Sospetto di essere autistica, sbaglio?
Gentili dottori, faccio un grande sforzo a scrivervi, dopo anni di dubbi e sofferenze.
Sono una donna di 22 anni, e da quando ho memoria ho vissuto con una costante sofferenza, malessere inspiegabile che a volte si è trasformato in crisi di pianto, di rabbia e ora in una forte ansia.
Da quasi 3 anni sono in terapia e da circa 3 mesi ho cominciato ad assumere antidepressivi.
Nulla sembra darmi sollievo, nè le tecniche proposte dalla psicologa, ne i 3 diversi farmaci che ho cambiato.
E così è nato in me un grande dubbio.
Che quella terribile sensazione che ho trattato come ansia, fosse qualcos'altro?
Ne ho parlato con mia madre, che con fastidio mi ha detto più volte che sono esagerata e non ho proprio nulla, e per questo mi vergogno a sottoporre la domanda alle professioniste, considerando anche che nessuna delle due abbia mai avanzato questa ipotesi.
A circa 3 anni sono stata visitata da una neuropsichiatra, perché parlavo pochissimo, non sorridevo mai, e avevo il terrore degli estranei sia adulti che miei coetanei, ma per la dottoressa non avevo proprio nulla.
Il malessere è cresciuto con me e anche questi comportamenti.
Alle medie ho subito bullismo perché non parlavo con nessuno.
Allo stesso tempo sono sempre stata ritenuta una eccellenza in termini di rendimento scolastico (ad oggi anche accademico).
Dal liceo la situazione è "migliorata", nel senso che ho cominciato a sforzarmi sempre di più a fare cose che mi creano un forte disagio (feste, uscite tra amici, giri nei centri commerciali, viaggi) e ho assunto una personalità da "buffona" con la battuta pronta e il sorriso stampato.
Dentro di me l'ansia è cresciuta sempre di più fino all'università.
Ho avuto i primi attacchi di panico, ho sviluppato una avversione per il cibo perché mi turba moltissimo l'atto del mangiare da un punto di vista sensoriale (ho perso circa 13 chili in 3 mesi).
Ho smesso di fare molte cose: guidare, viaggiare, entrare nei negozi.
Mi sembra un'unica grande sensazione di malessere che negli anni è peggiorata sempre più.
Mi sono informata, ho visto servizi e letto libri e tutto ciò mi è sembrato molto affine allo spettro autistico, sbaglio?
Sono una donna di 22 anni, e da quando ho memoria ho vissuto con una costante sofferenza, malessere inspiegabile che a volte si è trasformato in crisi di pianto, di rabbia e ora in una forte ansia.
Da quasi 3 anni sono in terapia e da circa 3 mesi ho cominciato ad assumere antidepressivi.
Nulla sembra darmi sollievo, nè le tecniche proposte dalla psicologa, ne i 3 diversi farmaci che ho cambiato.
E così è nato in me un grande dubbio.
Che quella terribile sensazione che ho trattato come ansia, fosse qualcos'altro?
Ne ho parlato con mia madre, che con fastidio mi ha detto più volte che sono esagerata e non ho proprio nulla, e per questo mi vergogno a sottoporre la domanda alle professioniste, considerando anche che nessuna delle due abbia mai avanzato questa ipotesi.
A circa 3 anni sono stata visitata da una neuropsichiatra, perché parlavo pochissimo, non sorridevo mai, e avevo il terrore degli estranei sia adulti che miei coetanei, ma per la dottoressa non avevo proprio nulla.
Il malessere è cresciuto con me e anche questi comportamenti.
Alle medie ho subito bullismo perché non parlavo con nessuno.
Allo stesso tempo sono sempre stata ritenuta una eccellenza in termini di rendimento scolastico (ad oggi anche accademico).
Dal liceo la situazione è "migliorata", nel senso che ho cominciato a sforzarmi sempre di più a fare cose che mi creano un forte disagio (feste, uscite tra amici, giri nei centri commerciali, viaggi) e ho assunto una personalità da "buffona" con la battuta pronta e il sorriso stampato.
