Mio marito (40 anni) ha il tabù della nudità. Quali conseguenze sull'educazione di nostro figlio?
Mi chiedo se questo suo eccessivo pudore, quasi una "fobia" direi, possa influenzare la serenità di nostro figlio, che adesso ha 13 mesi, ma da cui non si è mai mostrato nudo.
Si chiude in bagno e non vuole assolutamente che nessuno entri, nè se sta facendo semplicemente pipì benché meno se sta facendo la doccia.
Da cosa dipende questo suo comportamento e quali conseguenze e problematiche può recare a nostro figlio?
Ho provato a dirgli che è importante che il bimbo viva la nudità con naturalezza ma lui si innervosisce e non riesce a superare questo blocco psicologico.
Come dovrei agire?
Grazie.
Si chiude in bagno e non vuole assolutamente che nessuno entri, nè se sta facendo semplicemente pipì benché meno se sta facendo la doccia.
Da cosa dipende questo suo comportamento e quali conseguenze e problematiche può recare a nostro figlio?
Ho provato a dirgli che è importante che il bimbo viva la nudità con naturalezza ma lui si innervosisce e non riesce a superare questo blocco psicologico.
Come dovrei agire?
Grazie.
Gentile utente,
non saprei se suo marito abbia un blocco psicologico. Da quello che lei racconta sembra una persona beneducata che vive nel riserbo le sue pratiche igieniche.
La nudità risulta erotica in compagnia del partner o della partner, solo nel contesto delle pratiche sessuali. In queste circostanze non ci si mostra certo mentre si orina o si defeca.
Se lei trova questi atti intimi e confidenziali, si ricreda, perché molte donne e molti uomini perdono interesse per quei partner che mostrano una mancanza di riserbo che è soprattutto una mancanza di riguardo per chi vive con loro.
A maggior ragione non dovrebbero esserci esibizioni di nudità né pratiche escrementizie davanti a un figlio o una figlia, ai quali il genitore insegna con l'esempio il rispetto dei confini tra privato e pubblico, separando da subito quello che si fa da soli, quello che si fa con un partner e quello che si rischia di subire, in termini di abuso, da parte di adulti che anche solo col proprio esibizionismo non rispettano il pudore di un bambino o di un adolescente.
Talvolta il permanere di abitudini familiari rozze, o il confondere l'affetto col trasporto erotico, da cui i figli vanno invece protetti, gioca brutti scherzi.
Lei scrive: "è importante che il bimbo viva la nudità con naturalezza".
Questo è vero nel senso che il piccolo deve sentirsi accolto e i genitori non devono mostrare eccessivo disgusto per i suoi escrementi, mentre lo cambiano sul fasciatoio, perché lui non è ancora in grado di capire e di distinguere tra sé e le proprie feci.
Ben diversa è la condizione dell'adulto, e il piccolo va istradato con l'esempio ad acquisire il riserbo, non la mancanza di confini.
Buone cose.
non saprei se suo marito abbia un blocco psicologico. Da quello che lei racconta sembra una persona beneducata che vive nel riserbo le sue pratiche igieniche.
La nudità risulta erotica in compagnia del partner o della partner, solo nel contesto delle pratiche sessuali. In queste circostanze non ci si mostra certo mentre si orina o si defeca.
Se lei trova questi atti intimi e confidenziali, si ricreda, perché molte donne e molti uomini perdono interesse per quei partner che mostrano una mancanza di riserbo che è soprattutto una mancanza di riguardo per chi vive con loro.
A maggior ragione non dovrebbero esserci esibizioni di nudità né pratiche escrementizie davanti a un figlio o una figlia, ai quali il genitore insegna con l'esempio il rispetto dei confini tra privato e pubblico, separando da subito quello che si fa da soli, quello che si fa con un partner e quello che si rischia di subire, in termini di abuso, da parte di adulti che anche solo col proprio esibizionismo non rispettano il pudore di un bambino o di un adolescente.
Talvolta il permanere di abitudini familiari rozze, o il confondere l'affetto col trasporto erotico, da cui i figli vanno invece protetti, gioca brutti scherzi.
Lei scrive: "è importante che il bimbo viva la nudità con naturalezza".
