Forte stress ed attacchi di panico

Gentilissimi dottori, vi espongo in poche parole il mio problema.
Problema che chissa quante volte avrete già sentito.
Ho 43 anni ed a settembre scorso pesavo 87 Kg (altezza 175cm) e ho deciso di fare un pò di dieta.
Nulla di particolare: solo limitare l'assunzione eccessiva di pane e pasta.
Sono sceso di 15 Kg circa, praticando costantemente sport a livello comunque amatoriale (calcetto il giovedì e 6 / 7 Km di corsa la domenica).
Fino a Gennaio tutto OK.
Mi sentivo benissimo.
Poi a metà di febbraio tutto ad un tratto ho avuto quello che si definisce, un attacco di panico, con tutti i sintomi che ne derivano.
Preso dalla paura e visto che non sapevo che era un attacco di panico, mi son fatto prescrivere dal medico di base, tutti gli esami che si potrebbero fare (anche l'esame della prostata e varie per intenderci).
Tutti i valori erano a posto.
Inoltre sono un donatore di sangue e quindi bene o male la mia salute è sempre sotto controllo.
Non fumo e non bevo caffè.
Dopo circa un mese ho avuto una ricaduta da stress ed attacco di panico.
Ho iniziato a non voler uscire più limitando me stesso e la mia famiglia (ho moglie e 2 bimbe).
Da un mese ho preso la decisione di affidarmi ad uno psicoterapeuta.
Ho già fatto 5 colloqui, lui è restio all'uso dei farmaci, anche se io da circa una settimana prendo una pillola di Pasaden 0.5 mg solo la sera, cercando di controllarmi durante il giorno.
Vorrei un conforto.
E' la strada giusta che ho intrapreso?
La psicoterapia (cognitivo - comportamentale) con uso di tranining autogeno può risolvere il mio problema?
Io ce la metterò tutta vivamente perchè capisco che il mio malessere è solo mentale (anche se basta un mal di testa da cervicale che mi comincio ad allarmare e l'ansia mi assale: ipocondria?) anche se non riesco ancora a concentrarmi totalmente.
Vorrei ritornare come ero prima sia per me che per la mia famiglia.
Al momento però sono un pò sconfortato.
Ringrazio anticipatamente per ogni eventuale risposta e l'occasione mi è gradita per porgere cordiali saluti.
[#1]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentile signore,

non capisco come mai lei sta associando la dieta che ha seguito al malessere che ci riferisce.
Può spiegarsi meglio?

E' un'ottima notizia che le sua salute fisica sia buona e spero che riesca ad esserne contento; ha preso una buona decisione rivolgendosi ad uno psicologo psicoterapeuta, ma non è un buon segno che dopo 5 sedute lei stia chiedendo a noi se ha fatto bene e se l'approccio che ha scelto è valdio.

Da cosa scaturiscono i suoi dubbi?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

[#2]
Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
Gentile Signore,
penso che il percorso da Lei intrapreso sia adeguato alla problematica descritta.
Abbia fiducia nel suo terapeuta e non abbia remore a discutere con lui se qualcosa non la convince: l'alleanza terapeutica è una componente fondamentale per la riuscita di una terapia.
Si dia tempo, non si scoraggi e non sia troppo severo con se stesso.

Cari auguri a Lei e alla sua famigliola.




Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i

[#3]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Utente,
cinque colloqui sono davvero pochissimi.

Chi le ha prescritto la farmacoterapia?

Correla il malessere alla dieta dimagrante , al dimagrimento?

Prima di allora, non avvertiva alcun disagio?