Dentro di me l'ansia è cresciuta sempre di più fino all'università.
Ho avuto i primi attacchi di panico, ho sviluppato una avversione per il cibo perché mi turba moltissimo l'atto del mangiare da un punto di vista sensoriale (ho perso circa 13 chili in 3 mesi).
Ho smesso di fare molte cose: guidare, viaggiare, entrare nei negozi.
Mi sembra un'unica grande sensazione di malessere che negli anni è peggiorata sempre più.
Mi sono informata, ho visto servizi e letto libri e tutto ciò mi è sembrato molto affine allo spettro autistico, sbaglio?
Gentile utente,
Il suo racconto descrive un vissuto molto complesso e doloroso, fatto di emozioni profonde e difficili da gestire, che si sono manifestate fin dalla prima infanzia con forme di disagio sociale e ansia crescente. La sua esperienza di adattamento, con una personalità costruita per nascondere la sofferenza interiore, e i sintomi che oggi si traducono in attacchi di panico e avversione sensoriale, sono elementi che meritano una valutazione accurata e sensibile.
Molti dei segnali che lei riconosce, come la difficoltà nel contatto sociale, l’ansia persistente e l’ipersensibilità sensoriale, possono essere presenti in diversi quadri clinici, compreso lo spettro autistico, che spesso nelle donne si manifesta in modo meno evidente o diverso rispetto ai modelli classici. Questo può aver reso difficile una diagnosi precoce o chiara nel suo caso.
Il dubbio che esprime sulla natura del suo malessere è comprensibile e testimonia una ricerca di senso e di chiarezza che è parte importante del percorso di cura. La sensibilità e l’intelligenza con cui ha affrontato la sua storia sono risorse fondamentali.
Continui a portare questa ricerca all’interno del suo percorso terapeutico, dove potrà trovare uno spazio dedicato e professionale per approfondire queste tematiche con chiarezza e senza giudizio.
La sua storia merita di essere ascoltata e compresa nella sua interezza.
Resto a disposizione,
Il suo racconto descrive un vissuto molto complesso e doloroso, fatto di emozioni profonde e difficili da gestire, che si sono manifestate fin dalla prima infanzia con forme di disagio sociale e ansia crescente. La sua esperienza di adattamento, con una personalità costruita per nascondere la sofferenza interiore, e i sintomi che oggi si traducono in attacchi di panico e avversione sensoriale, sono elementi che meritano una valutazione accurata e sensibile.
Molti dei segnali che lei riconosce, come la difficoltà nel contatto sociale, l’ansia persistente e l’ipersensibilità sensoriale, possono essere presenti in diversi quadri clinici, compreso lo spettro autistico, che spesso nelle donne si manifesta in modo meno evidente o diverso rispetto ai modelli classici. Questo può aver reso difficile una diagnosi precoce o chiara nel suo caso.
Il dubbio che esprime sulla natura del suo malessere è comprensibile e testimonia una ricerca di senso e di chiarezza che è parte importante del percorso di cura. La sensibilità e l’intelligenza con cui ha affrontato la sua storia sono risorse fondamentali.
Continui a portare questa ricerca all’interno del suo percorso terapeutico, dove potrà trovare uno spazio dedicato e professionale per approfondire queste tematiche con chiarezza e senza giudizio.
La sua storia merita di essere ascoltata e compresa nella sua interezza.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Elisabetta Carbone
Psicologa sistemico relazionale | Sessuologa clinica |
psicologa@elisabettacarbone.it | 351.777.9483
Utente
Grazie mille Dottoressa, è stata veramente chiara e soprattutto gentile!
Ci mancherebbe!
Resto a disposizione,
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Dott.ssa Elisabetta Carbone
Psicologa sistemico relazionale | Sessuologa clinica |
psicologa@elisabettacarbone.it | 351.777.9483
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 400 visite dal 29/07/2025.
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Approfondimento su Bullismo
Il bullismo comprende una serie di comportamenti violenti intenzionali di tipo fisico o verbale ripetuti nel tempo nei confronti di una determinata persona. Si può manifestare anche in modo virtuale online e sui social network (cyberbullismo).
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