Come difendersi da genitori tossici che diventano nonni invadenti
Ho vissuto un'infanzia non bella.
Mio padre era spesso violento verbalmente e fisicamente e mia madre non ci difendeva mai, anzi era spesso svalutante nei confronti miei e dei miei fratelli.
A 18 anni sono andata via da casa e ho iniziato a ricucire un rapporto con loro quando ho iniziato a costruirmi la mia vita.
Oggi sono sposata e ho una figlia di 6 anni e i problemi con loro (mai finiti ma solo dormienti) si sono accentuati proprio quando sono diventata mamma.
Fin da subito hanno cercato di costruire con mia figlia un rapporto esclusivo, mia madre racconta in giro che mia figlia stravede per il nonno (premetto che mia figlia è una bambina molto affettuosa che vuole molto bene ai nonni, come ne vuole agli zii o ai cugini) e mi è capitato di incontrare persone che vedo raramente e sentirmi dire "la bambina vuole stare solo con il nonno, vero?
" Oppure, loro vorrebbero decidere quando venire a prendere mia figlia e quanto tenerla a casa loro, palesando il fatto il fatto che vogliono stare con lei in assenza di noi genitori.
Qualche mese fa abbiamo avuto una discussione in quanto ogni volta che usciva un nuovo film al cinema loro decidevano che avrebbero portato mia figlia a vederlo.
Un giorno io ho organizzato un pomeriggio con un cuginetto proprio al cinema per l'ennesimo film che loro avevano deciso di vedere con lei, ed è scoppiata una lite come se fosse successo un fatto gravissimo.
Potrei raccontare altri mille episodi, in sintesi il problema è che loro vorrebbero entrare nella vita di mia figlia scavalcando me e il papà, senza nemmeno rispettare ciò che io ritengo importante per l'educazione di mia figlia.
Ho fatto presente mille volte a mio padre che non voglio che giochi con lei utilizzando le sculacciate, perché non voglio che mia figlia associ le parti intime al gioco, in quanto cerco di insegnarle dei limiti per una sua sicurezza.
La risposta dei miei genitori è che lui è il nonno.
Quando mi dicono che vogliono portare con loro mia figlia e faccio presente che magari potremmo organizzarci tutti insieme, mi rispondono che loro devono stare soli con lei.
Aggiungo che capita che abbiano dei momenti da soli con lei, quando magari io ho un impegno come una visita ed è meglio che lei rimanga con i nonni piuttosto che annoiarsi con me, ma a loro non basta mai.
Non bastano i momenti tutti insieme, non basta che capiti che sia io ad accompagnarla da loro per qualche oretta, loro devono decidere come e quando trascorrere del tempo con lei rimarcando il fatto che questo tempo deve essere lontano da noi genitori.
Ho l'impressione che stiano cercando in un modo manipolatorio di compensare ciò che non hanno fatto con noi figli, con mia figlia per mostrarsi al mondo come i nonni migliori dell'universo.
Come faccio a difendere mia figlia da una situazione potenzialmente tossica che io ho già vissuto?
Mio padre era spesso violento verbalmente e fisicamente e mia madre non ci difendeva mai, anzi era spesso svalutante nei confronti miei e dei miei fratelli.
A 18 anni sono andata via da casa e ho iniziato a ricucire un rapporto con loro quando ho iniziato a costruirmi la mia vita.
Oggi sono sposata e ho una figlia di 6 anni e i problemi con loro (mai finiti ma solo dormienti) si sono accentuati proprio quando sono diventata mamma.
Fin da subito hanno cercato di costruire con mia figlia un rapporto esclusivo, mia madre racconta in giro che mia figlia stravede per il nonno (premetto che mia figlia è una bambina molto affettuosa che vuole molto bene ai nonni, come ne vuole agli zii o ai cugini) e mi è capitato di incontrare persone che vedo raramente e sentirmi dire "la bambina vuole stare solo con il nonno, vero?
" Oppure, loro vorrebbero decidere quando venire a prendere mia figlia e quanto tenerla a casa loro, palesando il fatto il fatto che vogliono stare con lei in assenza di noi genitori.
Qualche mese fa abbiamo avuto una discussione in quanto ogni volta che usciva un nuovo film al cinema loro decidevano che avrebbero portato mia figlia a vederlo.
Un giorno io ho organizzato un pomeriggio con un cuginetto proprio al cinema per l'ennesimo film che loro avevano deciso di vedere con lei, ed è scoppiata una lite come se fosse successo un fatto gravissimo.
