Ansia panico depressione

Vorrei porLe un quesito riguardante mio figlio di vent’anni che ormai da quasi un anno attraversa una situazione molto difficile e complicata da descrivere.
E’ sempre stato un ragazzo tranquillo, onesto, educato, studioso.
Fino alla maturità scientifica che ha superato col massimo dei voti, non ha manifestato particolari problemi salvo per alcuni periodi in cui, per esempio aveva paura di entrare in chiesa, si lavava spesso le mani e diceva provocatoriamente di aver bisogno di qualche “trauma” … traumi relativi del tipo un brutto voto a scuola quasi sembrasse insoddisfatto di essere uno studente modello …
Dal terzo Liceo Scientifico, circa, ha però cominciato a lamentarsi di un non ben identificato “mal di testa” di difficile descrizione in quanto probabilmente di origine “muscolo-tensiva” e, a dire di mio figlio, non sempre doloroso ma più che altro riferito come un fastidioso senso di confusione mentale e che in ogni caso non gli ha mai impedito di svolgere le sue attività con ottimi risultati.
La prima manifestazione di particolare disagio si è avuta nella scelta universitaria in quanto, indeciso fino alla scadenza dei termini, ha scelto una facoltà quasi a caso dopo un periodo di continui rimuginamenti e tensioni, trascorrendo notti intere a innervosirsi.
Ha fatto comunque il primo anno di università in modo brillante.
L’estate dello scorso anno, al termine degli esami, è andato in vacanza al mare con degli amici tornandone molto scosso non avendo tollerato loro atteggiamenti di menefreghismo e scarsa considerazione nei suoi confronti e non riuscendo a manifestare loro dissenso e rabbia.
Analoghe difficoltà da sempre avute col fratello maggiore.
Il secondo anno di università è stato quindi un crescendo di malesseri.
Non riusciva a concentrarsi, andava a lezione e se ne tornava sconvolto ed impaurito.
Ha cominciato a isolarsi da tutti e da un anno è totalmente fermo.
La fase peggiore in autunno dello scorso anno con idee e comportamenti al limite della follia (voglia di fare l’astronauta, di andare su Saturno, ha messo candeggina nelle bottiglie di acqua minerale, detersivo nella coca cola, ha buttato dalla finestra gli oggetti del fratello (col quale ha sempre avuto un rapporto di amore/odio),… situazione accompagnata da pianti, tremori, scatti agli arti, rigidità agli arti, bisogno di essere consolato, , … paura di impazzire come lui stesso diceva.
Infatti diceva di avere dei pensieri paradossali.ed ossessivi, delle cui stranezza si rendeva conto ma che doveva eseguire altrimenti impazziva…parlava di voci ma è stato appurato da vari specialisti che non si tratta di voci reali…quindi voci che venivano dalla sua coscienza.
Abbiamo fatto TUTTI gli esami medici del caso che sono risultati negativi.
Lo abbiamo fatto seguire da un neurologo e da una psicoterapeuta da settembre 2012 fino a febbraio 2013 a volte combattendo contro la sua stessa volontà dato che rifiutava medici e medicine essendo convinto che lui non riuscirà mai a liberarsi se non mettendo in pratica quelle azioni che sono alla origine della sua rabbia.
Trattamento con xanax prima e poi con cipralex ma senza risultati.
In quel periodo ed in particolare verso gennaio 2013 abbiamo notato giornate di calma piatta e rimuginamenti alternate a giornate di aggressività e rabbia.
Sulla base di questa situazione, questi medici ci hanno detto di sospendere le medicine e ci hanno indirizzati altrove.
Ci siamo rivolti prima alla ASL dove lo psichiatra gli ha dato zoloft e risperdal ed ha iniziato la psicoterapia di sostegno da una psicologa.
Ha assunto tali farmaci per circa una decina di giorni.
Poiché manifestava sintomi importanti come respiro affannoso, tachicardia, attacchi di panico e rabbia, tremori (abbiamo anche chiamato il 118 una notte), paura di impazzire, sensazione di essere sdoppiato con la mente contesa da due forse contrastanti, anche consigliati dalla università, ci siamo rivolti ad altri medici.
La versione ufficiale di mio figlio è che a causa della sua “innata paura” negli anni non è mai riuscito a reagire come doveva a quelle situazioni nelle quali qualcuno lo prendeva in giro, abusava della sua pazienza (il fratello in particolare) e della sua remissività, accumulando quantità di rabbia incredibili verso se’ stesso e verso gli altri.
Non riuscendo a reagire in modo “normale” o “personale” alle provocazioni o alle situazioni difficili nelle quali gli veniva richiesta “un po’ di spina dorsale” o di “ironia”, questa rabbia accumulata è implosa provocandogli pensieri abnormi quasi folli ed ossessivi di cui non riesce a liberarsi.
Con questi nuovi medici è in trattamento da circa 3 mesi con :
Inizialmente : anafranil 10 mg – 1 capsula alla sera - e rivotril gocce (2,5 mg) – 3 gocce 3 volte al giorno.
Successivamente : aggiunta olanzapina da 2,5 mg – una caps al mattino ed una caps alla sera.
Da fine aprile essendosi riacutizzata la rabbia, è stata aggiunto depakin crono da 300 mg – 1 al mattino ed uno alla sera.
Da venerdì scorso il medico ha rivisto la cura passando l’anafranil da 10 a 25 mg sempre una capsula alla sera e accorpando le due compresse di olanzapina in una da 5 mg alla sera.
Quindi da oggi (ma non abbiamo ancora iniziato):
mattino : gocce + depakin
pomeriggio : gocce
sera : gocce + depakin – anafranil + olanzapina.
Mio figlio è attualmente ancora abbattuto, dice di sentirsi stanco. ha bisogno di conforto, piange, ha qualche episodio di rabbia, non parla tanto da sembrare a volte assente, non riesce a concentrarsi per nulla, continua a rimuginare e sembra in preda costante ai pensieri ossessivi e fantsami.
I sintomi eclatanti a livello fisico si sono attenuati ed allentati ma a livello psicologico la situazione non è cambiata.
Anche dal medico non va con fiducia e occorre quasi sempre qualcuno che gli rammenti di assumere le medicine, dice di essere molto molto stanco, pallido, terrorizzato, quasi rincorso da fantasmi di cui non riesce a liberarsi e dei quali non parla più.
Mi chiedo :
Le cure che sta seguendo possono essere adatte in base alla natura del problema per come sono riuscito a descriverlo ?
Quali possono essere gli effetti collaterali e le conseguenze di tutti questi farmaci ?
Potrebbe essere utile un periodo in comunità ? Se sì dove ?
Potrebbe essere utile l’ipnosi ?
E se non servisse nulla di tutto ciò e mio figlio avesse solo bisogno di un periodo di tranquillità, calma senza stress per ritrovare un migliore rapporto con se stesso ?

