Dubbi relativamente all'esito della radiografia eseguita dopo frattura

Buongiorno Gentili Dottori,
vi scrivo per avere un consulto in merito al referto di una radiografia effettuata a seguito di una frattura.

Premetto che ho 45 anni, svolgo un lavoro sedentario, ma ho sempre avuto uno stile di vita molto attivo.
Nel 2019, a seguito di un trauma, ho riportato una lesione al legamento crociato anteriore del ginocchio destro.
Qualche mese dopo mi sono quindi sottoposto a un intervento chirurgico di ricostruzione del legamento crociato anteriore con semitendinoso e gracile in artroscopia.
Dopo l’intervento ho iniziato fin da subito con la fisioterapia e il rinforzo muscolare e a distanza di qualche tempo, dopo essere guarito (come evidenziato anche dalla risonanza magnetica fatta all’epoca, oltre che dalla visita del chirurgo che mi aveva operato), ho ripreso la mia vita normale e le mie normali attività.

Purtroppo, circa un mese fa, a seguito di una banale caduta, ho riportato un altro trauma allo stesso ginocchio: in questo caso ho riportato una frattura intraspongiosa dell’emipiatto tibiale esterno e una frattura composta all’epifisi prossimale del perone, oltre a un edema del corpo di Hoffa ed abbondante versamento articolare distribuito in paracondilare e nel recesso rotuleo sovrarotuleo.

Mi è stato prescritto un periodo di riposo funzionale da passare indossando un tutore.
Ho seguito le prescrizioni mediche e, ad un mese circa dall’incidente nella visita di controllo ho eseguito una radiografia, dalla quale è emerso che una delle fratture risulta consolidata, l’altra è in via di consolidamento e non si fa più riferimento a edemi o versamenti (che immagino si siano riassorbiti).

Il mio dubbio è relativo proprio al referto della radiografia: dopo aver descritto lo stato delle fratture nel documento infatti è possibile leggere:
In paziente con esiti di ricostruzione del legamento crociato anteriore si apprezza una lieve riduzione del tono calco con riduzione di ampiezza dell’emirima femoro-tibiale esterna.

In pratica, se non ho capito male, la riduzione di ampiezza dell’emirima femoro-tibiale esterna fa riferimento a un assottigliamento della cartilagine, giusto?
Si tratterebbe quindi, in tal caso, di un principio di artrosi immagino.
Nella radiografia, oltre che nella risonanza magnetica, effettuate subito dopo il trauma non era emerso nulla di tutto ciò o, quantomeno, non è stato riportato nei referti.

Al momento, come indicato dall’ortopedico che mi segue, sono prossimo a iniziare la fisioterapia e tuttavia sono molto preoccupato per quanto riguarda la situazione relativa alla cartilagine del mio ginocchio.
Cosa debbo e posso realisticamente aspettarmi nei prossimi mesi o anni?
E’ opportuno che una volta guarito interamente dalle fratture e ripreso a camminare normalmente inizi a pensare seriamente a come affrontare l’artrosi?

Quanto prima esporrò questi dubbi anche all’ortopedico che mi segue e tuttavia vorrei sapere cosa ne pensate.


Cordiali saluti
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Dr. Massimiliano Carrozzo Ortopedico 37 5 1
Gentilissimo, immagino che la radiografia che ha eseguito al ginocchio è stata effettuata in piedi (sotto carico), ecco perchè il radiologo ha refertato "riduzione di ampiezza dell’emirima femoro-tibiale esterna".
Segua le indicazioni del collega ortopedico ed esponga a lui eventuali dubbi.
Sicuramente saprà consigliarle il trattamento più adeguato. Saluti.

Dr. Massimiliano Carrozzo
Dirigente Medico AOU Policlinico di Bari
Responsabile Ambulatorio Trauma Maggiore, Infezioni,Fissazione Esterna

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gent.mo Dott. Carrozzo,
innanzitutto la ringrazio per la sua risposta e, a mia volta, mi scuso se ritorno su questa mia richiesta di consulto dopo così tanto tempo: come potrà immaginare sto attraversando un momento particolarmente impegnativo e stressante, anche dal punto di vista psicologico ed emotivo.
Quanto alla sua osservazione: no, la radiografia non è stata effettuata in piedi e sotto carico, ma sdraiato.
Nel frattempo ho avuto modo di chiedere delucidazioni in merito al referto in oggetto a due ortopedici: il medico dell’INAIL che mi sta seguendo (la frattura si è verificata in seguito a un trauma nel tragitto lavoro-casa) e il medico della struttura presso la quale ho iniziato e tuttora sto svolgendo la fisioterapia.
Entrambi concordano nell’attribuire la riduzione dell’emirima al pregresso trauma e ricostruzione del legamento crociato del 2019, a cui facevo riferimento.
Per l’ortopedico dell’INAIL, come temevo, si può parlare di un inizio di artrosi, ma mi ha spiegato che il decorso di tale patologia non lo si può prevedere, che non ha senso fare esami di controllo in itinere e che al momento, ritiene che l’unica cosa che dovrei fare, eventualmente, è il ricorso a dei condroprotettori. Ulteriori altri accorgimenti sarebbero da prendere nel momento in cui dovessi iniziare ad avvertire fastidi o dolori al ginocchio.
Più o meno dello stesso tenore il parere del secondo ortopedico che, sebbene non abbia visto le lastre, ma letto solo il referto il cui contenuto ho riportato sopra, mi ha tranquillizzato sul fatto che i processi artrosici si sviluppano nell’arco di molti anni e secondo cui al momento non mi conviene fare nulla ed intervenire, semmai quando fra qualche anno dovessi iniziare ad avere problemi.
Per scrupolo ho chiesto un consiglio anche al fisioterapista che mi sta seguendo per la riabilitazione: anche secondo lui si tratta di processi molto lunghi, mi ha consigliato pertanto di fare attività fisica per il rinforzo muscolare (cosa che già facevo), evitare gli sport ad alto impatto e al massimo ricorrere ai condroprotettori.
Inutile dire che sono rimasto alquanto perplesso in merito ai feedback ottenuti finora: davvero la mia situazione è così rosea (o ineluttabile, se vogliamo) che, pur sapendo a cosa prima o poi andrò incontro l’unica cosa che posso fare al momento è aspettare a braccia conserte l’evolversi in negativo degli eventi? Mi sarei aspettato qualche suggerimento più proattivo: eventuali programmi di fisioterapia e/o rinforzo muscolare da seguire, programmi nutrizionali, indicazioni in merito a quali controlli fare nel tempo e con che periodicità, condroprotettori da prendere, ricorso eventuale ad acido ialuronico, plasma ricco di piastrine o cellule mesenchimali e, più in generale, qualsiasi altro tipo di indicazione operativa mi possa aiutare a rallentare l’evolvere dell’erosione della cartilagine. Invece a parte qualche generico riferimento a condroprotettori e rinforzo muscolare non ho ricevuto alcuna indicazione più precisa e dettagliata su cosa mi convenga fare.
Inutile dire che non appena avrò ultimato la riabilitazione funzionale ho intenzione di chiedere un parere anche al mio medico curante e a qualche altro ortopedico per capire se effettivamente mi conviene e posso fare qualcosa fin da ora.
Nell’attesa rimango sempre disponibile ad accogliere ulteriori pareri suoi o di qualche altro suo collega.
Cordiali saluti.