Potrei raccontare altri mille episodi, in sintesi il problema è che loro vorrebbero entrare nella vita di mia figlia scavalcando me e il papà, senza nemmeno rispettare ciò che io ritengo importante per l'educazione di mia figlia.
Ho fatto presente mille volte a mio padre che non voglio che giochi con lei utilizzando le sculacciate, perché non voglio che mia figlia associ le parti intime al gioco, in quanto cerco di insegnarle dei limiti per una sua sicurezza.
La risposta dei miei genitori è che lui è il nonno.
Quando mi dicono che vogliono portare con loro mia figlia e faccio presente che magari potremmo organizzarci tutti insieme, mi rispondono che loro devono stare soli con lei.
Aggiungo che capita che abbiano dei momenti da soli con lei, quando magari io ho un impegno come una visita ed è meglio che lei rimanga con i nonni piuttosto che annoiarsi con me, ma a loro non basta mai.
Non bastano i momenti tutti insieme, non basta che capiti che sia io ad accompagnarla da loro per qualche oretta, loro devono decidere come e quando trascorrere del tempo con lei rimarcando il fatto che questo tempo deve essere lontano da noi genitori.
Ho l'impressione che stiano cercando in un modo manipolatorio di compensare ciò che non hanno fatto con noi figli, con mia figlia per mostrarsi al mondo come i nonni migliori dell'universo.
Come faccio a difendere mia figlia da una situazione potenzialmente tossica che io ho già vissuto?
Gentile Utente,
dalle sue parole si avverte con chiarezza quanto lei sia consapevole delle dinamiche relazionali in atto, ma anche quanto sia complesso per lei trovare un modo per difendere sua figlia senza sentirsi, ancora una volta, messa all’angolo da quelle stesse figure che in passato non l’hanno protetta.
Essere madre, oggi, la mette inevitabilmente a contatto con la figlia che è stata. E forse questa è la parte più faticosa: ritrovarsi a cercare di tutelare sua figlia là dove nessuno ha protetto lei. Le è mai capitato di chiedersi quanto del dolore che prova oggi sia legato al presente e quanto, invece, sia una riattivazione emotiva del suo passato?
Quando parla dei suoi genitori (delle loro parole, dei gesti, delle reazioni) sembra di sentire un copione che si ripete. Ma oggi c'è una differenza sostanziale: c'è lei, nel ruolo di madre. Che peso ha, oggi, dentro di lei questo doppio ruolo? Quello della figlia che non ha avuto voce e quello della madre che vuole, con tutta sé stessa, proteggere la propria bambina?
Lei sembra avere una visione molto chiara di ciò che non vuole. Ma si è chiesta cosa desidera realmente che sua figlia sperimenti, senta, costruisca nei legami familiari? E qual è il suo confine, come madre, nel proteggere questo spazio?
La frase "lui è il nonno" che le viene ripetuta sembra sottintendere una sorta di "autorità relazionale" che esonera dal rispetto delle sue regole educative. Ma qual è il significato che assume per lei oggi questa frase, se la ricollega a ciò che ha vissuto da bambina? Si sente, forse, ancora una volta "scavalcata" nella sua legittimità?
E ancora: quali sono i segnali che oggi il suo corpo, le sue emozioni, i suoi pensieri le stanno inviando quando sente che sua figlia potrebbe trovarsi coinvolta in una dinamica simile a quella che lei ha vissuto e dalla quale si è dovuta, ad un certo punto, sottrarre?
Ciò che sta cercando di fare (proteggere, discernere, contenere, dare senso) non è affatto semplice. Perché non si tratta solo di educare una figlia, ma di trasformare una storia. Una storia familiare che sembra spingere per ripetersi, ma che oggi incontra la sua voce, la sua consapevolezza, la sua fatica.
A volte, per riuscire davvero a cambiare le regole di una relazione, bisogna prima dare voce alla parte più antica di sé che non è mai stata ascoltata. Lei sa molto bene quanto sia importante non passare sopra alle proprie emozioni. E forse questo è il momento in cui la donna, la madre, ma anche la figlia che è stata, meritano uno spazio per essere davvero viste, comprese, accolte.
A volte, per riuscire davvero a spezzare certe catene invisibili, non basta riconoscere il problema. Serve uno spazio sicuro in cui poter guardare a fondo queste dinamiche, dare un nome a ciò che si prova e comprendere quale direzione desidera davvero dare, come madre ma anche come figlia.