Questo è vero nel senso che il piccolo deve sentirsi accolto e i genitori non devono mostrare eccessivo disgusto per i suoi escrementi, mentre lo cambiano sul fasciatoio, perché lui non è ancora in grado di capire e di distinguere tra sé e le proprie feci.
Ben diversa è la condizione dell'adulto, e il piccolo va istradato con l'esempio ad acquisire il riserbo, non la mancanza di confini.
Buone cose.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

Utente
Grazie dottoressa per la risposta esaustiva.. Approfitto della Sua disponibilità per esporle il mio umile punto di vista.
Io credo che una cosa sia il pudore una cosa sia la vergogna, mettendo da parte l'aspetto escrementizio della questione, se il papà sta facendo una doccia, o si sta rivestendo e si nasconde, io devo considerare l'impatto che questi aspetti possono avere sullo sviluppo emotivo e corporeo di mio figlio.
Penso che l'esposizione alla nudità dei genitori, quando gestita con naturalezza e rispetto, può favorire nei bambini una maggiore accettazione del proprio corpo e una relazione più serena con la sessualità in età adulta.
Cosa ne pensa?
Io credo che una cosa sia il pudore una cosa sia la vergogna, mettendo da parte l'aspetto escrementizio della questione, se il papà sta facendo una doccia, o si sta rivestendo e si nasconde, io devo considerare l'impatto che questi aspetti possono avere sullo sviluppo emotivo e corporeo di mio figlio.
Penso che l'esposizione alla nudità dei genitori, quando gestita con naturalezza e rispetto, può favorire nei bambini una maggiore accettazione del proprio corpo e una relazione più serena con la sessualità in età adulta.
Cosa ne pensa?
Gentile utente,
le ho già detto il mio parere, che poi è quello condiviso con l'OMS e con le varie guide ai genitori che sono state pubblicate, per esempio l'opuscolo "Qui non si tocca", divulgato proprio per indicare ai bambini che esistono delle zone private che non si espongono.
Le zone erogene, se gestite volontariamente e non prima dell'età giusta nell'incontro con un partner, sono la fonte del piacere e dell'amore sessuale; fruite fuori tempo e con persone che non siano il partner sono invece la radice dell'abuso sui minori, dell'incesto, più tardi dell'indifferenza erotica, della promiscuità sessuale, della prostituzione, della violenza etc.
A volte l'amore per i nostri piccoli si trasforma in un trasporto che va riconosciuto e gestito, proprio per non abusare di loro e per trasmettere quel pudore che diventa rispetto di sé e degli altri.
Ciò in considerazione dell'importanza di certe zone del corpo, per valorizzare il loro uso erotico nel momento giusto con un partner, non certo con i genitori.
Lei vuol distinguere "pudore" e "vergogna", ma la vergogna è pudore violato.
Se il papà si nasconde mentre fa la doccia, sta riservando alla sfera erotica il suo corpo, che non deve decadere ad oggetto insignificante e meno che mai divenire stimolo erotico per un figlio.
L'idea che lei espone sorse nel lontano Sessantotto, nella confusione indotta dalla rivoluzione sessuale, e tramontò poco dopo osservandone le conseguenze sui piccoli, anche quando poi divennero adulti: "l'esposizione alla nudità dei genitori, quando gestita con naturalezza e rispetto, può favorire nei bambini una maggiore accettazione del proprio corpo e una relazione più serena con la sessualità in età adulta".
Perché mai la visione dei corpi adulti di altri dovrebbe permettere ad un bambino di accettare meglio il proprio corpo?
L'OMS ha scritto cose essenziali sul rispetto dello sviluppo sessuale dei bambini e della loro esplorazione del proprio corpo, mentre non ha mai scritto che gli adulti si mostrino ad essi nudi, in atteggiamenti erotici o peggio simulando un'indifferenza sessuale fuorviante.
In Occidente la nudità non è naturale. Quante persone escono a passeggio col seno scoperto, fanno pipì per strada, si tolgono i pantaloni in ufficio, lasciano aperta la porta dei gabinetti, escono nude sul balcone di casa?
Se vuol rispondere che in questi casi si è tra estranei, le chiedo se riterrebbe "naturale" e "rispettoso" che suo padre e sua madre, e i suoi suoceri, venendo a casa sua si denudassero.
Perché dunque sottoporre a questa nudità il suo bambino, che oltretutto essendo piccolo non condivide nemmeno la stessa morfologia dei genitori, neanche di quello del suo stesso sesso?