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#4]
dopo
Utente
Utente
Ringrazio vivamente tutti coloro che mi hanno risposto.
Il Pasaden me l'ha prescritto il mio medico di base dopo un consulto con lo psicoterapeuta, il quale comunque mi ha detto che, anche se lui non è molto d'accordo sull'assunzione di farmaci anche blandi, al momento, non sarebbe una cosa del tutto negativa.
Capisco che con 5 sedute (ieri ho fatto la 6) non posso fare una valutazione.
Ho molto fiducia nel dottore a cui mi sono rivolto.
Ieri mi ha fatto capire che sono un pò difficile da trattare perchè non lascio sfogare le mie emozioni (anche se vorrei) e sono troppo razionale.
Poi ha toccato un tasto a cui non avevo mai dato tanto peso e sinceramente ho avuto una crisi di pianto (così all'improvviso).
Completerò tutto il percorso e vi farò sapere.
Intanto ringrazio nuovamente per l'attenzione prestata.
[#5]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
E' normale che questo stato di malessere le faccia desiderare di arrivare al più presto al "dunque", ma per risolvere questo tipo di disagio occorre del tempo e se si farà prendere dall'ansia rischierà di influenzare negativamente il percorso appena intrapreso.

Il Training Autogeno le sarà sicuramente utile, ma anche questo strumento richiede tempo e allenamento per dare tutti i suoi frutti.
Non posso che consigliarle di impegnarsi in maniera seria e continuativa nell'esecuzione quotidiana degli esercizi, seguendo le indicazioni del Collega che si occupa del suo caso.

Le faccio tanti auguri, se vuole ci aggiorni sugli sviluppi della situazione.
Cordialmente,
[#6]
dopo
Utente
Utente
Grazie sempre.
Comunque a parte il training autogeno mi ha detto che vorrebbe intraprendere anche un altro percorso (il cui nome mi sfugge) che però devo farlo necessariamente con lui.
Le farò sapere.
[#7]
dopo
Utente
Utente
Scusatemi ancora.
Dimenticavo che da un periodo di tempo (probabilmente dovuto a questo mio disagio) ho inappetenza.
O meglio, non ho lo stimolo di dover mangiare, però poi, quando mi siedo a tavola, mangio.
Ho come se avessi la "bocca dello stomaco" chiusa.
Ripeto che circa 2 mesi fa ho fatto tutta una serie di esami che hanno escluso malattie o quant'altro.
Inoltre essendo donatore di sangue ho gli esami sempre sotto controllo (almeno quelli di prassi).
Non ho fatto molta attività fisica al momento però il mio peso oscilla da 72 / 74 a certe giornate che sono a 70Kg.
Infine volevo aggiungere che dopo che prendo la pillola di Pasaden (la prendo solo la sera) allora mi inizia lo stimolo della fame e riesco a mangiare.
E' come se qualche cosa mi blocca.
Quello che chiedo: ma una situazione di stato d'ansia e stress può provocare tutti questi sintomi?
Certo di una Vostra risposta colgo l'occasione per ringraziare anticipatamente e porgerVi cordiali saluti.
[#8]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
"Quello che chiedo: ma una situazione di stato d'ansia e stress può provocare tutti questi sintomi?"

Gent.le utente,
è possibile ma non è il punto, l'ansia può essere somatizzata o manifestarsi in mille altri modi, tuttavia avendo già avviato una psicoterapia la cosa migliore è portare all'interno della seduta il suo vissuto in modo da far emergere le emozioni che lo accompagnano.
Il training autogeno l'aiuterà ad affrontare con un approccio diverso anche i momenti in cui l'ansia diventa più acuta.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

[#9]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
"dopo che prendo la pillola di Pasaden (la prendo solo la sera) allora mi inizia lo stimolo della fame e riesco a mangiare"