Lei ha già fatto qualcosa di molto importante: ha visto ciò che accade, lo ha riconosciuto. Ora può chiedersi: cosa sente di meritare oggi e cosa desidera davvero trasmettere a sua figlia attraverso i legami che la circondano?
Ci sono risposte che non si trovano nell'immediatezza di una decisione, ma nel tempo di una ricerca più profonda. Una ricerca che può restituirle non solo strumenti per gestire ciò che accade ora, ma anche un senso nuovo alla sua storia.
Spero che queste riflessioni possano esserle utili.
Resto a disposizione, un caro saluto
E.S.
dalle sue parole si avverte con chiarezza quanto lei sia consapevole delle dinamiche relazionali in atto, ma anche quanto sia complesso per lei trovare un modo per difendere sua figlia senza sentirsi, ancora una volta, messa all’angolo da quelle stesse figure che in passato non l’hanno protetta.
Essere madre, oggi, la mette inevitabilmente a contatto con la figlia che è stata. E forse questa è la parte più faticosa: ritrovarsi a cercare di tutelare sua figlia là dove nessuno ha protetto lei. Le è mai capitato di chiedersi quanto del dolore che prova oggi sia legato al presente e quanto, invece, sia una riattivazione emotiva del suo passato?
Quando parla dei suoi genitori (delle loro parole, dei gesti, delle reazioni) sembra di sentire un copione che si ripete. Ma oggi c'è una differenza sostanziale: c'è lei, nel ruolo di madre. Che peso ha, oggi, dentro di lei questo doppio ruolo? Quello della figlia che non ha avuto voce e quello della madre che vuole, con tutta sé stessa, proteggere la propria bambina?
Lei sembra avere una visione molto chiara di ciò che non vuole. Ma si è chiesta cosa desidera realmente che sua figlia sperimenti, senta, costruisca nei legami familiari? E qual è il suo confine, come madre, nel proteggere questo spazio?
La frase "lui è il nonno" che le viene ripetuta sembra sottintendere una sorta di "autorità relazionale" che esonera dal rispetto delle sue regole educative. Ma qual è il significato che assume per lei oggi questa frase, se la ricollega a ciò che ha vissuto da bambina? Si sente, forse, ancora una volta "scavalcata" nella sua legittimità?
E ancora: quali sono i segnali che oggi il suo corpo, le sue emozioni, i suoi pensieri le stanno inviando quando sente che sua figlia potrebbe trovarsi coinvolta in una dinamica simile a quella che lei ha vissuto e dalla quale si è dovuta, ad un certo punto, sottrarre?
Ciò che sta cercando di fare (proteggere, discernere, contenere, dare senso) non è affatto semplice. Perché non si tratta solo di educare una figlia, ma di trasformare una storia. Una storia familiare che sembra spingere per ripetersi, ma che oggi incontra la sua voce, la sua consapevolezza, la sua fatica.
A volte, per riuscire davvero a cambiare le regole di una relazione, bisogna prima dare voce alla parte più antica di sé che non è mai stata ascoltata. Lei sa molto bene quanto sia importante non passare sopra alle proprie emozioni. E forse questo è il momento in cui la donna, la madre, ma anche la figlia che è stata, meritano uno spazio per essere davvero viste, comprese, accolte.
A volte, per riuscire davvero a spezzare certe catene invisibili, non basta riconoscere il problema. Serve uno spazio sicuro in cui poter guardare a fondo queste dinamiche, dare un nome a ciò che si prova e comprendere quale direzione desidera davvero dare, come madre ma anche come figlia.
Lei ha già fatto qualcosa di molto importante: ha visto ciò che accade, lo ha riconosciuto. Ora può chiedersi: cosa sente di meritare oggi e cosa desidera davvero trasmettere a sua figlia attraverso i legami che la circondano?
Ci sono risposte che non si trovano nell'immediatezza di una decisione, ma nel tempo di una ricerca più profonda. Una ricerca che può restituirle non solo strumenti per gestire ciò che accade ora, ma anche un senso nuovo alla sua storia.
Spero che queste riflessioni possano esserle utili.
Resto a disposizione, un caro saluto
E.S.
Dott.ssa Elisa Scuderi
Psicologa | A Genova e online
📧 elisascuderi.ge@gmail.com
3774810243
www.psicologoagenova.wordpress.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 359 visite dal 03/09/2025.
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