Come insegnargli ad essere pudico e rispettoso del pudore altrui, se i suoi genitori non lo sono?
Parlare di "naturalezza" della nudità degli adulti è un grande equivoco anche per un'altra ragione. Due partner non si espongono nudi tra loro per "naturalezza", ma per desiderio sessuale, a meno che questo sia tramontato nell'indifferenza.
Farsi vedere nudi e "casti" dai propri figli avrebbe l'effetto di stimolare in loro curiosità indebite per i corpi genitoriali, e nello stesso tempo di far loro credere che la carica erotica non esista, infatti i due adulti di riferimento non dovrebbero mostrare di provarla. Quest'attitudine avrebbe quindi plurimi effetti contrari a quello che lei dice di desiderare per suo figlio.
La invito a leggere le considerazioni dell'OMS, ma soprattutto a riflettere sull'origine delle sue convinzioni, anche ponendosi delle domande:
1) avrebbe lo stesso desiderio di nudità in caso le nascesse una figlia?
2) permetterebbe anche tra i due fratelli questa situazione?
3) ritiene che ci sia un'età in cui dire basta, o pensa che in casa voi genitori e due giovani adulti dovreste continuare a mostrarvi nudi?
le ho già detto il mio parere, che poi è quello condiviso con l'OMS e con le varie guide ai genitori che sono state pubblicate, per esempio l'opuscolo "Qui non si tocca", divulgato proprio per indicare ai bambini che esistono delle zone private che non si espongono.
Le zone erogene, se gestite volontariamente e non prima dell'età giusta nell'incontro con un partner, sono la fonte del piacere e dell'amore sessuale; fruite fuori tempo e con persone che non siano il partner sono invece la radice dell'abuso sui minori, dell'incesto, più tardi dell'indifferenza erotica, della promiscuità sessuale, della prostituzione, della violenza etc.
A volte l'amore per i nostri piccoli si trasforma in un trasporto che va riconosciuto e gestito, proprio per non abusare di loro e per trasmettere quel pudore che diventa rispetto di sé e degli altri.
Ciò in considerazione dell'importanza di certe zone del corpo, per valorizzare il loro uso erotico nel momento giusto con un partner, non certo con i genitori.
Lei vuol distinguere "pudore" e "vergogna", ma la vergogna è pudore violato.
Se il papà si nasconde mentre fa la doccia, sta riservando alla sfera erotica il suo corpo, che non deve decadere ad oggetto insignificante e meno che mai divenire stimolo erotico per un figlio.
L'idea che lei espone sorse nel lontano Sessantotto, nella confusione indotta dalla rivoluzione sessuale, e tramontò poco dopo osservandone le conseguenze sui piccoli, anche quando poi divennero adulti: "l'esposizione alla nudità dei genitori, quando gestita con naturalezza e rispetto, può favorire nei bambini una maggiore accettazione del proprio corpo e una relazione più serena con la sessualità in età adulta".
Perché mai la visione dei corpi adulti di altri dovrebbe permettere ad un bambino di accettare meglio il proprio corpo?
L'OMS ha scritto cose essenziali sul rispetto dello sviluppo sessuale dei bambini e della loro esplorazione del proprio corpo, mentre non ha mai scritto che gli adulti si mostrino ad essi nudi, in atteggiamenti erotici o peggio simulando un'indifferenza sessuale fuorviante.
In Occidente la nudità non è naturale. Quante persone escono a passeggio col seno scoperto, fanno pipì per strada, si tolgono i pantaloni in ufficio, lasciano aperta la porta dei gabinetti, escono nude sul balcone di casa?
Se vuol rispondere che in questi casi si è tra estranei, le chiedo se riterrebbe "naturale" e "rispettoso" che suo padre e sua madre, e i suoi suoceri, venendo a casa sua si denudassero.
Perché dunque sottoporre a questa nudità il suo bambino, che oltretutto essendo piccolo non condivide nemmeno la stessa morfologia dei genitori, neanche di quello del suo stesso sesso?
Come insegnargli ad essere pudico e rispettoso del pudore altrui, se i suoi genitori non lo sono?
Parlare di "naturalezza" della nudità degli adulti è un grande equivoco anche per un'altra ragione. Due partner non si espongono nudi tra loro per "naturalezza", ma per desiderio sessuale, a meno che questo sia tramontato nell'indifferenza.