Questo può significare che l'appetito le passa perchè è teso/stressato: quando prende l'ansiolitico ottiene che la tensione si sciolga e lo stimolo della fame ritorna a farsi sentire.
[#10]
dopo
Utente
Utente
Egregi Dottori,
dopo l'ultimo messaggio, devo dire che sono stato un pò meglio.
Al momento lo psicoterapeuta che mi sta seguendo è in ferie e quindi riprenderò le sedute dopo un mese (inizio di settembre).
Continuo ad assumere il Pasaden 0,5 mg (una compressa la mattina ed una la sera) e questo al momento non mi fa avere quei forti stati d'ansia che avevo prima.
Il mio problema (di cui parlerò con lo specialista al suo ritorno) e che non riesco a cacciare via i "pensieri negativi" o meglio faccio fatica ad avvicendarli con quelli "positivi".
Poi ho sempre il terrore che mi si possano ripresentare gli attacchi di panico e questo mi fa evitare molte situazioni che fino a 6 mesi fa erano per me normalissimi.
Ho letto qualche libro e non riesco ancora a comprendere se per questi tipi di disagio (attacchi di panico, ansia anticipatoria) sarebbe stato meglio rivolgersi ad uno psichiatra anzichè ad uno psicoterapeuta.
No che non ho fiducia in lui e ci siamo anche confrontati (lui mi ha detto che già dalla seconda seduta aveva capito il mio "problema" e la terapia da intraprendere) però dopo 8 sedute in cui abbiamo parlato molto, non ho notato un grande miglioramento (ma forse è perchè ho solo fretta e il dottore mi ha detto che per questo tipo di cose non bisogna avere l'ansia di fare tutto e subito).
Ripeto: al momento riesco a controllare il mio perenne stato ansioso grazie al Pasaden (ma fino a quando?).
Infine vorrei cortesemente un consiglio: vorrei ricominciare l'attività sportiva (gioco a calcetto una volta a settimana con due sedute di allenamento settimanali).
Assumendo il Pasaden è possibile conciliare l'attività sportiva?
Ringraziando sempre della disponibilità prestata l'occasione è gradita per porgere cordiali saluti.
[#11]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Il farmaco che lei assume è un ansiolitico (e ipnotico) appartenente alla classe delle benzodiazepine, ma da diversi anni per la cura farmacologica dell'ansia gli psichiatri utilizzano una particolare classe di farmaci antidepressivi (gli SSRI): se crede può sicuramente consultare anche un medico psichiatra per chiedere se sia opportuno proseguire con il farmaco attuale o modificare la terapia.

Rimane valido quanto le ho detto a luglio: qualche seduta non può essere sufficiente per risolvere il suo problema, perciò diventa controproducente il suo interrogarsi continuo sugli effetti della psicoterapia appena iniziata.

In assenza di controindicazioni di tipo medico riprendere a praticare sport può esserle utile per scaricare le tensioni: ha chiesto al suo dottore?

L'unico possibile altro motivo per riprendere con cautela potrebbe essere la presenza, fra i suoi sintomi d'ansia, di tachicardia o sensazione di fame d'aria: in questo caso l'attività fisica potrebbe essere almeno inizialmente problematica perchè di per sè provocherebbe nel suo corpo gli stessi cambiamenti (accelerazione del battito e "fiatone"), che lei potrebbe scambiare per sintomi d'ansia.
[#12]
dopo
Utente
Utente
Grazie gentilissima d.ssa Massaro.
Il Pasaden al momento va bene e non vorrei cambiare con qualche altro farmaco, a meno che non ce ne sia la necessità.
Comunque chiederò al medico (psicoterapeuta) anche se lui è un pò restio ai farmaci.
Per quanto riguarda la psicoterapia: la mia non è sfiducia perchè voglio portare il tutto fino in fondo, però mi chiedevo solo se è possibile superare questo disagio con la sola psicoterapia (che ancora non so bene quale trattamento sta usando il mio medico perchè, le ripeto, dopo 8 sedute siamo ancora alla fase di "parlare") o devo consultare anche uno psichiatra.
I sintomi che potrebbero affiorare con l'attività sportiva li conosco (è da un pò che la pratico) anche se con questo disagio che mi trovo ad affrontare ed un pò di ipocondria, non vorrei che poi accade quello che mi ha appena detto lei.
Comunque chiedero al mio medico di base se ci sono controindicazioni nell'assumere quel genere di farmaco (soprattutto perchè rilassa anche la muscolatura).
Ringraziandola ancora per il consulto Le porgo cordiali saluti.
[#13]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Non mi è chiaro chi la sta seguendo: anche lo psicoterapeuta è un medico?