Io e mia moglie non sappiamo proprio cosa fare, siamo disperati anche perché mio figlio non parla praticamente più in casa se non per brevi momenti e di questioni – diciamo – banali.
[#1]
Dr. Stefano Garbolino Psichiatra, Psicoterapeuta, Sessuologo 2.5k 36 2
Gentile utente,

non è presente una diagnosi precisa. Nessuno l'ha formulata?

Cordialmente
www.psichiatriasessuologia.com

[#2]
Dr. Matteo Preve Psichiatra, Medico delle dipendenze, Psicoterapeuta, Farmacologo 410 11 13
Gentile utente,
1) "...Le cure che sta seguendo possono essere adatte in base alla natura del problema per come sono riuscito a descriverlo?..." In base alla situazione clinica che ha descritto la terapia sembra adeguata, anche se la dubbiositá di suo figlio mi fa pensare ad una possibile scarsa aderenza alla terapia farmacologica (quindi anche diffidenza verso il medico e verso un possibile miglioramento dato dalle medicine)
2) "...Quali possono essere gli effetti collaterali e le conseguenze di tutti questi farmaci?..." Valproato, olanzapina, clomipramina e clonazepam sono farmaci che appartengono a classi farmacologiche diverse e che presentano effetti collaterali diversi. Riporto quegli effetti collaterali che piú frequentemente possono essere riscontrati (anche se poi la valutazione della presenza o meno di effetti collaterali viene valutata in sede di visita ambulatoriale): olanzapina: sedazione, sonnolenza, aumento dell'appetito, richiede monitoraggio nel tempo di colesterolo, trigliceridi, LDL, HDL, glicemia, got, gpt, gamma gt. Valproato: sedazione, sonnolenza, aumento appetito, tremori, instabilitá arti inferiori, richiede nel tempo monitoraggio di got, gpt, gamma GT, valproatemia. Clomipramina: bocca secca, occhi secchi, stitchezza, bruciori di stomaco, difficoltá ad urinare, tremori, cefalea. clonazepam: sonnolenza e sedazione.
3) "...Potrebbe essere utile un periodo in comunità ? Se sì dove ? Potrebbe essere utile l’ipnosi?..." Questa valutazione la puó fare solamente il medico che lo ha in carico che puó valutare al meglio tutte le varie possibilitá terapeutiche del caso.
4) "...E se non servisse nulla di tutto ciò e mio figlio avesse solo bisogno di un periodo di tranquillità, calma senza stress per ritrovare un migliore rapporto con se stesso ?..." Se il medico ha fatto una diagnosi ed ha somministrato una terapia ci sará una motivazione medica. Un periodo di riposo puó servire a chi? Se la persona ha una malattia va aiutato, sostenuto, e motivato alla assunzione non solo della terapia, ma anche coinvolto in un progetto teraüpeutico che servira per il miglioramento della sua salute. Inoltre se anche voi avete dubbi sulla terapia sarebbe utile confrontarvi con il medico che ha somministrato la terapia per esserne delucidati sulla utilitá.
Cordiali saluti.

Dr. Matteo Preve
Specialista in Psichiatria e Psicoterapia Cognitiva

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