Farsi vedere nudi e "casti" dai propri figli avrebbe l'effetto di stimolare in loro curiosità indebite per i corpi genitoriali, e nello stesso tempo di far loro credere che la carica erotica non esista, infatti i due adulti di riferimento non dovrebbero mostrare di provarla. Quest'attitudine avrebbe quindi plurimi effetti contrari a quello che lei dice di desiderare per suo figlio.
La invito a leggere le considerazioni dell'OMS, ma soprattutto a riflettere sull'origine delle sue convinzioni, anche ponendosi delle domande:
1) avrebbe lo stesso desiderio di nudità in caso le nascesse una figlia?
2) permetterebbe anche tra i due fratelli questa situazione?
3) ritiene che ci sia un'età in cui dire basta, o pensa che in casa voi genitori e due giovani adulti dovreste continuare a mostrarvi nudi?
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

Utente
Rispetto il suo parere, ma per onestà intellettuale devi dire che è discordante con le mie ricerche di psicologia infantile che esprimo invece un altro punto di vista che riassumo:
"È perfettamente normale e sano che un bambino di circa 1 anno veda i genitori nudi in contesti quotidiani e non sessualizzati, come durante la doccia o mentre ci si cambia. A questa età, i bambini non hanno ancora una concezione della nudità come qualcosa di sessuale o imbarazzante; il corpo è semplicemente una parte naturale della vita.
Perché è positivo?
- Aiuta il bambino a sviluppare un'immagine corporea serena e positiva.
- Favorisce la curiosità sana e l'accettazione delle differenze tra i corpi.
- Rafforza la sensazione che il corpo non sia qualcosa di cui vergognarsi".
Il punto quindi non è "mostrare" intenzionalmente il corpo, ma non trasmettere ansia, vergogna o rigidità.
Mi permetto poi di contraddirla, riguardo la differenza tra pudore e vergogna del corpo nudo che è sottile ma fondamentale, soprattutto quando si parla di sviluppo infantile e di educazione in famiglia.
Il pudore credo sia sano, è una forma di rispetto verso sé stessi e gli altri, legata alla consapevolezza della propria intimità e cercherò di trasmettere questo concetto a mio figlio ovviamente poichè serve a proteggere la sfera personale e il suo corpo e aiuta a riconoscere contesti privati e pubblici sviluppando il senso dei limiti come sottolineava anche Lei.
La vergogna del corpo, che è quella che ha il suo papà invece, è un'emozione più negativa e profonda, spesso indotta proprio dai messaggi svalutanti che lui mi rivolge ("non ti far vedere così!", "copriti, è brutto!") e dai suoi modelli educativi rigidi e repressivi.
La vergogna gli genererà
ansia e insicurezza verso il proprio corpo e difficoltà future nella sessualità e nella relazione con l'altro sesso.
Rispetto invece alle linee guida, il documento sugli Standard per l’educazione sessuale elaborato dall’Oms Europa stabilisce che gia all’asilo i bambini devono conoscere il piacere della masturbazione e scoprire il corpo dell’altro sesso. A 9 anni devono sapere come usare il preservativo e a 15 essere ben consapevoli del diritto di abortire.
Sono una semplice mamma ed Educatrice infantile e La ringrazio per il tempo dedicatomi.
"È perfettamente normale e sano che un bambino di circa 1 anno veda i genitori nudi in contesti quotidiani e non sessualizzati, come durante la doccia o mentre ci si cambia. A questa età, i bambini non hanno ancora una concezione della nudità come qualcosa di sessuale o imbarazzante; il corpo è semplicemente una parte naturale della vita.
Perché è positivo?
- Aiuta il bambino a sviluppare un'immagine corporea serena e positiva.
- Favorisce la curiosità sana e l'accettazione delle differenze tra i corpi.
- Rafforza la sensazione che il corpo non sia qualcosa di cui vergognarsi".
Il punto quindi non è "mostrare" intenzionalmente il corpo, ma non trasmettere ansia, vergogna o rigidità.
Mi permetto poi di contraddirla, riguardo la differenza tra pudore e vergogna del corpo nudo che è sottile ma fondamentale, soprattutto quando si parla di sviluppo infantile e di educazione in famiglia.