Ci aveva parlato di "psicoterapia (cognitivo - comportamentale) con uso di tranining autogeno", ma poi ha aggiunto:

"ancora non so bene quale trattamento sta usando il mio medico".

Può essere più chiaro su questi punti?
[#14]
dopo
Utente
Utente
Forse ho creato un pò di confusione, mi perdoni.
Allora: le sedute le faccio con uno psicoterapeuta di cui ho molta fiducia (ma penso che questo l'avevo già detto) il quale mi è stato consigliato dal mio medico di base che in passato era già stato in terapia da lui.
Dopo 8 sedute forse ha voluto un pò approfondire meglio, perchè all'inizio mi aveva fatto capire che avremmo fatto dei cicli di training autogeno, ma al momento, ripeto, cerca di farmi parlare (anche e soprattutto della mia famiglia di nascita), mentre non ho fatto ancora alcun esercizio di training.
Può essere che con il tempo arriveremo anche a questo.
Capisco che non devo avere fretta e quindi mi sto affidando totalmente a lui.
Il discorso che facevo riguardo la terapia cognitivo - comportamentale è stata forse una mia supposizione (considerato che non sto facendo ipnosi, esercizi di rilassamento mentale o altro che non saprei nemmeno in quanto è la prima volta che ho esperienza con una psicoterapia, ma quello che faccio è solo cercare di farmi conoscere parlando di me, della mia famiglia e di quello che posso eventualmente capire del mio carattere) ed infatti chiedevo se è la strada giusta da percorrere, ma di questa terapia non so nulla nè tanto meno le tecniche ed i tempi.
Mi scusi se sono stato poco chiaro e la ringrazio comunque sempre per l'interessamento.
[#15]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le utente,
avere fiducia del terapeuta è fondamentale, ma questo non le impedisce di chiedere se e quando inizierà le sessioni di training autogeno oppure delucidazioni sull'orientamento cognitivo-comportamentale. I colloqui sono uno spazio all'interno del quale lavorare sugli aspetti che Lei ritiene significativi a partire dalla sua esperienza presente.
[#16]
dopo
Utente
Utente
I miei dubbi forse provengono anche dalle letture che ultimamente sto facendo sull'argomento.
Ad esempio ultimamente ho letto il libro del neurologo Rosario Sorrentino sul panico e lì il dottore affermava in base a dati scientificamente provati, che l'attacco di panico (e tutto ciò che ne deriva) è una vera e propria malattia e per questo va curata essenzialmente con farmaci.
Lui è contrario a qualsiasi tipo di psicoterapia (a meno che non sia una terapia breve di massimo 20 / 30 sedute) in quanto, insiste, parlare del passato, della famiglia, dei nonni ecc ecc, non fa altro che allontanare il problema con il pericolo che, perdendo tempo, la malattia si cronicizzi.
Le testimonianze (anche di gente famosa e che non credo che lo facciano solo per publicità) affermano che con la cura farmacologica sono riusciti ad uscire da questo tunnel in 3 / 4 mesi.
E' proprio per questo che chiedevo il Vostro parere: la psicoterapia funziona davvero per questo tipo di problemi (anche perchè anche dal punto di vista economico non è una spesa trascurabile)?
Grazie sempre per la Vostra attenzione e scusatemi se risulto molto spesso noioso con queste mie paranoie.
[#17]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
In Psicoterapia ci sono orientamenti diversi nella maggior parte dei quali si lavora sul "qui ed ora" dell'esperienza vissuta dalla persona, è possibile che l'autore da Lei citato conosca solo la psicanalisi. La terapia farmacologica se lo specialista (psichiatra, neurologo) la ritiene necessaria può essere integrata, creando le condizioni favorevoli ad affrontare un percorso terapeutico che non deve durare anni, al contrario la sua efficacia va periodicamente verificata facendo il punto della situazione con il terapeuta, rispetto agli obiettivi inizialmente concordati.
[#18]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
In linea di massima non è particolarmente utile che un paziente approcci da solo testi e fonti riguardanti il proprio problema perchè non è in grado di coglierne fino in fondo il significato nè di distinguere cosa valga la pena di essere approfondito e cosa no, cosa ha una valore oggettivo e cosa risente massicciamente di visioni squisitamente personali e/o ideologiche.

