Convivo con un fratello bipolare

Gentili medici, non so se rientra nelle linee guida ma vi pongo questo quesito per mio fratello, in quanto sono davvero disperata.
Ho 28 anni e convivo con un fratello di 26, mia madre e il mio patrigno (io e mio fratello siamo entrambi orfani di padre).
Mio fratello dall’età di 13 anni si è ammalato di disturbo bipolare/maniacale/esplosivo intermittente/schizofrenia affettiva, vi cito le diagnosi più ricorrenti che gli sono state attribuite.
Il problema sostanziale è che rifiuta le cure, non ha minimamente coscienza del problema, è un soggetto davvero difficile da gestire in casa perché violento, irascibile e prepotente.
Sono arrivata a temere per l’incolumità di mia madre, principale bersaglio della sua ira, con la quale ha intrecciato un rapporto di amore-odio davvero morboso.
Non so che fare.
Ho provato a portarlo da diversi psichiatri, li ha fatti esasperare al punto che più di uno ha deciso di smettere di seguirlo, rifiuta le cure, garantisce un’aderenza (se pur minima) solo a seguito di tso (ne ha già fatto qualcuno), dopo puntualmente smette.
Come se non bastasse, essendosi ammalato così giovane, e non avendo avuto una figura maschile di riferimento, è maturato solo fisicamente, è come se fosse un bambino nel corpo di un uomo, non ha regole, non ha limiti ed ha preso il sopravvento su di noi, ci minaccia con la violenza e con la sua superiorità fisica, non possiamo reagire neanche alle richieste più assurde (faccio un esempio: Prendimi i vestiti perché te lo ordino! Tu sei la mia segretaria, sei al mio servizio!)

Non so che fare, ho paura che trovare un bravo terapeuta (che sarebbe già una grande conquista) non basterebbe. Ho provato anche la strada del riabilitatore psichiatrico, ma non è servito a nulla, recepiva solo quello che gli faceva comodo (ha recepito l’importanza di avere una paghetta ma non quella di prepararsi il pranzo autonomamente).
Ho sentito parlare di centri di recupero ma non conosco la procedura di attivazione e ammetto che mi spaventano, ho paura di quello che potrebbe succedergli. Mi si stringe davvero il cuore al pensiero, al tempo stesso non essendo la madre non sento neanche di avere abbastanza voce in capitolo, ma vorrei davvero aiutare mia madre.
Potreste darmi una mano?
Vi ringrazio anticipatamente.
[#1]
Dr. Gabriele Tripi Neuropsichiatra infantile, Psichiatra, Geriatra 25
Gli interventi prospettati non sono realizzabili, probabilmente sarebbe più gestibile con una terapia long acting (intramuscolo mensile) effettuata dal locale centro di salute mentale che potrebbe anche vigilare sulla corretta e puntuale esecuzione della stessa. Fatto questo ed ottenuta una minima compliance, si potrà eventualmente prospettare un intervento psicoeducativo. Cordialmente

Dr. Gabriele Tripi

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