Il pudore credo sia sano, è una forma di rispetto verso sé stessi e gli altri, legata alla consapevolezza della propria intimità e cercherò di trasmettere questo concetto a mio figlio ovviamente poichè serve a proteggere la sfera personale e il suo corpo e aiuta a riconoscere contesti privati e pubblici sviluppando il senso dei limiti come sottolineava anche Lei.
La vergogna del corpo, che è quella che ha il suo papà invece, è un'emozione più negativa e profonda, spesso indotta proprio dai messaggi svalutanti che lui mi rivolge ("non ti far vedere così!", "copriti, è brutto!") e dai suoi modelli educativi rigidi e repressivi.
La vergogna gli genererà
ansia e insicurezza verso il proprio corpo e difficoltà future nella sessualità e nella relazione con l'altro sesso.
Rispetto invece alle linee guida, il documento sugli Standard per l’educazione sessuale elaborato dall’Oms Europa stabilisce che gia all’asilo i bambini devono conoscere il piacere della masturbazione e scoprire il corpo dell’altro sesso. A 9 anni devono sapere come usare il preservativo e a 15 essere ben consapevoli del diritto di abortire.
Sono una semplice mamma ed Educatrice infantile e La ringrazio per il tempo dedicatomi.
Gentile signora,
la ringrazio di avermi voluto tenere una lezione, anche se non ero stata io a richiedere un parere.
Quello che scrive senza citare la fonte mi ricorda i manualetti di psicologia che circolavano trent'anni fa negli Istituti professionali nei quali ho avuto il piacere di insegnare, e che già allora consideravamo alquanto poveri di approfondimento teorico tramite ricerca scientifica, per non parlare della esposizione rigida di concetti tutt'altro che dimostrati, di una certa visione dell'omosessualità e così via.
Vorrei invitarla a notare, attraverso le sue stesse parole, i limiti di questa concezione:
1: "È perfettamente normale e sano che un bambino di circa 1 anno veda i genitori nudi in contesti quotidiani e non sessualizzati, come durante la doccia o mentre ci si cambia. A questa età, i bambini non hanno ancora una concezione della nudità come qualcosa di sessuale o imbarazzante; il corpo è semplicemente una parte naturale della vita".
Appunto, ad un anno di età. E a due anni? A cinque? A dodici? Questo ci chiedevamo con gli altri psicologi già allora. Oggi leggiamo sulle pagine stesse di Medicitalia le conseguenze di questi limiti non posti.
Inoltre all'orecchio dello psicologo suona male un certo abbinamento: "non hanno ancora una concezione della nudità come qualcosa di sessuale o imbarazzante".
"Sessuale" e "imbarazzante" dovrebbero essere abbinati? Proprio questo tra l'altro si temeva da parte di chi ha studiato queste cose: la volontaria desessualizzazione della nudità, che copre ben altro, come si evince anche dalle frasi che lei aggiunge in coda alla sua citazione.
Come lei dovrebbe sapere non esistono due diverse educazioni: una fino ai tre anni, una diversa dai nove in poi e così via, ma solo approfondimenti di concetti chiari offerti fin dall'inizio al bambino nelle forme in cui le può comprendere.
Che la vergogna sia pudore violato lo dimostra lei stessa mentre si sforza, non so perché, di negarlo: se suo marito ha ricevuto messaggi svalutanti sul suo corpo e sull'uso che ne faceva, appunto è il suo pudore che è stato ferito. Provi ad immedesimarsi in un bambino e in un pre-adolescente che mentre fanno le prime esplorazioni del proprio corpo si sentono dire quelle frasi; o come sembra essere il suo caso, in ciò che sente un adulto che mostrandosi nudo se le sente dire da un partner.
Per questo l'OMS cerca di istradare gli adulti a riconoscere il funzionamento reale della sessualità fin nei bambini, i quali vanno educati con garbo a cercare i luoghi idonei e il consenso dei coetanei per imparare a conoscere sé stessi e gli altri. Il fatto che possano conoscere la masturbazione già a cinque anni o prima è un dato di fatto, e che questa sia l'età in cui vanno all'asilo vuol dire che anche le maestre devono esserne informate.
Certamente non va loro imposta l'idea che il corpo, proprio o altrui, è privo di connotazioni sessuali.