In generale comunque la letteratura scientifica dimostra che l'approccio più utile alla terapia dei disturbi psicologici è quello integrato (farmaci + psicoterapia) e che con la sola psicoterapia si ottengono modificazioni cerebrali quanto con i farmaci, ma in aggiunta il problema è aggredito anche dal punto di vista mentale (perchè si modificano i meccanismi di pensiero patologici).

Di solito quando una persona intraprende una strada - che sia quella farmacologica o quella psicologica - e poco dopo inizia a dubitarne e a cercare prove contro quello che sta facendo significa che qualcosa non funziona: o le aspettative sono sbagliate, o al paziente non è chiaro come funziona il farmaco/la psicoterapia, o ci sono per qualche motivo delle resistenze al cambiamento.

Visto che lei sembra essere pieno di dubbi secondo me può fare 2 cose: o discuterne apertamente ed esaurientemente con il suo psicoterapeuta (medico o psicologo che sia), o prendersi una pausa dalla psicoterapia durante la quale rivolgersi allo psichiatra per provare ad assumere un farmaco differente da quello attuale (o in aggiunta).

Dopo qualche mese di cura farmacologica potrà - sotto controllo medico - provare a scalare per poi abbandonare il farmaco e vedere se tutto tornerà come prima o se invece si sentirà meglio.
Il risultato non è prevedibile a priori per la forte componente individuale di ogni singolo caso: ci sono casi in cui un'assunzione di qualche mese o di qualche anno si rivela risolutiva e altri in cui il paziente diventa un assuntore cronico di psicofarmaci.
[#19]
dopo
Utente
Utente
Intanto la ringrazio per il suo interessamento.
Sicuramente quando riprenderò le sedute, parlerò di questi miei dubbi con il mio psicoterapeuta ed, eventualmente, decideremo insieme sul da farsi.
D'altro canto, molto onestamente, già dalla prima seduta, egli stesso mi ha detto che non avevamo sottoscritto alcun contratto e che quindi potevo (ma così anche lui) decidere liberamente di non proseguire più.
Ne parlerò, anche se io ho già deciso di continuare, perchè mi affascina il percorso intrapreso.
L'unico dubbio, ripeto, era solo il fatto che, almeno al momento, se non prendo la pillola di Pasaden la mattina e la sera (tra l'altro prescritta dal mio medico di base) continuo a vivere in uno stato d'ansia perenne.
Probabilmente (e questo lo spero veramente) con il proseguire del percorso psicoterapeutico, arriverò a cambiare il mio atteggiamento nei confronti del panico e magari, abbandonerò del tutto l'uso del farmaco.
Grazie ancora e... la terrò aggiornata.
[#20]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Per quanto riguarda il Pasaden, si tratta di un farmaco sintomatico al pari di altri:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/731-perche-il-dottore-mi-ha-dato-lo-xanax-se-e-un-sintomatico.html

Di conseguenza è normale che lei ci dica che se non lo prende non sente l'effetto desiderato (la sedazione dell'ansia).
Altri farmaci invece agiscono portando a risultati più duraturi, ma devono essere assunti almeno per alcuni mesi (spesso per anni) e prescritti dallo specialista in psichiatria.

