Durata sintomatologia ansiosa

Gentilissimi Dottori, sono un ragazzo di 31 anni, faccio una breve premessa.
A luglio ho avuto il mio 1 attacco di panico, non avevo mai avuto nessun problema in precedenza.
A 4 gg dalla prima dose ho avuto un irrigidimento di braccia e gambe e volto, tachicardia, paura di morire pensando fosse un infarto.
Accompagnato in PS mi hanno diagnosticato un attacco di panico previo analisi del sangue causato da congestione.
L'episodio è rimasto isolato e dopo qualche gg di riposo riprendo la mia vita quotidiana ricca di stress: lavoravo a oltre 50 km da casa, partendo alle 7 e rincasando la sera alle 21, inquadrato come libero professionista ma trattato come dipendente, vittima degli sbalzi d'umore del mio pseudo datore di lavoro.
Condizioni molto stressanti che mi hanno provocato forte ansia, stress e rimuginio.
A questo si a aggiungeva lo stress del lavoro svolto per conto mio a casa, nel fine settimana, annullando o quasi il riposo.
Stile di vita condotto per 5 anni.

A novembre ho un altro singolare episodio di forte tachicardia e stordimento a seguito di una brutta notizia riguardante un mio caro, per fortuna nulla di grave.
Resomi conto della spropositata reazione avuta decido di rivolgermi ad uno specialista psichiatra consigliatomi.
L'approccio è devastante in quanto lo stesso mi prescrive una cura a base di lexotan (7 gocce mattina e 7 sera), non chiedendomi nemmeno che lavoro facessi.
Da quel momento ho perso la mia tranquillità, ho cominciato la cura ma da quello specialista non ci sono piu andato, gli episodi di ansia si sono manifestati quotidianamente o quasi con tachicardia e confusione mentale.
Nel frattempo ho trovato la forza di lasciare quel lavoro distante e le cose sono andate molto meglio.
Raggiungo quindi la serenità e commetto il grande errore di interrompere di botto la cura (gennaio).
Dopo soli 2 gg si ripresenta l'ansia.
Riprendo le dannate gocce (5 e 5) e chiedo parere al mio medico curante che mi consiglia di interrompere 1 goccia ogni 3 settimane (5-4 4-4 4-3 ecc).
Allo stato continuo a prendere 4 + 4, va molto meglio rispetto a prima ma l'ansia continua a presentarsi accompagnata da impercettibili giramenti di testa che mi fanno temere di avere qualcosa di brutto, settimane serene si alternano a giornate cupe con questa sintomatologia, eppure sono certo di aver risolto la causa scatenante dell'ansia.
Premettendo che a breve inizierò un percorso da una psicoterapeuta volevo chiedere se secondo Voi la metodologia per l'interruzione del medicinale è appropriata (ormai sono 4 mesi di cura) e per quanto tempo la sintomatologia ansiosa continua a presentarsi anche dopo aver eliminato la causa scatenante.
Sostanzialmente e concludo, sono sempre stato un soggetto ansioso ma dal primo episodio quelle che prima erano forti preoccupazioni adesso si manifestano fisicamente scatenando in me la paura di avere qualche problema serio su cui rimugino, creando quindi un circolo vizioso.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Scusi, ma...
Un disturbo di panico con un ansiolitico da scalare a 1 goccia ogni 3 settimane (... riflette semplicemente un'estrema precarietà della situazione ansiosa scambiata per un problema di astinenza) e senza terapia antipanico (che non è psicoterapica).
Ora, non è che il lavoro distante sia stato lasciato per forza, ma perché incompatibile col panico. Chiaro che così facendo le cose migliorano, a prezzo di non poter lavorare lontano però. Non è detto che sia un guadagno in generale, non mi esprimo sul lavoro in questione, ma in generale è un limite.
Conclusione: uno psichiatra dovrebbe definire la diagnosi in maniera completa e, se panico è, segnare una terapia antipanico, che non è il lexotan, utile ma solo temporaneamente e non per bloccare il decorso del disturbo.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Utente
Utente
Dr. Matteo Pacini innanzitutto la ringrazio per la risposta datami. La situazione lavorativa, aldilà dello stress fisico che mi provocava per via della distanza, era diventata una gabbia, in quanto ho cominciato a ritenere tossica la persona. Mi pare di capire quindi che di base c'è un'interpretazione errata da parte del mio medico in merito allo scalare del lexotan (di cui ormai non sento più l'effetto calmanteo) e che per cercare di risolvere il problema è opportuno rivolgermi ad uno psichiatra piuttosto che ad una psicologa/psicoterapeuta, giusto? In quanto la situazione nel complesso non è esclusivamente psicoterapica.
Grazie infinite Dottore.
[#3]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Più che altro non c'è. grossolanamente, una terapia, e poi c'è quello scalaggio curiosissimo...
Comunque, uno psichiatra direi sia il referente da cercare in questo caso.

Dr.Matteo Pacini
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Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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