Le avevo rivolto tre domande alla fine del mio scritto, ma lei non ha risposto. Provi adesso a rispondere, e anche a chiedersi se la "vergogna" di suo marito non sia un limite da lei stessa dolorosamente avvertito per la vostra sessualità. Se risponderà che non è affatto così e la vostra vita sessuale funziona benissimo, perché allora vorrebbe dare a suo figlio un messaggio differente?
Mi sono dilungata nell'interesse di altri utenti che ci leggono. A tutti, lei per prima, raccomando il colloquio diretto con uno psicologo ogni volta che sorgono dubbi sull'educazione dei propri figli e/o sulla propria conduzione della sessualità.
Buone cose.
la ringrazio di avermi voluto tenere una lezione, anche se non ero stata io a richiedere un parere.
Quello che scrive senza citare la fonte mi ricorda i manualetti di psicologia che circolavano trent'anni fa negli Istituti professionali nei quali ho avuto il piacere di insegnare, e che già allora consideravamo alquanto poveri di approfondimento teorico tramite ricerca scientifica, per non parlare della esposizione rigida di concetti tutt'altro che dimostrati, di una certa visione dell'omosessualità e così via.
Vorrei invitarla a notare, attraverso le sue stesse parole, i limiti di questa concezione:
1: "È perfettamente normale e sano che un bambino di circa 1 anno veda i genitori nudi in contesti quotidiani e non sessualizzati, come durante la doccia o mentre ci si cambia. A questa età, i bambini non hanno ancora una concezione della nudità come qualcosa di sessuale o imbarazzante; il corpo è semplicemente una parte naturale della vita".
Appunto, ad un anno di età. E a due anni? A cinque? A dodici? Questo ci chiedevamo con gli altri psicologi già allora. Oggi leggiamo sulle pagine stesse di Medicitalia le conseguenze di questi limiti non posti.
Inoltre all'orecchio dello psicologo suona male un certo abbinamento: "non hanno ancora una concezione della nudità come qualcosa di sessuale o imbarazzante".
"Sessuale" e "imbarazzante" dovrebbero essere abbinati? Proprio questo tra l'altro si temeva da parte di chi ha studiato queste cose: la volontaria desessualizzazione della nudità, che copre ben altro, come si evince anche dalle frasi che lei aggiunge in coda alla sua citazione.
Come lei dovrebbe sapere non esistono due diverse educazioni: una fino ai tre anni, una diversa dai nove in poi e così via, ma solo approfondimenti di concetti chiari offerti fin dall'inizio al bambino nelle forme in cui le può comprendere.
Che la vergogna sia pudore violato lo dimostra lei stessa mentre si sforza, non so perché, di negarlo: se suo marito ha ricevuto messaggi svalutanti sul suo corpo e sull'uso che ne faceva, appunto è il suo pudore che è stato ferito. Provi ad immedesimarsi in un bambino e in un pre-adolescente che mentre fanno le prime esplorazioni del proprio corpo si sentono dire quelle frasi; o come sembra essere il suo caso, in ciò che sente un adulto che mostrandosi nudo se le sente dire da un partner.
Per questo l'OMS cerca di istradare gli adulti a riconoscere il funzionamento reale della sessualità fin nei bambini, i quali vanno educati con garbo a cercare i luoghi idonei e il consenso dei coetanei per imparare a conoscere sé stessi e gli altri. Il fatto che possano conoscere la masturbazione già a cinque anni o prima è un dato di fatto, e che questa sia l'età in cui vanno all'asilo vuol dire che anche le maestre devono esserne informate.
Certamente non va loro imposta l'idea che il corpo, proprio o altrui, è privo di connotazioni sessuali.
Le avevo rivolto tre domande alla fine del mio scritto, ma lei non ha risposto. Provi adesso a rispondere, e anche a chiedersi se la "vergogna" di suo marito non sia un limite da lei stessa dolorosamente avvertito per la vostra sessualità. Se risponderà che non è affatto così e la vostra vita sessuale funziona benissimo, perché allora vorrebbe dare a suo figlio un messaggio differente?
Mi sono dilungata nell'interesse di altri utenti che ci leggono. A tutti, lei per prima, raccomando il colloquio diretto con uno psicologo ogni volta che sorgono dubbi sull'educazione dei propri figli e/o sulla propria conduzione della sessualità.
Buone cose.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 477 visite dal 03/05/2025.
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