Per quanto riguarda la possibilità di interrompere quando vuole le sedute è giusto che il suo terapeuta gliel'abbia detto, perchè è ovviamente sia una sua scelta che una sua responsabilità quella di impegnarsi nel percorso che avete iniziato.
Questo non significa però che sia consigliabile interrompere senza chiarirne assieme il motivo, nè che interrompere prima di aver finito sia una buona idea.

Ci faccia sapere!
[#21]
dopo
Utente
Utente
Domani chiederò al mio psicoterapeuta quale approccio terapeutico crede di intraprendere per questo mio disturbo di ansia anticipatoria ed attacchi di panico (anche se, ripeto, di veri e propri attacchi ne ho avuti solo 3 nel mese di febbraio / marzo).
Infatti dopo la 13 seduta non ho ancora ben capito.
Nell'ultima seduta mi ha detto che per vincere le mie fobie dobbiamo analizzare il mio passato e quindi iniziare dalla mia famiglia d'origine e via via finchè non si scopra quale può essere la causa scatenante del mio disagio.
Ora non è che voglio mettere in dubbio quello che vuol fare, però mi è sembrato un pò (e questo lo dirò) come se ad esempio dovessi andare dal dentista per un mal di dente e lui comincia a controllare ad uno ad uno gli altri 31 denti.
Ma a me il dolore rimane.
E così anche le mie ansie (che controllo solo con il Pasaden e non certo con la psicoterapia).
Probabilmente ho sbagliato il percorso da intraprendere.
O forse ha proprio ragione il neurologo Rosario Sorrentino che sostiene che gli attacchi di panico sono una vera e propria malattia e che pertanto vanno curati con una terapia farmacologica associata (certo) ad una psicoterapia breve.
Io non ho certo l'intenzione (e questo lo farò presente al mio psicoterapeuta) di restare in analisi per anni.
Anche perchè per le crisi d'ansia e di attacchi di panico ho letto che ci sono terapie brevi (anche di 6 / 8 mesi) che hanno la loro buona efficacia.
Scusate lo sfogo ma sono un pò demoralizzato.
[#22]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Tenga presente che cercare le cause nel passato non significa ripercorrere tutta la vita del paziente per interminabili mesi o anni, ma solo comprendere se nel suo passato ci sono stati eventi salienti o anche modelli di vita (non è raro che un ansioso sia figlio o parente di altri ansiosi) che possono aver concorso a determinare l'esito indesiderato e cioè il disturbo per il quale sta ricorrendo alla psicoterapia.

Il suo esempio non è corretto, perchè il dentista che interviene su un molare cariato ha già posto una diagnosi differenziale e identificato un problema ben circoscritto e separato dal resto dell'organismo (e dagli altri denti), mentre ciò che riguarda la psiche è difficilmente circoscrivibile allo stesso modo, non fosse altro perchè l'esito di esperienze disturbanti o spiacevoli (come può essere anche lo stesso attacco di panico) ricadono su più aspetti della vita del soggetto che ne trae delle conseguenza per es. circa il proprio disvalore o incapacità o debolezza.

Per fare un esempio calzante, è come se lei si rivolgesse a un medico che stabilisse come curarla senza averle chiesto se assume già dei farmaci, se ha delle allergie, se in famiglia ci sono altri malati della stessa patologia e soprattutto qual è la sua storia clinica precedente (anamnesi).
Se un medico non considerasse tutti questi aspetti del suo passato - e cioè della sua storia precedente - rischierebbe di somministrarle un farmaco al quale è allergico, di sottovalutare segni che invece hanno rilievo quando c'è il rischio di sviluppare una patologia ereditaria, di intraprendere una cura che in passato non ha dato alcun effetto su di lei e così via.

