Quando l'atteggiamento evitante è vero o una strategia?
Sono un ragazzo di 35 anni, seguito da 2 anni da diversi psicologi.
Forse scrivo più per uno sfogo.
All'età di 27 anni, a inizio carriera, in un momento di grande smarrimento interiore dove ero insoddisfatto di tutto della mia vita (lavoro, rapporti umani, crescita personale) incontro un collega uomo sposato con 1 figlio più grande di me (lui ha 33 anni) che in tutti i modi cerca un approccio anche solo amichevole con me.
Io vedendolo come una persona molto lontana da me non la calcolo ma alla fine, complice varie circostanze instauriamo prima un'amicizia e poi un rapporto vero e proprio.
Per me è la prima volta con un uomo e anche per lui.
Nel nostro rapporto dove io sono l'amante (termine che lui rifiuta di accettare) lui è un punto di riferimento nella mia vita: nel lavoro m aiuta a crescere ma non in senso gratuito, diventa una guida, nella vita mo è vicino e la rende piena colmando molto miei vuoti.
Ovviamente la moglie si rende conto di un cambiamento nel marito che da classica persona sedentaria, senza una particolare vita sociale e un look discutibile inizia a cambiare.
Quando il ns rapporto era ancora solo amichevole, mi fa consocera la famiglia, il figlio molto piccolo con il quale io instauro un rapporto molto profondo.
Inutile dire che dentro di me inizia contestualmente un grande momento di sofferenza (non mi sento abbastanza per essere scelto), mi rendo conto che le persone attorno a noi capiscono che io e lui abbiamo un rapporto, ma tutti taciono.
Arriva il momento, con il covid, che non ci vediamo per mesi, io cado nello sconforto più totale e lui si concentra sulla propria famiglia.
Inizia per per un periodo nero, mi iscrivo in chat, sento altro uomini...lui lo sa e in qualche modo accetta silenziosamente forse perché alla fine la mia è più una valvola di sfogo.
2 anni fa dopo 8 anni del nostro rapporto incontro un uomo, oltre 10 anni più vecchio di me, di successo, esteticamente molto attraente e per la prima volta accade quel qualcosa in più.
Entrambi scoprono l'uno dell'altro, e per me inizia una spirale di pressioni psicologiche per scegliere tra i due.
Scelgo il secondo, ma amo il primo.
Primo che ora non mi parla più, dice di non amarmi più.
Non accetta che io abbia un altro uomo.
Dopo 8 anni mi liquida con un messaggio e non ha nemmeno il coraggio di guardarmi in faccia.
Io vorrei lui, se solo lui avesse il coraggio di scegliere me.
Ho fatto una scelta di sopravvivenza, perché il vuoto che avevo dentro era enorme.
Lui dice che io sono sempre stato la sua scelta (nelle parole ma non nei fatti).
C'è sempre stata qualche altra priorità più grande per non scegliermi.
Ora mi chiedo m evita per dolore?
Per punirmi?
O perché davvero non mi ama più?
Inoltre sono davvero pieno di sensi di colpa per questo altro secondo uomo a cui voglio bene, che è importante per me, ma che non riesco ad amare... 3000 caratteri sono pochi per riassumere 9 anni di vita.
Grazie
Forse scrivo più per uno sfogo.
All'età di 27 anni, a inizio carriera, in un momento di grande smarrimento interiore dove ero insoddisfatto di tutto della mia vita (lavoro, rapporti umani, crescita personale) incontro un collega uomo sposato con 1 figlio più grande di me (lui ha 33 anni) che in tutti i modi cerca un approccio anche solo amichevole con me.
Io vedendolo come una persona molto lontana da me non la calcolo ma alla fine, complice varie circostanze instauriamo prima un'amicizia e poi un rapporto vero e proprio.
Per me è la prima volta con un uomo e anche per lui.
Nel nostro rapporto dove io sono l'amante (termine che lui rifiuta di accettare) lui è un punto di riferimento nella mia vita: nel lavoro m aiuta a crescere ma non in senso gratuito, diventa una guida, nella vita mo è vicino e la rende piena colmando molto miei vuoti.
Ovviamente la moglie si rende conto di un cambiamento nel marito che da classica persona sedentaria, senza una particolare vita sociale e un look discutibile inizia a cambiare.
Quando il ns rapporto era ancora solo amichevole, mi fa consocera la famiglia, il figlio molto piccolo con il quale io instauro un rapporto molto profondo.
Inutile dire che dentro di me inizia contestualmente un grande momento di sofferenza (non mi sento abbastanza per essere scelto), mi rendo conto che le persone attorno a noi capiscono che io e lui abbiamo un rapporto, ma tutti taciono.
Arriva il momento, con il covid, che non ci vediamo per mesi, io cado nello sconforto più totale e lui si concentra sulla propria famiglia.
Inizia per per un periodo nero, mi iscrivo in chat, sento altro uomini...lui lo sa e in qualche modo accetta silenziosamente forse perché alla fine la mia è più una valvola di sfogo.
2 anni fa dopo 8 anni del nostro rapporto incontro un uomo, oltre 10 anni più vecchio di me, di successo, esteticamente molto attraente e per la prima volta accade quel qualcosa in più.
Entrambi scoprono l'uno dell'altro, e per me inizia una spirale di pressioni psicologiche per scegliere tra i due.
Scelgo il secondo, ma amo il primo.
Primo che ora non mi parla più, dice di non amarmi più.
Non accetta che io abbia un altro uomo.
Dopo 8 anni mi liquida con un messaggio e non ha nemmeno il coraggio di guardarmi in faccia.
Io vorrei lui, se solo lui avesse il coraggio di scegliere me.
Ho fatto una scelta di sopravvivenza, perché il vuoto che avevo dentro era enorme.
Lui dice che io sono sempre stato la sua scelta (nelle parole ma non nei fatti).
C'è sempre stata qualche altra priorità più grande per non scegliermi.
Ora mi chiedo m evita per dolore?
Per punirmi?
O perché davvero non mi ama più?
Inoltre sono davvero pieno di sensi di colpa per questo altro secondo uomo a cui voglio bene, che è importante per me, ma che non riesco ad amare... 3000 caratteri sono pochi per riassumere 9 anni di vita.
Grazie
Le lascio lo spazio per continuare il suo sfogo.
Dr.ssa Paola Cattelan
psicoterapeuta Torino
pg.cattelan@hotmail.it
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 455 visite dal 11/05/2025.
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