Psicofarmaci si, psicofarmaci no

Gentili dottori,
Vi scrivo perché vorrei chiedere un vostro parere sull'opportunità di cominciare ad assumere una terapia farmacologica, ovviamente dopo visita da psichiatra.

Da qualche mese a questa parte soffro di costante ansia rispetto alla salute che mi ha rovinato la vita: mi sono bloccato con gli esami all'università, un po' mi sono anche isolato con i miei amici, ciò ha anche un impatto sulla mia relazione amorosa, anche se ho un partner molto comprensivo, spesso mi sento in colpa per questa mia condizione.

Il medico di base mi ha prescritto xanax 5 gocce al bisogno ma sono molto riluttante nel prenderlo perché non è una soluzione "alla radice" ma un semplice rattoppo per quando ho troppa ansia e inoltre ho brutti ricordi di un familiare che sviluppò dipendenza e si ridusse veramente male, per ora mi tengo la boccetta sempre a portata di mano come "coperta di linus", senza reale intenzione di prenderlo.

Il medico ha anche consigliato di iniziare un percorso di psicoterapia, ho scelto un terapeuta ad indirizzo cognitivo comportamentale, sono ancora alle primissime sedute e mi è stato detto che ho sicuramente una sintomatologia riconducibile al DOC, visti anche degli episodi simili (ma di minore intensità) in infanzia e adolescenza.

In generale riesco a dormire anche se faccio spesso incubi, durante le mie giornate passo molto tempo a rimuginare (tanto che spesso mi sento esausto dopo averlo fatto) e rivivere i momenti della mia giornata per capire se ho toccato inavvertitamente qualche oggetto contaminato, lavo le mani, disinfetto il telefono spesso, capita di avere un qualcosa di simile ad attacchi di panico (sudorazione, giramenti d testa, formicolio, iperventilazione) ma non di un'intensità forte dal considerarli dei veri e propri attacchi di panico...
Tutto ciò è a fasi alterne, ho giorni in cui sto un pochino meglio e giorni di sconforto totale.

Ora la terapia sicuramente è utile, ma vorrei ricominciare a vivere e non semplicemente sopravvivere, ci sono giorni in cui sono veramente demoralizzato perché sono ormai mesi che non riesco a passare una giornata serenamente.

Ora non riesco a capire se sono io che esagero oppure c'è davvero bisogno di un appoggio oltre alla terapia, so che non potete fare diagnosi online ma magari riuscirete a darmi un'indicazione, un consiglio sulla base di ciò che vi ho raccontato.
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico igienista 45k 1.1k
Il trattamento indicato per il doc può essere la terapia combinata farmacologica e psicoterapia.

É ovvio che 5 gocce di alprazolam non hanno alcun significato clinico e non danno nessun miglioramento sostanziale della sintomatologia.

É utile una valutazione psichiatrica per capire quale sia il percorso adatto alla sua situazione specifica

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La ringrazio molto, vorrei più che altro capire una cosa: la vita del paziente deve essere per forza compromessa in modo grave per valutare una terapia?
Io faccio molta fatica a concentrarmi nello studio, mi sono un po’ isolato ma comunque mantengo un certo livello di funzionamento (non sto tutto il giorno nel letto diciamo).
Il fatto è che sono esausto di combattere contro il mio stesso cervello.
Da fuori i miei famigliari mi dicono che a loro non sembra che io stia poi tanto male (anche perché cerco di non dargli troppo il peso di una situazione che in fin dei conti è mia) ma ci sono dei giorni in cui mi sento all’inferno e mi chiedo cosa abbia fatto di male per meritarmi di stare così.
La ringrazio se vorrà rispondere
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico igienista 45k 1.1k
Non è una questione di compromissione per stabilire la terapia.

A diagnosi consegue una terapia, ciò vale per tutte le malattie.

Se si trova una malattia, una infezione, o qualsiasi altra condizione patologica, si tratta con una terapia appropriata per ridurla, portare alla guarigione e, soprattutto, evitare danni.

In questo caso, la persistenza di una condizione psichiatrica, qualunque sia effettivamente la diagnosi, non può essere rinviata per stabilire quanto grave debba diventare fino a quando, inoltre, le terapie possono poi risultare inefficaci.

L'attesa, legata anche a questioni di pregiudizio, non è mai la giusta soluzione per la condizione che sta vivendo.

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