Detto ciò, se non ha fiducia in chi la sta seguendo è libero di cambiare, indipendentemente dal lavoro che avete iniziato a fare.
[#23]
dopo
Utente
Utente
Gentili dottori, volevo aggiornarVi sulla mia attuale condizione.
Dopo che ho iniziato a prendere le pillole di Pasaden (che comunque prendo sempre con moderazione una da 0.5 mg la mattina ed una da 0.5 mg la sera) non ho più avuto attacchi di panico e la mia ansia è stata abbastanza contenuta, nonostante sia una persona molto ansiosa.
Come vi avevo scritto in precedenza ho intrapreso da luglio (se non sbaglio) delle sedute di psicoterapia, ma devo dire la verità non mi hanno giovato molto.
All'inizio facevo un incontro a settimana, da dicembre siamo passati ad uno ogni 15 giorni e adesso un incontro una volta al mese.
Penso che comunque abbandonerò perchè non credo che la psicoterapia (almeno l'approccio che ho avuto io) sia un modo per poter cercare di contenere gli attacchi di panico.
Diciamo che ho continuato solo per curiosità e per vedere se, seduta dopo seduta, riuscivo a cambiare il mio atteggiamento verso questo disagio.
Però, come avevo previsto e detto nel post precedente "analizzare il mio passato e quindi iniziare dalla mia famiglia d'origine e via via finchè non si scopra quale può essere la causa scatenante del mio disagio" è stata solo una perdita di tempo e non credo che sia stato l'approccio terapeutico giusto.
La terapia farmacologica invece si che mi ha dato beneficio.
Non dico che non potrebbero ritornarmi questi attacchi di panico, ma penso che mi rivolgerò più ad uno psichiatra che ad uno psicoterapeuta.
Almeno questa è stata la mia esperienza e non voglio con questo dire che non essendo stata positiva per me non lo sia per qualche altro.
Cordiali saluti
[#24]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
"Penso che comunque abbandonerò perchè non credo che la psicoterapia (almeno l'approccio che ho avuto io) sia un modo per poter cercare di contenere gli attacchi di panico."

Gent.le Sig.ra,
infatti la Psicoterapia non va intesa come un intervento di "pronto soccorso" per ridurre il sintomo, al contrario è di un percorso che affronta il "qui ed ora" dell'esperienza della persona e non necessariamente deve analizzare il passato, alla ricerca di un eventuale causa scatenante.
La psicoterapia dovrebbe prevedere l'esplicitazione di obiettivi chiari e condivisi tra psicoterapeuta e cliente, rispetto ai quali periodicamente si verifica l'andamento del processo di cambiamento.
La terapia farmacologica infine, può avere un'efficacia contingente sulla riduzione del sintomo ma determina delle modificazioni nei circuiti neuronali che spesso sono reversibili, a differenza di quelle prodotti da una psicoterapia efficace che sono stabili nel tempo, come dimostrano i risultati di studi scientifici realizzati con le tecniche di neuroimaging.
[#25]
dopo
Utente
Utente
Gentile d.ssa, La ringrazio per la celere risposta.
Probabilmente il mio percorso terapeutico non è stato particolarmente indovinato, anche se io più volte ho insistito nel richiedere un percorso che, come diceva Lei, affrontasse il "qui ed ora".
Ho imparato qualche tecnica di rilassamento (che continuo a fare ogni mattina) ma solo consultando qualche sito specializzato.
Ho un carattere un pò difficile e quindi forse non ho aiutato tanto il bravo dottore che mi sta seguendo.
Però ripeto, non vedo l'utilità di andare ad indagare sul passato per cercare la causa scatenante di un disagio che, a parer mio, è solo una "bugia" del cervello.
Ma non sono uno psicologo e quindi non voglio entrare nel merito.
Ringrazio ancora dell'interessamento.
[#26]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Non mi è charo come mai ha proseguito per altri mesi un percorso che non la convinceva e perchè non ha cercato invece un approccio diverso e meno disturbante per lei, come ad es. quello Cognitivo-Comportamentale o Strategico.

Questa rimane comunque una possibilità che spero prenderà in considerazione, perchè se è vero che il farmaco mette a tacere il sintomo è vero anche che non risolve il problema, soprattutto se parliamo di un ansiolitico e quindi di un prodotto strettamente sintomatico.
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