Punto di arrivo ?

Salve, da circa un anno mi trovo ad affrontare una situazione interiore definita da una strana combinazione tra appagamento e tristezza.
Ovvero, da un lato sono giunto alla consapevolezza di aver letto tutti i libri che volevo leggere, ascoltato tutta la musica che volevo ascoltare, visto tutti i film che volevo vedere; mentre dall'altro mi sento profondamente dispiaciuto per tutto quello che mi sono perso nella vita e che non potrò più recuperare.
L'adolescenza e i vent'anni, che dovrebbero essere l'età della spensieratezza e del divertimento, sono stati per gli anni dei soprusi psicologici e fisici subìti a scuola e dei problemi familiari causati dalla grave superficialità dei miei genitori, con cui i rapporti sono ormai ai minimi termini.
Il mio lavoro, seppur stabile, non mi garantisce altro che uno stipendio basso e zero prospettive di carriera.
Per di più esso assorbe di fatto buona parte della mia giornata: per raggiungere l'ufficio devo svegliarmi letteralmente prima dell'alba per poi tornare a casa a pomeriggio inoltrato del tutto privo di energie.
Questo mi impedisce di condurre qualsiasi forma di vita sociale, anche se, per la verità, vivo in un posto di provincia che nulla ha da offrire in tal senso.
Conseguentemente a questa situazione, sto contemplando il suicidio, che già tentai di mettere atto in diverse occasioni quando ero ancora ventenne.
Al momento a trattenermi è il fatto di non essere riuscito ad oggi a trovare un metodo sicuro e indolore per mettere fine alla mia esistenza.
Non ho preso in considerazione l'idea di rivolgermi a psichiatri e psicologi in quanto quasi dieci anni di terapie farmacologiche e psicoterapie non hanno portato ad alcun risultato: anzi, posso dire che hanno addirittura peggiorato le cose, basti pensare che mi sono laureato e ho trovato lavoro quando avevo abbandonato le "cure" ormai da anni.
E per di più adesso sono un adulto, ho 33 anni, e quindi non riuscirei proprio a sopportate di essere nuovamente preso in giro in quel modo, buttando via inoltre tempo e soldi.
Vi ringrazio per l'attenzione e scusate se mi sono dilungato troppo.
Un cordiale saluto
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 5k 204
Gentile utente,
lei si rivolge, tra l'altro senza una domanda precisa, alla sezione di Psicologia.
Date le cose che ha scritto, delle due l'una: o ritiene che le sue passate terapie fossero cialtronesche, ma non estende il giudizio a tutti gli psicologi; oppure desidera "essere nuovamente preso in giro".
Da qui la presa in giro non ci sarà. Potremo invece darle qualche indicazione per migliorare la sua vita, a partire dalla più ovvia: se il suo lavoro è così distante da casa da costringerla ad alzarsi prima dell'alba, il suo rapporto coi familiari è compromesso, il paese dove vive è privo di qualunque vita sociale, perché non prende un altro alloggio, anche solo una camera in affitto nella città dove lavora?
E visto che è laureato, perché si accontenta di un lavoro che "seppur stabile, non mi garantisce altro che uno stipendio basso e zero prospettive di carriera"?
Detto questo, sappia che al di là di qualunque disagio o malattia, è la nostra visione delle cose che compromette in maniera seria la nostra voglia di vivere, e lei sembra pericolosamente chiuso in un bozzolo di certezze negative che hanno con la realtà un rapporto molto labile.
Per esempio coltiva il mito dei vent'anni come il tempo della spensieratezza e dell'allegria. Personalmente non conosco nessun ventenne in questa condizione, del resto estranea all'impegno costruttivo che, fatte salve tutte le altre situazioni, caratterizza quell'età.
Inoltre lei scrive: "sono giunto alla consapevolezza di aver letto tutti i libri che volevo leggere, ascoltato tutta la musica che volevo ascoltare, visto tutti i film che volevo vedere".
Ma veramente?
Io amo molto leggere, ma non ho letto nemmeno tutti i libri che ho in casa, e ho più del doppio della sua età. Non parliamo dei film e della musica, pur facendo parte di una famiglia di musicisti. E ci sono altri studi e altre esperienze (viaggi, incontri, seminari, master, vari ambiti di attività professionale e di volontariato) che mi interessano, ma non avrò più il tempo di fare.
Lei invece è giovane, a quel che capisco senza altri impegni se non un debole legame con la famiglia d'origine e un lavoro senza sbocchi, e può fare, letteralmente, ancora tutto, dall'iniziare nuove amicizie e professioni a percorrere il mondo in bicicletta o in autostop.
E non posso tacere sull'altra attività che gli aspiranti suicidi dovrebbero sempre prendere in seria considerazione: adoperare il sé non amato per dare una mano agli altri, anziché buttarlo via nell'egoismo più cieco.
E' mai entrato in una comunità di disabili, in una casa famiglia di bambini abbandonati, di minorenni condannati per reati vari, di anziani? O anche in un rifugio per cani e gatti?
Non le dico quanto potrebbe ricavare, in termini di visione della realtà e soprattutto di calore affettivo dato e ricevuto, da tutte queste esperienze.
Una curiosità: di quale orientamento erano gli psicologi che l'hanno seguita?
Per qualunque domanda o perplessità, noi siamo qui.
Solo le raccomando di correggere la sua scheda dati: a considerare il peso e l'altezza che ha scritto, sembra che sia lei che ama prendere in giro.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza
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