposta ragionevole. Il problema però, è che l'ADI, che già è attivata, risponde esclusivamente per "insegnare a fare una flebo" se serve (qui è così), medicare una ferita (se c'è), mettere o togliere un catetere, eseguire degli esami (ma ad es., per quello delle urine ci hanno chiesto di preparare pronte le provette)... Per altro non si muovono e mamma non ha bisogno (al momento) di questo. Inoltre, mamma, avrebbe diritto a 5 visite domiciliari al mese del
suo medico di medicina generale, ma essendo che non riesce a venire a causa dei troppi pazienti a suo carico, a volte salta tutto un mese. Clamorosamente, il nuovo medico che ha preso servizio a metà giugno, ha già usufruito di 4 settimane di "ferie" o altro tipo di permesso (anche adesso non c'è e non ci sarà fino a tutta la prossima settimana). Questa è la situazione, non inventata. Certo, c'è il sostituto, ma è chiaro che i sostituti servono soprattutto per le urgenze. E non abito in un posto che balza agli onori della cronaca per una sanità disastrosa, ma dove il privato ha soppiantato il pubblico in eccellenza; e tutti scappano dal pubblico. I diritti ci sono ma nessuno si accorge che non vengono rispettati. Mamma, titolare di pensione minima, non ha neanche diritto a operatori sociosanitari sanitari che vengano a casa ad es. a lavarla, perché molte altre persone nel comune, indigenti, hanno più diritto di lei. Sarebbe bello capire a quale specialista indirizzatsi sul privato, il pubblico purtroppo, non potendo arrivare ovunque, lascia soli
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Dr. Antonino Corrado Geriatra, Specializzando 63 5
In questi contesti è essenziale la figura del geriatra, che andando a fare una valutazione globale della paziente saprà darle i consigli più appropriati, di natura gestionale e terapeutica.
La gestione della polifarmacoterapia nel paziente anziano, è di pertinenza geriatrica.
Per farle un esempio, le benzodiazepine (lexotan) sono farmaci da usare con cautela nel paziente anziano, perchè possono dare una serie di effetti collaterali che non sto qui a menzionare.
Allo stesso tempo però la madre riposa poco la notte, e questo chiaramente influisce sulla qualità di vita ed aumenta lo stress del caregiver.
Si affidi ad uno specialista che possa avviare un percorso assistenziale appropriato alla condizione senile della paziente.
Cordiali saluti

https://dottcorrado.altervista.org/